Ospedali

L'inferno è l'ospedale.
Credevo fosse il purgatorio. Invece no. Almeno non vent'anni fa.
Le cose cambiano in fretta, a quell'età c'erano i primi cellulari. Quelli della Nokia
coi loro bei tasti e un unica funzione, telefonare punto.

Le infermiere non avevano una laurea, facevano un semplice corso di sei mesi, come ora le hoss.
A fare le infermiere non andavano ragazze dotate di animo e cuore ma quelle che dopo la scuola dell'obbligo non avevano più voglia di studiare e si volevano assicurare un mestiere.
Le fancazziste insomma.
Sono crudele? Chissene!
Vedete, a parer mio dovrebbe essere una vocazione. Chi fa questo mestiere deve avere determinate doti. Umanità, pietà, consapevolezza.

-----------

Notte.

<< Infermiera! Mia madre ha 39 di febbre e soffre, può venire a darle qualcosa?>>

<< Impossibile!! Le abbiamo dato la Tachipirina un ora fa!!>>

La Tachipirina....certo, a un malato terminale....
Le guardavo, chiuse nel loro gabbiotto notturno, bevevano il tè chiacchierando e ridendo.
E tu, sola, avevi a che fare con il tuo amore più grande, nel dolore più grande, nell'impossibilità più grande, nella paura più grande.

<< Infermiera! Mi scusi davvero, ma mia madre urla! La prego, le dia qualcosa.>>

Dolore.

<< Ma cosa credi!!, Che stiamo qui a far niente!! Abbiamo un reparto pieno di gente che sta male!! Le abbiamo dato la Tachipirina!! Mettiti buona!>>

Impotenza.

La mattina dopo però arrivò un chirurgo.

<< Tranquilla, ora sistemiamo quella piaga>>

Chiamò con fare severo le "galline". Entrarono.
Io ero in corridoio. Mia mamma era paralizzata, ok. Ma è evidente che se una cosa fa male, la sensibilità c'è in quel punto.
Non lo trovate evidente?!?!
Eppure non usò anetesia.
Sentivo gli urli da fuori....mentre questo tagliava pezzi di carne fino all'osso sacro ben in vista.

Io tremavo.
Io stavo in piedi appoggiata al muro del corridoio.
Io non so....non so più niente.

Infermiere uscivano senza guardarmi facendo smorfie di disgusto. Davanti a me.

Alla fine il chirurgo uscì.

<< Vedrai che ora andrà meglio>>
Mi disse.
<< Non entrare, si è calmata ora. Le infermiere stanno medicando. >>
In quel momento mi cedettero le gambe e crollai a terra.
Lacrime inaspettate, che quindi non potei trattenere, esplosero fuori dal mio corpo come l'eruzione di un vulcano.
Singhiozzi incontrollati che non riuscivo a fermare. Non riuscivo...

Il chirurgo mi tirò su per le braccia e mi accompagnò alle macchinette, mi fece sedere sulle scale e mi prese un tè.

<<Chiama qualcuno a casa. Sei una ragazza forte ma per stanotte hai fatto abbastanza.>>

Non furono grandi parole, non bastavano a giustificare l'accaduto.

<< È paralizzata, non ha sentito niente. Gli urli erano dovuti ai nervi.>>
Non capivo.
Ma quell'unico gesto di conforto, di pietà, mi riempì il cuore.

Nulla giustifica.
Nulla.
Ma un gesto gentile, dopo tanto freddo menefreghismo mi sembrò come un'oasi nel deserto.
Chiamai mio padre, anche se avrei voluto che riposasse ancora un pò.
Che staccasse dal nostro inferno ancora un pochino.

Sapete, mi consola sapere che oggi le infermiere debbano prendere una laurea.
Quindi chi decide di fare questo mestiere deve intraprendere degli studi. Questo vuol significare che tra tante cose che nella vita potresti fare, lo scegli, non lo fai solo perché non hai voglia di fare un cazzo.
Mi consola che ora esista una terapia del dolore e medici appositi che accompagnano il malato terminale lungo l'ultimo cammino.
Ora ti somministrano anche degli psicofarmaci di modo che anche la consapevolezza della fine è meno dura.
La morfina esisteva anche nel 1997.
Non so perché in questo stupido ospedale di provincia non la usassero.
Mia mamma era stoica, questo è vero. Per lo più soffrì in silenzio. Ma almeno in quei momenti.....perché?
Perché?
Perché?
Perché?

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top