Dalila

Era arrivato. Finalmente.
Mi svegliai molto, molto scontenta al suono della sveglia, con tutta l'intenzione di rimanere sotto le lenzuola e ordinare a quella macchinetta infernale di andare ad autodistruggersi buttandosi da un dirupo. Poi un pensiero mi solleticò la mente. Era il primo settembre. Il primo settembre!
Balzai in piedi con un urletto eccitato e "per sbaglio" calciai la sveglia dall'altra parte della stanza. Ehi, mi aveva pur sempre svegliata ad un orario improponibile.
Finalmente si tornava ad Hogwarts. Non smettevo di saltellare in giro per l'eccitazione.
Mentre facevo colazione e giravo per casa affaccendandomi, ripassavo ad alta voce il programma della mattina.
<<Allora, alle nove appuntamento con Eulalia, volo in Thestral fino a King's Cross...>>
Tornata in camera, mi ritrovai davanti il mio solito, pazzesco casino.
<<Eulalia dice: portate bagagli piccoli o sarà scomodo trasportarli...>>
All'improvviso mi ricordai di un particolare terrificante. Bagagli piccoli. NON AVEVO FATTO IL BAGAGLIO!
<<Per tutti i tanga di Morgana!>> strillai, precipitandomi a controllare l'orario: fortunatamente era ancora molto presto e avevo tutto il tempo. Attaccato col Magiscotch al mio amato orologio a forma di oreo blu cera un biglietto scritto chiaramente nella mia calligrafi: " Cara Zaira di domattina, Non ho fatto i bagagli, quindi ti ho messo la sveglia prestissimo. Dovresti farcela. Baci, la Zaira di ieri sera".
Mi rivenne in mente solo in quel momento di aver fatto quel bigliettino la sera prima.
Ancora esaltata come un bambino alla sua prima partita, mi feci una doccia veloce e preparai con cura un enorme baule, grosso più o meno come un tavolo da pic nic.
<<Lo so, lo so>> liquidai i miei stessi pensieri << Eulalia ha detto bagagli piccoli. Lo rimpicciolirò>>
Detto fatto, non appena il baule-elefante fu pieno da scoppiare - no, non so fare valige pratiche- lo incantai con un reducio fino a farlo diventare delle dimensioni di uno zaino da scuola. Poi, rendendomi conto che non riuscivo nemmeno a spostarlo da terra, lo incantai perché pesasse di meno. Chissà cosa avrebbero pensato al Ministero di tutta quella magia minorile... Bah, Potere all'Ordine!
Io ero al quinto anno - i GUFO, santo Merlino, i GUFO...-, perciò mi aspettavo che fra quello e tutti gli impegni dell'Ordine avrei dovuto fare gli straordinari. Capita.
Stavo dando, tutta contena di essere per una volta in perfetto orario, gli ultimi ritocchi ai miei bagagli quando mi accorsi di diverse cose. Primo, quella mattina era insolitamente fresca. Secondo, dopo mesi di siccità, il cielo era nuvoloso e sembrava sul punto di mettersi a piovere sul serio. Terzo, sicuramente avevo notato una terza cosa ma ero troppo occupata a strillare e correre in giardino per ricordarmene.
Cominciò a pioviccicare mentre stavo lì in piedi sul prato, poi a piovere per bene, poi finalmente scoppiò in un temporale coi fiocchi e i controfiocchi che riempì l'aria di rombi di tuono, luce e goccioloni d'acqua fredda che mi colpivano il viso. Al primo lampo gridai di gioia.
Me ne stetti lì per venti minuti buoni, ridendo in mezzo allo scroscio d'acqua, il primo dopo mesi, quasi dimentica di che giorno fosse. Lo ammetto, stavo dando completamente fuori di matto.
Quando rientrai in casa, bagnando tutto, ero tanto fradicia che avrei potuto benissimo essermi buttata in una piscina, eppure non riuscivo a smettere di sorridere.
Finché non mi accorsi di che ore erano.
<<PORCO CRONO!>>
Il mio bellissimo essere in orario era andato in fumo.
Non so come, in circa cinque minuti riuscii a cambiarmi, prendere il baule ridotto, chiudere tutte le finestre e lanciarmi nella Dispensa Svanitrice lasciando la casa mezza allagata.
Ricomparvi al luogo dell'appuntamento con mia sorella Alex, Eulalia e il resto dell'Ordine delle Torte e ovviamente ero l'ultima arrivata. Alex mi squadrò con un sopracciglio inarcato: avevo i capelli bagnati e la maglia al contrario.
<<Pioveva!>> mi giustificai.
Poi salimmo in groppa ai Thestral e partimmo, verso King's Cross, verso Hogwarts, verso i Potter e i Weasley e Malfoy. Andammo verso casa.
Diciannove anni dopo.

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