7

Finalmente Eric si decise ad alzare lo sguardo vitreo sulla figura che gli si stagliava davanti.
In effetti ci aveva azzeccato, era un ragazzo circa della sua età, con i capelli neri e la pelle completamente bianca, come la neve, aveva un sorriso intagliato sulle guance e la felpa bianca completamente macchiata di sangue rappreso.
Eric però non si spaventò, a parte il dolore lui non  sentiva nulla e neanche la paura.
In pochi attimi arrivò arrivò anche un'altra figura, era più alta di quel ragazzo e sicuramente molto più alto di lui.
Era vestito in bianco e nero, sembrava anche lui un ragazzo, ma non riusciva ad esserne sicuro, gli arti erano più lunghi del normale ed era vestito in modo molto strano, tipo un pagliaccio.
"Eric, non li conosciamo, però magari vogliono giocare anche loro! Su chiediglielo."
"Volete giocare?"
I due si lanciarono uno sguardo divertito.
"Va bene..."
Disse lentamente il clown, mentre si avvicinava un passo dopo l'altro a Eric, che in pochi attimi si ritrovò quelli che sembravano artigli proprio sotto il mento.
"Però giocheremo alle nostre regole! Conterò fino a dieci, tu corri."
"Eric, non ho capito bene, puoi chiedergli di spiegarsi meglio" Chiese innocente il corvino nella sua testa.
"Se mi trovi?"
"Oh, semplice...muori." Il ragazzo in bianco e nero si mise a ridere di botto, mettendo in mostra un'orribile sfilza di denti affilati e completamente neri.
L'albino rimase impassibile, in realtà sembrava divertente, ma non aveva la forza di alzarsi e la testa gli girava.
"Daiiii Eric! Sarà divertente, basta ignorare il dolore e rialzarsi se cadi!"
"Si...sembra divertente." Rispose apatico.
Il tizio con gli artigli smise di botto di ridere e iniziò a guardarlo seriamente, lanciando qualche occhiata di sfuggita anche all'altro, che nel mentre era sempre rimasto poggiato svogliatamente a un albero, ma in quel momento sembrava solo confuso.
"Wow....Jeff ne hai trovato proprio uno matto..."
"Te l'ho detto, l'ho trovato qui che si tagliava parlando da solo."
Quello che Eric suppose si chiamasse Jack si avvicinò maggiormente finché a dividere i loro visi non restavano che pochi e insignificanti centimetri.
"Tu...non hai paura di morire?"
"Non rispondergli, Eric. Continua a giocare e ignorali."
"No...perché dovrei averne? Io stavo solo giocando e voi volete giocare con me."
Rispose, ignorando del tutto quella voce, che in quel momento gli stava solo dando sui nervi.
A Jack comparve sul volto un'espressione adirata e in un impeto di rabbia prese improvvisamente Eric per il collo, portandolo alla sua altezza.
Però lui rimase quasi apatico, finché non si riuscì a scorgere sul suo viso un guizzo di sorriso, venne ributtato violentemente sul terreno, mentre il pagliaccio incombeva su di lui.
"Allora non ti dispiacerà se ti uccido."
"Jack, fermo."
"Che cazzo vuoi faccia di candeggina?!"
"Ti volevo solo dire che mi sembra abbastanza noioso sprecare tempo con questo qui, non credi? Sai che non c'è divertimento se non urlano e tentano di scappare."
Gli ricordò pazientemente Jeff, ignorando l'antipatico soprannome.
"Forse...forse hai ragione. Però ormai ci ha visti..."
"Portiamolo a casa, poi sarà l'Operatore a decidere cosa farne di lui, magari E.J ha fame, almeno sarà utile a qualcosa."
Jack sbuffò, ma acconsentì,  nel mentre il diretto interessato della conversazione non ci stava capendo più niente e non per i nomi o termini strani usati, ma proprio perché non capiva più NIENTE: in tutto il discorso le ferite non avevano smesso di sanguinare  e ormai era prossimo allo svenimento.
Cadde all'indietro, ritrovandosi steso in mezzo all'erba, poi buio totale.
Si risvegliò con un forte mal di testa e un dolore lancinante che partiva dalle braccia per arrivare poi in tutto il corpo, schiuse gli occhi a fatica, ma lo stesso non capiva dove si trovava.
Intanto quella voce aveva iniziato nuovamente a dirgli di giocare, ma lui in quel momento non ne aveva proprio voglia, anzi, oltre alla vocina per la testa gli passavano altre mille domande: dove sono? Come ci sono arrivato? Perché sono qui? Chi erano quei tizi?
E l'unico modo che trovò per avere delle risposte, fu anche quello più pericoloso, solo che lui non lo sapeva e anche se l'avesse saputo non gliene sarebbe importato poi tanto.
Gli stava piovendo la sua vita, davanti agli occhi, spettacolo quieto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top