Guarda!

Era il mio turno di notte all'ospedale. Fino a quel momento avevano sempre cercato di non infierire questa pena alla più giovane.
Di solito stavo di giorno in ospedale con mamma, ma ormai mio padre era stremato. Mia sorella era stanca, le mie zie non ricordo....
Ero sola quella notte in ospedale e mia madre urlava.

L'avevano trasferita in una stanzetta da sola, perché il suo dolore e il suo odore non disturbassero gli altri pazienti.
Era da giorni che le infermiere entravano toccata e fuga dalla stanza tappandosi il naso....mia madre stava marcendo. La giravamo noi nel letto, ma le piaghe si erano formate lostesso.

Urlava.
Aveva indosso quel camice verde che si lega dietro, girata da un lato.

<< Monica guarda, sta guarnendo? >>

<<Si mamma>>

Cercavo di fissare un punto lontano....e di mantenere il viso inpassibile, un maledetto sorriso rassicurante....
Tanto lei sapeva in fondo. Era la fottuta speranza che le dava fiato, e non solo. Chissà che passa nella mente delle persone che stanno morendo, che si stanno contorcendo nei dolori più sconosciuti che non si possono neppure immaginare. Chissà....
Mia mamma mi aveva sempre difesa fino a quel punto, non mi avrebbe mai costretta all'orrore se la mente fosse stata in sé, lo so, lo so, lo so....

<< Monica, guarda!! Maledizione! Sta guarnendo o no?!!,>>

Prendo tutto il coraggio che ho.
So che quello che avrei visto lo avrei ricordato per sempre. So che non stava guarnendo quella piaga!!!
So che per nulla al mondo volevo guardare.
Paura, paura cieca. Non per me, no. O forse anche. Ma il mio pensiero fisso era "come farò a mantenere la mia espressione serena e tranquilla e mentire?"
"Rimanere impassibile"?

Cacciavo in gola lacrime deglutendo in continuazione....l'odore di morte mi era talmente entrato nelle ossa che non lo sentivo più.

Ero sola nella stanza....
"Per nulla al mondo mamma.....per nulla al mondo ti farò capire che stai morendo. Non io....lo sai e ti aggrappi a cosa?!"

Guardo.

L'osso del coccige era ben in evidenza, in un buco dove sarebbe entrato il mio pugno.
Filamenti di gelatina gialla. ...come....come....oddio!!!!!

Mi guarda

<< Monica, sta guarendo? >>

Mi guardava dritto in viso, con gli occhi sgranati di chi teme di sentire o meglio vedere la risposta.

Distendo il viso, mi concentro sui miei muscoli facciali contrastando con tutta me stessa dei "colpevoli" conati di vomito.

Riempio i polmoni d'aria e .....sorrido.

<< Si mamma, è quasi chiuso. Sta guarendo>>.

Avevo 22 anni.
Finalmente lei si addormentò.
Andai in corridoio alla finestra e fumai la mia prima sigaretta.
Non piansi e non so perché, so solo che non aveva senso farlo.

Percepii con chiarezza in quell'istante in cui aspiravo, che non sarei mai più stata la stessa.
Quello che avevo visto e fatto, lo sforzo immane e crudele aveva rotto qualcosa nella mia testa.

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