Capitolo 3

Eravamo in piedi nel mio ufficio, quando Camila parlò della notte del suo diciottesimo compleanno. Lo stupore era riconoscibile sul mio viso, poiché la ragazza mi aveva sempre detto di non ricordarsi nulla di quella notte. Sentirla dire 'era una di quelle notti..', mi fece prendere un colpo. Quindi si ricordava?

"Ricordo solo alcune parti", disse minacciosamente.

Sentii un paio di occhi blu osservarci e ricordarci che non fossimo sole. La sua cazzo di ragazza era con noi e quindi avrei dovuto smettere di parlare. Perciò mi allontanai e sorrisi ad Hanna, la quale sembrava molto rilassata. Per qualche ragione mi dava fastidio che fosse così tranquilla: come se sapesse che Camila fosse sua. Certo, lo era ed ero gelosa.

In quel momento mi sentivo triste, Hanna non era intimidita da ciò che io e Camila prima 'avevamo'. 'Fa male', dissi tra me e me. Non l'avevo vista per anni, quindi sarei dovuta essere felice, ma non lo ero. Sembrava a suo agio, a differenza delle altre volte, quando eravamo insieme. Forse era proprio quella la parte che invidiavo; era finalmente diventata la persona che aveva sempre desiderato essere. In quel momento riflettei sul fatto che stesse frequentando una donna, quindi Camila poteva essere già da prima lesbica o bisessuale. La mia testa si riperse in tutti i ricordi della nostra amicizia e pensai che la sua 'rivelazione' avrebbe potuto cambiare tutto.

"Oh, mio Dio, è stata scattata durante il tour di Lana Del Rey?", esclamò Camila riportandomi per l'ennesima volta alla realtà. Stava indicando una foto di me e Lana insieme sul palco: sorrisi subito.

"Sì, è stata la prima volta che ho aperto un suo concerto. È apparsa improvvisamente sul palco e abbiamo cantato insieme la prima canzone. In quel momento avrei voluto correre fuori dallo stadio e piangere. Stavo per scoppiare", le raccontai la storia di una delle mie migliori esperienze, prima che iniziassi la mia vera carriera da solista.

Un telefono iniziò a squillare. Non era di Camila, ma di Hanna.

"Scusate era l'ospedale. Teoricamente stanotte non sono di turno, ma c'è stato un grosso incidente ed hanno bisogno del mio aiuto," spiegò Hanna appena aver terminato la chiamata.

Era una fottuta dottoressa. Non solo una bella donna, ma anche una dottoressa! Nessuno avrebbe potuto competere con lei. Non so neanche perché avessi pensato di poter competere con lei.

"Oh, va bene. Andiamo allora", disse Camila, catturando la mia attenzione.

"No, non devi. Cioè, sono sicura che avete molto di cui parlare e Lauren si prenderà cura di te, assicurandosi che tu non beva troppo", disse Hanna facendo bloccare il mio cuore.

"Davvero non ti importa?", chiese Camila. La donna bionda annuì, prendendole la mano per poi baciarla leggermente sulle labbra. Sentii il mio cuore sobbalzare, come se una freccia avesse appena attraversato il mio petto. Questa reazione mi stupii, siccome non avevo mai provato nulla per Camila. Non volevo essere triste per qualcosa che non era mai esistito. Non volevo che esistesse. Eravamo solo amiche... con qualche beneficio.

Hanna mi ringraziò per la disponibilità prima di andarsene e lasciare me e Camila da sole. Notai che il bicchiere della giovane donna fosse vuoto.

"Ne vuoi un altro po'? Ah, se vuoi posso mostrarti un'altra parte della casa dopo", le chiesi e lei annuì. "Torno subito, intanto goditi le altre foto se vuoi", e con quest'ultima frase presi il suo bicchiere.

Mentre scendevo le scale, mi ricordai che non ci fossimo solo noi in casa. Non avevo pensato al party e a tutta la gente invitata mentre stavo con Camila. Molte delle persone che erano lì, probabilmente mi amavano per ciò che avevo e per la mia popolarità, a differenza della donna nel mio ufficio, che appunto conosceva sia la 'cattiva' me, che la dolce.

Pensare che ci fossimo conosciute a sedici anni mi metteva a disagio, anche perché io non mi ero mai fermata con la musica e c'erano delle volte in cui mi sentivo ancora una sedicenne. Vedere Camila, al contrario di me, crescere e maturare, mi faceva sentire quasi inferiore.

Riempii il bicchiere di vino rosso, prendendone uno anche per me. Salii di nuovo le scale e raggiunsi Camila, che mi accolse con un altro dei suoi calorosi sorrisi.

"Prima ridi perché bevo vino e poi lo bevi anche tu", mi stuzzicò.

"Non illuderti, volevo solo sembrare una buona padrona di casa", risposi.

"Sì, sì, come dici tu", sorrise e prese il bicchiere di vino dalle mie mani.

In quel momento le nostre dita si sfiorarono per un millisecondo, ma i miei occhi si spalancarono comunque; invece i suoi erano puntati sul liquido rosso e non cercavano i miei, pieni ormai di stupore.

"Grazie per avermi invitata, Lauren", finalmente mi guardò, per far toccare poi i nostri bicchieri in segno di brindisi.

"Piacere mio", esclamai, prima di dare un sorso al vino. "Forza ti mostro la parte migliore della casa", dissi facendomi seguire verso il balcone. "La vista da qua è il motivo per cui ho comprato questa casa."

Feci scorrere la porta, rivelando la terrazza. Gli occhi di Camila iniziarono a brillare non appena mise un piede fuori dalla stanza. La visione era spettacolare. Si riusciva a vedere tutta Miami e in più all'orizzonte, l'oceano. Mi girai per guardare la mia ex compagna e mi persi nella sua bellezza.

"È... è...-", iniziò a dire.
"Bellissimo", finii la sua frase, continuando a guardarla. Improvvisamente incontrò il mio sguardo. Doveva aver notato che non avessi balbettato. Questo mio problema era quasi diventato il mio 'marchio' quando ero nella band. Molte fan dicevano che balbettavo sempre e che avevo un certo 'sguardo' quando i miei occhi si posavano su Camila.

"Ti dà fastidio se fumo?", mi auto-interruppi tirando fuori una sigaretta.

"Di solito sì, ma adesso no", rispose facendomi alzare gli occhi al cielo scherzosamente. Nessuno si era mai interessato per quello che facevo, lei sì.

"Per quanto starai ancora in tour?", mi chiese appena accesi la mia sigaretta.

"Per un po'", dissi sorridendo, poiché non avevo idea di quante date mancassero alla fine. Poi se il tour fosse finito, avrei avuto altre cose da fare: come sempre.

"Da quanto è iniziato?", chiese ancora, guardandomi perplessa.

"Da un po'", ripetei e risi per le mie risposte imprecise. "Ogni tanto mi confondo, non so a che punto sono, tranne quando mi danno due giorni liberi", iniziai a guardare in un paio di occhi marroni. Erano spaventati, come se potesse guardare attraverso me: non aveva bevuto la mia cazzata.

"Non guardarmi così", dissi e le diedi una piccola gomitata.

"Come?"

"Come se non stessi bene. La mia vita è bella. Vivo il mio sogno da dieci anni. Forse non sembrerà perfetto, ma non ho motivo di lamentarmi."

"Certo che hai motivo di lamentarti, Lauren. Sinceramente non capisco come fai!", disse la giovane donna, cercando di catturare di nuovo il mio sguardo.

"Quando il gruppo si separò, non volevo più ballare o cantare. Ero esausta. Tutte lo eravamo, ma tu non ti sei mai fermata. Non penso neanche che sarei durata un altro anno e pensare che tu sei andata avanti per dieci anni da quando abbiamo iniziato fino ad oggi... Beh, è impossibile."

Ascoltai la sua dolce voce. Era difficile per me capire ciò che avessi fatto durante quegli anni, perché, come aveva detto lei, non mi ero mai fermata. Parte di me era spaventata da ciò che la gente avrebbe pensato, se mi fossi fermata. Avevo paura della reazione dei miei fan, anche dopo tutto il successo, e mi sentivo ancora infelice. Stare con Camila aveva solo fatto crescere quella paura, perché la sua felicità mi rendeva più fragile di quanto già lo fossi.

"Può essere stressante, ma come ho già detto, non mi posso davvero lamentare. Sarei un'idiota", cercai di spiegarle.

"No, non lo saresti. Puoi benissimo sentirti male, Lauren", disse con una voce che mi rese difficile guardarla. Non avevo mai capito perché lei fosse l'unica persona capace di rompere i miei muri. L'unica a capirmi. Mi ricordai di quella volta...

*Flashback*

L'unico rumore che si poteva sentire su tutto il bus era quello del mio computer. Tutti stavano dormendo nelle loro cuccette, tranne me. Mi ero seduta sul divano nell'area sala. Gli hotel erano orribili, ma stare in bus era peggio. Non c'era privacy e stare in un autobus, con altre quattro ragazze, ventiquattro ore su ventiquattro, era stressante. Specialmente quando mi sentivo sola: sembrerebbe strano sentirsi solo quando si è completamente circondati da gente, ma era così.

La mia frustrazione cresceva a causa di quello che avevo appena letto su internet. Vedere cosa le persone pensassero di me mi aveva ormai influenzata.

Ero la boss del gruppo? La stronza? L'arrogante? Perché? Molte volte avrei voluto essere un po' più come Dinah o anche Camila. Ero considerata diversa da loro, forse da quando erano diventate più intime e io mi ero distaccata. Camila, Dinah e Normani passavano ogni secondo insieme; Ally era completamente incollata al suo telefono, e quindi io rimanevo sempre da sola. Non mi accorsi che delle lacrime stavano scivolando sulla mia guancia. Ugh, avevo sempre odiato piangere.

"Lauren?", sentii una voce familiare, così improvvisamente asciugai le lacrime. Quando notai che Camila mi stesse osservando, mi sentii in imbarazzo.

"Qualcosa non va?", chiese, camminando verso di me nella sua tutina blu.

"Niente, sto bene", mentii.

"Ma... stai piangendo," disse con un misto di sorpresa ed empatia.

I miei occhi iniziarono a bruciare di nuovo: non volevo parlare perché avevo paura che la mia voce si potesse fermare da sola, rivelando, appunto, che stessi piangendo. La giovane ragazza si sedette accanto a me, guardandomi intensamente e rendendomi difficile nascondere i miei sentimenti.

"Solo.. lasciami da sola", dissi sorridendo amaramente. "Suppongo di essere la cattiva tanto.."

"La cattiva?", Camila ripetè stupita. I suoi occhi si posarono sul mio computer e capì di cosa stessi parlando. "Lauren, queste persone... non ti conoscono. Le persone della tua vita invece sì. E tutti quelli che ti conoscono ti adorano, tutti ti amia-"

"Mi amate?", la interruppi e finalmente la guardai. "Perché avete uno strano modo di mostrarmelo."

Immediatamente capì di cosa stessi parlando, di nuovo. Mi capiva sempre. Tutti i miei muri caddero a causa del suo sguardo.

"Non è che ti stiamo escludendo, ma non sembra neanche che tu stia provando a non escluderti", disse lentamente.

Sapevo che stesse dicendo la verità, ma aveva trascurato una parte della storia: noi due, la nostra amicizia e tutte le complicazioni. Fortunatamente non si ricordava nulla del suo compleanno, di circa due settimane prima, perché probabilmente, dopo quello, l'avrei persa e non avevo intenzione di perderla: non mi importava quanto stessi male quando stava con gli altri, mi ero distaccata perché pensavo fosse quello che voleva, ed io volevo renderla felice.

Un'altra lacrima scese sulla mia guancia ed io subito la tolsi tentando di non farmi vedere da lei, ma mi vide. Non c'era nulla ormai che potessi nasconderle. Le sue dolci dita accarezzarono la mia guancia.

"Va bene essere vulnerabili, Lauren. Lo siamo tutti. Di solito sei quella che ci conforta, allora perché per una volta non ci lasci fare lo stesso con te? Non devi essere sempre forte. Siamo al tuo fianco, ed io ora sono qui."

Riuscii solo a guardare per terra, perché non riuscivo a guardarla in faccia.

"Per favore, guardami", sussurrò disperata.

Più lacrime scesero sulle mie guance non appena sospirai: non c'era modo di scappare da quella situazione. Camila mi abbracciò. Le sue braccia mi ricoprirono facendomi capire che non fossi da sola. Con un dito iniziò ad accarezzarmi i capelli, mentre il suo respiro, il suono più confortevole che io avessi mai sentito, sfiorava il mio orecchio.

Si accasciò silenziosamente, facendomi posare sulla sua spalla e piangere. Non avevo mai pianto così tanto davanti a qualcuno. Erano passati minuti, oppure ore, chi lo sa, ma mi addormentai esausta tra le sue braccia.

"Sono così carine."

"Non voglio svegliarle."

"Nemmeno io."

"Dobbiamo..."

"Dovevano andare a prepararsi il trucco un'ora fa."

"Fai loro una foto dai!"

"Oh, mio Dio, appena la posterò tutti sclereranno!"

Le diverse voci diventarono riconoscibili pian piano che aprii gli occhi. Normani ed Ally mi stavano fissando. Ero ancora mezza addormentata, fino a che non sentii un corpo di fianco a me. I miei occhi si spalancarono non appena realizzai su chi fossi accasciata. La mia faccia era nascosta nel collo di Camila e le mie braccia erano attorno alla sua vita.

"Buongiorno!", urlò Dinah, uscendo dalla sua cuccetta.

In quel momento saltai in aria staccandomi da Camila, che si era appena svegliata. Mi aspettai che si staccasse come tutte le volte, sapendo che si sentisse a disagio quando stavamo vicine davanti agli altri, ma mi sorrise dolcemente e il mio cuore sobbalzò.

Nonostante Camila mi avesse confortata, quel giorno mi sentivo un po' 'fuori posto'. A malapena parlavo alle persone. Volevo solo che il giorno finisse per poi andare a riposarmi. Avevamo persino un'intervista che, a differenza del solito, non seguii molto: lasciai rispondere le altre.

Avevamo promesso ai nostri fan che quella sera avremmo fatto una twitcam, anche se io sarei voluta andare a letto presto. Sarebbe durata venti minuti quindi, mi rassegnai.

Eravamo nell'hotel e rispondevamo alle domande dei fan durante la twitcam. Ero in ginocchio, dietro Camila, che guardavo tutti i commenti, non prestando molta attenzione a cosa rispondevano le ragazze, quando sentii inaspettatamente Camila afferrarmi, portando le sue mani dietro la schiena. Mi avvicinò a lei, rompendo la distanza che c'era tra i nostri corpi. Per la prima volta, quel giorno, mi sentii viva.

Non sapevo perché lo stesse facendo, ma mi sentivo bene. Le persone dall'altra parte della webcam non potevano comunque vedere che eravamo praticamente abbracciate.

Dinah mise la nuova canzone di Beyoncé e tutte vollero ballare, così decisi di andare fuori dalla stanza per prendermi una pausa. Andai in cucina e mi presi una soda, quando improvvisamente sentii dei passi. Non erano le ragazze, ma solo Camila, che mi guardò e disse: "Dai", per poi prendermi una mano. Praticamente mi riportò dalle altre, lasciandomi la mano prima che la webcam potesse inquadrarci.

"Guardate chi è tornata! Ti sei persa la parte migliore ragazza", disse Dinah.

"Se stai parlando della nuova canzone di Beyoncé, non credo", dissi scherzando, sapendo quanto Dinah e Normani l'amassero.

Mi inginocchiai a terra e lasciai un po' di spazio a Camila, che però si appoggiò sulla mia schiena mettendo le sue braccia intorno al mio collo e posando una guancia di fianco alla mia fronte. Iniziai a respirare profondamente e notai che le altre ci guardarono per qualche secondo, per poi continuare ad urlare.

Il peso di Camila non era così tanto insopportabile; mi fece ricordare le nostre prime twitcam, quando eravamo molto legate. Per la prima volta dopo tanto tempo sentii di nuovo quella sensazione...

Forse sarebbe durato poco e lei sarebbe ritornata ad ignorarmi per mesi. O forse stava cercando di compatirmi dopo la notte precedente. Comunque, pensai: 'Essere vulnerabile ogni tanto, non è così male.'

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