Dolce è l'ira in aspettar vendetta (II)

Akaza sorrise sulle sue labbra e rafforzò la presa attorno ai fianchi di Kyojuro, sfruttando i muscoli tonici e prestanti delle gambe che aveva sviluppato con gli allenamenti di kick boxing. Prima che l'altro potesse fare forza per liberarsi dalla sua presa, il ragazzo dai capelli rosa sciolse l'abbraccio con cui se l'era tirato addosso e portò le mani a stringere la stoffa della camicia bianca. La strattonò con un gesto secco, tirandola fuori dai pantaloni che Rengoku indossava in quel momento, e insinuò le dita al di sotto del tessuto. Incontrò la pelle calda di Kyojuro e la sentì fremere piacevolmente contro i polpastrelli, i muscoli della schiena che guizzavano ad ogni minimo movimento.

Gli sfiorò lascivamente il dorso per un lungo momento, beandosi di quel contatto così intimo. Avrebbe tanto voluto ricevere lo stesso trattamento, sentire le mani grandi e forti del professore di storia vagare sul proprio corpo accaldato, ma era già più che felice di poter godere di ciò che aveva conquistato fino a quel momento. Sapeva che Rengoku non avrebbe alzato un solo dito su di lui, che gli stava concedendo quel bacio solo per via del ricatto; per quello sarebbe stato lui a prendersi ciò che desiderava, a dettare le regole di quel gioco perverso che aveva deciso di iniziare con o senza il volere del suo professore.

Allentando appena la morsa delle gambe con cui se ne stava ancora aggrappato ai fianchi dell'altro, Akaza fece scivolare le mani al di sotto dei pantaloni di Kyojuro e gli strinse entrambi i glutei sodi con decisione. Guidato sempre più dal desiderio di avere per sé quell'uomo bello come un adone, il ragazzo osò scostare la stoffa dell'intimo che indossava per insinuare le dita nel solco delle natiche e andargli a sfiorare un punto ben preciso. Rengoku reagì immediatamente, di fronte a quel gesto così inatteso e sfrontato, e si allontanò bruscamente, riuscendo finalmente a liberarsi dalla morsa di Akaza.

«Soyama, cosa diavolo credi di fare?» Sbottò Kyojuro, perdendo la sua temperanza e cercando di mettere quanta più distanza possibile tra sé e il ragazzo seduto sulla cattedra che lo guardava con sguardo predatorio.

«Te l'ho detto, Kyojuro: voglio che tu sia mio. Cosa non ti è chiaro di questo concetto?» Chiese Akaza, scendendo dal tavolo e avvicinandosi lentamente al professore che aveva preso ad indietreggiare.

«Non è questo quello a cui avevo pensato, quando ho accettato di assecondare il tuo ricatto. Questo è davvero troppo. Finiamola qui e farò finta che non sia successo nulla.» Disse Kyojuro cercando di ricomporsi e assumere nuovamente il suo ruolo autoritario.

Akaza arrestò il suo avanzare e lo guardò piegando lievemente la testa di lato, come un gatto che studia la sua preda prima di balzargli addosso. Non si lasciò scoraggiare dalle parole del professore e un sorriso sornione fece capolino sul suo viso, in contrasto con la tensione che era nata tra di loro e che ormai si poteva percepire chiaramente all'interno della stanza.

«Stai cercando di tirarti indietro? Non ti facevo così codardo, oltre che ipocrita.» Controbatté Akaza con tono divertito e canzonatorio.

Rengoku non ebbe il tempo di rispondere in nessun modo a quella provocazione: con una velocità disarmante, il ragazzo con i capelli rosa scattò verso di lui e lo spinse all'indietro, facendolo finire contro uno dei banchi – a cui dovette aggrapparsi per evitare di cadere rovinosamente sul pavimento. Approfittando di quel momento di distrazione e con movimenti agili, Akaza gli afferrò la cintura e la sfilò via come niente fosse per poi aprire in un attimo la chiusura del pantalone e tirarlo giù insieme all'intimo sottostante. Kyojuro non riuscì a fare altro se non guardarlo inginocchiarsi velocemente ai suoi piedi e prendere in bocca il suo sesso a riposo.

Il professore di storia sgranò gli occhi vermigli all'inverosimile, mentre il fiato gli si spezzava in gola per l'improvvisa scarica di piacere che lo aveva attraversato da capo a piedi come una dolorosa stilettata al petto. Akaza iniziò a leccare e succhiare sin da subito il membro di Rengoku, muovendo sinuosamente la lingua e stuzzicando i punti giusti, quelli che sapeva essere sensibili tanto da provocargli un'erezione. Osò pure allungare una mano per stringere e stimolare appena i testicoli, sfiorandoli con i polpastrelli e soppesandoli sul palmo. Seppur tutto ciò stava accadendo contro la sua volontà, Kyojuro non poté fare a meno di lasciarsi scappare dei sospiri sommessi. La bocca di Akaza era maledettamente calda e accogliente e quella lingua lunga, che si muoveva abilmente sul suo glande sensibile, sapeva esattamente dove soffermarsi per farlo godere.

Akaza si ritrovò a sorridere tra sé e sé, quando sentì il membro del professore ingrossarsi e pulsare tra la sua lingua e il palato. A parole poteva dire ciò che voleva ed essere bravo al punto da riuscire a convincere gli altri della veridicità delle sue menzogne, ma il suo corpo era decisamente più sincero e stava reagendo esattamente per come aveva sperato. Cercando di tenere sotto controllo i conati dovuti al riflesso faringeo che lo avrebbero costretto a fermarsi per riprendere fiato, Akaza iniziò a muoversi con più decisione, spingendo diverse volta la punta del sesso eretto di Kyojuro fino in gola. L'uomo non riuscì più a trattenere i propri gemiti che si riversavano nell'aula silenziosa con un eco vergognoso.

Quando Akaza si soffermò un attimo di più a stringere tra le labbra il membro fremente del professore, con il naso affondato tra i ricci biondi del pube e la punta di quell'erezione a sfiorargli l'ugola, Rengoku sentì l'ultima traccia di razionalità abbandonarlo del tutto per lasciare spazio al piacere più intenso. Lasciò andare il bordo del banco per affondare le dita tra i corti capelli rosa del ragazzo, come a ricercare un appiglio a cui aggrapparsi mentre cominciava a muovere spontaneamente i fianchi, inseguendo l'orgasmo che ormai gli stava infiammando ogni cellula del corpo.

Akaza mugugnò soddisfatto, facendo vibrare le corde vocali e stimolando ulteriormente il sesso teso e sensibile dell'altro. Mentre Kyojuro gli scopava letteralmente la bocca, lui provò nuovamente a portare le mani sui suoi glutei, andando a cercare con i polpastrelli la piccola apertura nascosta là in mezzo. La trovò senza problemi e, a tradimento, la violò con un dito senza troppe cerimonie. Rengoku boccheggiò un attimo, destabilizzato dall'inconsueta sensazione che quell'intrusione gli aveva provocato. Era strano e avvertiva un flebile bruciore diramarsi ogni volta che Akaza faceva scorrere il dito tra le sue natiche, ma il piacere che gli stava donando la sua bocca era decisamente più intenso e copriva ogni altra cosa.

«Rengoku-san

Fu proprio mentre Kyojuro raggiungeva un potente orgasmo dritto contro la gola di Akaza, che la porta dell'aula si aprì, rivelando la presenza di Kamado Tanjiro. Il professore di storia puntò lo sguardo in direzione della voce che lo aveva appena chiamato e sbiancò di colpo. Fissò il giovane ragazzo che lo stava guardando con espressione confusa e incredula al tempo stesso, non sapendo esattamente cosa fare o dire. Akaza si allontanò dal sesso ancora teso di Rengoku dopo aver ingoiato fino all'ultima goccia di sperma e sorrise sornione di fronte a quella scena: era proprio per come l'aveva immaginata. Adesso sì che la sua vendetta poteva cominciare.

«Tanjiro! Visto? Te l'avevo detto che avresti trovato il professore di storia in quest'aula.» Disse Akaza mentre si rimetteva dritto, guardando divertito il viso del ragazzo che si era appena presentato sull'uscio della stanza e lanciando delle occhiate soddisfatte a Kyojuro. «Sai, ti conviene entrare e chiudere la porta. Non vorrai mica che qualcuno lo veda in questo stato.» Continuò, ridacchiando lievemente.

«Co- Soyama! Cosa significa? Perché lui è qui? Mi avevi promesso che non l'avresti coinvolto!» Tuonò Rengoku, afferrando Akaza per la camicia della divisa scolastica e strattonandolo con rabbia.

«L'ho incontrato nel corridoio prima di venire qui. Ti cercava e gli ho semplicemente detto dove e quando avrebbe potuto trovarti.» Rispose il ragazzo dai capelli rosa, alzando le spalle come se non avesse fatto nulla di male, ma continuando a sogghignare con fare compiaciuto.

«Cosa stavi facendo a Rengoku-san?! Vado a chiamare qualcuno!»

Tanjiro pronunciò quelle parole cercando di apparire imperturbabile, seppur il suo timbro di voce nascondesse una nota di incertezza. Conosceva bene Rengoku, si fidava di lui, quindi sapeva che quello che aveva visto non significava ciò che la sua mente aveva urlato a gran voce non appena le sue iridi si erano posate sul viso contratto dal piacere dell'altro. Eppure non riusciva ad ignorare il groppo che gli si era formato in gola e il dolore al petto che gli aveva attanagliato il cuore. Era sicuro che Soyama l'avesse costretto in qualche modo ed era pronto ad andare a denunciarlo a chi di dovere.

«Non penso sia una buona idea, Tanjiro. Se vai a chiamare qualcuno, stai pur certo che il tuo fidanzatino si ritroverà a passare un brutto quarto d'ora.» Disse Akaza, rimarcando appositamente sulla parola "fidanzatino".

L'espressione che si dipinse sul viso di Tanjiro fu la cosa più bella e appagante che il ragazzo avesse mai visto: lo stupore fece sgranare i grandi occhi vinaccia di Kamado, mentre un delizioso rossore cominciava a diffondersi su tutto il suo volto, facendolo avvampare.

«C-cosa?» Chiese Tanjiro, sperando di aver capito male l'affermazione dell'altro ragazzo.

«Tu non vuoi che perda il suo lavoro, vero?» Controbatté ancora Akaza, sorridendo sornione e beandosi nel vedere il disagio prendere possesso del corpo di Kamado – era sicuro che i sensi di colpa avevano già cominciato a tormentarlo, dato che aveva abbassato gli occhi per non incontrare il suo sguardo e si tormentava le mani con fare nervoso.

Subdolo. Tentatore. Vendicativo.

Akaza non si era mai sentito così, in quasi diciotto anni di vita. Li aveva entrambi in pugno, e sapere che poteva essere la rovina di entrambi, lo faceva sentire così potente. Era riuscito a soggiogarli, mettendo in atto quella sua vendetta dal sapore così dolce, e adesso poteva davvero prendersi tutto ciò che voleva.

«Soyama, basta così!» Urlò Kyojuro, mentre ancora lo teneva dal bavero.

Il professore di storia era un uomo che difficilmente perdeva le staffe. Era sempre sorridente, carismatico, pronto a dare tutto sé stesso per gli altri. Ma Akaza aveva davvero superato un limite invalicabile e stava giocando col fuoco – e non poteva negare che gli stava pure piacendo da impazzire. Per quello non si sorprese troppo quando capì che Rengoku lo avrebbe colpito con uno schiaffo.

Sorrise beffardo, di fronte allo sguardo iroso che Kyojuro gli stava rivolgendo con i suoi occhi vermigli, e schivò la mano che era scattata verso di lui prima che potesse schiantarsi con forza contro la sua guancia. Akaza possedeva degli ottimi riflessi, oltre che una prestanza fisica fuori dal comune, quindi non fu difficile per lui bloccargli il polso e torcergli il braccio fino a rigirarlo come una bambola di pezza. Lo costrinse a piegarsi in avanti sul banco, il polso stretto in una morsa ferrea contro la spina dorsale e il fondoschiena ancora nudo e deliziosamente esposto.

Il ragazzo dai capelli rosa si allungò sul corpo prestante del professore, incastrandolo tra il suo e la superficie lignea sul quale lo aveva costretto. Gli premette il bacino contro le natiche, facendogli sentire nuovamente quanto fosse pronto ed eccitato, e portò le labbra a sfiorargli un orecchio.

«Ma io ho appena cominciato.» Sussurrò mellifluo, mentre infilava una mano in tasca per afferrare lo smartphone che aveva posato in precedenza.

Lo sbloccò velocemente e lo mostrò a Tanjiro – che, preso com'era dal guardarsi i piedi in preda ai sensi di colpa, non aveva avuto modo di reagire e lanciarsi in aiuto del suo professore di storia –, rivelandogli così l'esistenza di quella foto compromettente che ritraeva lui e Rengoku in atteggiamenti intimi. Il giovane ragazzo sbiancò e si morse il labbro con fare colpevole. Non avrebbe dovuto insistere per scambiarsi quel bacio passionale con Kyojuro, non quando si trovavano ancora a scuola e facile preda di sguardi indiscreti.

«Chiudi a chiave la porta e siediti qui.» Gli ordinò Akaza senza aggiungere altro, indicando la sedia che si trovava proprio davanti al banco su cui continuava a tenere il professore.

Tanjiro fece ciò che gli era stato imposto di fare, capendo subito cosa sarebbe successo se non avesse assecondato i voleri del ragazzo più grande. Anche senza averlo sentito dire dalla sua bocca, sapeva che Soyama non ci avrebbe pensato su due volte prima di andare a denunciare quel gesto al dirigente scolastico, compromettendo così la carriera – scolastica e lavorativa – di entrambi.

Kamado si mise a sedere dove gli aveva ordinato Akaza, ritrovandosi davanti il volto ancora contratto dalla rabbia del suo Rengoku. Erano così vicini che avrebbe potuto sfiorargli una guancia, allungarsi per depositare un bacio di scuse su quelle labbra sottili che tanto amava, ma il ragazzo dai capelli rosa non gli permise di fare nulla di tutto ciò.

Utilizzando la cravatta che si era sfilato con un gesto fluido e fulmineo, Akaza bloccò entrambi i polsi di Kyojuro dietro la schiena, stringendo per bene il nodo così che non potesse allentarsi e permettere all'altro di divincolarsi. Poi lo tirò su, facendo aderire il suo dorso al proprio petto, e guardò Tanjiro con fare compiaciuto.

«Kyojuro mi ha promesso che sarebbe stato mio, pur di proteggerti dalle conseguenze che quella foto potrebbe causare alla tua carriera scolastica.» Disse appoggiando il mento sui muscoli contratti della spalla di Rengoku, il sorriso più largo che mai. «Di conseguenza, se non vuoi rendere vano il suo gesto, ti conviene stare fermo lì e guardare.» Concluse poi, depositando un bacio sulla guancia accaldata del professore.

Tanjiro lo guardò allibito, non riuscendo a credere a quelle parole. Spostò lo sguardo sul viso del professore, sperando che questi avesse una spiegazione logica a ciò che stava per accadere o che gli dicesse che era tutto un grosso scherzo, ma la muta rassegnazione che lesse dentro le iridi vermiglie dell'uomo fu il colpo di grazia per ogni sua speranza.

«Soyama, per favore, fermati. Non sei già soddisfatto così? Che bisogno c'è di spingersi oltre?» Chiese Kyojuro, mentre già sentiva le mani del ragazzo vagare sui muscoli tesi dei pettorali, insinuandosi senza troppe cerimonie sotto la camicia sgualcita.

Akaza non rispose, sordo a qualsiasi domanda o supplica. Non si sarebbe tirato indietro, non dopo essere arrivato fino a quel punto. Il desiderio per il suo bel professore non era scemato e continuava a bramarlo con ogni cellula del suo corpo. Non gli importava se avrebbe dovuto prenderlo con la forza: lo voleva e gli sarebbe appartenuto, anche solo per un istante.

«Perché lo fai?»

La voce di Tanjiro lo distrasse per un attimo, interrompendolo proprio mentre aveva iniziato a vezzeggiare il collo di Rengoku, lasciando qua e là qualche segno violaceo. Ne aveva abbastanza di chiacchiere inutili e domande scomode. Perché lo faceva? Perché gli andava, perché ne aveva voglia, perché Kyojuro era suo.

«C'ero io, prima di te. Mi prendo solo ciò che mi appartiene.» Rispose con fare ovvio, portando una mano tra i glutei del professore per riprendere a violarlo con le dita. «Ora basta parlare. Interrompetemi ancora e vi farò vedere di cosa posso essere realmente capace.» Disse infine, usando un tono di voce che non ammetteva repliche.

Tanjiro deglutì e strinse i pugni sulle gambe, fino a sentire le unghie infilarsi dolorosamente nei palmi. Non poteva sopportare l'idea che il suo Rengoku venisse letteralmente violentato da qualcuno proprio davanti ai suoi occhi, ma sapeva anche che con Akaza non c'era da scherzare. Era conosciuto in tutta la scuola per essere il capo dei bulli dell'istituto, quello con la testa calda che picchia duro e ne esce sempre vittorioso, illeso e sogghignante. Si sentiva così impotente.

Akaza preparò Kyojuro alla bell'è meglio, usando un po' della propria saliva per insinuare altre due dita all'interno della piccola apertura che si stringeva spasmodicamente attorno alle sue falangi. Aveva già aspettato troppo, e non aveva per nulla voglia di continuare a temporeggiare. Slacciando velocemente il pantalone della divisa, mise a nudo il proprio membro ormai pienamente eretto da un po' e portò la punta umida e congestionata a contatto con l'ingresso di quell'anello di muscoli. Sentì Rengoku irrigidirsi e digrignare i denti, ma non se ne curò. Quello che voleva era possederlo, svuotarsi dentro di lui, imprimere nella sua anima un marchio indelebile che gli avrebbe sempre ricordato a chi apparteneva.

Gli afferrò una gamba e gliela alzò fino a fargli appoggiare il ginocchio sul banco. Da quella posizione, Tanjiro poteva vedere benissimo ciò che stava succedendo tra le gambe del professore e Akaza non poté fare a meno di sorridere sornione. Lo eccitava sapere che l'altro non avrebbe potuto fare altro se non guardarlo prendersi ciò a cui teneva. Una scarica di pura adrenalina lo attraversò in pieno, facendolo eccitare maggiormente di fronte a quella idea. Fremette incontrollato e perse ogni traccia di razionalità: tenendo Kyojuro ben saldo contro il proprio petto, spinse i fianchi in avanti ed entrò per intero dentro di lui, strappandogli un gemito lungo e lamentoso.

Rengoku sentì subito il bruciore spandersi lungo ogni terminazione nervosa, cosa che gli fece chiudere gli occhi per evitare di versare le lacrime di dolore che sentiva già bagnargli gli angoli degli occhi. Akaza mormorò un'imprecazione e rimase fermo per dare tempo ad entrambi di abituarsi a quell'intrusione. Anche se lo stava prendendo contro la sua volontà – avvalendosi solo di quel mezzo consenso che gli aveva strappato con l'inganno –, non voleva fargli troppo male. Seppur a modo suo, lo amava e l'ultima cosa che voleva era ferirlo fisicamente. Voleva farlo godere per come aveva fatto pochi minuti prima, quando gli aveva preso il sesso in bocca.

Diede la prima spinta pochi istanti dopo essere sprofondato nel corpo di Kyojuro, sibilando di piacere nel sentire il proprio membro venire accolto dalla morsa di quell'anello di muscoli stretto e inviolato. Rengoku continuò a tenere gli occhi chiusi e si morse il labbro inferiore per non lasciarsi scappare nemmeno un gemito. Sentiva Akaza farsi sempre più spazio tra le sue gambe, cominciando a scivolare fuori e dentro il piccolo orifizio con maggiore facilità grazie ai primi umori del ragazzo che lo rendevano sempre più scivoloso e accogliente. Era così umiliante.

Akaza continuò a muoversi senza fretta, prendendosi tutto il tempo necessario per far sì che quell'apertura si allargasse e plasmasse attorno alla propria erezione. Mentre faceva oscillare i fianchi a ritmo cadenzato, non poté fare a meno di puntare lo sguardo ambrato sul viso del giovane Kamado. Aveva le gote arrossate, e anche se provava a tenere lo sguardo fisso sui propri pugni stretti sopra le gambe, più volte lo aveva visto lanciare uno sguardo furtivo in direzione del professore e arrossire. Era così carino e tenero, così innocente e puro. Non sapeva perché, ma la cosa lo infastidiva.

Quando decise di spostare l'attenzione sul volto di Kyojuro per non dare troppo peso alla sensazione di fastidio che provava nel guardare Tanjiro, si ritrovò a sbuffare più contrariato di prima: il professore continuava a mordersi il labbro per non lasciarsi sfuggire nemmeno un ansito, le palpebre così serrate da creare una profonda ruga di espressione tra le folte sopracciglia nere. Vederlo in quel modo lo stava facendo irritare come non mai. Lo voleva sentire gemere il suo nome, ascoltarlo mentre lo implorava, non guardarlo subire in silenzio.

Posizionandosi meglio dietro di lui, Akaza assestò un poderoso colpo di reni, mantenendo la gamba alta e divaricata così da spingersi in profondità. Rengoku sobbalzò e non riuscì a trattenere un gemito che si riversò alto all'interno della stanza. Aprì gli occhi per lo stupore di ciò che aveva provato nel sentire il sesso del ragazzo raggiungere un punto così profondo e sensibile e si trovò davanti il viso paonazzo di Kamado. Gli occhi vinaccia del ragazzo erano fissi su di lui e lo guardavano come se non esistesse altro all'interno di quell'aula. Il suo membro ebbe un sussulto, nel vedersi osservato in quel modo e, suo malgrado, non poté fare a meno di eccitarsi.

«Ti piace essere osservato mentre ti scopano? Sei proprio un pervertito, Kyojuro.» Mormorò Akaza contro l'orecchio del professore di storia, stringendo una mano attorno all'erezione che si era risvegliata tra le sue gambe.

Rengoku non rispose e un altro ansito si riversò fuori dalle sue labbra quando il ragazzo dai capelli rosa iniziò a scuotergli il sesso con movimenti di polso veloci, coordinandosi alle spinte che gli assestava contro i glutei. Lo sentì colpire senza sosta quel punto sensibile che lo aveva fatto sobbalzare poco prima e, in un attimo, si ritrovò a non capire più niente. Con gli occhi di Tanjiro fissi su di sé e il piacere che aveva preso a serpeggiargli nelle vene come un serpente infimo e traditore, Kyojuro smise di pensare e si abbandonò contro il petto del ragazzo dai capelli rosa, lasciandosi andare completamente alla sua mercé.

Akaza sorrise vittorioso e cominciò a muoversi con più impeto, facendo stridere il banco contro il pavimento ad ogni affondo e beandosi dei gemiti che ormai non riuscivano più a sottostare al controllo del professore. Era tutto così bello, così intenso e reale, che aveva quasi paura non stesse accadendo davvero. Affondò il naso nei folti capelli biondi di Rengoku e inspirò a fondo il suo profumo, imprimendolo a fuoco nella mente per non dimenticare mai quel momento. Poi gli afferrò il mento con una mano e lo fece girare verso di sé, così da potergli intrappolare di nuovo le labbra in un bacio rozzo e dettato dall'urgenza. Sentiva l'orgasmo imminente, ma non sarebbe venuto finché il professore non avesse fatto un'ultima, importante cosa per soddisfarlo pienamente.

«Kyojuro... Kyojuro, di' il mio nome...» Mormorò roco sulla sua bocca, catturando ogni ansimo con le proprie labbra.

«A-Akaza...»

Dopo un primo momento di esitazione, il suo nome aleggiò per la classe in un sussurro incerto, appena udibile dalle orecchie dei presenti. Eppure Akaza lo sentì come se fosse stato urlato a gran voce. Una gioia immensa lo pervase e si ritrovò a chiederne di più.

«Ancora.»

«Akaza...»

I fremiti gli percossero la pelle in maniera incontrollata, facendogli perdere per un attimo il ritmo con cui continuava ad affondare nel corpo dell'altro. Come suonava bene il suo nome, pronunciato in quel modo dal suo Kyojuro. L'orgasmo gli infiammò ogni cellula e terminazione nervosa, portandolo a muoversi con foga dopo quell'attimo di disorientamento.

«Più forte!»

«AKAZA

Il ragazzo dai capelli rosa come fiori di ciliegio non riuscì più a trattenersi: quasi ringhiando, affondò le dita nei fianchi di Kyojuro e lo tenne premuto contro di sé mentre si tendeva come la corda di un arco, spingendo i fianchi in avanti un'ultima volta per riversare tutto il proprio seme perlato dritto tra le pareti pulsanti del professore. Rengoku rabbrividì, nel percepire quel liquido caldo riempirlo e colare appena lungo una delle cosce, e puntò nuovamente lo sguardo vermiglio velato dal piacere sul volto di Tanjiro. Incontrò le sue iridi vinaccia e si sentì tremendamente in colpa per ciò che vi lesse dentro, ma non riuscì comunque a trattenersi dal raggiungere l'orgasmo sotto quello sguardo che tanto amava.

Il giovane Kamado rimase in silenzio per un lungo attimo, il volto in fiamme e lo sguardo perso ancora fisso sul professore di storia. I fremiti del piacere che aveva appena provato, improvviso e intenso come l'esplosione di una bomba, continuavano a corrergli sulla pelle chiara lievemente arricciata e celata dalla stoffa della divisa. Mai avrebbe pensato di poter raggiungere un orgasmo tanto appagante – senza nemmeno doversi toccare – solo per aver visto godere la persona che amava; non quando questa era stata costretta contro la propria volontà. Quella cosa lo aveva stravolto e destabilizzato al tempo stesso e non sapeva cosa fare o pensare esattamente.

Mentre continuava a guardare Kyojuro con il cuore che gli batteva furioso nel petto, una fastidiosa sensazione di umido all'interno del proprio intimo attirò la sua attenzione. Come uno schiaffo, la consapevolezza di ciò che aveva fatto e provato lo colse in pieno, facendolo vergognare di sé stesso. Come aveva potuto godere nel vedere Rengoku legato e costretto a concedersi davanti a lui? Come avrebbe potuto guardarlo negli occhi e stargli vicino dopo quello che era appena successo? Si sentiva disgustato da sé stesso.

Altri sensi di colpa si unirono ai primi e l'unica cosa che riuscì a fare fu quella di alzarsi di colpo dalla sedia – come se fosse stato seduto sui carboni ardenti –, lanciare uno sguardo allibito in direzione dei due che se ne stavano ancora incastrati l'uno all'altro e correre via dall'aula senza dire una parola.

«Tanjiro!» Urlò Kyojuro, nella speranza di fermare il ragazzo prima che potesse lasciare la stanza. Ma Tanjiro non si fermò, né si voltò indietro per guardarlo ancora una volta.

«Finalmente sei mio.» Disse Akaza, trionfante.

Aveva sperato che le cose potessero andare proprio in quel modo, quando aveva iniziato a mettere in atto la sua vendetta, ma non avrebbe mai immaginato che si sarebbero concluse così bene. Sogghignò compiaciuto, quando l'immagine inequivocabile della chiazza scura che si era formata sul tessuto dei pantaloni di Kamado fece capolino tra i suoi pensieri. Era sicuro che il ragazzo più giovane fosse scappato via per l'imbarazzo e per il tormento che doveva averlo afflitto di fronte all'idea di aver goduto per via di quello spettacolino, ma si tenne quell'idea per sé. Prima Kyojuro si convinceva che era stato abbandonato dal suo amore, meglio sarebbe stato per lui.

«Non ti mettere in testa strane idee, Soyama. Lo sai perché l'ho fatto, perché mi sono lasciato trattare così.» Rispose Rengoku, strattonando i polsi per cercare di liberarsi dalla morsa del nodo.

Da una parte, avvertiva il bisogno di correre dietro a Tanjiro, di spiegargli che se si era eccitato, era stato solo perché se l'era trovato seduto di fronte mentre lo guardava con quei suoi grandi occhi vinaccia. Ma, dall'altra parte, sentiva che non sarebbe stato del tutto sincero né con il ragazzo né con sé stesso: non poteva negare di aver provato piacere, nel sentire il sesso di Akaza spingersi in profondità dentro il suo corpo, premendo contro quel punto sensibile ed erogeno che lo aveva fatto gemere più di una volta.

«Molto nobile, da parte tua. Ma tu sei davvero convinto di poter continuare a guardarlo negli occhi, dopo tutto questo? Di poter fare l'amore con lui senza pensare a me? Hai visto come ha reagito, no? Anziché restare qui e prendersi cura di te, ha preferito abbandonarti e scappare via.» Disse Akaza, abbracciando Rengoku e premendoselo un po' di più contro il petto. «Ormai mi appartieni, anima e corpo, e lui l'ha capito prima di te.»

Niente di tutto quello che stava dicendo il ragazzo dai capelli rosa era vero, ma, in quel momento, quella sembrò l'unica verità possibile nascosta dietro il gesto di Tanjiro, l'unica che portò il professore a convincersi ulteriormente che se aveva provato piacere durante quell'amplesso, era soprattutto perché aveva goduto nel lasciarsi possedere da Akaza.




Angolo autrice:

Non sono molto convinta di questa fanfiction, ma mi andava di partecipare alle "Badwrong Weeks 2023" indette da Lande di Fandom.

L'ho scritta di pancia e riletta il giusto. Non ha una vera e propria trama e il finale è MOLTO aperto (al mio beta reader è piaciuto così, quindi abbiamo deciso di lasciarlo in questo modo), ma spero possa esservi piaciuta lo stesso~

-Fanny.

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