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Le scale scricchiolavano sotto il suo passo, producendo dei rumori davvero irritanti, ma mai quanto quella stupida voce che non la smetteva di assillarlo.
"Sta zitto."
Mugugnò in quello che sembrava più un piagnucolio, piuttosto che un ordine.
Le scale finirono e lui si ritrovò in un'atmosfera alquanto...bizzarra.
Le pareti erano completamente marce e diversi spifferi d'aria entravano da alcune finestre rotte, c'era un divano tutto sgangherato messo nel mezzo, nonostante si continuasse a guardare in torno non riuscì a vedere neanche l'ombra di un oggetto tecnologico, istintivamente si toccò nelle tasche, ma erano vuote, addio telefono.
Però la cosa più strana non era la bizzarria della casa, bensì quello che conteneva.
C'era una marea di persone, bambine, bambini, ragazzi, ragazze e anche uomini e donne. Tutti erano abbastanza strambi, chi indossava una maschera, chi aveva un orologio al posto dell'occhio, chi non li aveva proprio gli occhi e chi non sembrava nemmeno umano.
Stranamente non rimase spaventato da quello spettacolo, tutto quello che provava era un'apatia totale, un'indifferenza senza limiti e non riusciva a capirne il motivo.
Un uomo gli venne in contro, solo che non sapeva se poterlo definire così o meno, non aveva una faccia e la sua pelle era totalmente bianca, anche di più della sua, nonostante soffrisse di albinismo.
"Come ti chiami?"
"Eric. Potrebbe dirmi dove mi trovo?"
Gli diede del lei, quella creatura aveva una giacca elegante e da come lo guardavano sembrava che tutti li rispettassero, meglio essere gentili.
"Prima io farò una domanda a te. Tu hai del potenziale, lo vedo, quindi...saresti disposto a lavorare per me?"
In realtà avrebbe dovuto farlo in ogni caso, ma forse questo era meglio che il ragazzo non lo sapesse.
"Che cosa dovrei fare?"
"Tu diventeresti un killer."
"Siiii, sembra divertente! Su, Eric, accetta."
Solo in quel momento notò che la maggior parte delle persone lì dentro era coperta di sangue, un dettaglio importante a cui non aveva fatto caso.
"Eriiiiic! Mi ascolti!? Digli di sì, sarà divertente!"
Lui storse la bocca e si portò due dita alla base del naso, vicino alla fronte, cavolo che mal di testa.
"Ti ho già detto di fare silenzio! Sei irritante."Sussurrò per non farsi sentire.
Al contrario dal suo ordine però lui iniziò a urlare, non riusciva a sentire niente a parte quelle urla tremende. Cercò di farle smettere mettendosi le mani sulle orecchie, ma non servì a molto, perché la voce era nella sua testa.
"Zitto! Fa silenzio....LASCIAMI IN PACE!"
Iniziò a urlare pure lui, avrebbe preferito qualsiasi cosa rispetto a quello, voleva solo un po' di tranquillità.
All'improvviso si sentì uno schiocco, poi avvertì un dolore all'altezza della guancia, per la forza dell'impatto la testa gli si era girata di lato e gli occhiali avevano rischiato di cadere, però finalmente c'era silenzio.
Davanti a lui vide un ragazzo, no, non era proprio umano, era il pagliaccio che aveva visto prima di svenire! Gli aveva tirato uni schiaffo in pieno volta, sulla guancia.
"Quindi qual è la tua risposta?" Chiese impaziente l'uomo alto.
"Io..." In effetti non gli importava molto, nella sua vita normale era vittima di bullismo continuo e quelle poche persone che non lo prendevano in giro lo ignoravano bellamente.
"...accetto. "
Ci fu un attimo di silenzio, poi quell'uomo strano tornò a parlare.
"Bene, Eyeless Jack ti spiegherà come funziona qui."
Poi si dileguò, con una calma disarmante.
Si fece subito avanti un ragazzo, indossava una maschera blu con del liquido nero che colava dai buchi dove ci sarebbero dovuti essere gli occhi, probabilmente era lui il ragazzo di cui parlava.
In effetti gli spiegò tutto nei minimi dettagli: non potevano uscire dalla casa di giorno e di notte se non era per un 'incarico' potevano andare solo nel bosco in cui era situata la casa, gli incarichi venivano distribuiti attraverso dei fogli attaccati alla porta della stanza, in cui si trovavano tutte le informazioni utili per cercare ed eliminare la vittima, ognuno aveva la propria stanza.
La sue era al terzo piano di quella grande casa che sarebbe potuta cadere a pezzi da un momento all'altro.
"Ti do un consiglio...."
Aggiunse alla fine del suo discorso sul regolamento di quella che sarebbe stata la sua ormai nuova vita.
"Non entrare in alcuna camera, che non sia la tua."
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