Capitolo 16
Camila's POV
Guardai la donna talentuosa, quasi la stessi mettendo in soggezione, quando salì sul palco. Il pubblico ai suoi piedi urlava tantissimo, sentivo persino delle proposte di matrimonio chiamate dietro di me. Lei si che sapeva come far impazzire i suoi fan con un solo movimento di anca o scuotendo i suoi capelli o anche leccandosi le labbra. Una ragazza continuava a starnazzare dicendo che se Lauren l'avesse guardata sarebbe svenuta e non potei fare a meno che sorridere sghemba quando la sentii.
Anche io ero stata una fangirl e sapevo benissimo come ci si sentisse, pure quel giorno mentre ascoltavo Lauren cantare.
L'ansia per le sue canzoni era inutile però, contando che il concerto era stato organizzato come festival e c'erano molti ballerini, così che l'unica persona che guardavo fosse solo una tra di loro. Infatti cantò tre canzoni, le più popolari affinchè tutti potessero cantare con lei. Più che lente avevano un ritmo movimentato ed io e Normani ci stavamo divertendo.
Quando la cantante finì, le fans impazzirono, volevano di più. Dal nulla iniziarono a chiamare il mio nome e quello di Normani. Guardai la mia vecchia compagna di band e poi Lauren. Oh no, pensai quando la donna al mio fianco mi iniziò a tirare su per il palco. E lì tutti andarono fuori. Ora i nostri i nomi erano ancora più urlati e ci chiedevano di cantare: purtroppo Normani afferrò il microfono e spiegò che non era in grado di cantare perché le avevano appena tolto le tonsille.
Io invece non avevo nessuna scusa! Così quando tutti continuarono ad urlarmi di cantare, rimasi congelata sul palco e Lauren accorse in mio aiuto.
Non cantavo da una vita per così tante persone, ma vedendo gli striscioni tirati su dai fan immaginai quanto fosse importante per loro quel festival: supportavano qualcosa che era stato parte della mia vita. Improvvisamente, mi sentii connessa con loro. Prima che Lauren potesse prendere il microfono, lo strappai dalla mano di Normani.
"Hey." Dissi timidamente rivolgendomi al pubblico per la prima volta.
Loro risposero molto rumorosamente e mi schiarii la gola per poi continuare.
"Grazie mille per sopportare la donazione. È davvero importante per me." La mia voce bassa disse e le persone tacquero all'udire di essa. "Non mi esibisco davanti ad un pubblico da un po', ma qualche mese fa, mia madre è morta per un cancro al seno. Quindi, so che a volte è difficile andare avanti, ma voglio che tutti quanti sappiate una cosa: permettetevi di sentire tutto quello che provate. Non importa quanto sia spaventoso al momento, andrà meglio in poco tempo. Dovete conviverci, qualsiasi sentimento sia e poi passerà."
L'intero pubblico era in silenzio, che ascoltava mentre parlavo. Guardando attorno vidi una chitarra e mi diressi verso di essa senza pensare troppo, anche perché se fossi stata cosciente non l'avrei mai fatto. Solo alcune persone mi urlarono, le altre rimasero a guardarmi come se fossero spaventati di spaventarmi alzando troppo la voce.
La canzone che scelsi era molto profonda e probabilmente la più profonda che avessi mai scritto, poco dopo che mia mamma era morta. Era diversa da tutte le altre che avevo fatto perché non c'erano parti in cui cambiavo la voce, o inserivo acuti. Il mio tono era dolce e liscio, per tutto il tempo. Senza contare il fatto che le parole fossero molto depresse, volevo essere sincera con le persone.
Quindi incastrai il microfono al supporto e iniziai a suonare la chitarra.
"Driving away from the wreck of the day,
and the light's always red in the rear view.
Desperately close to a coffin of hope,
I'd cheat destiny just to be near you.
And if this is giving up,
then I'm giving up.
If this is giving up,
then I'm giving up, giving up on love, on love.
Driving away from the wreck of the dayon Jesus,
'cause love doesn't hurt so I know I'm not falling in love.
I'm just falling to pieces.
If this is, is giving up,
then I'm giving up.
If this is giving up,
then I'm giving up, I'm giving up on love, on love.
And maybe I'm not up,
for being a victim of love.
Oh, all my resistance,
will never be distance enough.
Driving away from the wreck of the day,
and it's finally quiet in my head.
Driving alone, I'm finally on my way home,
to the comfort of my bed.
And if this is, is giving up,
then I'm giving up.
If this is giving up,
then I'm giving up, I'm giving up on love, on love."
[]
Quando finì l'ultima strofa ero convinta di aver deluso milioni di persone. Fortunatamente l'applauso ruggente di pochi secondi dopo mi provò il contrario. Guardando direttamente il pubblico, vidi molte persone piangere e i miei stessi occhi si riempirono di lacrime. Subito mi voltai e trovai al mio fianco un paio di occhi verdi osservarmi. Era così toccata e commossa come gli altri e la lucentezza nei suoi smeraldi mostrava che stesse per piangere.
"Grazie, grazie mille." Quasi sussurrai e lasciai lo stage.
Tornate nel camerino di Lauren, Normani mi strinse in un abbraccio e l'altra rimase staccata a sorriderci. Anche le mie labbra formarono un sorriso, prima che qualcuno entrò.
"Wow, è stato bellissimo Camila." Chelsea disse entrando. "Stavo tipo piangendo troppo."
"Scusa non volevo tirarvi giù di morale!" Mi scusai, ancora scossa dall'esperienza appena vissuta.
"È stato perfetto." Lauren catturò la mia attenzione, facendomi deglutire quando mi mandò un certo sguardo che distrusse tutti i muri attorno al mio cuore.
Non aspettammo molto tempo, ma volammo, per modo di dire, subito al ristorante giapponese. Non avevo persino mangiato sushi prima di rincontrare Lauren, ma lei era ancora fissata con la cucina giapponese. Scelse qualsiasi tipo di ordine e ovviamente poi pagò per tutte.
La conversazione fu in buona parte sul concerto e sul mondo della musica. Lauren chiese a Chelsea di fare la sua nuova PR manager e la donna bionda sembrò interessata. Percepivo che tra di loro ci fosse una grande amicizia, ma le risatine e gli scherzi durante quella cena mi fecero diventare più gelosa. Cercavo il meglio possibile di entrare nella conversazione, ma ogni volta mi sentivo al di fuori. Entrambe, Normani e l'intervistatrice erano molto più unite alla donna dai capelli scuri.
Quando finimmo di mangiare Chelsea si alzò e chiese a Lauren se volesse andare a fumare fuori.
"In realtà ho smesso." Rispose l'altra rifiutando e quasi sputai nel mio bicchiere.
"Cosa?" Sbottai stupita.
"Ciccia, non essere sorpresa." Rise ed io sorrisi con aria mortificata.
"Ti accompagno anche se non fumo almeno prendo una boccata d'aria." Normani disse e mi guardò consapevolmente. Era stata palese nel lasciare me e Lauren da sole. Però ero contenta di avere qualche momento con la donna per cui ero volata lì.
"Spero che la mia visita non sia stata fuori luogo." Dissi con calma.
"No, per niente. Sono felice di vederti." Rispose quella con gli occhi verdi e sia la sua voce che il suo volto erano difficili da interpretare quel giorno. Ogni parola sembrava liscia, senza pesi o paure, rispetto alle parole della donna di qualche mese prima. Certo, ero felice del suo cambiamento, ma mi chiedevo anche cosa diavolo fosse successo da soddisfarla.
"Allora, perchè hai smesso di fumare?" Chiesi e presi un sorso dal mio bicchiere.
"Mi sento un'ipocrita supportando le raccolte per il cancro al seno e fumando, perché il fumo ti porta a quello." Spiegò e fece sobbalzare il mio cuore un'altra volta. Il suo sorriso fu ricambiato subito dal mio.
"Sembri diversa." Ammisi dolcemente dopo pochi secondi e vidi la sua espressione cambiare
"Diversa come?" Suonava leggermente nervosa.
"Diversa in modo positivo." Risposi subito. "Più felice e molto più semplice e senza più nessuno stupido artista del business attorno."
"Diamine, pensavo che fosse stata una parte del mio carisma!" Rise leggermente.
"Non hai bisogno di altro carisma, fidati. Ho visto l'intervista di David Letterman l'altra sera e praticamente ti sbavava addosso." Le rivelai con un tono leggermente geloso.
Lauren non rispose questa volta. Invece, mi guardò intensamente.
"Posso chiederti perchè sei venuta qui?" Presi un grosso respiro.
Avevo evitato la risposta fino ad adesso ma lei aveva tutto il diritto di sapere cosa mi frullava per la testa. Se solo mi capisse.
Ci misi un po' per dare la risposta, poiché non ero ancora sicura.
"Mi mancavi." Confessai e la sua faccia si intenerì. "Mi mancavi da un po', però avevo paura della tua reazione."
"Perchè?"
"Perchè ti ho praticamente tagliata fuori dalla mia vita.. ancora." Dissi enfatizzando l'ultima parola.
"Ma era diverso. Questa volta ho avuto una scelta e ho accettato di darci tempo." Mi interruppe.
"Tuttavia penso che sia ora che parliamo e voglio capire come va, suppongo." La mia voce tremava perché ero così nervosa per la sua risposta.
Prese un sorso dal suo bicchiere, pensando profondamente a cosa dirmi. Per qualche ragione mi spaventò davvero: il mio battito stava aumentando a dismisura, quando improvvisamente incrociai il suo sguardo.
"Mi sei mancata anche tu. Tanto." Disse, ma sapevo che quella frase stava per essere seguita da un'altra. "Ma ho passato questi mesi a pensare e sono arrivata al punto di dire che forse... non siamo fatte per stare insieme in quel senso."
I miei occhi si spalancarono: me lo aspettavo, dopo tutti questi mesi.
"Intendo, tutte le volte che ci avviciniamo succede qualcosa di brutto che ci divide. E se ci fosse un motivo per questo? Certamente c'è un motivo per il quale ogni volta che stiamo insieme poi soffriamo e quando non ero con te sei riuscita a guarire le tue ferite." Continuò ed io volevo interromperla solo che ero troppo colpita. "Ciò che sto cercando di dire è che forse siamo destinate ad essere solo amiche."
"Ma noi non siamo mai state 'solo amiche'." Le dimostrai che in parte aveva torto. "Ti ricordi una volta sola dove io non abbia mai provato e tu non abbia mai provato nulla di più di un'amicizia?"
"Era quello il problema." Un pugnale mi colpì nel petto. La sua voce era ancora sottile, non stava cercando di ferirmi.
"Quindi vuoi dimenticarti di tutto quello che è successo tra di noi ultimamente?" Chiesi.
"No, penso che abbiamo corso troppo. Volevamo riprendere da dove ci eravamo lasciate sei anni fa senza sapere chi siamo adesso. Non sto dicendo che non è nessuna possibilità per noi.. se è quello che potrebbe succedere, penso che dovremmo concentrarci su creare qualcosa che non si distrugga per poco. Te l'ho detto e sono sincera: preferirei averti come amica che non averti per niente."
La mia testa sapeva che aveva ragione, anche perché non ero nemmeno pronta per quello che io e Lauren saremmo state una volta tornate insieme. Ma c'era agonia, nel mio cuore, quando capii che per noi due non c'era più speranza. Questa volta aveva cercato di non essere troppo cattiva, nonostante tutte le volte in cui io l'avevo respinta. Ed ora capivo quanto fosse terribile essere respinti.
"Non ti voglio ferire, Camila." Lauren disse quando notò il mio silenzio.
"Lo so." Risposi subito questa volta.
"Andiamoci con calma, come hai detto tu e vediamo come va."
Non ebbi il tempo di dire altro poiché Normani e Chelsea tornarono al tavolo. La bionda si sedette vicino a Lauren e l'altra vicino a me.
"Allora, dove andiamo?" Chiese Chelsea pronta per una serata fuori.
"Torno al mio hotel perché mi devo riposare per il volo." Normani disse e guardò Lauren che subito incontrò il mio sguardo.
"E tu, Camila?" Mi si rivolse l'intervistatrice e distolsi gli occhi dalla donna dai capelli scuri "Dovremmo andare a quel club dove ballano la salsa." Aggiunse.
Lauren rise ed io guardai le mie due amiche confusa. "Tu, la salsa?"
"Pensa di essere una gran ballerina di salsa solo perché una volta abbiamo fatto una lezione insieme. Giuro, l'unico motivo per il quale è mia amica è perché sono cubana." Lauren scherzò cercando di tirare su il morale a tutti, ma non si accorse che stava solo aumentando la mia gelosia. Il pensiero di loro due insieme ad una lezione di danza, a ballare per tutta la notte, Lauren che muoveva i suoi fianchi su di lei era troppo.
"Verrò." Dissi senza pensare, poiché non volevo lasciarle da sole.
"Sei seria?" Lauren mi chiese stupita e confusa.
"Basta! Non scoraggiarla." Chelsea esclamò e mi sorrise. "Mi ricordo che hai detto che non sai ballare, ma è molto difficile da credere. Ti mostreremo qualche passo tranquilla."
L'entusiasmo dell'intervistatrice mi irritava, ma sforzai un altro sorriso. In poco ci ritrovammo nel club di danza. Era troppo eccitante vedere tutti quei corpi perfetti ballare; mi mettevano anche ansia. La musica latina non mi era nuova e ciò aumentò la mia tensione. Proprio come il bicchiere di tequila che avevo preso. Troppa ansia.
"Allora, andiamo!" Chelsea urlò e prendendomi per la mano mi tirò nella pista da ballo.
Potevo vedere Lauren vicino al bar osservarci e sorriderci un po'. Istintivamente le mie guance andarono in fiamme quando capii che mostrava attenzione nei miei confronti.
Non ero mai stata una buona ballerina, ma avevo sempre improvvisato. Cercai di imitare i movimenti di Chelsea e rimasi sorpresa da quanto fosse facile: non mi sentivo così libera da tanto. Non avrei nemmeno mai pensato che saremmo finite qua. Finalmente Lauren ci raggiunse e iniziò a ballare con noi. Ad un certo punto mi prese la mano e mi fece fare una piroetta. Entrambe scoppiammo a ridere, intanto il mio cuore urlava di gioia.
Il tempo volò velocemente e dopo poco decisi di prendermi una pausa così avvisai le altre due. Camminai verso il bancone e ordinai altri drink per tutte. Ora era il mio momento di guardare la donna dai capelli scuri ballare: la luce rossa del locale rendeva tutto più sensuale e guardare i suoi fianchi ondeggiare era già un tumulto. Dovrebbe essere illegale! Quando i suoi occhi incontrarono i miei, mi si formò un nodo in gola. Mi ricordai che aveva detto di andarci piano, ma non era ciò che io volevo fare in quel momento.
Il cuore mi si fermò quando Chelsea afferrò i fianchi di Lauren ed iniziò a strusciarsi contro di lei. La donna bionda poi le sussurrò qualcosa nell'orecchio, prima di sparire in una stanza del locale. Mi stupii quando però vidi quella che mi stava causando tanta sofferenza con i suoi passi di danza avvicinarsi a me.
"Chi l'avrebbe mai detto che sei così brava a ballare la salsa!" Disse ed io sorrisi.
"Beh, immagino che ci sia un minimo di sangue cubano in me dopo tutto." Risposi e le passai un bicchiere tra quelli che avevo ordinato prima.
"Non odiarmi se chiedo ma... c'è qualcosa tra te e Chelsea?" Chiesi finalmente e lei scoppiò a ridere.
"Cosa? Diamine, no! È eterissima." La più grande rivelò facendomi arrossire per l'imbarazzo. "Perchè lo pensi?"
"Non lo so. Sembravate così a vostro agio avvolte tra di voi e so che avevi una cotta per lei." Ammisi.
"Era tipo dieci anni fa prima che noi..." Disse e poi si fermò senza finire la frase. Prima che tra di noi succedesse qualcosa? Allora i suoi sentimenti cambiarono quando entrai in gioco? La confessione di Lauren dissolse la mia gelosia, specialmente poiché era lei quella ad arrossire ora.
Chelsea tornò indietro e ci avvisò che voleva andare a casa. Poiché viveva lì vicino, decidemmo di accompagnarla a piedi. Arrivate a casa sua, questa volta, l'abbracciai veramente e mi sentii in colpa per aver pensato male di lei.
"Prendiamo un taxi." Disse Lauren guardando il suo orologio. Anche se era notte tarda, più o meno le quattro, non volevo andare all'hotel.
"Perchè non andiamo a piedi?" Proposi e lei accettò con piacere, anche se all'inizio sembrasse titubante.
Nessuna delle due si aspettava cosa successe dopo. Finimmo per camminare e parlare tutta la notte. Parlammo di tutto ciò che avevamo fatto in quei mesi. Le dissi che la mia famiglia stava meglio e che si stavano riprendendo. Si vedeva, era contenta che io stessi meglio.
Mi raccontò di come avesse trovato la perfetta via di mezzo tra lavoro e tempo per sè stessa. Stava maturando e l'esperienza in lei era così ovvia che quando parlava mi sentivo fiera di lei, per ciò che era diventata. Mi disse che aveva scoperto il suo amore platonico per lo yoga, spiegando appunto perché fosse così in forma mentre ballavamo. Non potei fare a meno di guardare il suo corpo ancora una volta ed immaginarmi come sarebbe stata senza vestiti.
Il sole iniziò a sorgere lentamente e ci sedemmo su una panchina in Central Park. Stavamo parlando sotto quel magnifico spettacolo. L'unica cosa che mi dava fastidio era il freddo e ovviamente Lauren risolse subito il problema.
"Hai freddo?" Chiese con il tipico tono premuroso.
"Un po'." Ammisi e mi riscaldai con le mie stesse mani.
La donna seduta affianco a me si tolse la giacca di pelle e me la porse.
"No, e tu?" Intervenni.
"Non ho freddo, andiamo." Disse in modo rassicurante ed io non potei rifiutare la sua offerta.
Mettendo le mie braccia tra la giacca, il calore di essa mi fece subito star meglio. In più l'indumento sapeva di lei, una combinazione di shampoo alla vaniglia e il profumo che indossava. Guardando in alto vidi quei bellissimi occhi e sentii le farfalle nello stomaco.
Improvvisamente le sue mani presero le mie e le portarono alla sua bocca. All'iniziò, inarcai un sopracciglio confusa, ma poi vidi cosa fece. Iniziò a soffiare per riscaldarmele. Il suo caldo respiro attorno alle mie dita mi causava i brividi anche se non avessi più tanto freddo. I miei occhi erano incollati alle sue mani, che con gentilezza carezzavano le mie. Non aveva idea di come mi facesse sentire con quei gesti. Deglutii rumorosamente quando gli occhi verdi incontrarono i miei marroni.
Non sapendo cosa vedesse nei miei occhi, il gesto durò pochi secondi.
"Meglio?" Chiese con un piccolo sorriso e io annuii solamente.
Non sapevo cosa provassi, ma con il passare di ogni minuto capii quanto effettivamente volessi stare con lei.
Sfortunatamente l'avevo rifiutata così tante volte che adesso i ruoli si erano scambiati. Non potevo biasimarla, ma dovevo solo rimanere paziente, proprio come lei l'ultima volta. Era davvero una cosa difficile da fare, sentendo ogni volta quelle diavolo di farfalle nello stomaco. Non lo provavo da tanto, probabilmente da quando ero innamorata di lei durante i nostri giorni da Fifth Harmony.
La mia mano non ascoltò i comandi datele dalla mia testa e finì sulla sua guancia, a carezzarle lentamente parte della sua faccia. Prese un grosso respiro ed io tenni i nostri sguardi incrociati, per vedere cosa si celasse dietro quegli smeraldi. Le sue labbra formarono un altro piccolo sorriso quando la sua mano raggiunse la mia, spostandola. Il mio cuore affondò, anche se me lo sarei dovuta aspettare.
"Forse dovrei riportarti all'hotel." Disse una voce limpida.
"Sì." Quasi sussurrai.
Entrambe ci alzammo dalla panchina e ci dirigemmo verso l'hotel che avevo prenotato. Nessuna parlò, non perchè ci sentissimo a disagio, ma perché avevamo passato tutta la notte a parlare. Non c'era più nulla da dire.
Appena raggiungemmo l'edificio, il mio cuore aumentò la velocità cardiaca.
"Beh, eccoci, questo è ciò che ho trovato." Dissi ed indicai l'hotel come un'idiota.
Lauren sorrise dolcemente e mi sorprese con un abbraccio al posto di parole. I miei occhi si chiusero automaticamente e mi persi nel suo profumo ancora. Con le braccia attaccate alla sua vita, non volevo lasciarla andare. Ma dovevo.
"Dovremmo rifarlo ancora." Dissi nervosa.
"Definitivamente. Ho ancora qualche cosa da fare qui a New York ma appena finisco, tornerò a Miami e lo rifaremo." Accettò.
"È un appuntamento." Spifferai e lei fece un sorrisetto.
Imbarazzata, mi morsi il labbro. Mi sentivo come una sedicenne alla prima cotta!
"Vedremo." Ridacchiò ed io intanto continuavo a divorarmi il labbro. Dio, mi mandava fuori di testa.
Si girò e iniziò a camminare, quando mi accorsi di avere ancora addosso la sua giacca.
"Lauren, la tua giacca!" Urlai perché era già molto lontana.
Si rigirò completamente ed esclamò, mandandomi un occhiolino. "Tienila, sta meglio a te." E poi contiuò a camminare sculettando, come se stesse ballando.
"Lo dubito fortemente." Mi autosussurrai osservando il giubbotto nero.
Un sorriso si formò sulle mie labbra ed entrai nell'hotel. Nella mia testa si ripetevano le immagini della sera e della notte. Forse non dovevo sperarci troppo, perché non eravamo ancora tornate insieme. Comunque parte di me voleva prenderla e sbatterla nella mia stanza d'hotel, ma fu meglio così. Altrimenti sarebbe stato come le ultime volte e ora volevo fare le cose per bene.
Dopotutto ero sicura che non fosse completamente contro l'idea di noi due insieme! Dovevo solo mostrarle quanto importasse per me.
Non vedevo l'ora di tornare a Miami e rivederla, come avevamo programmato per il nostro incontro.. o dovrei dire appuntamento? Sorrisi e mi addormentai in pace.
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