Capitolo 25
Addormentarmi con Camila così vicina era un piacere ed una tortura allo stesso tempo. Sapevo che sarei dovuta partire una volta suonata la sveglia; il fatto che avessi finto di dormire era stata la parte più dolorosa, mi sentivo cattiva.
Ma c'erano volte in cui avrei preferito tornare alle mie vecchie maniere e negare i miei sentimenti. Sfortunatamente lo avevo fatto guardando quel video, una volta che tutti i ricordi mi erano ritornati in mente.
Ed ero lì, a letto con Camila, ma non "a letto" con lei. Lo avevamo fatto già altre volte, mai come una coppia.
Il mio telefono iniziò a vibrare alle quattro del mattino; mi alzai di scatto, non volendo svegliare la cubana, però ero già in ritardo.
"Nooo..." Sentii la sua voce roca, lamentarsi dietro di me. Spento l'allarme, mi girai verso la giovane donna. I suoi occhi erano addormentati e metà aperti, era comunque la cosa più adorabile del mondo.
"Non voglio che tu vada via." Sussurrò e strinse le braccia attorno al mio corpo.
"Fidati, nemmeno io mi voglio alzare." Risposi e vidi le orbite marroni apparire completamente. Si avvicinò e mi diede un lieve bacio.
Il mio cuore reagì di impulso quando lo fece. Era quasi una cosa surreale per me, io e lei insieme.
Rilasciò un sospiro prima di baciarmi ancora e questa volta con più passione, come se fosse disperata dal dovermi lasciare. Mi sentivo ancora una volta in colpa per doverla abbandonare, quando tutto ciò che volevo era stare con lei. Ricambiai il bacio con la stessa passione, volendomi godere gli ultimi nostri istanti.
Poi la sua gamba oltrepassò la mia vita ed improvvisamente mi girò sulla schiena, mettendosi a cavalcioni.
"Lascia che ti dia almeno un regalo prima di partire." Disse e sentii la sua mano scivolare sulla mia pancia. Le sue dita toccarono il mio intimo, ma le afferrai il polso di scatto. Ovviamente, insicura, Camila mi guardò e, alzatasi, rimosse la mano.
"Perché ho l'idea di aver fatto qualcosa di sbagliato?" Chiese con calma.
Ero ancora scossa per ciò che era successo la notte prima e le mie stupide emozioni non aiutavano. Farla rattristire era l'ultima cosa che volessi, specialmente dato che la partenza era vicina. Purtroppo non potevo evitare il sentimento di paura che provavo, paura di essere lasciata da sola, insicurezza verso i suoi stessi sentimenti.
"Non hai fatto nulla di sbagliato."
"Ma..."
"Ma devo andare e se lo fai ora, sarà più difficile di quanto lo sia adesso." Dissi e non era una bugia, solo uno dei più grandi motivi per il quale non volevo fare nulla, anche se ci fosse altro.
"Sicura che non ti succeda nulla? Puoi dirmi se qualcosa non va." La sua voce bassa mi fece tremare. Con quegli occhi, pieni di ansia e quasi paura, non riuscivo a ragionare. Così mi alzai, e dato che lei era ancora completamente sopra di me, rimase a cavalcioni sul mio bacino. Passai le mani tra i suoi capelli, lei sembrò rilassarsi un pochino.
"Mi prometti una cosa?" Sussurrai.
"Qualsiasi cosa."
"Quando finirò il tour, andremo in Italia."
Il suo viso si alzò di scatto, amavo vedere quelle labbra formare un gran sorriso e, in particolare, vedere lei mordersele, proprio come stava facendo in quel momento.
"Promesso!" disse ed io sorrisi prima di unire le nostre labbra ancora una volta.
La sua veloce risposta era un altro segno, che lei sarebbe stata con me davvero, anche dopo il tour. Lasciò che la mano scivolasse sulla mia spalla, stringendomi la pelle amorevolmente per poi distaccare le nostre bocche. I nostri capi si toccavano, guardarla negli occhi mi faceva sempre battere forte il cuore.
"Ti amo." Uscì automaticamente, era l'assoluta verità.
"Ti amo di più." Rispose con uno che sembrava un triste sorriso, gli occhi colmi di lacrime.
"Non piangere, per favore." Pregai, carezzandole la dolce guancia con il pollice.
"Scusa." Disse e trattenne le lacrime così che non sarebbero cadute dai suoi occhi pieni. Non sapevo cosa fare, e la baciai più affezionatamente, dimostrandole tutto l'amore che provassi con e per lei. Distaccate ancora una volta, sentii un dolore nel petto.
Dovevo lasciarla, Sofi mi stava aspettando all'aeroporto. I miei occhi si sforzarono di guardare Camila, la quale ora sorrideva con freddezza, il sorriso non raggiungeva gli occhi. Sapevo che la mia partenza comportasse la sua tristezza.
Ci salutammo un'ultima volta; pensavo sarebbe diventato più facile con l'abitudine e invece salutarla era ancora la cosa più difficile da fare, perché mi innamoravo ancora di più ogni volta che stavamo insieme. Ero ora sulla soglia del mio appartamento, lei tra le mie braccia nel nostro ultimo abbraccio. Mi baciò velocemente e poi lasciai l'appartamento con il cuore pesante e quasi distrutto.
Sofi fu una gran distrazione per il mio dolore, anche se la sorella minore ne sapeva quanto me di cuori spezzati. La sua eccitazione per i Teen Choice Awards arrivava fino alle stelle, quasi inspiegabile, eppure ero contenta di averla resa felice. Avere la sua allegria somigliava ad essere a casa.
Casa con Camila.
Non era lei, ma era sempre meglio di rimanere sola senza la mia ragazza.
I TCA andarono bene, così come la mia esibizione. Sofi urlava ogni secondo, dopotutto era una Cabello ed il sangue da fangirl scorreva nelle sue vene; mi ricordava difatti la giovane Camila.
L'evento fu anche infuocato per me stessa; incontrai e parlai con tantissima gente di diverse sponde nel business, marchiando meglio il mio timbro. Mi sorpresi abbastanza quando un regista mi chiese se fossi interessata nel recitare, dato che era una cosa che aveva sempre catturato la mia attenzione e avrei voluto fare.
Discutemmo riguardo i suoi progetti; avrebbe riportato il mio nome in un film dove una ragazza avrebbe dovuto cantare. La mia parte consisteva in ciò.
Purtroppo la serata arrivò al termine e Sofi partì il giorno successivo. Ora rimanevamo solo io e la mia agenda, che sembrava più piena del solito. Pensavo di aver perso ascolti, stando all'oscuro per un bel periodo, eppure era tutto raddoppiato. La quantità di interviste, set di foto e presentazioni in generale potevano essere paragonati ad un fiume straripante. Era una situazione impossibile da gestire, ma Chelsea stava facendo un lavoro fenomenale come mia manager.
Ora ero pienamente d'accordo con la decisione che avevamo preso, quella di non dichiarare la mia relazione. I media sarebbero impazziti.
Le sei settimane di promozione per l'album passarono velocemente, e durante esse non avevo avuto un giorno libero; ciò significava non vedere Camila, eccetto chiamate e webcam, ma pure quelle erano difficili.
Quella notte stavo appunto per chiamare la cubana, dato che avevo avuto del tempo per me stessa. Ora ero nella stanza d'albergo, la sua faccia apparì sullo schermo del mio pc, posato sulle mie gambe.
"Hey, tu!" Dissi abbastanza entusiasta, cercando di nascondere la mia fatica e stanchezza.
"Hey!"
"Come stai?" Indossava la giacca di pelle che le avevo regalato. I fusi orari erano completamente diversi; a Miami era pieno giorno, invece nella mia zona regnava la notte.
"Bene, mi manchi da impazzire, ma oltre a quello tutto bene. Come te la cavi? Sembri stanca." Disse capendo la mia situazione.
"Sto bene, sono felice di tornare a New York domani. Ho un'intervista tutto il giorno, un altro set fotografico il giorno dopo, ma poi finalmente ritorno a Miami." Sospirai dato che non vedevo l'ora di abbracciarla.
"Onestamente non riesco ad aspettare." Si morse il labbro.
"Lo stesso io. Hai visto il mio nuovo video, comunque?"
"Cosa non andava nel vecchio?"
"Ne volevano uno un po' più complesso, con una storia che centrasse bene la canzone invece che me. Aspetta te lo invio subito." Dissi e cercai il file sul computer.
Ci misi poco tempo ad inviarglielo e Camila lo guardò subito; io mi limitai ad osservare la sua reazione.
[http://vimeo.com/11761159]
"Cosa ne pensi?" Chiesi quando ebbe finito.
"È fantastico. Amo l'idea di questo video, il modo di cambiare i periodi." Con sincerità nella sua voce mi rispose, anche se sapevo che mi stesse nascondendo qualcosa. Non ne ero sicura finché non parlò ancora. "Chi è il figo nel video?"
Rimasi sorpresa nel sentirlo e alzai un sopracciglio.
"Sei gelosa?"
"No." Disse subito. "Forse un pochino."
"Dai, lo sai che non farei mai nulla..." Iniziai ma lei mi bloccò.
"Lo so, non sono gelosa che tu faccia finta di fare queste cose con l'attore, sono gelosa perché lui può passare del tempo con te, tutti possono, eccetto me." Disse frustrata, la vidi grattarsi le tempie. Stava facendo davvero un bel lavoro nel nascondere come si sentisse, almeno fino a quel momento.
"Sono solo un paio di giorni e sarò a Miami." Cercai di calmarla.
"Sì, ma per quanto questa volta? Un giorno? O forse due?" Chiese alzando la voce. "Poi te ne andrai di nuovo in tour e non ti vedrò per mesi. So che non è colpa tua e non voglio che te la prenda. È colpa mia."
"Perché? Non è colpa di nessuno." Ora mi sentivo peggio, vedendo che si asciugava le lacrime dalle guance.
"Ti ho detto di continuare così, ma lo odio. Odio non poterti venire a trovare e non poter stare con te in posti pubblici. Sono egoista, per questo non ti ho detto nulla ma mi sta uccidendo tutto questo Lauren." La sua voce tremava, non avevo idea che si sentisse così male e che la nostra relazione potesse influenzarla così. I dubbi che avevo avuto stavano pian piano svanendo. Non ero l'unica a soffrire.
"Non essere triste, per favore. Quando sarò a Miami ne parleremo perché lo odio quasi quanto lo odi tu." Ammisi e vidi un piccolo sorriso spuntare sulla sua faccia.
"Lo odi?" Chiese.
"Sì, ma discutiamone quando siamo faccia a faccia, okay? E quando non sono vicina allo svenire." Aggiunsi con una risata che contagiò anche lei.
"Non vedo l'ora, ora dormi, ti amo." Mi mandò un bacio.
"Ti amo anche io." Risposi chiudendo il computer e prendendo un grande respiro.
Anche se la nostra conversazione era stata più un casino che altro, ora mi sentivo meglio di prima, sapendo che le cose sarebbero cambiate. Dovevano cambiare. Nessuna delle due era felice così, in questa situazione.
Ritornare al mio appartamento a New York il giorno dopo fu qualcosa che mi fece sentire meglio, la giornata era iniziata bene. L'intervista che avevo accettato di fare sarebbe stata ripresa proprio qua. Chelsea mi aveva mandato Amanda de Cadenet, una sua buona amica e intervistatrice di diverso stile. Era più come avere una conversazione con una delle tue amiche, che parlare con qualcuno che non conoscessi.
C'era molto caos nella casa, tutti sistemavano la camera per l'intervista. Ero nervosa, questa volta non sapevo l'ordine delle domande e neanche le domande! Avremmo parlato e visto come la conversazione sarebbe andata. Ero persino vestita casualmente in dei jeans neri, delle converse ed una maglietta bianca. Indossavo qualche gioiello e miei capelli erano naturali, il look accompagnato dal solito rossetto rosso forte e il solito trucco agli occhi.
Amanda, l'intervistatrice, aveva già preso posto sul divano e stava aspettando me. Qualcuno attraversò la porta, assunsi fosse qualcuno della crew, ma riconobbi subito Normani.
"Hey." La salutai con un abbraccio.
"Qualcuno ti sta aspettando fuori." Sussurrò nel mio orecchio mentre l'abbracciavo. Mi staccai e la guardai stupita, non capendo. "Vai, prima che inizi."
Ero così confusa che non riuscivo a considerare le opzioni plausibili su chi fosse, finché non arrivai alla porta d'entrata.
"Camila?!" Esclamai sorpresa e vedi la piccola cubana sorridere. Strinse le braccia attorno al mio corpo, io stavo ancora realizzando cosa fosse appena successo. "Cosa, cosa ci fai qui?"
"Non riuscivo più ad aspettare." Disse e non sprecò altro tempo, mi diede un bacio passionale. Unii i nostri corpi il più possibile, non potevo credere che fosse lì. Le sue labbra sulle mie erano fortificanti.
"Non volevo entrare con tutte queste persone." Sussurrò sulla mia bocca, prima di baciarla ancora, come se la sua vita dipendesse da essa.
"Lauren?!" Sentii qualcuno urlare dalla camera e sapevo che dovessi andare.
Camila mi lasciò e rise leggermente perché probabilmente ero ancora in stato di shock; ed era vero. Ma non c'era tempo per ricomporsi, mi sistemò il rossetto scomposto e accompagnai la donna mora all'entrata, dirigendomi verso la sala. Lei rimase in un angolo, dove nessuno poteva vederla. Probabilmente pensavano fosse parte dello staff. Presi un grosso respiro e, una volta seduta, mi preparai all'intervista.
Era infatti una molto diversa. Amanda era molto gentile e mi sentivo a mio agio parlando con lei della mia famiglia, degli amici e del business. Persino menzionai il periodo in cui abusavo di sostanze illegali. Volevo ripulire tutti i miei peccati e lasciare che le persone imparassero dai miei sbagli. Mi dimenticai che mi stessero registrando talmente la conversazione fosse diventata formale. Non avevo ancora guardato Camila per paura di sorridere come un'idiota. Ma ciò cambio con la domanda che mi era appena stata posta.
"Sembra che sei maturata molto negli ultimi anni, ora sembri a posto. C'è solo una cosa che manca, una relazione. Sei single, vero?"
Fu quella la prima volta che guardai la donna dei miei sogni, vedendola sorridere. Mi fece l'occhiolino, segno di approvazione. Potevo mentire, ma a me non stava più bene.
"No, non sono single, non potevo più esserlo." Dissi e l'intervistatrice boccheggiò di colpo.
"Bene, abbiamo una notizia esclusiva qui!" Sorrise. "Cosa ci puoi dire?"
"Posso dirvi che sono molto, molto, molto felice." Risposi con un sorriso piuttosto timido.
"Aw, stai letteralmente arrossendo!" La bionda notò e sentii il mio cuore esplodere per la felicità. "Ci sono stati alcuni rumors: si diceva uscissi con la cantante inglese Shannon Saunders."
"Um, siamo state insieme per un piccolo periodo ma non usciamo più insieme." Ammisi per la prima volta di essere stata in una relazione con una donna. Però non mi sentivo nervosa, ero sorprendentemente rilassata.
"Ti senti a tuo agio parlare di questa cosa, la tua sessualità?"
Mi fermai per un secondo e pensai alla risposta giusta.
"Credo." Esitai. "Cioè, non è una cosa a cui penso sempre, ad essere onesti. Mettermi un'etichetta non è qualcosa che mi piace fare. Sono stata con uomini e donne. Per me si tratta di persone, non genere."
"Te lo chiedo perché c'è stato un periodo, quando eri molto giovane, in cui i tuoi fan assumevano cose sulla tua sessualità. Immagino che sia stato molto difficile e tu sembravi davvero a disagio con quella situazione. Ti ricordi?"
"Sì." Risposi immediatamente, il battito del cuore aumentava. "Me lo ricordo vivamente, è come se avessi continuamente dei flashback."
"È tutto iniziato perché tu ipoteticamente avevi una relazione con una delle tue compagne di band. Era vero, oppure solo invenzioni dei fan?"
Le mie mani stavano iniziando a tremare, stavo finalmente per rispondere a quella domanda. A quel punto mi sentivo talmente al sicuro con Camila, che non volevo nascondermi più. Nemmeno lei lo voleva. Così decisi di continuare a rispondere onestamente. Non fu neanche una decisione; le parole abbandonarono la mia bocca senza che io potessi pensarci.
"Non siamo mai uscite insieme o state una coppia, anche se molte persone lo assumevano e provavano a dimostrarlo." Iniziai un dolce discorso. "Avevamo un legame speciale, direi. Era la mia migliore amica e diventammo intime subito. Ma fu anche la prima ragazza che mi fece domandare cosa provassi per lei; la mia amicizia con le altre ragazze era davvero diversa e l'avevo notato già dall'inizio. Ma ero spaventata e non volevo pensarci. Risultava più facile negarlo a me stessa che capire cosa provassi per lei."
"Che era?"
"Amore, ero innamorata di lei." Confessai, lacrime che nascevano dai miei occhi. Non capivo il perché, ma era come se mi fossi liberata di un peso legato al mio corpo per tutta la vita. Era diventato realtà.
"Wow." Amanda disse riacquistando la calma, con sguardo toccato. "Ma non le hai detto nulla?"
"No, non potevo perché non ne ero sicura. Le opinioni di ciò che dicessi, ciò che facessi e le voci che si spargevano ogni volta che ci scambiavamo uno sguardo, mi facevano sentire davvero vulnerabile ed insicura. Non sapevo cosa fosse la cosa giusta da fare, non potevo nascondermi da nessuna parte per mettermi in pace e pensare ai miei sentimenti."
"Suona molto da sopportare per qualcuno così giovane."
"Lo era." Annuii. "Le persone si dimenticavano che avessi sedici anni quando ci incontrammo e lei era una quindicenne, piccole teenager. Per alcuni sembrava facile, ma quel periodo per qualsiasi ragazzo è difficile da attraversare. In più, non potevo sopportare che le persone cercassero di dirmi cosa provassi, quando io stessa non ero pronta ad affrontare le emozioni che avevo. Diventò più facile crescendo, ma la nostra amicizia divenne più complicata e faceva soffrire molte volte il rapporto che avevamo."
"Ti sei tenuta in contatto con lei?"
Sorrisi e sentii i miei occhi bagnarsi ancora di più. Raccontare la mia relazione con Camila appariva davvero come una storia toccante.
"Puoi ben dirlo!" Cercai di fare la schiva, ma l'intervistatrice boccheggiò ancora. Più forte questa volta, spalancando gli occhi.
"Non dirmi che lei è la persona che ti rende molto, molto, molto felice!" Esclamò e non riuscii a trattenermi da guardare Camila di nuovo, per trovarla piangere. Questa volta piangeva di felicità, era commossa.
"Lo è." Sussurrai a mala pena.
"Oh mio Dio, ora mi metto a piangere. Questa è la storia più adorabile che io abbia mai sentito!" Anche lei sembrava toccata dalla storia, ci vollero un bel po' di secondi per riprenderci.
"Okay, abbiamo quasi finito, ma alla fine giochiamo sempre a questo gioco. Sono domande veloci che chiedo a tutte. Pronta?"
"Pronta."
"Qual è il tuo vizio più grande?"
"Beh, prima ne avevo molti." Risi. "Ho smesso di fumare e non mi drogo più, bevo raramente. Direi il caffè, o fast food se proprio devo essere sincera."
"Qual è il consiglio migliore che ti abbiano mai dato?"
"Non sono sicura che sia un consiglio ma una volta qualcuno mi ha detto di non cambiare finché non ne sono completamente sicura, o pronta. Sii paziente con te stessa, me lo dico ogni volta che ne sento il bisogno."
"Qual è la tua posizione di sesso preferita?"
Risi nel mio naturale e rumoroso modo quando lo chiese, perché era inaspettato. Le guance mi bruciavano, ma non mi vergognavo in fondo, vero?
"Oh.. diamine, um, onestamente non lo so." Dissi. "Non escludo io, anche se una è noiosa." Tirai fuori un sorrisetto. "Posso essere dominante, ma non mi dispiace lasciare il controllo all'altra persona."
"E per ultima cosa, cosa diresti alla te quattordicenne? O facciamo sedicenne perché è lì che per te sono cambiate le cose."
"Andrà bene." Mi ricordai di quanto fossi insicura a quel tempo. "Mi direi di non essere così spaventata che gli altri possano vedermi. Di esperimentare l'amore. Che non deve andare sempre come la pensiamo. Spererei, che trovasse la sua sicurezza per credere in chi è e ciò che è, che è abbastanza."
"È stato un piacere parlare con te." Amanda disse sinceramente e mi sorrise con occhi bagnati, mentre facevo la stessa cosa.
"Lo stesso vale per me." E il direttore bloccò la video camera.
Furono pochi i secondi tra l'alzarmi e l'avere Camila addosso a me. Vidi chiunque guardarci, ma non mi importava. Era il nostro momento per essere felici, di essere felici. Chiusi gli occhi e l'abbracciai stretta.
"Sto letteralmente piangendo adesso." Sentii l'intervistatrice parlare ed aprii gli occhi per essere colpita da non solo Normani, ma anche Chelsea piangere. Persino un membro del cast si stava pulendo le lacrime imbarazzato.
Siccome Amanda era anche una grande fotografa, fece alcune foto dopo l'intervista e dopo aver finito quelle singole le chiesi di poterne fare alcune con Camila. Anche se la donna fosse un po' sparpagliata, riuscì a mettersi in posa per il momento che avrei sempre voluto ricordare. Le foto erano fantastiche, non riuscii a non girare il viso di Camila verso di me e posarle un bacio sulle labbra.
"Credo che sia la foto." Disse la fotografa.
Guardammo tutti gli scatti e scelsi una che mi volevo tenere. Quelle con Camila erano fantastiche, ma aveva ragione. La foto del nostro bacio era speciale, così finii per chiedere ad Amanda la copia digitale e in poco tempo me la ritrovai subito nel telefono. Poi siccome la mia ragazza era stanca, ringraziai tutti ed andai in camera con lei.
"So che non ne abbiamo parlato prima, ma spero vada bene per te." Camila era in silenzio, mi rendeva nervosa.
"Dammi il tuo telefono." Disse sorprendentemente e lo feci. La vidi giocherellare con l'aggeggio per qualche secondo finché non mi mostrò cos'aveva fatto, o quasi. Era la nostra foto e voleva pubblicarla su Twitter con una descrizione.
"Sei sicura?"
"Tutti lo scopriranno in ogni caso. In questo modo lo scopriranno come vogliamo noi." Rispose e sorrise. "Anche se tecnicamente non è un selfie, ma va beh."
"Fallo." Con un sorriso più grande la incoraggiai e la vidi pubblicare la foto di noi con l'hashtag: #camrenisreal.
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