L'ospite inatteso
Autore: daniga_
Pacchetto: Case infestate - Scherzetto! Citate un verso di A. Manzoni a vostra scelta
La porta del bagno non si apre più e la casa è vuota. Il/la protagonista capisce che c'è qualcosa che non va: qualcuno ha appena urlato.
È matematico. La casa deserta, il raffreddore, la notte di Halloween. Mi sarei dovuta aspettare che qualcosa sarebbe andato storto. E se con storto intendiamo la porta del bagno che non si apre - quando solo due minuti prima me la sono lasciata aperta alle spalle - c'è qualcosa che non va. Decisamente.
Giro la maniglia, aspettandomi lo stesso risultato dei tentativi precedenti, e cerco di non farmi prendere dal panico.
La febbre deve avermi fritto il cervello. Sono certa - come solo la morte può esserlo - che la casa sia vuota. Sono tutti alla festa di Fabio meno la sottoscritta, la quale ha deciso deliziosamente di raffreddarsi e stare da sola a passare la notte dei morti viventi nella speranza di non fare incontri ambigui - o da infarto.
Sono la persona più razionale che esista sul pianeta - non a caso studio meccanica quantistica e ho un'avversione da manuale per gli oroscopi e tutto ciò che sia astrale - perciò non credo nei fantasmi. Figuriamoci se esistono, poi. Ci deve essere una spiegazione, ne sono sicura, anche se a primo impatto la teoria più gettonata è quella di avere un qualsiasi tipo di presenza sovrannaturale in casa. Forse, bermi tre tachipirine non è stata una buona idea. Io e il mio masochismo di ascoltare i consigli di mia madre.
Sto per fare un ultimo tentativo prima di tornarmene sul divano alla maratona di documentari sugli atomi, ma appena provo a girare la maniglia, un urlo agghiacciante spezza il silenzio e le mie elucubrazioni.
Divento di pietra. Il cuore smette di battermi e il fiato mi si ferma in gola.
La prima volta ho pensato di essermelo immaginato, ma ora non ne sono più tanto sicura. È venuto dall'altra parte della porta.
Prima di avere una qualsiasi reazione, un tonfo fa vibrare il legno. Stacco la mano e salto all'indietro, ingarbugliandomi nella coperta con cui mi sono avvolta per andare in bagno e rovinando con poca grazia accanto alla libreria. Qualche volume mi cade vicino, ma sono troppo spaventata per rendermene conto.
Seguono altri colpi, sempre più assordanti e secchi e mi aspetto che la porta si spezzi da un momento all'altro. Trattengo il respiro, pronta a qualsiasi cosa o fantasma che sia, ma il silenzio torna a regnare sul salotto.
La quiete prima della tempesta.
Vorrei tirare un sospiro di sollievo, ma so che non è finita; me lo sento sulla pelle.
Un tonfo sordo alla mia destra attira la mia attenzione e mi volto verso la finestra. Un altro, davanti a me, mi fa tornare con gli occhi sulla porta.
Il cuore mi sprofonda nello stomaco.
È aperta e sulle piastrelle c'è una scatola nera con un foglietto spiegazzato sopra. Spinta da una forza misteriosa gattono fino allo stipite e liscio la carta, le mani tremanti e un terrore cieco a graffiarmi la gola. Quattro parole: "Ei fu. Siccome immobile".
Qualcosa mi picchietta sulla spalla e rimango come nel verso di Manzoni. Mi volto con lentezza, anche se so già che non dovrei farlo, e sgrano gli occhi, il respiro a mancarmi ancora.
- Buon compleanno!
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