Capitolo 22
Era passata più di una settimana dal mio viaggio in Texas con le ragazze, ed ora ero ritornata alla mia solita routine: avevo tanti spettacoli ed interviste promesse ai miei fan, dopotutto ero sparita per un mese. Siccome mi mancavano loro ed anche cantare, avevo deciso di riprendere il ritmo.
La mia agenda impegnata tuttavia non mi vietò di tornare a Miami per il compleanno di Sofi che sarebbe stato in pochi giorni. La donna dagli occhi marroni ed io ci eravamo tenute in contatto via messaggio. Era abbastanza piacevole vedere quanto importasse a Camila della nostra nuova "amicizia" e mi ricordava noi bambine ai tempi di X-Factor, quando mi stava sempre addosso. Adesso non lo faceva, almeno non letteralmente perché eravamo così lontane, ma provava al meglio affinché mi accorgessi che voleva davvero rincominciare. E me ne accorsi.
Ma ancora non avevo organizzato bene la mia visita, non le avevo promesso nulla. Stranamente invece nella mia mente avevo tutto organizzato, sapevo di volerla sorprendere. Continuavo a stuzzicarla, sottolineando il fatto che volessi un vero e proprio invito, non solo un messaggio di richiesta.
"Lauren muoviti, la nostra prenotazione era per le sette e sono già le otto!" Normani urlò, mentre io pensierosa stavo finendo di prepararmi in bagno.
"Calmati, arrivo subito." Risposi con tono di voce pari al suo.
Avevamo deciso di andare fuori a cena per celebrare la mia ultima sera lì, dato che il giorno dopo sarei partita per Los Angeles. Di solito non andavo fuori le sere prima degli show, ma feci un'eccezione, indossando anche un vestito abbastanza sexy e più make-up di quanto ne mettevo altre volte: aggiungendo un po' di ombretto i miei occhi apparivano ancora più brillanti. A volte il loro colore cambiava, dipendeva dal mio umore, credo.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio e, dopo essermi passata il famoso rossetto scuro sulle labbra, uscii dal bagno.
"Scusa, dovreste essere onorate che mi sono vestita così per voi."
Entrambe risero. L'intervistatrice aveva finalmente accettato la mia richiesta di lavoro ed ora era ufficialmente la mia manager. Le due donne erano vestite tanto elegantemente quanto me, infondo un ristorante di classe era dovuto ad una serata come quella.
Così dal nulla, udii il suono del campanello.
"Hai invitato qualcun altro?" Chelsea chiese ed io scossi la testa. Dirigendomi verso la porta, mi domandavo chi mai potesse essere e quando la aprii rimasi di sasso.
Era Camila. Mi guardò dal basso verso l'alto, osservando il mio outfit attentamente e scorsi un leggero rossore sulle sue guance.
"Sorpresa." Rise nervosa.
"Sì, questa è una sorpresa, entra."
Non ero sicura su cosa dire, perché ero molto confusa. Cosa ci faceva qui? Non che mi dispiacesse, ma è apparsa dal cielo. Camminò oltre me, mettendo piede nell'appartamento e non riuscii a trattenermi dal guardare il suo fondoschiena: quei jeans le stavano proprio bene. Sentii Normani e Chelsea urlare come delle ragazzine al loro primo concerto, immaginai che l'avessero vista.
Raggiunte le mie amiche nella sala, mi pentii di non aver posato le mie braccia attorno alla giovane perché le altre la stavano ora abbracciando.
"Sì! Fanculo la cena andiamo a ballare la salsa come l'ultima volta." Disse l'intervistatrice piena di entusiasmo.
"No! Scusate non sapevo aveste già altro da fare." Si girò per guardarmi.
"Volevo solo darti questo." Continuò porgendomi un bigliettino. Poco dopo mi accorsi che era l'invito al compleanno di Sofi, non potevo crederci. La guardai intensamente negli occhi, rendendola nervosa, proprio come volevo. Si morse il labbro, mentre le altre due ci osservavano.
"Sei venuta solo per darmi questo?"
"Continuavi ad insistere per un invito vero e volevo dartelo."
"Allora insisto per farti venire a cena con noi." I suoi occhi si spalancarono.
"No, va bene, non voglio rovinarvi la festa."
"Di cosa parli? Vorrei che venissi!" Disse la bionda contenta.
"Siete tutte vestite da fighe ed io sembro una razza di zingara." Protestò.
"Beh, puoi metterti uno dei vestiti di Lauren ed io mi occuperò in poco tempo del make-up! Non hai scelta." Completò la scura, portandosi Camila con sé e catapultandosi nella mia stanza. Le guardai scomparire dietro la porta e sorrisi a Chelsea, che aveva un'espressione strana stampata sul volto.
"Cosa?"
"Avevo ragione sul vostro conto vero?" Sorrise ed io aggrottai le sopracciglia.
"Camren?"
*Flashback*
Eravamo tutte molto emozionate di essere presenti agli American Music Awards. Questo era assolutamente un sogno che diventava realtà, per me e le ragazze. Chi avrebbe mai pensato che nel giro di un anno saremmo state qui? Qui a camminare sul Red Carpet con una varietà immensa di cantanti famosi. Le Fifth Harmony tra di loro. Sapevo che sarei svenuta.
Ma non ero messa male come Camila. Lei per davvero stava per svenire ogni volta che adocchiava qualcuno di famoso. Era incredibilmente tenera ed adorabile. La nostra amicizia era stata così: affettuosa ed adorabile. Prima di quella notte in cui mi chiese di baciarla. Dopo di quello infatti le cose erano diventate un minimo imbarazzanti. Lei mi aveva ignorata per mesi, ma ora aveva ripreso a darmi corda: ci stavamo riavvicinando, per mia fortuna.
I miei occhi si posarono sulla conosciuta intervistatrice. Chelsea ci salutò con la mano ed io le sorrisi, segnalando che saremmo andate da lei. Era così dolce. L'ultima volta che l'avevo vista era stato ad X Factor, ma ci eravamo scambiate i numeri di telefono per tenerci in contatto.
Ci dirigemmo verso di lei, io mi ritrovai tra Normani e Camila. Iniziammo a rispondere ad alcune domande.
Era davvero bella e tutte ci eravamo complimentate con lei: mi ricordai di aver detto a Normani di avere una crush per lei, sperando che questa non mi prendesse in giro, specialmente dopo quell'intervista.
Ma le cose si capovolsero improvvisamente.
"Dovrei chiedervelo: sapete cos'è 'camren'?"
Oh, cazzo! Girai gli occhi al cielo per sembrare al meglio annoiata dalla risposta, ma il mio corpo con il cuore reagiva in un altro modo. E rieccoci, avevo pensato che il cambio di cognomi e tutte le altre stupidate erano passate. Sopressi quel maligno pensiero ed aspettai la risposta di Camila. Il mio sorriso alla telecamera era convincente: non volevo essere evitata da Camila e neanche essere scambiata per la lesbica del gruppo.
Aspetta, cosa caz-? Relazione? Cosa diavolo stava dicendo Camila!? Aveva appena detto che 'camren' era la nostra relazione. Non riuscii a rispondere poiché la bionda notò il mio sconforto e capì che era un argomento delicato, dissi infatti che era strano farsi chiamare così dalle fans. Camila sembrava a suo agio a parlare di tutto ciò, così decisi di riderci anche io sopra. Nella mia testa infondo, c'era una grande confusione.
Il resto della notte fu davvero memorabile. Ogni performance era stata incredibile, mi stavo davvero godendo la serata con le ragazze. Ad un certo punto io e Normani ci dirigemmo verso il bagno da sole, io l'aspettai di fianco al lavandino.
"Hai ancora una crush per Chelsea dopo stasera?" Chiese attentamente, sapeva di che cosa parlasse.
"Perché ha chiesto di camren? È stato tipo... ridicolo. Nel senso, non uscirei mai con una ragazza." Mi fermai, ridendo all'idea e cercai di far finta che non mi fosse mai passato per la testa. "E Camila, tra tutti, è come una sorella per me."
Ok, ovviamente non bacerei mia sorella nel modo in cui ho baciato Camila ma avevo bisogno di un alibi stabile per Normani, aveva troppi dubbi. In quel momento mi stava guardando terrorizzata e mi chiedevo il perché. I miei occhi avvertirono una presenza, mi girai di scatto e vidi Camila in piedi di fronte alla porta. Il mio cuore si spense per una seconda volta quella sera.
Ma di cosa avevo paura, era stato un gioco per lei, vero? Per qualche ragione, vedevo i suoi occhi pieni di lacrime prossime a cadere.
"Camz, che succede?" Scosse la testa subito e si ricompose, Normani guardava il pavimento come se sapesse qualcosa in più di me e non volesse parlare.
"Umm, troppe persone famose. La fangirl che sono è un po' stanca." Disse con una voce barcollante ed entrò nel bagno.
"Dovresti davvero abituarti."
"Perché non vai? Aspetto Camila e ci vediamo dopo." L'altra parlò. Anche io volevo aspettare Camila, ma non volevo forzarla, non dopo la domanda imbarazzante dell'intervista. Lasciai il bagno e dopo quell'episodio, non capii mai perché Camila avesse iniziato a ristaccarsi da me.
*Fine Flashback*
"Lauren? Pronto!?" Chiese Chelsea mentre io ritornai alla realtà.
"Cosa?"
"Stai bene?" La bionda sembrava davvero preoccupata, ma non c'era nulla di cui spaventarsi.
"Sì, scusa. Stavo solo pensando allo show di domani."
Non chiedette altro, eravamo entrambe occupate con i nostri telefoni, finché la porta della mia camera si aprì. Alzai lo sguardo, quasi feci cadere l'oggetto nella mia mano quando la vidi. Stava indossando uno stretto vestito blu, mio. Mostrava benissimo le sue gambe magre e parte del suo addome. Normani aveva fatto un lavoro fantastico con il trucco ed in così pochi minuti! La mangiai con gli occhi e basta, finché Chelsea mi riportò alla normalità, di nuovo.
"Sembra che siamo pronte per andare!" Disse quella di fianco a me. Subito dopo guardai Normani, che sembrava molto soddisfatta. Lo aveva fatto per un motivo: diamine di capitano della ship!
Durante il tragitto verso il ristorante e durante la cena, parlammo del più e del meno, discutendo di alcune nostre esperienze. Camila aveva rivolto la maggior parte delle sue attenzioni a me; non poteva andare meglio tra di noi. Parte di me non poteva ancora credere che fosse venuta lì solo per vedermi. Mi ritrovai a fissarla ancora, sorridendo come un'ebete, mentre lei mi raccontava una sua altra esperienza da fan girl. Questa era la Camila che avevo conosciuto all'inizio.
La serata non potette andare meglio di così, Chelsea voleva andare fuori, ma io avevo bisogno di riposarmi dato il mio previsto risveglio del mattino che veniva. Quindi decidemmo di terminare la cena e andammo a casa. Normani e Chelsea avevano già preso un taxi, io e la più piccola eravamo rimaste da sole.
"In quale hotel starai?" Chiesi, dato che non lo aveva ancora detto.
"In realtà in nessuno." La guardai perplessa. "Um... ero emozionata di vederti e mi sono fiondata dall'aeroporto a casa tua." Si mangiava il labbro, segno di insicurezza. Come può una persona essere così sexy ed adorabile allo stesso tempo?
"Dov'è la tua roba allora?"
"Ho solo portato una valigetta con certe cose e l'ho lasciata al tuo appartamento: probabilmente me ne ritornerò a casa tra poche ore."
"È ancora a casa mia? Allora perché non rimani a dormire lì?"
Questa volta Camila ed io avevamo entrambe un sorriso malizioso stampato sulla faccia.
"Devo svegliarmi veramente, ma veramente presto e tu puoi stare lì quanto vuoi domani. C'è un letto in più." Aggiunsi con un sorriso poiché non volevo farle credere che io volessi solo infilarle le mani nelle mutande. Beh, quell'idea non era male e mi tentava, specialmente quando riosservavo il suo outfit.
Camila accettò di rimanere da me e devo ammettere che fossi abbastanza nervosa quando entrammo nel mio appartamento insieme. Fortunatamente la giovane appariva rilassata.
Le diedi alcuni vestiti per dormire ed io mi cambiai in una maglietta e degli shorts, per poi togliermi il trucco della serata. Sdraiandomi sul letto, mi sporsi verso il comodino e presi il computer, intanto Camila si preparava per la notte. Appena uscì dal bagno i miei occhi si incrociarono con i suoi; deglutii quando il mio sguardo accattivante attraversò tutto il suo corpo, non vergognandosi di quanto lo stesse divorando. Difatti se n'era accorta perché era arrossita.
"Stai ancora lavorando?" Camminò lentamente verso il letto: riuscivo a mala pena a respirare con lei così vicina.
"Sto solo sistemando alcuni impegni." Cercai di evitare il contatto visivo rispondendo.
"Significa che stai accettando il mio invito?"
"Beh, dove sta il bello se te lo dico?" Scherzai e la vidi sorprendentemente sdraiarsi sul letto. 'No, Lauren.' Cercai di contenermi avvertendomi da sola. Ad un certo punto sentii che mi stava osservando intensamente, ogni secondo il cuore aumentava il numero di battiti.
"Camila?"
"Hm?"
"Vai a letto?"
"Sono a letto e dormirò appena avrai finito." Mi fece abbastanza ridere, decisi però di terminare le ultime cose.
L'ultima volta che guardai di fianco a me, circa cinque minuti dopo, ritrovai Camila persa in un sonno profondo. Prima sospirai, poi sorrisi: era così bella. Mi aveva sorpresa avvicinandosi così tanto a me, tuttavia mi era piaciuto come gesto. Velocemente posai il computer e mi aggiustai sotto le coperte. Le diedi le spalle perché l'avrei guardata tutta la notte in caso opposto. Infatti fu più facile addormentarmi, sempre con un sorriso stampato sulla faccia.
Il rumore seccante del mio telefono mi ricordò che mi dovessi alzare subito. Erano le cinque del mattino quando allungai il braccio per spegnere quel dannato allarme. Sbadigliai, ma mi bloccai di colpo quando sentii qualcosa sul mio collo. Un caldo respiro mi scagliava la pelle, provocandomi la pelle d'oca. Capii che lei era vicina a me, un suo braccio attorno alla mia vita. Il cuore mi batteva velocemente, non aveva intenzione di rallentare.
Il ritmo del suo respiro e il calore che sentivo sulla pelle mi causavano un vortice di sentimenti. Era un momento molto intimo, non ci era successo da tanto.
E per quanto volessi stare tra le sue braccia per tutto il mattino, dovevo andare. Mi alzai facendo meno rumore possibile, liberandomi dalla presa. La guardai di nuovo, sdraiata sul letto, la sua perfezione i fece mordicchiare un labbro.
Prima di andarmene le scrissi una piccola nota, che le confermava la mia presenza al compleanno della piccola Sofi. Infondo se lo meritava, pensai dirigendomi verso l'aeroporto.
Ogni cosa andò per il meglio, dalle performance alle interviste. Ero estremamente contenta di vedere le mie fan fiere per il mio ritorno. Ma ero ancora più felice di tornare a Miami e rivedere Camila. Era il giorno del compleanno di Sofi. Il mio corpo era una battaglia di sentimenti, dato ciò che era accaduto da quando Camila era rientrata a far parte della mia vita. Dal giorno di quel concerto, con più ansia dopo i vari episodi, compreso quello di Hanna.
Siccome avevo messo in affitto la villa, dovetti stare in un hotel. I ricordi della mia casa mi trasmettevano sentimenti negativi.
Mancavano ancora parecchie ore al compleanno, così decisi di fare qualcosa che non avevo fatto da tanto. Andai da un fioraio e presi un bouquet. La mia meta non era altro che il luogo in cui le persone ricordano coloro che ora sono anime libere.
Andare al cimitero era sempre qualcosa di molto emozionante, indifferentemente da quante volte una persona ci andasse. Dopo che la madre di Camila era morta, avevo visitato la sua lapide ogni settimana quando ero in città, ora era tanto che non lo facevo. Camminai di fianco ai prati fioriti, la mia mente pullulava di ricordi. Notai qualcuno vicino alla pietra di Sinu. Quando focalizzai meglio la figura mi accorsi che era proprio la figlia.
"Hola mama." Iniziò -mi ero avvicinata abbastanza da sentire-. "È il compleanno di Sofia. Ma probabilmente lo sai; è davvero emozionata perché farà una grande festa. Non ho idea di quanti amici abbia ma sono felice di vederla così. Immagino che tu abbia fatto qualcosa di buono con lei."
Sentii crescere un nodo alla gola, non sapevo cosa fare, interromperla sarebbe stato maleducato e solo un gesto invadente. Pochi secondi passarono e la donna riprese il discorso.
"Carina si sposa. Mi ha chiesto di essere una delle damigelle. Sai qual'è stato il mio primo pensiero? Ho pensato, mamma non ci sarà quando sarò io a sposarmi. Quanto sono egoista, vero? Dovrei essere felice per la mia amica ed invece tutto quello a cui penso è ad un mio futuro matrimonio e che tu non ci sarai. Non sarai alla festa di Sofi, non ci sarai neanche quando sarà lei a sposarsi; vederci crescere, veder crescere i nostri bambini. Non voglio essere arrabbiata con te, ma a volte non ce la faccio. Sono solo distrutta, non ho più una madre, mia madre."
"È così difficile perché ho davvero bisogno di te. Sto mandando tutto all'aria e non sono sicura che sarò capace di risolvere i problemi che ho creato." Pianse come se non ci fosse un domani.
Qualsiasi emozione di rabbia che avevo provato per la notte che lei aveva passato con Hanna, si dissolse nell'aria, proprio in quel momento. Mi immedesimavo in quella situazione, capivo quasi cosa provasse. Non c'era nè bianco nè nero quando dovette vivere in quel grigio. Perdere un genitore è una cosa devastante, un dolore che forse porterai con te per tutta la vita. Quel giorno la perdonai davvero.
Non parlò più e, quando sentii che si era calmata, andai verso di lei. Il rumore dei miei passi la fece girare; subito posai i fiori sulla lapide. Passarono alcuni minuti, nessuna delle due apriva bocca.
"Probabilmente penserai che sono pazza."
"No, per niente, faccio la stessa cosa a volte." Confessai, poi lei si alzò di nuovo, i suoi occhi puntati su di me.
"Sei.. l'ammiratrice segreta?"
"La cosa?"
"Ogni volta che vengo qui, mi chiedo sempre chi porti i gigli bianchi perché di solito so sempre chi porta un boquet. Eccetto questo, che ogni settimana viene posato qui. Ho pensato che mia mamma potesse avere un ammiratore, ma eri tu, vero?" Camila spiegò ed io le sorrisi.
"Non pensavo di poter farne così una strage."
"Avrei dovuto capirlo perché quando sei andata via dalla città non li portava più nessuno... e ciò significa che sei venuta qua anche le settimane dopo che ti ho chiesto del tempo?" Io annuii e basta. Si sentiva in colpa, lo si vedeva dal suo sguardo, perché finalmente aveva scoperto che non avevo mai smesso di prendermi cura di lei o di interessarmi alla sua famiglia, anche dopo che mi aveva chiesto del tempo per stare sola. Solo quando mi sono chiusa in me stessa, dopo aver scoperto di lei ed Hanna, ho smesso di venire qua, ma questo perché non volevo vedere nessuno.
L'avevo già perdonata tempo prima, ma ci credevo solo da quando mi aveva offerto di iniziare da capo.
"Forse dovremmo andare. Probabilmente hai da fare per la festa, dovrai preparare qualcosa." Dissi io, dato che lei sembrava senza voce.
"Vuoi venire da me per un caffè? Intendo, abbiamo ancora un po' di orette prima del compleanno ed ho ancora la macchinetta espresso che ti piace tanto." Le mie labbra formarono un sorriso. Ero contenta, seppur nervosa di dover rimanere sola con lei: sarebbe stato difficile contenere i miei sentimenti per la donna.
"Beh, sai che non posso dire di no ad un caffè!" Risposi e le sue labbra copiarono le mie in un sorriso. La tristezza negli occhi era sparita, aveva fatto spazio ad emozioni positive.
Il mio cuore non era da meno, batteva all'impazzata.
Ci dirigemmo verso le nostre macchine ed arrivammo subito a casa. Una volta entrate, mi appoggiai alla credenza della cucina in attesa che l'altra preparasse il caffè.
I miei occhi iniziarono ad osservarla intentamente: indossava un paio di stretti jeans a vita alta che mettevano in risalto le sue snelle gambe, non lo avevo notato prima ma era pazzesca con quelli addosso. La camicetta era di nero chiaro, con dei disegnini simpatici sopra e mi ricordava molto il suo stile da ragazzina. I suoi capelli erano più luminosi del solito, grazie alla luce del sole che perforava attraverso le finestre.
Sentivo il bisogno di passare le mani tra quei capelli, di toccarla e di farla mia. Ora i suoi occhi chiedevano spiegazione, avendomi scoperta. Le ciglia perfettamente lunghe e sottili, probabilmente finte, ma che non rovinavano il suo viso, ogni piccolo lineamento del suo corpo veniva scannerizzato dai miei occhi verdi.
Questi si posarono sulla parte più desiderata, le labbra. Deglutii quando la vidi mordersi il labbro, mi ricordai di quella bocca sulla mia. Qualcosa in me scattò, non riuscivo più a trattenermi.
Prima di accorgermene camminai verso di lei, le presi la mano e la portai in camera sua. Sembrava un cervo smarrito nel bosco, mi seguiva timida e confusa.
Poi mi fermai, girandomi verso di lei. Il mio cuore non smetteva di battere, voleva quasi uscire dal petto. La sua bocca era semiaperta, forse segno di parola che però non usciva da quelle fantastiche labbra. Non lo permisi neanche, posizionai un dito sulla camicetta, iniziando a sbottonarla. Tolto il primo bottone, sussurrò tremante.
"Aspetta..."
"Penso che abbiamo aspettato abbastanza, non credi?" Risposi quasi senza respiro, ora i nostri sguardi si incrociavano.
"È solo che.." Balbettava, io intanto avevo finito con i bottoni. "Ho bisogno che tu lo sappia... non è che... cioè, non voglio solo fare sesso con te."I miei occhi si addolcirono quando sentii quelle parole: ecco perché stava esitando. L'avevo già accusata per questo ed ora aveva paura.
"Lo so."
"Lo sai? Perché mi sono sentita orribile quando l'hai detto e non ho mai voluto che pensas-" Posai un dito sulle sue labbra.
"Lo so." Ripetei ancora più sicura e la vidi rilassarsi. "Allora, stai zitta e baciami." Aggiunsi con un tono più seducente.
Mi bagnai subito le labbra con la lingua, la vidi avvicinarsi ed accolsi il suo labbro inferiore tra le mie. Non importava quante volte l'avessi baciata, era spettacolare ogni volta che succedeva. La dolcezza era palpabile, la sua bocca mi faceva impazzire. Respirò profondamente durante il bacio, come se volesse assorbire ogni dettaglio di quel perfetto momento.
Le sue braccia cinsero il mio collo. Interrompemmo il bacio per un secondo, guardandoci.
Quegli occhi.
Mi buttai di nuovo, in cerca di baci più intossicanti. Le nostre labbra si incontrarono, questa volta in modo più sensuale. Mi abbracciava così forte che non sapevo dove mettere le mie mani, una era ancora tra i nostri corpi sulla camicetta; giuro che sentivo il suo cuore esplodere.
La mia mano poi scivolò dietro la sua schiena e con le unghia iniziai a graffiarle la pelle. Camila boccheggiò ed io colsi l'occasione per approfondire il bacio, portando la mia lingua sull'orlo delle sue labbra. Ne morsi una e dopo andai avanti.
Avevamo a mala pena iniziato e già chiedeva di più. Con una mano le carezzavo la schiena, con l'altra prima il fianco, poi vogliosa la portai sui suoi glutei stringendone uno. Sorrise, e quel gesto ritirò fuori la mia parte dominante, tanto che con più sicurezza afferrai il suo fondo schiena.
"Oh Dio." Gemette sulle mie labbra, ora ero io a sorridere.
Liberatami dalla presa, la guidai verso il letto e finalmente sbottonai il rimanente della camicetta, buttandola subito da qualche parte. Mi tolsi la maglietta e riattaccai le mie labbra alle sue, incapace di starne distante. Braccia che scivolavano ovunque, pelle d'oca, baci caldi e umidi. A Camila stava piacendo abbastanza, la sentivo tremare sotto di me.
Poi assaporai qualcosa di strano sulle sue labbra, qualcosa di salato. Mi fermai e la guardai.
"Perchè stai piangendo?"
"Sto piangendo?" In effetti c'erano lacrime che percorrevano tutto il suo splendido viso. L'avevo morsa per sbaglio?
"Sì." Con il pollice ripulii le lacrime.
"Immagino che sia l'emozione."
"Forse non dovremmo farlo."
"NO!" Disse immediatamente ed entrambe ridemmo. "Voglio davvero farlo."
"Lo so, ma non affrettiamo le cose. Forse non siamo ancora pronte; lo faremo quando sarà il giusto momento, e fidati, lo faremo molto." Ridacchiai ed ora lei non protestava più, si mordeva solo il labbro. Dio quanto volevo saltarle addosso, ma dovevo controllarmi.
"Ok." Sussurrò e ci demmo un ultimo bacio, pieno di affetto e amore.
Ci sistemammo nel letto su un fianco in modo tale da poterci guardare. Era evidente che stesse per addormentarsi, ma continuava a combattere.
"Non voglio chiudere gli occhi."
"Perché?"
"Ho paura che tutto questo sia un sogno e quando mi sveglierò tu non sarai qu.i"
La fragilità nella sua voce mi fece star male, male da non poter respirare. Mi rilassai, io ero lì.
Era la pura realtà.
"Chiudi gli occhi, Camila."
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