Capitolo 6

Camila era probabilmente già uscita da casa mia, ma non dalla mia testa. È spaventoso il fatto che io sia così ossessionata dalla mia vecchia amica. Avevo trascorso l'ultima settimana cercando in qualche modo di trovare una soluzione per andare al suo compleanno. In quel preciso giorno sarei dovuta essere a Los Angeles per una conferenza stampa e, anche se organizzare il tutto sarebbe stato impossibile, chiesi del tempo libero in modo tale da arrivare a Miami nel giro di alcune ore.

Il mio personale mi considerava pazza, anzi forse lo ero. Sopportare cinque ore di viaggio per rivedere la ragazza dai capelli marroni per circa due ore, per poi tornare indietro e sopportare un altro viaggio di cinque ore, è una cosa improponibile per qualsiasi persona, ma non mi importava. Presi persino un aereo privato, per non arrivare in ritardo.

Ero seduta in un taxi e mi stavo dirigendo verso la casa dei genitori di Camila. Sapevo che il suo compleanno si sarebbe svoltò lì perché avevo chiesto a Normani qualche giorno prima. Le mie mani tremavano, sapevo che avrei rivisto, oltre a Camila ovviamente, le mie altre ex-compagne di band. Mi ero preparata mentalmente, ma non ero ancora sicura di riuscire a reggere tante emozioni. Tra di queste regnava la paura. E se mi odiassero ancora? In quel momento pensai che sarebbe stato meglio avvisare la festeggiata del mio arrivo, in modo tale che avrebbe potuto preparare anche le altre. Mi si formò un nodo in gola, che aumentava a dismisura ad ogni casa che il taxi sorpassava.

Quando la macchina si fermò pagai il tassista e scesi, ancora titubante e incerta. Mi sistemai i capelli, che erano molto più lunghi quando li piastravo. Feci un grosso respiro, aggiustai il vestito abbastanza corto, non avevo idea di cosa indossare poiché non sapevo che tipo di festa sarebbe stata e cosa più importante, chi ci sarebbe stato. Il look di Camila l'ultima volta, mi diede uno spunto, così decisi di mettere il mio vestito nero preferito con dei tacchi alti, sempre neri e in aggiunta qualche accessorio. Il tocco finale fu il rossetto, che mi fece sentire un po' più sicura di me. E avevo bisogno di coraggio quella sera.

Mi venne in mente che avrei rivisto anche la famiglia di Camila, con la quale avevo una certa confidenza e, senza dubbio, Hanna. Riuscii persino ad ammettere a me stessa che il bisogno che regnava dentro di me, di apparire bella e sicura era stato scaturito dalla donna bionda.

Non mi accorsi che ero di fronte alla grande casa da circa dieci minuti e fissavo la porta come un'idiota. Presi un altro bel respiro, chiusi gli occhi e suonai il campanello. Sembrava che fosse passata un'ora prima che la porta si aprisse di scatto.

"Lauren!" Camila esclamò con un sorriso pieno di felicità e sorpresa stampato sulla faccia.

Mi abbracciò, più forte della volta precedente e riuscii a ricambiare l'abbraccio posizionando le mie braccia attorno al suo piccolo corpo.

"Buon compleanno!" Dissi sorridendo e lasciandola andare. Scosse la testa velocemente, come se non avesse ancora realizzato che fossi davvero lì.

"Grazie!" Rispose e dandomi una pacca sulla spalla scherzosamente "Mi hai davvero sorpresa, non avrei mai pensato che saresti venuta."

"Beh nemmeno io l'avrei mai pensato, finché non solo salita sull'aereo." Le spiegai, sorprendendola ancora di più.

"Hai preso un volo per venire qua?"

"Cinque ore di viaggio bastano per essere invitata, vero?" Dissi nervosamente, perché ero ancora fuori dalla porta.

"Certo! Scusa, entra." I suoi occhi diventarono pensierosi.

Apparentemente sembrava stranita dal fatto che avessi impiegato così tanto tempo per arrivare al suo compleanno, ma per me era una cosa normalissima. Entrai in casa, piena di decorazioni festive che la rendevano ancora più bella e vivace. Era la prima volta dopo tanti anni che entravo in quella casa.

Questa volta la giovane donna era più stupenda dell'ultima volta. I suoi lunghi capelli erano ondulati e un pochino più voluminosi, e ovviamente indossava un cerchietto con il fiocco. IL vestito grigio che indossava accentuava le sue lunghe gambe e le perfette curve. Aveva trovato la perfetta combinazione tra il look maturo e il look da festa, indossando per altro un braccialetto ed una collana molto costosi a prima vista. Era impossibile non osservarla. I miei occhi analizzarono ogni dettaglio del suo corpo, mentre lei mi guidava nella sala.

C'era talmente tanta gente che mi sentivo quasi come se fossi sul palco. Era difficilissimo capire chi fossero, tutti ridevano, messaggiavano e ballavano. Ma poi sentii una voce familiare chiamarmi.

La madre di Camila. Le sue braccia erano aperte, pronte per un caloroso abbraccio. Notai subito una grossa differenza in lei. I suoi capelli erano corti, a causa della chemioterapia che la figlia mi aveva accennato. Decisi di non mostrare molta attenzione e non dare nell'occhio mentre la osservavo. Il sorriso sulla mia faccia era comunque più vero di quello della donna che avevo tra le braccia.

"Ay, mi hija." Mi chiamò figlia in spagnolo, carezzandomi il braccio.

"E' un piacere rivederti, mi sei mancata." Dissi sinceramente. Era sempre stata come una seconda madre per me.

"Dios mìo! Guardati, sei bellissima!" Esclamò, portandosi una mano al petto come se fosse stata abbagliata dalla mia 'bellezza'. Le mie guance si colorarono di rosso.

"Anche tu." Risposi prendendole una mano e sorridendole. I suoi occhi si spalancarono per un secondo. Mi sorrise di rimando.

Mi girai e vidi Camila osservarci con la coda dell'occhio. Dopo aver salutato sua madre, feci lo stesso con le altre persone della sua famiglia che riconobbi subito. Quando rimanemmo finalmente sole la guardai. Era di fronte a me con un bicchiere di vino in mano, ovvio.

"In realtà non ho un regalo," Ammisi, ma continuai subito prima di farmi interrompere "ma, ho pensato a quello che hai detto riguardo al progetto di beneficenza, sul cancro immagino, giusto?" E lei annuì.

"Ho già parlato con alcune persone e ho deciso di dare una mano, quindi pensavo che avrei potuto fare un concerto di beneficenza, dove mi sarei esibita per raccogliere soldi e donarli a te e a tua madre." Spiegai la mia idea per il suo regalo di compleanno.

I suoi occhi marroni si soffermarono sui miei verdi e li guardarono intensivamente.

"Cosa..? Sembro arrogante o qualcosa del genere?" Ero spaventata, ma per fortuna lei scosse la testa dolcemente e mi sorrise, prima di mordersi il labbro inferiore. Guardando altrove per un secondo, la donna difronte a me sembrava essersi persa in dei pensieri.

"Mi sei mancata." Disse improvvisamente con un tono che fece accelerare il mio battito cardiaco.

Avrei voluto dirle lo stesso, ma ero troppo emozionate ed in più vidi lei avvicinarsi a me per poi affondare tra le mie braccia. Oh mio Dio, mi sentivo come se stessi per svenire. Per altro, vidi che Ally Dinah e Normani si stavano avvicinando. Mi preparai all'imbarazzante momento che sarebbe dovuto arrivare, ma le tre ragazze spinsero Camila e me in un abbraccio di gruppo. I miei occhi si riempirono di lacrime.

Quando ci staccammo dall'abbraccio sentii un dolore forte attraversarmi il corpo, erano passati anni.

"E' passato tanto tempo." Ally ruppe il silenzio ed io annui solamente, cercando di trattenere al meglio le lacrime. Ad un certo punto notai che la più grande aveva il pancione.

"Oh mio Dio Ally, congratulazioni!" Mi coprii la bocca dall'emozione.

Sorrisero tutte quante e vidi alla mano, sempre di Ally, un anello. Era per caso sposata? Mi sentii in colpa per non essere stata parte della loro vita.

"Grazie. Sono solo al quarto mese, ma comunque non posso aspettare."

Iniziammo a parlare del più e del meno. Non sapevo come, ma non c'era tensione tra di noi mentre discutevamo. Erano passati troppi anni. Tutte e quattro le donne mi raccontarono la loro vita ed io ero così interessata nello scoprire cosa avevano fatto in quegli ultimi anni. Mi sentivo anche triste perchè, a differenza di loro, io non ero felice della mia vita.

Tutto d'un tratto la luce si spense e tutti iniziarono a cantare tanti auguri a Camila ed io ovviamente mi aggiunsi al coro. La madre della festeggiata la raggiunse con un'enorme torta di cioccolato. La festa era iniziata in quel momento. Adesso tutti ridevano ed urlavano più forte di prima.

Dopo un po' trovai Camila con un gruppo di suoi amici. Non mi accorsi subito che mi stesse facendo segno di seguirla.

"Lauren, questi sono i miei amici di scuola." Me li prensentò uno ad uno. MI ricordai che dopo il successo con le Fifth Harmony si era iscritta ad un college.

"Mi hanno obbligata a giocare a 'Non ho mai'." Sogghignò, era brilla. Apparentemente aveva bevuto a causa del gioco.

"Gioca anche tu, dai!" Una delle ragazze mi chiese, porgendomi un bicchiere di vino.

Decisi di farlo, solo per stare vicino a Camila in quel momento. La stessa ragazza continuò.

"Non ho mai... fatto sesso con una donna." Sorrise e Camila girò gli occhi al cielo, per poi bere un sorso della sua bevanda.

In quel momento realizzai che avrei dovuto bere. Il mio corpo si congelò ed i miei occhi si concentrarono sul mio bicchiere. Loro non sapevano che avrei dovuto farlo, a parte la mia amica. I secondi passavano ed io continuavo a fissare il liquido rosso nel bicchiere senza muovere un muscolo. Qualcun altro parlò, ma non capii neanche cosa disse perchè i miei occhi si alzarono ed incontrarono quelli di Camila. Sembrava ferita, ma cercò di coprire il suo dolore con un sorriso falso.

Cazzo, che cosa ho fatto? L'ultima cosa che volevo era farla stare male ed in quel momento ci ero riuscita. Mi sentivo un'idiota. Sentii la giovane donna alzarsi ed andare via, ma io aspettai qualche minuto per poi seguirla.

Arrivai da lei e la vidi sdraiata sulla veranda, così chiusi la porta alle mie spalle. Era la prima volta di quella sera che eravamo sole.

"Stai bene?" Chiesi con calma dirigendomi verso di lei.

"Perchè non hai bevuto?" Chiese subito senza rispondermi. Fissò i miei occhi e quel gesto mi congelò, ancora una volta.

"Non lo so." Cercai di spiegare, perché davvero non sapevo darle una risposta seria.

Guardò per terra e si concentrò sui suoi piedi che dondolavano, segnalando che fosse nervosa. Tutte e due restammo in silenzio per qualche secondo. Avrei voluto dire qualcosa, ma non sapevo cosa.

"Sei imbarazzata da ciò che abbiamo fatto?" Parlò ancora anticipandomi, con una voce al quanto pericolosa ed arrabbiata. "E' così imbarazzante da dover ammettere anche se non avresti dovuto dire che ero io? Oppure, è stato talmente insignificante da non contare?"

Le sue parole e il dolore in esse erano come dei pugnali nel cuore. Ero completamente in shock.

"So che per te è stato solo un gioco.. o un esperime-"

"Non lo è stato per te?" La interruppi perchè non sapevo dove la conversazione potesse andare a finire.

Mi guardò incredula, rendendomi ancora più a disagio.

"Perchè rendi le cose così difficili, da non capire l'evidente?" La sua voce era bassissima, quasi un sussurro. "Ho sempre saputo che tu non provassi lo stesso, ma dopo tutto questo tempo puoi anche ammettere di sapere come mi sentissi."

La mia testa stava per esplodere. Non ero pronta per quello che Camila mi stava dicendo in quel momento. Una sincera confusione apparve nel mio volto, cosa che fece sospirare la donna.

"Come può una persona così intelligente essere tanto stupida?" Rise nervosamente, rendendomi ancora più confusa. Non riuscii a parlare, perché parte di me, nascosta nel profonda del mio cuore, sperava che lo dicesse. E lo fece.

"Ero innamorata di te, Lauren."

Quelle parole mi colpirono come un mattone sulla testa. Le mie labbra si aprirono dallo shock.

"Sto interrompendo qualcosa?" Parlò una voce diversa qualche secondo dopo la confessione della mia amica. Ma la mia testa era già altrove.

*Flashback*

Ero appoggiata alla porta dell'appartamento del gruppo quando delle mani virili si fecero spazio sotto la mia gonna.

"No, fermati." Dissi e guardai in paio di occhi blu, quelli di Jason. Il ragazzo dai capelli neri mi stava perseguitando da un po' ed ora era riuscito a prendermi. Ultimamente uscivamo insieme, ma non era nulla di serio. Il fatto che avesse ventotto anni ed io solo venti rendeva la cosa ancora più eccitante, ma non significava per niente che gli avrei dato quello che voleva subito.

Affondò la sua testa sul mio collo per cercare di farmi un succhiotto ma io lo spinsi via. "No aspetta, non voglio continuare a perdere tempo per coprire tutti i tuoi succhiotti." Dissi e Jason si lamentò.

"Sicura che non vuoi che entri?" Cercò di convincermi con un tono seducente, ma mi sorprese quando sentii la sua mano, questa volta sotto la mia maglietta.

"Le buone cose arrivano quando si aspetta." Lo stuzzicai.

Anche se non era una cosa seria, mi piaceva abbastanza da portarmelo a letto. Era carino e tenero. Beh, forse non tanto tenero, anzi per niente tenero, ma era comunque figo. Gli strofinai i capelli e gli diedi un altro bacio.

"Uhm, scusate.." Sentii una dolce voce familiare interromperci.

Camila non incontrò il mio sguardo, era lì, davanti all'entrata dell'appartamento, ma io e Jason stavamo bloccando il passaggio.

"Scusa." Dissi spostandomi velocemente. La ragazza dagli occhi marroni entrò e sbattè la porta lasciando me e Jason di nuovo da soli.

"Dovresti andare, ho bisogno di dormire ma ti chiamerò." Il ragazzo mi diede un altro bacio per poi allontanarsi.

Io e le ragazze eravamo al quarto anno di carriera e stavamo lavorando per il nostro terzo album, quindi il giorno dopo saremmo dovute andare alla casa discografica. Per qualche giorno ci eravamo trasferite in questo piccolo appartamento a Miami, anche perché iniziavamo ad evitare il più possibile gli hotel.

Mi diressi verso la mia stanza e qualcosa dentro di me diceva che qualcosa con Camila non andava. Dopo la nostra ultima notte insieme e la sua "promessa", la ragazza aveva iniziato ad ignorarmi. Era passato un intero anno, con lei che faceva finta che io non esistessi. Circa qualche mese fa per fortuna avevamo iniziato a riavvicinarci, ma non più come una volta. Non avevo mai capito perchè lei avesse reagito così al nostro esperimento, ma io non ebbi nemmeno il coraggio di chiederglielo.

Cambiai direzione e mi diressi verso la sua stanza. Bussai leggermente, ma nessuno rispose. Poi però notai che non aveva chiuso la porta a chiave, così decisi di entrare. Quando i miei occhi la trovarono sdraiata sul letto con le cuffiette nelle orecchie, capii subito che qualcosa non andava. Balzò in aria sorpresa.

"Scusa, ho bussato ma.." Le spiegai.

Si tolse alcune lacrime che ricoprivano il suo dolce volto.

"No tranquilla, vuoi qualcosa?" Cercò di sembrare calma.

"Perchè stai piangendo?" Chiesi ignorando la sua domanda. Rimasi colpita, volevo sapere cosa le fosse successo e, magari, aiutarla.

"Non sto piangendo." Mentì spudoratamente e poi tentò di uscire dalla stanza o forse scappare da me.

"Camz." Mi sfuggì il soprannome con cui non la chiamavo da tempo. La afferrai per un polso, impedendole di andare via.

"Lauren, per favore. Non posso parlarti di questo." Mi supplicò con voce tremante.

"Perchè?" Chiesi silenziosamente, sempre tenendola per il polso.

Lei però non rispose, ma si morse il labbro inferiore, segno che era sul punto di piangere. Infatti una piccola lacrima scese di nuovo sulla sua guancia. Odiavo vederla piangere. Istintivamente feci qualcosa che non facevo da tanto tempo, la abbracciai.

Sentii il suo esile corpo dimenarsi tra le mie braccia all'inizio, ma senza risultato perché io la tenetti stretta a me. Pian piano si lasciò coccolare.

"Shh, va tutto bene. Ci sono io, ci sarò sempre. Puoi parlarmene tranquilla." Cercai di dirle, ma la sentii singhiozzare.

Passarono alcuni minuti finché non si calmò e si stacco da me, giusto poco per guardarmi in faccia. Con il mio pollice tolsi le lacrime rimaste sul suo volto.

"Sarò sempre tua amica." Dissi e vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime ancora una volta 'Ho detto qualcosa di sbagliato?'

Guardò a terra e scosse la sua testa per poi rialzare il capo ed incontrare i miei occhi. Sentii dal nulla una mano infilarsi sotto la mia maglia ed iniziare a carezzarmi la pelle.

"Camila, no." Cercai di protestare, con meno cattiveria possibile perchè non volevo farla stare male ancora. Sarebbe stata una terribile idea farlo. C'era una parte di me che voleva continuare? Assolutamente! Ma il dolore e la paura di perderla ancora era più grande.

Le sue labbra incontrarono le mie ed il mio cuore collassò in una marea di sentimenti che non avrei voluto provare.

"Non posso..." Respirai attaccata alle sue labbra, quando sentii la sua mano ancora sopra il mio bacino.

"Per Jason?" Chiese mostrandomi i suoi occhi a malapena aperti colmi di lacrime, prossime a scendere.

"No, perchè non posso perderti di nuovo." Ammisi con calma. "Non voglio rovinare la nostra amicizia un'altra volta e farmi odiare da te per un anno intero, come è successo dopo quella notte. Fa molto male..."

"Non mi perderai." Sussurrò.

Il mio corpo iniziò a reagire alle sue gesta. La pelle d'oca formatasi era la dimostrazione di quanto fosse difficile per me resisterle. Non sapevo come facesse a farmi sentire così, da dove usciva tutta quella forza?

Non riuscii a trattenermi e quindi ricambiai il bacio quando le sue labbra toccarono le mie. Mi sentivo maledettamente bene! Tra la mia testa e il mio cuore c'era una battaglia. Mi dicevano di fare l'esatto contrario. La ragazza iniziò a baciarmi il collo, io chiusi gli occhi e mi lasciai andare, spostando la testa leggermente da una parte per darle più accesso. Passando la mia mano sui suoi capelli, rimasi sorpresa da quanto Camila fosse dominante.

Mi stava praticamente divorando il collo, ma tutta me stessa adesso voleva di più. Le sue mani afferrarono il bordo della mia maglietta ed io alzai le braccia per aiutarla. Subito dopo mi ritrovai con la parte superiore coperta solo dal reggiseno rosso. Mi morsi il labbro seduttivamente mentre la notavo osservarmi.

Posai l'indice sotto il suo mento per obbligarla a guardarmi di nuovo. Avevo bisogno di perdermi ancora una volta in quegli occhi marroni. Mi sorrise per la prima volta quella sera, facendomi sentire meglio. Dopo le nostre labbra si incontrarono di nuovo, ma questa volta con più passione.

Iniziò a camminare all'indietro, trascinando entrambe verso il letto. Quando lo raggiungemmo, perse ancora nel bacio passionale, con i respiri pesanti, non esitammo e ci lasciammo cadere sopra di esso. La liberai dalla sua maglietta e dai pantaloni. Le sue dita iniziarono a sbottonarmi la gonna ed io la aiutai.

Rimanemmo solo in intimo, a baciarci e carezzarci sopra il letto. La sua pelle era così soffice ed unica. Cercai di accarezzare ogni parte del suo corpo senza lasciare le sue labbra. Catturai il suo labbro inferiore tra le mie labbra. Aveva davvero imparato tanto dalle nostre volte perché quel bacio per me era uno dei più baci sexy che avessi mai dato.

Il mio ginocchio stava leggermente aprendo le sue gambe, in modo tale che io riuscissi a posizionarmi tra di loro. I nostri occhi si incontrarono e mi sorrise facendomi capire che lo voleva davvero. Non ero mai stata a letto con una ragazza, fatta eccezione quella volta con Camila un anno fa. Era più eccitante di quanto mi aspettassi, ma sapevo che era solo ed ancora un esperimento o qualcosa per divertirsi, vero?

Mi agitai istintivamente e intanto pensavo cosa sarebbe piaciuto a Camila. Così iniziai a strusciare i miei fianchi sopra i suoi, facendo ansimare entrambe. L'attrito che c'era tra le nostre mutande, che si stavano scontrando tra di loro, mi fece gemere. Ed anche Camila lo fece.

Adoravo quel suono, soprattutto quando era smorzato e incontrollabile. Decisi di continuare lentamente ruotando i miei fianchi sopra i suoi. Essendo sopra di lei, le sue mani iniziarono a graffiarmi per tutta la spina dorsale finché non arrivarono sul mio fondo schiena e, dopo essersi infilate nel mio intimo, palparmi il sedere.

Le mie labbra formarono un sorriso sopra le sue e lei rilasciò un altro gemito. Però si stacco improvvisamente, continuando a carezzare la sua vita contro la mia. Io slacciai il reggiseno che copriva quello spettacolo, per poi prendere un suo seno con una mano.

"Lauren." Ansimò e lanciò la sua testa all'indietro. Era la cosa più erotica di sempre.

Volevo di più, di più e sempre più reazioni come queste. Con attenzione, tastando il terreno, giocai con l'elastico delle sue mutande. Il mio pollice carezzò accuratamente la pelle attorno ad esso, segnalando chiaro e tondo cosa volessi.

"Toglile." Disse respirando affannosamente, e facendo tremare il mio corpo a causa di quella voce.

Mi staccai da lei e mi inginocchiai sul letto per togliere l'ultimo indumento che la copriva.

Camila non aveva mai rivelato a nessuno di avere un ragazzo (o una ragazza), quindi pensavo di essere la sua prima volta. Parte di me era impaurita perché non ero sicura che si sentisse di condividere la sua intimità con me. Ma l'altra mia parte non riusciva a rifiutare il sentimento che cresceva in me e che mi faceva sentire completa quando stavo così vicina a lei.

Si alzò leggermente per riportarmi vicino a lei. Iniziai a baciarle il corpo e a far scendere la mano tra le sue gambe. Rilasciò un gemito quando le mie dita raggiunsero la parte più intima del suo corpo e questa volta non c'era nessun tessuto. Solo noi e la voglia di darci piacere.

Iniziai a massaggiare la parte più sensitiva, ricordandomi dell'ultima volta che lo avevo fatto e la sentii subito gemere. Si dimenava sotto il mio tocco ed io sapevo che stavo facendo le cose nella giusta maniera. Colsi l'opportunità e lasciai entrare un dito dentro di lei. Il suo corpo si irrigidì immediatamente.

"Stai bene?" Le chiesi e lei annuì subito "Ti sto facendo male?" Continuai a chiedere.

"No... per favore, continua..." Disse con una voce talmente eccitante da farmi tremare.

Aspettai che si abituasse alla nuova sensazione di piacere, concentrandomi sul suo collo e baciandolo con più passione possibile. Mossi il mio dito gentilmente e iniziai a mantenere un ritmo costante per farla sentire a suo agio. Il suo respiro diventò pesante e molto veloce e ci volle solo un minuto prima che il corpo di Camila si irrigidisse un'altra volta e raggiungesse l'orgasmo. Ero un pochino sorpresa perchè era successo abbastanza rapidamente, ma amai vederla perdere il controllo.

Mentre ansimava sotto di me sorrise timidamente.

"Scusa." Sussurrò.

Sembrava imbarazzata per essere venuta così velocemente. Sorrisi e baciai di nuovo le sue stupende labbra, quando sentii improvvisamente una mano prendermi il seno. Ora tra le due quella che ansimava ero io. L'ultima volta l'avevo fermata, ma questa volta ero curiosa di vedere come avesse ricambiato.

Mi sentii rotolare su me stessa e la giovane ragazza si posizionò a cavalcioni su di me, togliendomi il reggiseno. I suoi occhi diedero un'occhiata al mio petto, ma poi vennero sostituiti dalle sue labbra. Gemetti quando con esse iniziò a massaggiarmi il capezzolo destro. Non me lo sarei mai aspettata, ma chiusi gli occhi e mi lasciai andare a quella sensazione magnifica. Posizionai una mano sui suoi capelli e la incoraggiai a continuare.

Le sue labbra sembravano lasciare una striscia bollente sulla mia pelle. Mi sentivo in fiamme ogni volta che la sua bocca incontrava il mio corpo. Stava facendo tutto nel modo giusto e non potevo crede a quanto mi riuscisse ad eccitare. Le sue dita sottili si infilarono sotto il mio intimo ed mio mi morsi talmente forte il labbro che iniziai a sanguinare.

"Oh dio..." Gemetti.

Solitamente non era facile darmi piacere, ma le sue soffici labbra e la sue mani delicate mi mandarono alle stelle. I suoi morbidi capelli sollecitavano la mia pelle ed io intanto continuavo ad ansimare sotto il suo tocco. La mia mano trovò la sua per incitarla ad andare più forte. E lo fece, facendomi tremare e gemere per l'orgasmo appena avuto.

Mi staccai e la guardai dolcemente per poi carezzarle la guancia. In teoria non sarebbe dovuta andare così, ma era stato così appagante, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Tra di noi c'era una connessione incredibile.

Eravamo entrambe sdraiate sul letto a guardarci, sorriderci e sfiorarci. La baciai di nuovo interrompendo la distanza fra i nostri volti. Non volevo fermarmi, non sapevo perché. Ero spaventata da quello che provavo. Ma avrei dato la vita per sapere cosa stesse pensando Camila in quel momento.

Camila's POV

Come facevo ad essere ancora lì? Nel letto, con la mia migliore amica e questa volta non era solo per scherzare e baciarci per divertimento. O almeno, non lo era mai stato per me. Ho dato la parte più intima di me stessa alla persona di cui mi fidavo di più. Di solito questa esperienza si potrebbe definire 'prima volta'?

L'unico problema era che lei non provava lo stesso. E lo sapevo. Nonostante fossi stata male per anni, avevo deciso di non soffrire in quel momento e di lasciarmi andare ancora, di farlo di nuovo anche se non mi amava. La amavo abbastanza da riuscire a sopportare tutto quel dolore. Non riuscirò mai ad amare qualcun altro nello stesso modo in cui ho amato la ragazza dai capelli neri, che ora si trova di fianco a me.

Mi trovavo benissimo così, era diciamo la mia situazione ideale. Non centrava nulla con il luogo, il tempo o qualcosa del genere, ma dipendeva dalla persona. Nessuno era più perfetto di Lauren. In tutti gli anni in cui sono stata con lei ho sempre tentato inutilmente di trovare qualcuno per sostituirla. Qualcuno di cui mi sarei potuta innamorare, per dimenticarla. Ma non ho mai trovato nessuno.

A volte mi spaventava quanto perfetta potesse essere ai miei occhi. All'inizio pensavo fosse soltanto ammirazione per il talento, ma poi capii che mi piaceva anche la sua personalità. Aggiungendo poi l'attrazione fisica, capii che mi ero innamorata di qualcuno che non avrebbe mai ricambiato. Era sicura di sé, sexy, intelligente e riusciva sempre a rendermi felice. La mia ovvia adorazione per lei era abbastanza evidente e da lì ebbe il suo inizio la storia delle 'camren'.

Il problema era che io non ero arrabbiata per quello che le persone dicevano su di me e Lauren. Era lei che mi faceva capire che non c'era nulla e che loro si sbagliavano. Era come se volesse respingere l'idea che tra di noi, forse, c'era più di una semplice amicizia. In parte non potevo biasimarla perché non ero ancora sicura di aver accettato la mia sessualità, ma parte di me era incredibilmente distrutta.

Siamo andate oltre ed ora ci ritroviamo qui. Guardarci negli occhi, mi distruggeva perché sapevo che lei non mi avrebbe mai guardata così. I suoi occhi verdi mi trasmettevano tenerezza e un senso di protezione. Voleva essere sicura che stessi bene, anche se l'avevo obbligata a fare tutto ciò. Era una cosa che amavo molto di lei, la sua attenzione verso di me.

C'erano stati così tanti momenti in cui lei mi lanciava quegli sguardi. Quello di adesso era persino diverso, più profondo, cosa che mi fece pensare che lei ricambiasse i miei sentimenti. Quei cazzo di occhi verdi mi facevano impazzire.

Continuai a baciarla e carezzarla il più possibile perché sapevo che sarebbe stata l'ultima volta. Non potevo più iniziare ad ignorarla, ma dovevo fermarmi con tutto questo.

Per quanto fosse difficile, dovetti lasciare andare.

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