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Sentì una sveglia suonare, era la sua? Non lo capiva.
Decise lo stesso di alzarsi, non che gli cambiasse tanto, in fondo non aveva dormito.
Compì tutte le azioni della sua normale routine, come un automa, solo con una calma disarmante. Continuando così sarebbe arrivato tardi a scuola, lo sapeva, l'insegnante lo avrebbe sgridato e magari gli avrebbe messo una nota.
Solo che nonostante continuasse a ripetersi queste parole non riusciva proprio a trovare la forza per darsi una mossa. Non fece colazione quel giorno.
Camminava per la strada, o meglio camminava nel mezzo della strada.
Riuscì ad arrivare illeso fino alla fermata del bus, magari grazie a qualche dio che lo aveva miracolato.
Si sedette sul primo posto che riuscì a trovare e iniziò a guardare il vuoto fuori dal finestrino. Improvvisamente il suo riflesso mutò, non era più lui, era un altro ragazzo, aveva i capelli neri e una pelle perfetta, gli sorrideva.
Eric sobbalzò leggermente a quella visione, spostandosi sul sedile.
Si girò dalla parte opposta, ma non c'era nessuno sul posto di fianco al suo, tornò a guardare il riflesso, questa volta impaurito.
Il riflesso-non riflesso si mise un dito sulle labbra e poi scomparve.
Nell'esatto istante venne annunciata la fermata della sua scuola e l'albino perse ogni briciolo di paura accumulato per colpa di quella visione.
Si arrese all'idea di non riuscire a trovare una spiegazione, ma a dirla tutta non ci aveva neanche provato.
Suonò la campanella, ma lui era ancora davanti all'entrata e tra lui e la sua classe c'erano ancora tre rampe di scale.
Quando arrivò all'aula, come previsto, era in ritardo e la professoressa gli fece una sgridata fin troppo severa per un piccolo ritardo.
L'unico posto libero era quello più vicino alla finestra, era inverno e nessuno ci teneva ad avere il vento gelido sul collo.
Ci si sedette senza dire niente, posò lo zaino, senza però estrarre né libro, né quaderno. Si mise semplicemente a guardare la finestra, quel ragazzo era di nuovo lì, dove normalmente ci sarebbe dovuto essere lui.
Iniziò a parlare, Eric lo sentiva chiaramente, come se stesse ascoltando una persona normale, o meglio, come se non stesse ascoltando qualcosa frutto della sua mente.
In fondo era simpatico e se non lo avesse detto a nessuno avrebbero potuto continuare a parlargli, giusto? 
Non stava dicendo cose troppi complicate, semplicemente parlava un po' del tempo, poi di quanto fosse noiosa la lezione...gli fece una sola domanda, alla fine.
"Che ne dici di giocare?" Lui scosse leggermente la testa, non poteva, c'era la lezione.
Sul volto del moro si disegnò un'espressione dispiaciuta, triste.
A Eric dispiaceva vederlo così, in fondo era stato lui a intrattenerlo durante due ore che sarebbero state destinate alla noia totale, quindi gli sembrava giusto ricambiare il favore, più che altro stava facendo un favore a se stesso.
Come se gli avesse letto nel pensiero sul volto del ragazzi tornò un'espressione felice e a tratti divertita.
"Grazie! Hai presente quel taglierino che hai nell'astuccio?"
Annuì.
"Bene! Vai in bagno, poi da lì parte il gioco"
Lui fece come gli era stato detto, in fondo cosa poteva succedere?
Si avvicinò ai lavandini e guardò nello specchio, come sperato lo rivide.
"Ora?"
"Ora taglia."
"Che cosa?"
"Il braccio, no? Schiocchino! Ahahah."
"Perché dovrei farlo?"
"Perché è divertente, devi credermi, una volta che inizi il divertimento ti prende del tutto!"
Ingoiò a vuoto, prese due bei respiri e avvicinò la lama al polso, premendo leggermente...poi tagliò.
Era vero, aveva ragione, era divertente, vedere il sangue scorrere lentamente...lo rifece e ancora e ancora e ancora.
Nel mentre il corvino lo guardava sorridendo beatamente e incitandolo a continuare, lui lo ascoltava e eseguiva, senza protestare.
La campanella suonò di nuovo e lui si destò dallo stato di trance in cui era caduto. Sia le sua braccia che il lavandino erano pieni di sangue.
"Ora nascondili, oppure qualcuno cercherà di rovinarci il gioco."
Gli girava molto la testa, ma lo fece, tenne molto le braccia sotto l'acqua finché il sangue non si fermò e poi ricoprì tutto con la carta igienica, per poi abbassare le maniche della felpa.
Tornò in classe, se possibile, ancora più vuoto di prima.

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