I vampiri non hanno il mantello


Autore: johanlafleur

Pacchetto: Incubi - Scherzetto! Bisogna utilizzare la parola "supercalifragilistichespiralidoso"

Sogno o realtà? La vita è dura per chi vive su un filo sottile, dove quello che si sogna il giorno di Halloween diventa realtà.  


Tutto era pronto: denti da vampiro, mantello nero, capelli con una quantità pressoché infinita di gel e lenti a contatto rosse; il premio per "Miglior costume di Halloween" della scuola era già nelle mie mani.

Aprii la porta di casa e quello che vidi non fu proprio la classica mattinata di Halloween. Dei bambini scappavano da un clown che sembrava davvero quello di "IT", un uomo era a terra circondato da un paio di zombie che stavano mangiando le budella del malcapitato e un albero pieno di carta igienica si muoveva in modo decisamente anormale divertendosi a schiacciare le persone che capitavano a tiro. Insomma, come ho detto, non era proprio la classica mattinata di Halloween.

Richiusi la porta, feci un profondo respiro e la riaprii. La scena non era cambiata minimamente, se non per un uomo anziano che stava correndo nella mia direzione. Attraversò il mio giardino all'inglese e si precipitò in casa mia, spingendomi dentro e richiudendo la porta alle sue spalle.

"Devi aiutarmi!"

Non stavo capendo la situazione, e ammetto che il pensiero che fosse tutto uno scherzo mi stuzzicò l'immaginazione.

"L'aiuola."

Il signore mi guardò storto, probabilmente più confuso di me.

"Capisco che dovete rendere tutto questo più reale, ma potevate evitare di calpestare le aiuole nel giardino, lo sa quanto ci ho messo per curarle così tanto?"

Il signore mi diede uno schiaffo e cominciò ad urlare.

"Il mondo sta per finire e tu pensi alle tue maledettissime aiuole?"

Mi prese per il colletto del mantello portandomi vicino al suo volto.

"Usa il cervello! Le persone stanno morendo! Tu devi aiutarmi!"

Notai che il signore era vestito da scienziato, insomma, aveva il camice bianco, una cartellina infilata nella tasca e le classiche scarpe sanitarie con i buchi dal dubbio gusto estetico.

L'uomo mollò la presa e cominciò a camminare avanti ed indietro per il corridoio, dando un'occhiata fuori ogni tanto, parlando con sé stesso.

"È tutta colpa mia, e per di più ho trovato un idiota. Questo non può salvare il mondo, devo tornare là fuori, assolutamente."

"Salvare...il mondo? Guardi che sono assolutamente qualificato per quello, non deve sottovalutarmi. Anzi, le dirò, ho vinto il premio a scuola di nascondino, ed ero nascosto in bella vista. Ho un'abilità di camuffamento oltre il normale. Per quanto ne sa lei, potrei essere un vero vampiro."

L'uomo mi guardava con uno sguardo completamente calmo e rilassato, per poi avvicinarsi.

"Ah, ora si sente in pericolo vero?"

Di risposta, l'uomo mi diede un altro schiaffo.

"Idiota! Camuffamento? Sei vestito da vampiro ed eri sotto il sole a non fare assolutamente nulla! Ti sembra il comportamento di un vampiro?"

Aveva ragione, su quello non potevo controbattere.

"Ok, ok. Forse su questo ha ragione, ma mi dia una chance, la prego. Posso davvero salvare il mondo!"

L'uomo sbuffò.

"Forse non ho altra scelta. Ok, ti dirò tutto."

L'uomo si appoggiò alla porta.

"Sono il dottor Aventino e lavoro alla centrale elettrica della città. O meglio, è tutta una copertura, in realtà è un laboratorio top-secret dove conduciamo esperimenti molto...strani. Per farla breve, uno dei nostri esperimenti, il 'Progetto Aurora' ha subito un malfunzionamento. Questo progetto è molto semplice, abbiamo una ragazza in coma, e le abbiamo collegato un sofisticato macchinario alla testa che, in poche parole, permette ai sogni della ragazza di trovare una forma. I suoi sogni diventano realtà. In questi due anni non ci sono mai stati problemi, la macchina è impostata per far apparire questi sogni in una stanza assolutamente sicura e controllata, ma oggi, per qualche ragione, questi sono apparsi in punti casuali del mondo, e dato che è Halloween, Aurora sta sognando tutti i mostri possibili e immaginabili. L'unico modo per fermare tutto ciò è accedere alla stanza e togliere la macchina dalla testa di aurora. È facile, è come un casco, lo sfili e tutto svanisce."

In quel momento il ragionamento sembrava sensato, anche perché per strada c'erano licantropi, zombie, mummie e vampiri.

"Sembra 'L'alba dei morti viventi', ma con i licantropi."

Il dottore mi guardò, ancora una volta, con quello sguardo perso nel vuoto.

"Non siamo in quel film, e poi ci sono anche altre cose tipo i vampiri e le sirene che cantano attirando i poveri uomini."

"Dottore, sono punti di vista, anche gli alberi con la carta igienica che schiacciano le persone si possono considerare dei zombie, e i vampiri sono solo dei zombie un po' più intelligenti."

"No, non è proprio così. Senti, non abbiamo tempo per parlare di queste cose. Hai capito tutto di quello che ho detto?"

"Sembra facile, ma ho una domanda perché voi scienziati non avete fatto nulla? Insomma, eravate già nel laboratorio."

"Come ho detto, questi sogni sono apparsi in punti casuali, e sfortunatamente è comparso un cavaliere templare proprio nella sala dove eravamo tutti. Penso di essere l'unico sopravvissuto, insomma, abbiamo provato a discuterne ma i templari e un pensiero sensato sembra non vadano molto d'accordo. Sono riuscito a fuggire dal laboratorio per miracolo."

Dopo aver ripreso fiato, il dottore finì il discorso.

"Il fatto è questo. Nonostante la stanza dove è situata Aurora sia assolutamente protetta, non è difficile accedervi, devi solo sapere la password e inserirla nel computer proprio davanti alla porta. Pensi di potercela fare?"

"Certo!"

In quel momento, due braccia pelose bucarono la porta afferrando il dottore, che cominciò a divincolarsi.

Era un licantropo, e aveva appena distrutto la mia porta di casa.

"Dottore, la password!"

Mentre veniva trascinato via, il dottore riuscì a dire qualche parola.

"Non la so pronunciare, è la parola italiana più lunga in assoluto. Salva il mondo ragazzo! Salvalo!"

Il povero dottore venne trascinato via dal licantropo, che fuggì velocemente.

Per prima cosa, uscii di casa e mi nascosi dietro un albero, dovevo elaborare un piano.

Dopo un minuto scarso ero pronto. Il piano era semplice: correre fino al laboratorio, entrare e correre velocemente un po' a caso cercando la porta con la password, inserire alla velocità della luce la parola e togliere il macchinario. Facile, ordinato e pulito.

Proprio mentre stavo per uscire dal mio nascondiglio arrivò una voce dalle mie spalle.

"Vuoi una caramella?"

Una bambina con un due trecce nere e un vestito bianco mi fece quella proposta con uno sguardo totalmente apatico; teneva in mano un lecca-lecca e mi sembrava una richiesta strana, ma sicuramente non pericolosa.

Presi semplicemente il lecca-lecca e lo aprii. Era un occhio azzurro infilzato dallo stecco in plastica, pensai che fosse una cosa tipica dato che era Halloween.

Fissai quella caramella per qualche secondo per poi osservare la bambina.

"Dai, su, mangia."

Misi il lecca-lecca in bocca e una sensazione viscida mi invase la lingua, fino a quando decisi di mordere quella palla viscida, sperando in qualche tipo di ripieno dolce alla fragola.

Non fu così.

Il ripieno c'era, quello sì, ma era ferroso e molto viscido. Masticavo fissando la bambina, che poggiò una mano sulla mia testa.

"Bravo bambino."

Detto ciò, quest'ultima se ne andò saltellando, mentre io ingoiai quella strana caramella e mi avviai verso il laboratorio.

Arrivai dopo circa dieci minuti di corsa alternata a nascondersi dietro alberi o edifici, ma in qualche modo arrivai a destinazione.

Il laboratorio era in cima ad una piccola collina, e dalla base riuscii a vedere due individui accucciati sotto ad un albero vicino all'entrata. Mi avvicinai a queste persone e notai che erano vestite come me.

"Hey ragazzi, mi dispiace dirvelo ma il mio costume è decisamente migliore del vostro."

I due si alzarono e mi guardarono. I loro costumi erano migliori del mio, avevano anche più dettagli.

"Se fossi in te me ne andrei."

Uno dei due mi disse questo rimanendo immobile sotto l'ombra dell'albero.

"Oh, e perché dovrei? Hai forse un costume migliore del mio? Avrai anche messo quella roba da ragazze che ti fa la pelle bianca, ma hai sbagliato una parte molto, molto importante."

Indicai il petto del ragazzo.

"Non hai il mantello."

I due sbuffarono.

"Sei davvero così idiota? Sei nel mezzo di una catastrofe con zombie, licantropi, sirene e dinosauri, e non ti è passato per la testa che forse, ma forse, noi due siamo veri vampiri? Ti ripeto, fossi in te me ne andrei."

Rimasi qualche secondo in silenzio, per poi ribattere.

"Ci sono anche i dinosauri?"

I due si guardarono, poi indicarono il cielo, io seguii il loro dito e vidi che puntava al sole, dove una nuvola lo stava coprendo a poco a poco. Capii di essere nei guai.

"Non dire di non essere stato avvisato."

Presi un sasso da terra e lo lanciai verso uno dei due, non avendo alcun effetto, per poi cominciare a correre verso l'entrata del laboratorio, a soli cinquanta metri dall'albero.

Mi avvicinai all'entrata, una normalissima porta chiusa da un sistema a password da inserire nell'apposita tastiera lì vicino.

"Oh cavolo, e ora cosa devo mettere."

Fissai la tastiera, poi il Sole che ora era coperto a metà. I due vampiri erano in trepidante attesa.

"Ok, proviamo."

Digitai 1234 e la scritta "password errata" apparve sullo schermo.

"Bene."

2345, password errata.

0000, password errata.

"Usiamo la testa."

Il sole era quasi coperto e io avevo davvero poco tempo.

"Allora, quale password può essere collegata al laboratorio?"

Il Sole era completamente oscurato, e i vampiri cominciarono a correre verso la mia direzione, avevo un solo tentativo.

"O la va, o la spacca."

1997.

Password errata.

"Ma che palle!"

Proprio in quel momento la porta si aprii dall'interno e un braccio mi prese di forza, trascinandomi dentro per poi richiudersi la porta alle spalle, proprio in faccia ai vampiri.

"Oh, grazie a Dio, la password era giusta."

"Giusta un cazzo!"

Alzai lo sguardo, la persona che mi aveva trascinato dentro era un vecchio vestito da inserviente con pochi capelli bianchi in testa e un occhio bendato.

"Senta, signore, ammetto che la fantasia non le manca, ma fare un misto tra costume da inserviente e pirata non è una buona scelta."

"Pirata? Inserviente? Idiota!"

Il vecchio si tolse la benda mostrando la cavità dell'occhio vuota, semplicemente insanguinata.

"Una bambina del cazzo mi ha staccato un occhio!"

"Forse ne so qualcosa." Dissi a bassa voce tra me e me, ma il vecchio se ne accorse e fece partire uno scambio di battute con uno sguardo inquisitore.

"Cosa hai detto?"

"Nulla."

"Non mentirmi, ti ho sentito parlare del mio occhio, ne sai qualcosa?"

"No, non ne so nulla." Aspettai qualche secondo "Era buono."

"In che senso era buono?"

"Nulla, non parlavo di quello."

"E di cosa parlavi allora?"

"Del...mio occhio."

Il vecchio sospirò.

"Va bene, fai quello che devi fare, non ho tempo da perdere con un idiota."

Dopo aver girato il laboratorio per qualche minuto trovai la stanza. Era interamente in vetro, tranne per un piccolo schermo sulla porta, anch'essa in vetro.

Mi avvicinai allo schermo e mostrava semplicemente uno sfondo interamente blu.

"E ora come funziona questa cosa?"

Neanche il tempo di pensare che sullo schermo comparse una faccia 3D di una ragazza bionda, giovane e con gli occhi verdi.

"Password?"

"Ah, giusto. Cosa aveva detto lo scienziato? La parola più lunga in italiano, giusto."

Il computer aspettava la risposta, quindi provai a ripetere.

"La parola più lunga in italiano."

"Password errata."

Sbuffai.

"Ancora con queste password."

Evidentemente voleva proprio la parola più lunga in italiano. Per fortuna sapevo già la risposta.

"Supercalifragilistichespiralidoso"

"Password errata."

"Ma dai!"

Urlai, non sapevo cosa fare.

"Giusto! Il telefono!"

Tirai fuori lo smartphone e cercai su internet "Parola italiana più lunga"

Con mio grande stupore, scoprii che non era supercalifragilistichespiralidoso ma precipitevolissimevolmente.

"Beh, è fatta. La password è precipitevls-"

Non era facile da pronunciare.

"Precipitevolissivevol-"

Il computer aspettava, ma non riuscivo a pronunciare quella parola.

"Precipite-volissime-volmente."

Dividere la parola funzionò e la porta si aprii.

Dentro c'era solo una ragazza, perfettamente identica alla riproduzione 3D, sdraiata in stato di coma su un lettino d'ospedale, con una macchina attaccata alla testa.

"Beh, quel signore ha detto di staccarla."

Staccai delicatamente la macchina, un casco sopra la sua testa, e sentii partire un annuncio in voce robotica attraverso i vari altoparlanti della struttura.

"Progetto Aurora terminato, tutti i valori sono stati formattati e riportati alla normalità."

Forse quell'avventura era terminata e avevo salvato il mondo.

Non sapevo cosa avessi ricavato da una giornata del genere, o forse sì.

Dopo quel giorno, capii una cosa:

i vampiri non portano i mantelli e hanno la pelle davvero, davvero chiara.

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