Capitolo 48

Aprendo lentamente gli occhi, le mie pupille si concentrarono lentamente su ciò che mi circondava. Qualche altro secondo fu necessario per svegliarmi completamente. Ho stirato i muscoli doloranti molto delicatamente e ho rilasciato un gemito strozzato perché odiavo la sensazione di dolore nel mio corpo. Non c'era motivo per la mia frustrazione, e ho dovuto accettare che quelle erano le ultime volte in cui avrei dovuto combattere questi effetti collaterali indesiderati, dato che la mia chemioterapia era ufficialmente giunta alla fine pochi giorni prima.

Il semplice pensiero di aver finito fu un sollievo e mi fece dimenticare il dolore alle mie membra. Rotolai dalla mia parte e vidi la giovane donna sdraiata sullo stomaco, che dormiva ancora pacificamente accanto a me. La notte passata era stata piuttosto emozionante per me, ma la sua compassione mi aveva fatto sentire abbastanza al sicuro da permettermi di eliminare il disagio emotivo. Mi ricordai che mi teneva stretta e non mi lasciava andare mentre piangevo da un po'. Ad un certo punto mi sono addormentata e mi sono sentita come una persona nuova stamattina. Forse quel piccolo sfogo è stato il mio modo di affrontare e trovare la chiusura di un capitolo molto carico emotivamente della mia vita.

Non avrei potuto essere più grata per Camila. I miei occhi osservavano ogni piccolo dettaglio della bellissima donna addormentata. I suoi capelli castano chiaro coprivano metà del suo viso mentre le sue spalle nude e la parte superiore della schiena erano quasi completamente scoperte, a causa della coperta che copriva solo la parte inferiore del corpo. Cominciai ad accarezzare dolcemente le sue scapole. I miei polpastrelli si erano a malapena messi in contatto, ma ho sentito subito il calore del suo corpo all'istante. Non era per svegliarla, ma guardando la sveglia, ho visto che sarebbe suonata a momenti per prendere il volo per Miami. Fino ad allora, volevo cogliere le mie possibilità e godermi l'incomparabile felicità di essere così vicina a lei.

"Perché mi stai... fissando di nuovo?", improvvisamente sentii la voce rauca di mia moglie. Ho sorriso immediatamente e ho amato la sua voce al mattino presto. Era ancora più roca del solito e attraente.

"Perché sei carina", sorrisi leggermente e continuai a tracciare la sua colonna vertebrale con l'indice. I suoi occhi erano ancora chiusi e sapevo che non era una persona mattiniera. Le era sempre servito un po' di tempo per alzarsi dal letto e oggi non sembrava diverso. Non che mi stessi lamentando, visto che adoravo vivere quei semplici momenti tra noi.

"Sei così superficiale", ovviamente Camila mi prese in giro e vidi anche gli angoli delle sue labbra incurvarsi.

"Hai ragione. Ti ho sposato solo perché sei sexy", ho continuato e sapevo che questo era solo l'inizio dei nostri scherzi.

"Beh, ti ho sposato solo perché sei ricca", confermò il mio sospetto scherzando ancora un po'.

"Oh, veramente? Questo mi rende la tua sugar mama allora?", chiesi scherzosamente e la sentii ridacchiare.

"Esattamente", Camila aprì gli occhi e incontrò il mio sguardo con il più grande sorriso sulle labbra. "Era tutto parte del mio piano malvagio."

"Allora questo ti rende la moglie trofeo. Ma qual era il piano malvagio?", le chiesi divertita, mentre le accarezzavo continuamente la schiena.

"Sai, farti innamorare prima di me", ridacchiò la più giovane. "E fare così tanto buon sesso con te per farti innamorare ancora di più. Ha funzionato perché ci siamo sposate e non mi hai fatto firmare un contratto prematrimoniale. Quindi ora posso divorziare da te quando voglio e ottenere metà dei tuoi soldi."

"Sei una tale idiota", ho riso con tenerezza e lei stava sorridendo ampiamente. Per quanto amassi essere romantica, adoravo Camila per questo suo lato. Fare scherzi e deriderci tutto per divertimento e lo sapevamo entrambe. "Inoltre, se tu dovessi mai divorziare da me, potresti avere tutti i miei soldi perché comunque avrei perso qualcosa di valore per me", aggiunsi più seriamente. Camila sollevò le sopracciglia.

"Vieni qui, polpetta", la voce roca richiedeva un bacio e mi chinai per premere le labbra contro le sue. Erano così morbide e piene che mi stupiva ogni volta quanto fosse incredibile. Lasciandomi andare, ho guardato i caldi occhi marroni e ho sentito il suo braccio intorno alla mia vita. Mi ha tenuta stretta in quel modo prima di continuare a parlare. "Ti senti meglio stamattina... dopo la scorsa notte?", chiese con più cautela.

"Sì, molto meglio", confermai e sorrisi sinceramente.

"Bene, allora ho adempiuto ai miei doveri, se sai cosa intendo", ha detto Camila in modo suggestivo poiché la nostra notte era stata più sperimentale prima che si diventasse emotiva.

"Giusto, quindi non sei sola la mia moglie trofeo, ma anche la mia schiava del sesso", ho riso ma i suoi occhi si sono spalancati non appena quelle parole hanno lasciato la mia bocca.

"Schiava del sesso? Wow, ora arriviamo alle cose stravaganti", ha fatto quello che ha fatto meglio, stuzzicandomi per queste cose.

"La sugar mama malata e la moglie trofeo pazza di sesso; partita fatta in paradiso", non ho potuto fare a meno di ridere di nuovo e questa volta si è unita a me nella mia risata. Non per molto però, perché ha iniziato a baciarmi il collo e mi sono lamentata inavvertitamente. "Dio, non pensi mai al sesso?"

"No, non proprio", sussurrò tra alcuni baci bagnati lungo la mia mascella.

"Camila... non possiamo farlo ora", quasi balbettavo perché non ero certo impassibile dal suo fare. "Dobbiamo partire per l'aeroporto o perderemo il nostro volo."

"Mmhh", si lasciò sfuggire come se avesse assaggiato qualcosa di delizioso. "Sarò veloce, lo prometto."

"Che cosa dovrebbe significare?", mi tirai indietro e il sorrisetto sulla sua faccia era innegabile.

"Dai, Lauren", si morse un labbro per un momento. "Sappiamo entrambe che non sei proprio difficile da accontentare."

"Scusami?!", esclamai mezza scioccata e mezza imbarazzata.

"Non è nulla di cui essere imbarazzata, tesoro", si chinò per un bacio, ma la spinsi di nuovo.

"Non è vero", volevo protestare e sentivo le mie guance arrossire.

"Sì, lo è", sorrise ancora una volta. "Voglio dire, so di essere brava in questa roba ma tu sei... piuttosto facile da soddisfare."

"Stai zitta", le ho schiaffeggiato un braccio, ma lei ha continuato ad andare avanti mentre giocavamo scherzosamente. "Non è che ti ci sia voluto così tanto tempo."

"Vero, ma ho bisogno di non più di un paio di minuti."

"Praticamente stai dicendo che sono una merda a letto?", le ho fatto il broncio e l'ho sentita afferrare il mio polso per tenerla lontana.

"No! Ovviamente no. Sto solo giocando con te", si sporse ancora una volta e mi tenne il polso tra le mani per non spingerla via. Le sue labbra coprirono le mie in un bacio più morbido. Entrambe abbiamo iniziato a sorridere nel bacio. Camila mi lasciò andare il polso e mi spinse più vicina, così non c'era quasi spazio tra i nostri corpi. Ho assaporato il movimento delle nostre labbra avide che danzavano le une sulle altre. La discussione era finita e per quanto mi concedessi, non era nulla in confronto alla sensazione di baciare la persona che significava il mondo per me.

Purtroppo, non abbiamo avuto molto tempo. La sveglia si è spenta dopo qualche altro momento di affetto. Dopo qualche esitazione, Camila si alzò e ci preparammo a partire per l'aeroporto. Avevo bisogno di più tempo del solito perché mi sentivo ancora debole e non potevo fare le cose più semplici in un lasso di tempo che volevo. Era paziente come sempre e abbiamo incellofanato tutto perché non saremmo tornate a New York per sei settimane. Poi, saremmo tornate per il mio ultimo appuntamento con la dottoressa Phelps dopo la radioterapia a Miami, prima di andare finalmente in Italia.

Ma per ora ci dirigevamo verso la nostra città natale. Era strano essere di nuovo a Miami per me. Anche se dovrei considerarla casa, non avevo una casa da un po'. La cosa più vicina che avevo creato in una casa era stata New York negli ultimi tre mesi con Camila. Questo significava solo che dovevo creare una nuova casa con lei a Miami. Questa sarebbe stata più stabile a lungo termine. Sei settimane erano una buona partenza, prima di andare in Italia.

Dopo esserci sistemate nell'appartamento di Camila dopo un lungo volo, ero decisamente stanca. La mia radioterapia sarebbe iniziata il giorno dopo, quindi oggi avevo avuto il via libera. Avevamo bisogno di un po' di tempo per sistemarci comunque. Il suo appartamento, no, era il nostro appartamento ora, mi faceva sentire più a mio agio di quanto mi aspettassi. Mi sono sentita a mio agio a tornare qui. Per non parlare del clima più caldo che mi stava già sollevando il morale. Ero abituata alla neve e semplicemente freddo, ma a Miami faceva caldo. Non è mai stato veramente freddo ad essere onesti. Per la prima volta da molto tempo, mi sentivo come se fossi di nuovo in contatto con la mia città natale. Le mie preoccupazioni per non essere in grado di creare un'altra casa qui svanirono all'istante.

Camila ha iniziato a disfare gli oggetti più necessari e io mi sono presa il tempo per riposare. Mi sono seduta sul balcone e mi sono goduta i caldi raggi di sole che colpivano la mia faccia. Anche se volevo aiutare mia moglie, sapevo che avrei dovuto risparmiare energie e che non mi avrebbe permesso di alzare un dito dopo il lungo volo. Non appena aveva terminato i compiti più importanti dopo essere tornata a casa, mi ha spiegato che c'era qualcosa che doveva fare oggi. La sua esitazione mi ha confuso perché non sapevo cosa fosse così urgente da non poter aspettare ed era riluttante nel dirmelo.

Ma poi me lo ha detto. Voleva andare a trovare sua madre. Ho inghiottito leggermente quando l'ho sentito dire, ma ho capito immediatamente. La più giovane non era stata alla tomba di sua madre da più di tre mesi e ho decisamente sostenuto il suo desiderio di andarci. Ho subito chiesto se potessi andare con lei. Sembrava di nuovo scioccata ed esitante. L'ho rassicurata che ora avrei potuto gestirlo. Essere al cimitero non era la scelta più ovvia per passare il mio tempo libero dopo aver combattuto una malattia pericolosa per la vita, ma mi sentivo all'altezza. E volevo stare con Camila, se lei mi avesse voluto lì.

Dopo un po' di convincimento da parte mia, ha accettato di potermi unire a lei, ma ho dovuto promettere di dirle in qualsiasi momento se mi fossi sentita sopraffatta. Non ci è voluto molto tempo prima che Sofi mandasse un messaggio a entrambe e ci chiedesse di uscire. Non avevamo visto la sorella minore di Camila da quando ci siamo sposate e abbiamo entrambe sentito la sua mancanza. Quindi la donna dai capelli chiari ha fatto sapere a sua sorella quali fossero i nostri piani e ci avrebbe raggiunte al cimitero.

Mi aspettavo di essere nervosa e a disagio, ma raggiungendo il cimitero, mi sentivo stranamente in pace. Probabilmente la presenza di entrambe le sorelle Cabello ne ha pagato un ruolo importante. Tenevo la mano della sorella maggiore mentre Sofi stringeva l'altra. Eravamo tutte e tre sedute sull'erba verde davanti alla lapide con il nome della madre. Passarono alcuni secondi e sembrava che tutti stessimo rispettando i nostri silenziosi attimi per un momento. La connessione che sentivo con la famiglia di Camila era strana; vivente e defunta. Quando mi ricordai che anche io ero una Cabello, il mio cuore iniziò a gonfiarsi nel mio petto.

"Hola mamá", Camila parlò per prima e io mi concentrai sulla sua voce dolce. "Bene, mi sono sposata", ha continuato con un piccolo sorriso e ha mostrato il suo anello. C'era una piccola crepa nella sua voce e volevo mostrarle il mio supporto, per cui posai delicatamente la mia mano sulla sua gamba. Respirò profondamente e sapevo che c'era una ragione per cui lei era qui. Doveva esserci qualcosa che doveva dire. Altrimenti non sarebbe stata così desiderosa di venire qui dopo essere atterrata solo poche ore prima.

"Non avrei mai pensato che mi sarei sposata senza di te", rivelò mentre espirava ad alta voce. "Dopo che sei andata via, sono cambiata... ovviamente. Non avevo più scelta. E mi sono risentita per questo. Ero così arrabbiata con te. Perché sapevo che saresti stata felice se un giorno mi fossi sposata, ma sapevo anche che mi sarei sentita incompleta senza che tu fossi lì", spiegò mia moglie ulteriormente mentre i miei occhi erano incollati a lei ora, osservandola attentamente. "O almeno lo pensavo", aggiunse e incontrò il mio sguardo per un breve momento. "Non è che non mi sei mancata al matrimonio, o che non mi manchi tutti i giorni ma... non mi sono mai sentita così completa in tutta la mia vita. A volte mi sento in colpa perché penso che non dovrei sentirmi così felice senza di te. Ma lo sono. In fondo so che vuoi che io sia felice ed è per questo che sono venuta qui. Voglio che tu sappia che non devi più preoccuparti."

Il mio cuore stava seriamente per esplodere con la quantità di emozioni che sentivo mentre la sentivo parlare in modo così sincero.

"Quando eri malata, mi sono chiusa. Ero lì per te, ma non ero proprio lì. Emotivamente mi sono controllata e ora so che non potrei capire cosa stavi passando in quel momento. Questa volta non mi sono controllata. Questi ultimi mesi con Lauren sono stati duri, ma mi hanno anche guarito in un modo molto strano. Avrei voluto capirlo prima. Ma la cosa più importante che volevo dirti era... che ti perdono", sospirò Camilla in tono sommesso, ma rassicurante. "Ti perdono per avermi lasciato. Hai fatto il meglio che potevi e finalmente l'ho capito. Quindi ti perdono perché ho bisogno di quella pace nel mio cuore e so che lo fai anche tu."

La sua mano si asciugò rapidamente una singola lacrima dalla guancia e le strinsi dolcemente la coscia. Non volevo essere prepotente. Questo riguardava lei e sua madre. Essere presente per quel momento mi è sembrato più speciale di quanto potessi articolare comunque. Avevamo fatto tanta strada. Mi sono ricordata di sua madre che moriva, come se fosse successo il giorno prima. Tutto il dolore, il dolore e l'angoscia sembravano guarire con il mio processo di guarigione.

Forse c'era del vero in quello che mi aveva detto una volta Camila; che c'era una ragione per tutto questo al di là di ciò che avevamo capito. E se mi fossi ammalata per guarire ciò che era stato rotto dentro di me prima? E se io e Camila ci fossimo riunite al momento giusto per poter guarire il suo cuore spezzato dalla perdita di sua madre? Non potevo rispondere a quelle domande, ma non ne avevo più bisogno. Essere qui, sopravvivere a tutto ciò che eravamo sopravvissute negli ultimi dieci anni era tutto ciò che contava per me. Non cercavo risposte perché avevo tutto ciò che volevo e di cui avevo bisogno.

"È orgogliosa di te", dissi dopo che Camila si era calmata. La sua testa si girò verso di me per fronteggiarmi e vidi quel suo sorriso perfetto.

"Lo so", annuì e mi prese la mano tra le sue. "E anche lei è fiera di te. Per combattere ciò che non poteva combattere lei. Per non esserti arresa."

"Abbiamo perso una donna Cabello, ma ne abbiamo ricavata un'altra", intervenne improvvisamente Sofi e le sue parole mi colpirono. Sorrisi tra le mie lacrime mentre la più giovane posava la mano sopra la nostra. "E sono così orgogliosa di entrambe. Non avete idea di cosa significhi avervi entrambe come modelli di riferimento. Non potevo chiedere una sorella migliore e una cognata migliore."

"Fermati, mi stai facendo piangere", ho riso dolcemente, ma la mia voce era tremolante.

"Ok, mi dispiace", l'adolescente ha risposto con un sorriso sincero. "Ma lo dico sul serio e volevo che voi sapeste che sono così felice che siate tornate a casa."

Casa. Questa era casa mia, non è vero? Non era per il posto. Riguardava le persone che mi amavano e anche io amavo. Questa realizzazione si manifestò in quel momento. Restammo tutte zitte e per un po' di tempo, ma non fu scomodo. In effetti, sembrava maledettamente perfetto anche se l'ambientazione non lo suggeriva. Mi sono sentita a casa per la prima volta dopo un'eternità.

Sulla via del ritorno verso l'appartamento, Camila ha sorpassato un edificio che ha acceso un ricordo. Per qualche motivo, non potevo lasciarlo andare e ho guardato la donna più giovane che guidava la macchina.

"Fermati qui!", sbottai più urgentemente di quanto volessi e sentii che lei interrompeva bruscamente il veicolo.

"Che cosa? Che cosa è successo?", chiese quasi in preda al panico prima che io iniziassi a ridere.

"Scusa, non volevo spaventarti, ma puoi parcheggiare qui per un secondo? Voglio vedere una cosa", ho spiegato e ho guardato i suoi occhi spalancati.

"Gesù, non spaventarmi mai più così", Camila prese fiato e provò a riorganizzarsi.

"Scusami, ti amo", mi stropicciai le labbra e mi sporsi verso di lei al posto di guida mentre Sofi gemeva sul sedile posteriore.

"Sì, dovresti", i capelli chiari risposero con un ghigno, ma premettero le sue labbra contro le mie in un bacio. Abbiamo provato a trattenerci di fronte a Sofi, dato che sembrava infastidita dalle nostre effusioni. Ma a volte lo facevamo solo per scherzare con lei. Presi le guance di Camila e le rubai un altro bacio più appassionato.

"Ugh, per favore!", Sofi piagnucolò e noi due ridemmo nel bacio, spezzandolo controvoglia.

"Va bene, va bene. Lasciami solo parcheggiare velocemente e poi vedremo cosa vuole fare Lauren", disse Camila e prese di nuovo il controllo della macchina. Trovò un parcheggio nelle vicinanze. Anche se mi sentivo stanca ed esausta, non potevo impedirmi di camminare verso l'edificio che aveva attirato la mia attenzione. Stavo camminando davanti alle sorelle e ho sorriso largamente quando ho raggiunto le porte. C'era gente che parlava dentro e ho capito che una delle porte era stata aperta leggermente. Senza esitazione, entrai e sentii Camila che mi chiamava, ma sapevo che mi avrebbe seguito.

Il sorriso sul mio viso divenne ancora più ampio. Ero nella sede di Miami, dove Camila era entrata nel mio camerino quasi due anni fa. Quel momento aveva cambiato tutto. Non potevo immaginare come sarebbe stata la mia vita se l'altra donna non si fosse presentata. O forse potevo. Sarei ancora in tour e assolutamente infelice o anche peggio considerando la mia malattia. Non riuscivo a ricordare il concerto in particolare perché tutto è diventato confuso, ma ho sicuramente ricordato la giovane donna attraente che mi ha mandato in loop con la sua visita a sorpresa.

Camila e Sofi entrarono come mi aspettavo e c'erano un sacco di tecnici sul palco per il concerto probabilmente.

"Ti senti nostalgica?", mi ha chiesto mia moglie con un sorriso sincero sulle sue labbra e mi ha abbracciato da dietro.

"Sì, credo di esserlo. Dio, riesci a credere che siano passati quasi due anni?", scossi la testa incredula di quanto velocemente il tempo fosse passato.

"È pazzesco, lo so", acconsentì e posò un tenero bacio sulla mia guancia. "Mi ricordo di averti visto sul palco, però. Eri incredibile. Il mio cuore ha perso il controllo tutta la notte."

"Che cosa ti ha fatto venire quella sera, comunque, dopo cinque anni senza vederci?", la interrogai incuriosita.

"Cinque anni per te", rispose Camila e mi fece solcare le sopracciglia.

"Cosa intendi?"

"Ti ho visto una volta", ha confessato e sono rimasta scioccata nel sentire ciò, perché non ne aveva mai parlato prima.

"Che cosa? Quando e dove?", ho continuato a chiedere e mi sono spostata leggermente nel suo abbraccio così da poterla guardare.

"Era circa un anno e mezzo dopo che il gruppo si era separato", ha spiegato la mia ex compagna di band. "Ero al college e un gruppo di miei amici mi ha convinto ad andare al Coachella con loro. Eri un'artista lì, ma non lo sapevi ancora. Il tuo primo album era quasi uscito e ti ho visto sul palco. Ma non ho avuto il coraggio di parlarti allora. Ed ero ancora abbastanza sconvolta dal fatto che il gruppo si fosse spaccato e tutto quello che era successo con noi. Volevo concentrarmi sulla mia nuova vita all'università e non ero pronta ad affrontare la possibilità che i vecchi sentimenti riemergessero se fossi venuta a trovarti dopo. Ma quella notte, due anni fa, volevo andare avanti e volevo fare ammenda. Ecco perché sono tornata nel backstage per vederti. Non avrei mai immaginato che le cose sarebbero andate come sono andate."

"Sì, neanche io", accettai e presi le nuove informazioni. "Non posso credere che tu fossi al Coachella e io non lo sapevo nemmeno. È così strano pensarci. Ho solo pensato a cosa sarebbe successo se non fossi entrata nel mio camerino due anni fa. Ora mi chiedo che cosa sarebbe successo se ci fossimo incontrate al Coachella a quei tempi."

"Davvero non lo so, ma non penso che sarebbe finito bene ad essere onesti. Eravamo entrambe ancora piuttosto immature e abbiamo ancora molto da fare. Penso che ci siamo riunite al momento giusto", ha detto sinceramente Camila e mi ha baciato di nuovo. "Hai fatto tanta strada però. Pensando a quello che eri due anni fa o anche prima ... non posso iniziare a descrivere quanto sono orgogliosa della persona che sei diventata."

"Ero così male?", ho messo il broncio scherzosamente.

"No, per niente", ha immediatamente chiarito. "Eri così... distrutta e triste, però. Odiavo vederti così."

"Lo so, hai ragione", ammisi. "Non avrei potuto farlo senza di te, questo è sicuro."

"Forse sì, forse no", la donna più giovane si strinse nelle spalle con un altro rapido bacio. "Ma sono contenta di averne una parte in entrambi i casi. Siamo entrambe uscite in cima alla fine."

"Sì, l'abbiamo fatto", ho accordato con un sorriso e mi sono accoccolata nel suo abbraccio.

"Ti amo."

"Ti amo anch'io", ricambiò e rise dolcemente.

"Perché stai ridendo?", chiesi divertita dalla sua reazione.

"Perché non avrei mai pensato che saresti stata tu a dire 'Ti amo' tutto il tempo", confessò.

"Lo dico così tanto?", chiesi sinceramente.

"Tutto il tempo!", Camila ridacchiò con quel meraviglioso sorriso nella sua voce e fece sembrare che fosse ovvio che lo facessi. "Probabilmente dieci volte al giorno, ma penso che sia carino e adorabile", mi assicurò e mi baciò più passionalmente.

"Dio, vomiterò ad un certo punto oggi se voi due continuate così", Sofi gemette.

"Non essere così hater, Sofi", Camila rimproverò la sorellina e le lanciò un'occhiata. "Sono sicura che a molte persone piacerebbe vedere due persone così innamorate", ha aggiunto più scherzosamente.

"Certo, ma non vogliono vedere due persone che si mangiano continuamente la lingua a vicenda", la più giovane sputò indietro e il dibattito non era estraneo alle sorelle.

"Non è che pomiciamo completamente di fronte a te", le interruppi con un ghigno.

"Non ancora", ha detto Sofi. "Ho già visto più che sufficiente con la quantità di succhiotti che ho visto su entrambe in diverse occasioni. Fidati di me, sono segnata per la vita perché Camila è un mostro!"

"Oh, zitta", la sorella maggiore la liquidò con nonchalance.

"Beh, ha ragione", sussurrai all'orecchio di mia moglie e non potei smettere di sorridere.

"Non comportarti come se non ti piacesse", ridacchiò prima che Sofi gettasse le braccia in aria drammaticamente.

"Ok, vado fuori", l'adolescente scosse la testa. "Sarò in macchina perché non ho davvero bisogno di sentire questo."

"Oh, non fare la regina del dramma", urlò Camila dopo che sua sorella lasciò il luogo.

"Dai, dovremmo tornare comunque", le dissi e rimasi soddisfatta dopo aver visto il palco e aver fatto un piccolo tuffo indietro nella mia memoria.

"Va bene", acconsentì, ma per qualche ragione vidi le sue labbra formare un altro ghigno. Si sporse e cominciò a mordicchiare il lobo del mio orecchio. "A meno che tu non voglia fare dei nuovi ricordi qui in tempo reale", sussurrò e io risii con tutto il cuore.

"Tu sei pazza", sentii le sue braccia avvolgersi attorno a me più strettamente prima di lasciarmi andare di nuovo.

"Sto solo scherzando, ma farebbe irritare Sofi così tanto", ha aggiunto Camila nelle mie risate. "Potresti immaginare il disgusto sul suo viso se tornassimo indietro con i capelli disordinati e i nostri vestiti un po' stropicciati."

"Sarebbe divertente... e memorabile", le risposi incrociando le braccia intorno al suo collo. Dio, amavo vederla così felice e non potevo nemmeno smettere di sorridere. "A quanto pare lo dico sempre, ma non posso farcela a non dirlo. Ti amo. È pazzesco quanto ti amo", continuai più seriamente e anche la sua faccia si addolcì.

"Sono così felice di aver preso la decisione di salutarti nel backstage due anni fa. Mi hai reso così felice. Non so dove sarei senza di te. Tutto quello che so è che non mi sentirei così ridicolamente felice", Camila ricambiò sinceramente questa volta. Il seguente bacio fu pieno di affetto e mi fece battere il cuore in modo irregolare.

Se questo era solo il primo giorno del nostro periodo a Miami, non potevo aspettare le seguenti sei settimane. In effetti, non potevo aspettare il periodo che avremmo trascorso in Italia in seguito e, si spera, molti altri anni dopo.


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Camila's POV

"Solo un altro shot, Mila."

Guardai scetticamente gli occhi blu del mio amico e scossi la testa. Facendo un respiro profondo, presi il tiro di Tequila mentre il gruppo di persone intorno a me applaudiva. Era la mia prima volta al Coachella. Un gruppo di persone del college andava e mi aveva invitato ad andare. Una parte di me era stata esitante, ma mi ero impegnata a farmi una nuova vita per me stessa, dopo che come Fifth Harmony ci eravamo separate oltre un anno prima.

Essere in un ambiente completamente diverso mi stava aiutando molto. Gli altri studenti non si preoccupavano del mio passato come popstar. Tutto quello che importava era fare festa, ad essere onesti. E anche se quello non mi era mai interessato prima, volevo espandermi e fare le cose fuori dalla mia zona di comfort. Fare amicizia con un grande gruppo di ragazzi che erano prevalentemente atleti era probabilmente la cosa più strana che fosse accaduta da allora. Non avevo mai avuto molto tempo con i ragazzi, ma erano così spensierati che era contagioso.

Uno di quei cosiddetti "ragazzi festaioli" era quello che mi incoraggiava a bere un altro drink.

"Ecco qua! Ora possiamo andare sul palco e lasciarci andare", Brad sorrise ampiamente e io ero più che ubriaca adesso.

"Non so se riuscirò a camminare a questo punto", ho scosso la testa.

"Non essere così piagnucolosa. Abbiamo bisogno della nostra wingwoman", il giocatore di football si avvicinò a me. Da quando la gente sapeva della mia sessualità, i ragazzi mi avevano fatto la loro ultima wingwoman. Mi piaceva sicuramente quel ruolo, a volte. Onestamente non era così difficile. Tutto quello che dovevo fare era parlare con le ragazze che i miei amici volevano conquistare per quanto erano grandi. Le ragazze sembravano credermi e io non stavo mentendo. Avevo giusto aiutato un paio di amici.

[N.T.: Una wingwoman è una donna che affronta una situazione sociale con lo scopo di aiutare il ragazzo, o i ragazzi con cui è, ad incontrare le donne. Al momento non mi vengono in mente termini in italiano che possano descrivere questa figura.]

Ma non ero così sicura di esserne all'altezza in quel momento, dato che mi sentivo abbastanza intossicata. Non avevo scelta però. Il gruppo di amici con cui ero venuta iniziò a trascinarmi verso il palco e la quantità di persone intorno a me era incredibile. Non c'era nessuno sul palco, ma un paio di tecnici stavano montando. Mi venne consegnata una tazza rossa piena di probabilmente di ancora più alcol quando sentii ruggire la folla intorno a me.

Alzai gli occhi e quasi lasciai cadere la tazza.

Sul palco stava camminando l'unica persona che ancora mi faceva battere il cuore. Lauren stava stringendo la sua chitarra, una sigaretta avvolta liberamente tra le sue labbra rosse e mi sentii svenire per un momento. Non avevo più visto la mia ex compagna di band da quando il gruppo si era separato. E la nostra ultima conversazione non era stata buona. Mi aveva urlato a pieni polmoni dopo una riunione di gruppo in cui aveva chiamato tutti per non essere più un gruppo. Il semplice ricordo di quella lotta mi mandò un brivido freddo lungo la schiena.

Guardare il monitor che mostrava la nuova artista solista era quasi troppo. Indossava un paio di stivali militari, pantaloncini di jeans e un top floreale che rivelava una certa scollatura. I capelli scuri erano voluminosi e ricci e sentii le mie pulsazioni aumentare a dismisura quando mi concentrai sui suoi occhi. Le familiari sfere color smeraldo sembravano offuscate e ho avuto l'orribile consapevolezza che probabilmente era fatta.

Lauren era l'unica che aveva continuato una carriera da solista. Non ero gelosa o la invidiavo; ero preoccupata più che altro. Anche se non era più il mio compito. Il suo primo album stava per uscire e avevo sentito i pochi campioni disponibili. Sembrava più indie e hipster, ed era quello che avevo sempre immaginato per lei. Sembrava incredibile, non mi sarei mai aspettata nient'altro. Se era felice, allora ero felice per lei, ma non potevo togliermi la sensazione che fosse più persa che mai.

Ero così presa dai miei pensieri che saltai completamente la sua presentazione. Spense la sigaretta, bevve un sorso della sua birra e la folla amò ogni minuto della vibrante atmosfera da rockstar che emetteva. Sono rimasta sorpresa dal vederla suonare la chitarra dal momento che era sempre stata più concentrata sul piano. Le sue abilità erano probabilmente migliorate con un nuovo stile che si basava maggiormente sulla chitarra. Sentii i primi accordi echeggiare dagli amplificatori di grandi dimensioni.

"I could go off the deep end,

I could kill all my best friends,

I could follow those stylish trends,

And God knows I could make amends.

But I've got an angry heart,

Filled with cancers and poppy tarts.

If this is how you folks make art,

It's fucking depressing.

And it's sad to know that we are not alone.

And it's sad to know there's no honest way out.

I'm afraid to leave the house.

I'm as timid as a mouse.

I'm afraid if I go out, I'll outwear my welcome.

I'm not a courageous girl.

I don't have any big, lasting plans.

I'm too cowardly to take a stand.

I want to keep my nose clean.

And it's sad to know that we're not alone in this.

And it's sad to know there's no honest way out.

In this life we lead, we could conquer everything,

If we could just get the braves to get out of bed in the morning."

["Potrei andare fuori di testa,

Potrei uccidere tutti i miei migliori amici,

Potrei seguire quelle tendenze alla moda,

E Dio sa che potrei fare ammenda.

Ma ho un cuore arrabbiato,

Pieno di cancri e crostate di papavero.

Se è così che la gente fa arte,

È fottutamente deprimente.

Ed è triste sapere che non siamo soli.

Ed è triste sapere che non esiste una via d'uscita onesta.

Ho paura di lasciare casa.

Sono timida come un topo.

Ho paura che se esco, supererò il mio benvenuto.

Non sono una ragazza coraggiosa.

Non ho piani grandi e duraturi.

Sono troppo codarda per prendere una posizione.

Voglio mantenere il mio naso pulito.

Ed è triste sapere che non siamo soli in questo.

Ed è triste sapere che non esiste una via d'uscita onesta.

In questa vita che conduciamo, potremmo conquistare tutto,

Se solo potessimo avere il coraggio di alzarci dal letto la mattina."]

Bene, quel testo dimostravano quello che temevo. Ero bloccata in quel posto tra l'orgoglio, per il fatto che lei stesse facendo ciò che aveva sempre desiderato fare, cantando le sue canzoni e facendo il tipo di musica autentica che amava. Ma c'era anche la preoccupazione se il business fosse la scelta giusta per lei. Non potevo immaginare di tornare indietro. Sentirla cantare quelle parole che probabilmente erano basate su sé stessa, mi rese più empatica di ogni altra cosa. Ma non c'è voluto molto tempo prima che lei continuasse con la sua canzone successiva e iniziò molto più lentamente.

"Father, I'm sorry

for forgetting today,

taste of the end

And mother, I'm sorry for

stealing all of your childhood

The archer and the arrow are

aiming for our hearts

But don't worry, my love

your betrayal is

natural as my distrust

I will laugh

when they burn my body

I will dance

I will dance on

when I'm gone

oh, oh, oh, oh

you can't wear your name forever

it even wears away on the stone

But you've forgotten my love,

have you fully be, be, be, be forgotten

The archer and the arrow are

aiming for our hearts

To make space for the passing faces

Of the undone and unloved

I will laugh

When you read my poem

I may not be good with words

But I know what I saw

When I was gone

Oh, oh, oh, oh"

["Padre, mi dispiace

per dimenticare oggi,

assaporare la fine

E madre, mi dispiace per

Aver rubato tutta la tua infanzia

L'arciere e la freccia stanno

mirando ai nostri cuori

Ma non preoccuparti, amore mio

il tuo tradimento è

naturale come la mia sfiducia

Riderò

quando bruceranno il mio corpo

ballerò

Ballerò

quando me ne sarò andata

Oh oh oh oh

Non puoi indossare il tuo nome per sempre

Si consuma persino sulla pietra

Ma hai dimenticato il mio amore,

Te nei sei, sei, sei, sei completamente dimenticata

L'arciere e la freccia stanno

mirando ai nostri cuori

Per fare spazio alle facce che passano

Di annullati e non amati

Riderò

Quando leggerai il mio poema

Potrei non essere brava con le parole

Ma so cosa ho visto

Quando me ne sono andata

Oh oh oh oh"]

La prima canzone era stata rivelatrice, ma la seconda mi aveva spezzato il cuore. Le persone del pubblico lo apprezzavano ed erano apparentemente in soggezione della giovane donna accattivante la cui bellezza era pari solo alla sua tristezza. La stavano conoscendo, ma io già la conoscevo. Sapevo che stava ancora soffrendo per aver scritto testi come quelli. Altrimenti perché avrebbe cantato di essere infelice e persino della morte, quando aveva tutto ciò che voleva?

Il tuo tradimento è naturale come la mia diffidenza, ha continuato a echeggiare nella mia testa. Per qualche ragione, quella frase mi ha colpito. È stato stupido pensare che avesse scritto di me, ma era perfettamente racchiusa in quello che sapevo essere vero su di lei da sempre. Era stata delusa così spesso che la sfiducia era diventata per lei una seconda natura. E sembrava solo peggiorare nel tempo. Sapere che avevo contribuito a questo con il mio comportamento irregolare, e spingendola via così spesso era pura agonia.

E l'unico modo in cui sapevo come intorpidire il dolore che iniziava a costruirsi nel mio petto era continuare a bere. Ho buttato giù tutto il liquido nella mia tazza e ho sentito i ragazzi ruggire intorno a me.

"Quella tipa sul palco è deprimente come non so coma, ma è così sexy!", esclamò Brad e io mi sentii ubriaca in un secondo.

"Sì, la renderei felice se tu sapessi cosa intendo", un altro rideva e buttai fuori la prima cosa che mi era venuta in mente a causa della quantità di alcol nel mio corpo.

"Non sapresti la prima cosa che la renderebbe felice", esternai e sentii i miei amici mi guardarmi sorpresi.

"Oh, e tu sì?", chiese Brad con un ghigno ed era evidente che non sapevano del mio passato con lei. Non li incolpavo di non essere fan di una girlband. Di solito mi piaceva che non sapessero nulla di quella parte della mia vita.

"Non proprio, perché l'ho resa infelice... l'ho ferita molto", sospirai e feci un respiro profondo.

"Cosa intendi?"

"Ma io l'amavo", le parole continuavano a lasciare la mia bocca senza che me ne stessi davvero accorgendo. "Dio, l'ho amata così tanto da uccidermi! Non volevo farle del male... sai cosa vuol dire amare qualcuno così tanto che non puoi nemmeno guardarlo più perché non sarai mai abbastanza bravo?"

"Camila, stai bene?", uno dei ragazzi interruppe la mia sbuffata mentre si preoccupavano di più.

"No, non sto fottutamente bene! La amo ancora e non voglio. Perché mi hai portato qui?", ho sentito la rabbia ammontare e mi sono sfortunatamente sfogata sulla gente sbagliata. L'alcol ha abbassato le mie inibizioni, ma ho sentito girare la testa.

"Ok, mi prenderò cura di lei visto che l'ho fatta bere così tanto", si offrì Brad e sentii il ragazzo muscoloso sostenermi in vita. Non l'ho combattuto perché ero grata di andarmene da lì. Vedere Lauren mentre veniva martellata non era una buona combinazione. Aveva riportato troppi ricordi e sentimenti. I miei amici erano ovviamente scioccati dal mio piccolo sfogo e non capivano cosa stesse succedendo. A partire da quel momento non dovevo loro una spiegazione.

Dando un'ultima occhiata sul palco, ho sentito tante cose contraddittorie allo stesso tempo. Non ero pronta per andare avanti, questo era sicuro adesso. Anche se avrei voluto che fosse diverso e avrei potuto mettere da parte le nostre discussioni, andare dietro le quinte dopo il suo concerto e parlarle come vecchie amiche. Le cose non erano così semplici. E non lo erano mai state tra noi. Almeno riconoscevo di non aver completamente sorpassato la questione con lei. Quello era stato un buon primo passo sulla strada per poter essere felice senza di lei. Forse poi avrei trovato il coraggio in me per andare a vederla un'altra volta.


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Le seguenti sei settimane a Miami furono tra le migliori di tutta la mia vita. New York era stato un ottimo punto di partenza per me e Camila per vivere insieme, ma le dure circostanze della mia salute erano state tumultuose. Ora sembravamo sapere come vivere l'una con l'altra e goderci ogni momento. Qualunque fantasia avessi immaginato sull'essere realmente con lei, fu superata dalla realtà. Sembrava naturale e confortevole. Il fatto che stessi guadagnando forza fisicamente fu la ciliegina sulla torta. Non ero tornata com'ero; nemmeno mi ci avvicinavo, ma ero in grado di camminare di più e persino fare un po' di yoga.

Avevo seguito la mia radioterapia. Tranne qualche lieve irritazione della pelle, non ci furono effetti collaterali. Era decisamente meglio della chemioterapia! Non mi era permesso abbronzarmi più di tanto a causa di ciò, il che fu spiacevole perché volevo prendere un po' di colore, ma era un piccolo prezzo da pagare per ricevere il trattamento finale. Il mio appetito era migliore e Camila mi sembrava che stesse provando a farmi ingrassare. Non avrei mai capito come fosse così magra mentre mangiava così tanto. I suoi tentativi avevano funzionato e, anche se ero ancora magra, non mi sembravo più evidentemente malata, dopo aver guadagnato qualche chilo.

Avevamo trascorso la maggior parte del nostro tempo con Sofi o con alcuni dei nostri vecchi amici che vivevano ancora a Miami. Camila si era tenuta in contatto con Marielle e Sandra. Non ero stata vicino a loro, ma ora stavo facendo uno sforzo da quando Camila era stata così impeccabile nel conoscere i miei amici. Il minimo che potevo fare era provare a fare lo stesso. Non c'era molto tempo, ma feci il meglio che potevo in sei settimane. Avremmo avuto più tempo dopo l'Italia per tutto il resto.

Il nostro viaggio nel paese europeo era tutto pianificato. Avevamo preso accordi finali a Miami e non vedevamo l'ora di partire.

Ma prima di partire per l'Italia, c'era un ultimo check-up con la dottoressa Phelps a New York. Da lì avevamo programmato di partire. Il giorno dell'appuntamento a New York era arrivato più velocemente di quanto pensassi. L'anno e mezzo era volato via. Non che mi stessi lamentando perché ero altrettanto ansiosa di partire per la nostra vacanza da sogno.

Ero seduta nell'ufficio familiare dell'oncologo chirurgico che mi aveva aiutato moltissimo a superare il mio cancro. Sentirla dire che ero ufficialmente in remissione era incredibile. Niente più trattamenti. Niente più cancro. Sicuramente, dovevo sottopormi a controlli più regolari rispetto ad altre donne, ma era più che gestibile. Il mio sollievo fu evidente quando strinsi la mano di Camila sulle mie ginocchia.

"Ho ancora una domanda", rivelai al mio medico e la vidi annuire.

"Certamente", ascoltò.

"Camila e io ne abbiamo parlato molto nelle settimane passate e nei mesi scorsi", ho iniziato e ho fatto un respiro profondo. "E lo sa che, prima del trattamento, avevo scelto di congelare le mie uova per ogni evenienza. Mi chiedevo solo se... non so come dirlo perché suona così strano..."

"Dillo e basta, probabilmente ho sentito di peggio", sorrise leggermente la donna con il dottorato.

"Beh, vorremmo iniziare il processo tra un po' quest'anno, ma a Miami... e le... uova sono qui, quindi non sono sicura della logistica. C'è un modo in cui può... mandarli a Miami?", sono arrossita furiosamente per la mia mancanza di conoscenza, ma come diamine avrei potuto esprimere una cosa del genere?

"Non sarà un problema. Mi metterò in contatto con il tuo medico a Miami e organizzerò tutto", rispose la dottoressa Phelps con nonchalance. "Congratulazioni per voler iniziare una famiglia. Ti consiglierei di aspettare fino a quando non avrai recuperato un po' di più, però."

"Oh no, non sarò quella che avrà il bambino", chiarii con una piccola risata. "Camila farà gli onori."

"Beh, potresti provare tra sei mesi o un anno. Abbiamo alcuni grandi specialisti in clinica", la più grande propose, ma io immediatamente scossi la testa.

"No, non voglio più stressare il mio corpo in tempi brevi", spiegai calma.

"È comprensibile."

"Ma chissà, forse il prossimo", sorrisi a mia moglie.

"Per prima cosa abbiamo alcune cose da recuperare", intervenne Camila.

"Come la nostra luna di miele."

"Ah, capisco", la dottoressa quasi sorrise a quel punto. "È ancora l'Italia, come avevate deciso?"

"Sì", ho confermato e ho guardato il mio orologio. "Ad essere onesti, partiamo oggi. Tra poche ore per essere più specifici e dobbiamo raggiungere l'aeroporto. Non voglio sembrare ingrata, ma penso che dobbiamo andare se non c'è più nulla di cui discutere."

"Non preoccuparti, so quanto sei grata, ma hai fatto tu tutto il lavoro. Io ho solo aiutato. Ma non voglio che perdiate l'aereo e rimandiate la luna di miele che entrambe meritate dopo tutto", la donna si alzò e allungò la mano per un'ultima stretta di mano. Camila e io ringraziammo ripetutamente l'altra, anche se lei disse che non era necessario, prima di lasciare il suo ufficio.

Avevamo fretta di raggiungere l'aeroporto JFK e il traffico era orribile, come sempre a New York. Il taxi ci stava mettendo un'infinità e io continuavo a ripetere la conversazione che avevamo avuto poco prima. Stavamo per iniziare la nostra famiglia quest'anno. Il pensiero non era più spaventoso. Semmai era eccitante ed edificante. Forse Camila aveva ragione: ero cambiata parecchio. Ero felice e non persa o rotta.

Raggiunto l'aeroporto appena in tempo, ci siamo registrate e siamo riuscite a passare inosservate. Nessuna di noi aveva portato tante cose perché potevamo prendere tutto ciò che fosse necessario lì. Eravamo alla fine della linea per salire sull'aereo quando improvvisamente ho realizzato. Ho guardato la donna accanto a me, tenendole la mano.

"Stiamo andando davvero in Italia", ho sbottato e l'ho vista sorridere all'istante.

"Lo so, è passato molto tempo", rispose con un profondo respiro.

"Sembra irreale perché ne abbiamo parlato così spesso e ogni volta che siamo state così vicine, è successo qualcosa di catastrofico", ammisi scuotendo leggermente la testa.

"Sembra che alla fine ce l'abbiamo fatta", Camila mi tolse le parole di bocca prima di avvolgermi le braccia intorno al collo. "Quindi, per favore, non fare qualcosa di stupido questa volta", ha scherzato ovviamente.

"Che cosa? Tipo avere il cancro", ho provato a fare una battuta e quelle di solito riuscivano quando si parlava della mia malattia.

"Sai cosa intendo", la sua voce si addolcì e le sfere di cioccolato trasudarono più tenerezza.

"Lo so", dissi sottovoce e sentii che mi stava baciando dolcemente poco dopo. Le labbra piene si attardarono sulle mie abbastanza a lungo da farmi desiderare di più prima di allontanarmi.

"Non dovremmo avere troppi problemi una volta che siamo lì, considerando che 'Miss-Sotuttoio' qui doveva imparare l'italiano nelle ultime settimane solo per mettersi in mostra", la ragazza dai capelli chiari mi prese in giro amorevolmente.

"Non è colpa mia se sei una vagabonda pigra e volevi solo imparare frasi che erano completamente inutili", ho iniziato a scherzare con un ghigno.

"Non ho la capacità di attenzione per fare queste cose onestamente", Camila mi baciò di nuovo.

"È un lungo volo, forse posso insegnarti le cose più importanti", le ho proposto, mentre mia moglie si avvicinava baciando il mio organo uditivo sensibile.

"Va bene, traduci questo perché è una cosa che voglio chiedere a mia moglie: 'Vuoi unirti al 'mile high club'?", mi sussurrò all'orecchio e sentii le mie guance arrossire subito.

[N.T.: Il 'mile high club' è un termine gergale per persone che hanno fatto sesso durante un volo. 'Mile high' allude all'alta altitudine del viaggio aereo e 'club' si riferisce alla rarità ed esclusività dell'atto.]

"La moglie trofeo pazza del sesso vuole rendere felice la sua sugar mama", la stuzzicai e la sentii ridacchiare.

"Penso che dovremmo iniziare la nostra luna di miele con il botto... il gioco di parole", ha riso e sapevo che stesse scherzando con me.

"Vedremo", dissi e sentii che si stava arrendendo con evidente sorpresa sul suo viso. "Ma prima dobbiamo salire sull'aereo", ho aggiunto dal momento che gli assistenti di volo sembravano aspettarci.

"Va bene, è abbastanza", ha risposto la più giovane prima di posare un ultimo bacio sulle mie labbra. "Pronta?"

"Più che pronta", ho risposto con un sorriso enorme ed era l'assoluta verità. Il momento che stavamo aspettando era finalmente arrivato e non volevo aspettare ancora un secondo. L'Italia, la sfuggente Italia stava per avverarsi ed era la prova di quanto lontane eravamo arrivate. Così tante cose erano andate storte ed entrambe avevamo commesso degli errori in passato che avevano impedito che ciò accadesse prima. Ora che non c'erano più ostacoli, afferrai la mano dell'amore della mia vita e sperimentai l'ennesimo sogno che si avverava.







Ciaaaao amici, mi dispiace avervi fatto aspettare un mese, ma non ho avuto davvero tempo.

Quanto è tenero questo capitolo da uno a dieci?

Siamo comunque agli sgoccioliiii.

-writeeeonme

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