Capitolo 15
Camila's POV
Ero arrabbiata con il mondo. Il fatto che Lauren mi stesse attaccata mi infuriava perché volevo che fosse felice. Ed io non la stavo rendendo felice. Almeno non in quel momento. Non ero sicura di riuscire ad essere la me di una volta con lei. La paura di perdere qualcuno che amavo così profondamente era ancora in me.
Nella mia testa, nel mio mondo, non c'era una fine felice per noi. Avrebbe realizzato ad un certo punto della sua vita di poter star senza di me. Quindi perché buttarmi se poi sapevo che l'avrei persa? Vederla osservarmi con quegli occhi smeraldo penetranti accresceva la mia agitazione. Non volevo sentire nulla.
Ma purtroppo non potevo pensare che la più grande aspettasse che tornassi come ero una volta. Forse non sarei mai tornata così e Lauren meritava di più.
Stava ancora aspettando la mia risposta e potevo vedere la preoccupazione nei suoi occhi. Mi sentii crudele per averla messa in tutto questo casino senza poi darle ciò che voleva.
"Non ti sto allontanando." Dissi con un tono più dolce poiché non volevo sfogare la mia rabbia sulla persona sbagliata. "Ma non voglio nemmeno che tu mi aspetti. Non ha senso, lo so."
La donna dai capelli marrone scuro mi continuò a guardare intensamente, cercando di leggermi nella mente. Come poteva riuscirci se nemmeno io mi capivo?
"Lo so che per te non vale la pena spettare, ma per me sì." Disse con calma. Di solito il mio cuore avrebbe iniziato a battere incontrollatamente come ogni volta che diceva cose del genere, ma non lo fece. Non questa volta. Non riuscii a sentire l'organo che, figuratamente parlando, supponeva appartenere a lei. "Dimmi cosa hai bisogno e te lo darò."
"Ho bisogno di spazio." Risposi con un respiro profondo e vidi il suo volto appassirsi. Odiavo tutto ciò.
Odiavo assolutamente ferirla, ma continuare con la nostra storia sarebbe stato doloroso allo stesso modo. Distogliendo i miei occhi dal visibile dolore presente in quelli verdi, rimasi sorpresa nel sentirla parlare ancora.
"Allora ti darò spazio." Guardai in alto per scoprire che stesse cercando di rimanere forte. Le sue labbra cercarono di formare un sorriso rassicurante, che però appariva più triste di quanto pensasse. "Non voglio pressarti e neanche perderti, quindi stacchiamoci per un po'. Prenditi tutto il tempo che ti serve e... se sei pronta, sai dove trovarmi."
Fu difficile per lei e io lo sapevo. Le persone spesso pensavano che Lauren riuscisse a controllare i suoi sentimenti, fregandosene, ma io sapevo perché agli occhi degli altri si manifestasse così. Non ci riusciva quando entravano in gioco le persone che amava e a cui teneva. A cui teneva tanto, effettivamente. Era nella sua natura provare e provare a fare qualsiasi cosa potesse, per le persone ferite. Era un parte di lei che avevo sempre amato. Nell'attuale stato d'animo però, non riuscivo a cavarmela.
La sua buona volontà di darmi lo spazio di cui avevo bisogno probabilmente la stava distruggendo, ma ero sicura che fosse la decisione migliore per entrambe. Non volevo più ferirla di quanto lo avessi già fatto e il modo in cui l'avevo trattata non era giusto.
"Ci vediamo." Finì, poiché non c'era nulla da dire e lasciò la cucina.
Guardarla andare via fu un sollievo e una tortura allo stesso tempo. Come diavolo si fanno a provare due sentimenti così contraddittori allo stesso tempo?
Quella notte però, iniziai a risentirlo, tralasciando quanto fosse confuso. Iniziai a riprovare qualcosa, anche se non era finita bene tra di noi e se mi avesse forzata a parlarne. Iniziai a provare sentimenti.
I giorni diventarono settimane e le settimane divennero mesi. Vivere attraverso un evento così traumatico non fu facile, ma è vero ciò che la gente dice: il tempo guarisce le ferite. La mia era talmente enorme che ci volle tanto, forse troppo, tempo per guarire, per farmi tornare finalmente la persona che ero e che sapevo mia mamma volesse che fossi. Andai al cimitero, parlai con la mia famiglia e persino con un terapista. L'unica persona a cui non rivolsi parola fu Lauren.
Sapevo che fosse ancora a Miami e mi ero informata su ciò che avesse fatto. Mi sorprese molto il fatto che mi avesse dato tutto questo tempo senza chiedere nulla e rimanere a Miami. Per altro aveva riniziato a lavorare nel mondo della musica, ma non allo stesso livello di prima.
Parte di me pensava che forse sarebbe tornata come una volta, ributtandosi nei tour e nel business. Invece fece solo pochi show ed interviste, per non farsi notare. Mi sentii così egoista per non averla contattata perché ogni giorno mi rendevo conto di quanto mi mancasse. Un sentimento che iniziò a diventare familiare e nuovo allo stesso tempo: la nostalgia di lei.
E se fosse andata avanti? L'idea di rimanere da sola mi spaventava. Aveva detto che avrebbe aspettato, ma per quanto?
Quella sera doveva essere nello show di David Letterman e quindi, organizzata, mi sedetti sul divano con Sofi per guardare l'intervista registrata oggi. Anche se era attraverso la televisione, appena la vidi entrare, con quel vestito verde che faceva risaltare i suoi occhi, sentii le farfalle nello stomaco. L'intervistatore era completamente abbagliato dal suo fascino e si lasciò scappare un 'wow' appena la donna si sedette e salutò il pubblico. Per qualche motivo mi sentii gelosa.
Lauren era come al solito perfetta, sicura di sè e sexy, ma anche adorabile. Mi ritrovai a sorridere per tutta l'intervista. Sembrava fosse maturata nella persona io avevo sempre creduto potesse diventare. La popstar ferita e depressa era svanita ed era stata sostituita da una migliore Lauren. Mi ricordava un po' la lei di una volta, la giovane ragazza che avevo conosciuto tanti anni fa.
L'intervista stava andando bene, finché una risposta catturò il mio interesse.
"Beh, dicci Lauren. Perché sei a New York?" L'intervistatore disse e lei guardò il pubblico e poi la telecamera per un momento.
"Sono a New York perché domani mi esibirò in uno show per beneficenza. Stiamo raccogliendo soldi per l'associazione delle donne con il cancro al seno."
Mia sorella mi guardò, probabilmente spaventata per la mia reazione, ma io continuai a sorridere. In un certo senso, ero fiera che avesse scelto quella particolare associazione per la donazione e aveva deciso di dedicare il suo tempo per esibirsi.
"Ok, tagliamo qualche cosa altrimenti andiamo fuori tempo. Cos'è, ho sentito che sei single, vero?" L'uomo chiese a Lauren e lei si morse il labbro. "Non è vero? Intendo, guardati per l'amor di Dio!"
"Dave, pensavo fossi già sposato." Scherzò giocosamente, mandando un occhiolino alla camera e l'audience impazzì.
Era così stupido, ma mi sentii ancora più gelosa dell'intervistatore, che otteneva tutte le attenzioni, anche se stavano scherzando ed io avevo perso ogni motivo per essere gelosa. Forse non era nemmeno la prima volta che mi sentivo gelosa per gli intervistatori di Lauren.
"No, seriamente. Sei una donna bellissima e talentuosa e sono davvero spaventato per le persone come me, se qualcuno come te non è circondato da tutti."
"Beh, grazie ma non sono esattamente 'single single'." Disse unendo le labbra. "Non sono in una relazione, ma... è complicato." Aggiunse alla fine arrossendo e ridendo.
"Non hai intenzione di dirmi chi è, giusto?" Lauren scosse la testa.
L'intervista finì e mi lasciò con ancora più dubbi. Stava parlando di me quando aveva menzionato le sue complicazioni in amore? Sono passati un po' di mesi e forse era stupido pensare che mi volesse indietro. Nella mia testa cercavo di immaginare come fossero andate le cose per lei.
Per un attimo guardai il telefono tra le mie mani: avrei dovuto chiamarla? O almeno mandarle un messaggio? Perché era così difficile? Sospirai leggermente e schiacciai il registratore del telefono, poiché avevo registrato l'intervista. Decisi di ascoltarla di nuovo per rispondere a più domande possibili.
*Flashback*
Ritornare ad X-Factor era completamente irreale per tutte noi. Ma ovviamente io, l'inevitabile fangirl, stavo rivivendo i momenti passati. Tutto e tutti mi ricordavano molte storie e ricordi dell'anno precedente, quando eravamo state uno dei partecipanti. Solo dodici mesi prima stavamo partecipando allo show. Mi sentii così sovrappensiero che scoppiai a piangere e corsi in bagno.
Normani mi seguì ma sembrava non sapere cosa fare. Persino io non sapevo il motivo per cui stessi piangendo. Era uno strano miscuglio tra gioia e nostalgia. Spazzando via le lacrime, mi ricordai di tutte quelle volte in cui avessi pianto lì dentro e le ragazze mi consolavano. Specialmente una certa ragazza dagli occhi verdi, che mi rassicurava con le sue calde parole prima dello show. Ma le cose erano diverse adesso.
La storia 'camren' ci era sfuggita di mano e poi c'era stato quell'imbarazzante bacio, che in sè era stato perfetto ma la mia reazione mi aveva umiliata. Dopo quella notte, mi ero tenuta a distanza da lei. Era stato il momento più imbarazzante della mia vita.
Improvvisamente sentii qualcuno bussare e la ragazza dai capelli scuri apparve.
"Che succede?" Chiese con gli occhi pieni di confusione appena mi vide piangere.
"Nulla, sono solo un'idiota." Dissi ridendo disagiatamente. Non c'era bisogno che mi vedesse in altri imbarazzanti momenti.
"È successo qualcosa?" Ridomandò con una voce protettiva, che colpì anche Normani, che era vicino al lavandino.
"No, è solo che.. non so.. sono sopraffatta. Ci sono così tanti ricordi qui ed è successo." Risposi indicandomi le lacrime.
Lauren sorrise gentilmente.
"Sì, so cosa intendi. Sto realizzando anche io che siamo tornate qui." Concordò con me immediatamente, facendomi stare meglio.
"Ti è mai mancato?" Chiesi senza accorgermene.
I suoi occhi si incontrarono con i miei e il cuore incominciò a battermi velocemente. Per qualche secondo continuò a guardarmi, facendomi tremare le ginocchia. "Mi sono mancate alcune cose."
All'inizio non sapevo esattamente a cosa si riferisse, ma il modo in cui mi guardò. Capii subito: la nostra amicizia. Il modo in cui mi ero staccata non era passato di certo inosservato agli occhi degli altri, ma lei faceva finta di nulla e rimaneva paziente.
Non mi ero ricordata che ci fosse anche Normani nel bagno, finché la ragazza di colore si schiarì la gola.
"Andiamo." Disse Lauren incoraggiandomi. "Asciugati le lacrime e spacchiamo stasera!"
Il suo sorriso era una cosa illegale. Mi ritrovai a sorridere appena lasciammo il bagno.
E facemmo come disse lei: stupimmo tutti, anche se eravamo estremamente nervose, la nostra esibizione andò benissimo. Dopo la performance abbracciai Lauren, proprio come le vecchie volte. Mi lanciò un altro impeccabile sorriso e mise le sue braccia attorno a me, poi le altre ragazze si unirono.
Uscite dallo stadio, sapevamo che tutti erano rimasti impressi dallo show. La sala stampa era la nostra prossima tappa sull'agenda ed ero così esaltata. Le interviste erano sempre andate bene e tutto sembrò magico quando per quella della sera seguente mi posizionai di fianco a Lauren. Proprio come l'anno prima, quando facevo i miei soliti pessimi scherzi e lei rideva. La sua risata faceva battere forte il mio cuore.
Una domanda fu particolare, ci chiesero di descrivere Lauren con una canzone. Tutte le ragazze volevano assegnarle una di Lana Del Rey, perché era ovviamente una sua grande fan, ma io risposi diversamente. Mi concentrai e la prima cosa che mi venne in mente furono i suoi occhi. Prima di accorgermene stavo cantando una canzone di Taylor Swift, descrivendo la bellezza dei suoi occhi, finché le altre, contrarie, mi interruppero. Ci rimasi un po' male ma sentii subito le braccia della ragazza attorno a me. La tensione calò, almeno lei non pensava che fossi idiota, ma poi la sentii sussurrare 'ti amo' con lentezza.
Sapevo che non era nel modo in cui io volessi, ma mi fece comunque impazzire. Gentilmente misi la mia mano sul suo braccio, cercando di ricambiare dicendole che amavo i suoi occhi. Il mio battito era fuori controllo.
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Ultimamente aveva passato il suo tempo con persone più grandi nel nostro tour, come i ragazzi della band o anche gli accompagnatori. Sapevamo tutte che era maturata, ma a volte mi mancava stare solo noi ragazze senza dramma. Certamente era in parte colpa mia perché l'avevo ignorata da tanto. Ma speravo sempre che spendesse più tempo con noi che con gli altri.
L'intervista seguente era quella che mi terrorizzava un pochino: quella di HollywireTV e quindi l'intervistatrice sarebbe stata senza dubbio Chelsea, donna molto familiare perché ad X-Factor ci aveva già intervistate. L'ultima volta mi ricordavo di aver sentito Lauren dire a Normani che aveva una cotta per Chelsea infondo. Ovviamente, era fissata con lei: più grande, alta, bionda e in pratica tutto ciò che non ero io.
Vedere Lauren ora, correre verso quella donna ed abbracciarla mi causò dolore. Cercai di unirmi all'abbraccio di gruppo e subito la ragazza dagli occhi smeraldo si posizionò di fianco all'intervistatrice, mettendo un braccio attorno alla sua vita, come se non fosse un grosso problema. Cercai al meglio di non apparire troppo irritata da quel gesto, ma il modo in cui Lauren la guardava mi faceva arrabbiare ancora di più.
Solo pochi minuti prima tutto era tornato come ai vecchi tempi ed ora era stato rovinato dai miei stupidi sentimenti e la mia gelosia. Non dovevo provarli comunque. Chelsea e Lauren sembravano così a loro agio mentre parlavano tra di loro, e a quanto pareva Lauren cercava di impressionarla. Rincominciare tutto indifferentemente e con freddezza era il suo modo di atteggiarsi con la più grande folla e onestamente ero fumante quando si complimentava con l'intervistatrice.
I miei occhi continuarono a fissare la mano di Lauren, ancora piazzata sul fianco di Chelsea e per fortuna la ritrasse dopo quelli che sembrarono anni. In quel momento aveva il braccio attorno ad Ally, ma ciò non mi infastidiva per niente; beh, solo il fatto che non lo facesse più con me. Sospirai lentamente e guardai le altre parlare continuamente. Era così ovvio ai miei occhi: a Chelsea piaceva Lauren e le continuava a fare domande. Cercai ogni volta di interagire con risposte, ma lei cercava l'attenzione dell'altra.
Certo, l'argomento si spostò sugli appuntamenti. Il mio argomento preferito..NO! Normani rese le cose imbarazzanti di nuovo dicendo che uscivamo tra di noi e io cercai di farlo sembrare uno scherzo. Era quello che facevo sempre quando le cose diventavano strane.
Quando l'intervista finì Lauren cercò un altro abbraccio, che a parer mio sembrò troppo intimo. Anche se la telecamera avesse smesso di riprendere, lei rimase lì a parlare con Chelsea. E, quando le vidi scambiarsi i numeri, deglutii.
Lauren ci raggiunse e non riuscii a tenere la bocca chiusa.
"Vedo che ti stai facendo nuovi amici." Dissi con un tono ironico.
"Sì, è davvero eccezionale." Rispose, non interessata del mio tono di voce e poi riguardò l'intervistatrice.
"Certo, è meglio di noi, giusto? È tipo.. quanto? Venticinquenne?" Continuai e vidi l'espressione di Lauren cambiare. Sembrava confusa.
"Ventitreenne." Mi corresse, facendomi arrabbiare ancora di più dal momento che sapesse la sua età.
"Oh, allora è abbastanza figa e simpatica da poter uscire con te." Sputai indietro senza volerlo, ma subito un orribile sentimento mi persuase il corpo.
"Che diavolo ti succede? Pensavo che ci stessimo divertendo di nuovo." Lauren disse completamente presa alla sprovvista e io notai che Ally iniziò a guardarci.
"Ci stiamo divertendo. Penso solo che sia strano che tu voglia sempre uscire con persone molto più grandi di te." Deviai il fatto che fossi diventata gelosa matta.
"Sei gelosa adesso?" Chiese arrabbiata.
"Ragazze, smettetela!" Ally intervenne prima che iniziassimo.
Per il resto della serata Lauren mi ignorò completamente e non potevo darle torto. Non la stavo trattando bene e lo sapevo. Non ero ritornata sua amica, ma nemmeno qualcosa di più. Guardarla messaggiare nel bus mi faceva immaginare a chi stesse scrivendo. Chelsea? Girai gli occhi al cielo, perché mi sentii ridicola. Lauren aveva messo bene in chiaro che non era attratta dalle ragazze. Anche quella sera, durante l'intervista, aveva fatto una smorfia quando Normani scherzò sul fatto che stessimo insieme noi del gruppo.
Forse quella era stata la scintilla, che l'aveva fatto arrabbiare. Quello, e il fatto che fossi gelosa per nessun motivo. In entrambi casi, aveva tutte le ragioni per essere arrabbiata con me, ma decisi di lasciar perdere. Avevo bisogno di un po' di tempo per capire cosa le frullasse per la testa.
*Fine Flashback*
Qualcosa dell'intervista di Lauren mi fece capire che era il momento di fare qualcosa per la nostra 'relazione'. Sebbene non fossi ancora sicura di cosa fare, mi ritrovai su un volo per New York il giorno seguente per andare a trovare la donna dai capelli scuri. Non riuscivo a smettere di pensare: era come un dèjà-vu, andare e sorprendere Lauren ad un suo concerto. Solo che questa volta c'era più voglia di andare da lei.
Non ero mai stata così nervosa da tanto tempo. Non appena il taxi arrivò a destinazione, il battito del mio cuore raddoppiò. C'era ancora una paura sottostante, forse non voleva neanche vedermi.
Lentamente, uscendo dal veicolo, vidi una grande folla fuori dall'arena, in attesa della pop star. Qualcuno tra i fan mi vide e iniziò a chiamarmi. All'inizio avrei vuoto correre via, ma poi decisi di iniziare a firmare autografi e fare qualche foto con loro, prima che vedessi un volto familiare.
Era Dave, il manager di Lauren. Lo salutai agitando la mano e lui corse subito verso di me per salvarmi dalla folla. Mi afferrò la mano e mi guidò all'interno, nel backstage. Ora ero pericolosamente vicina ad un attacco di cuore, perché Dave non mi aveva chiesto nulla e mi aveva portato al camerino della donna. Mi disse di divertirmi e se ne andò subito, poiché occupato.
Ed eccomi lì, in piedi davanti al suo camerino, senza aver una minima idea di quel che le avrei detto. Improvvisamente sentii una forte risata che era inconfondibilmente quella di Lauren. Chi la stava facendo ridere? Presi un grosso respiro e bussai prima di aprire la porta.
Cosa, o meglio chi, vidi mi fece cadere la bottiglietta che avevo tra le mani. Era quella cazzo di Chelsea, l'intervistatrice di HollywireTV. Era il karma! I miei occhi si posarono sulla donna bionda e poi vidi Lauren di fianco a lei. Entrambe sembrarono in shock quando entrai nel camerino. Subito ripresi la bottiglietta.
"Oh mio dio! Non avevo idea che saresti venuta!" Sentii una voce diversa esclamare e poi realizzai che c'era anche Normani. Corse verso di me e mi abbracciò. Ero congelata e un nodo mi si era formato in gola.
"Già.. che sorpresa." Dissi con un'insicura risata e guardai Lauren.
Era incredibile, quasi completamente in nero: tacchi, jeans attillati, giacca di pelle e solo una maglietta blu che era di colore diverso. I suoi capelli erano persino più lunghi e mossi e facevano risaltare la sua faccia perfetta. Quegli occhi verdi penetranti erano accentuati da una grande quantità di make up per il concerto e ovviamente il suo rossetto. Proprio come l'ultima notte in TV, sembrava molto più felice degli ultimi anni.
Mi sorrise teneramente e mi avvicinai a lei.
"Awww, è come una riunione." Chelsea disse, riportandomi alla realtà.
Lauren camminò verso di me e mi diede un piccolo abbraccio, che bastò a fare uscire il cuore dal mio petto.
"Ti piace davvero impressionarmi, vero?" Disse appena si staccò e continuò sorridendomi. "Ti ricordi Chelsea?"
"Certo." Dissi e aggiunsi nella mia mente 'Come potrei dimenticarmela?'.
La donna bionda mi abbracciò velocemente: era tenera come mi ricordavo. Dio, avrei voluto davvero odiarla: il fatto che non fosse invecchiata in quegli anni... era stupido.
Mi venne in mente una serata familiare: quando ero andata al suo concerto a Miami, solo che questa volta i ruoli si erano invertiti. Lauren era quella sicura di sè e Chelsea rappresentava Hanna.
"Avete qualcosa da fare dopo il concerto?" La bionda chiese eccitata e tutte scuotemmo la testa. "Perché non andiamo a mangiare sushi? Così dopo ci rincontriamo."
La congelai con lo sguardo solo perché avesse menzionato il piatto preferito di Lauren. La mia mente cercava di dirmi che loro forse erano solo amiche. Normani accettò e Lauren mi guardò in cerca di una risposta.
"Sì, mi piacerebbe." Mentii spudoratamente e così anche la donna dagli occhi verdi accettò.
"Perché non prenotiamo subito?" Normani disse e seguì Chelsea che stava uscendo dalla stanza, lasciando me e Lauren da sole.
"Come stai?" Lauren ruppe il ghiaccio.
"Bene, meglio." Risposi subito e le sue labbra formarono un piccolo sorriso.
"Sembri star bene." Aggiunse e le mie guance arrossirono al complimento.
"Grazie, anche tu." Risposi, giocherellando con la bottiglietta tra le mie mani. Era così imbarazzante: ero venuta per incontrarla ed ora che ero qui, nulla usciva dalla mia bocca.
"Non devi venire a cena se non vuoi." La donna dai ceppi scuri disse, apparentemente capendo il mio sconforto.
"No, voglio venire." Ribadii un po' esagerando e Lauren rise.
Vederla così mi mandava alle stelle, avrei voluto fissarla per ore. Volevo... esattamente cosa volevo? Forse avrei dovuto pensarci prima di venire. Lo spelling sarebbe stato utile in quel momento perché non stavo parlando. Provai a tirare fuori qualsiasi cosa.
"Non sapevo che tu e Chelsea vi foste tenute in contatto."
"Oh sì, siamo diventate buone amiche quando ho iniziato la mia carriera da solista. L'ho invitata allo show perché la rivoglio come PR manager." Lauren rivelò con un tono rilassante, rendendomi ancora più idiota.
"Oh." Dissi semplicemente.
"Stai bene?" La più grande mi chiese improvvisamente con una faccia spaventata. "Sembri un po' dispersa."
"No, sto bene. Probabilmente è l'aria di New York. Non vado in areo spesso poi." Mugugnai e vidi le labbra di Lauren pronte ad aprirsi prima che sentissimo un urlo da fuori.
"Lauren! È tempo di show!" Dave urlò.
Mi rivolse un altro sorriso e mi carezzò il braccio.
"È stato bello rivederti. Parleremo dopo." Disse ed io annuii prima di uscire dalla stanza e andare tra il pubblico.
Sospirai profondamente e mi nascosi la faccia tra le mani perché mi sentivo incredibilmente stupida. Come avevo potuto pensare di arrivare lì impreparata? Vederla esibirsi per altro sarebbe stato molto emotivo; in più avevo paura su cosa avesse potuto cantare.
Rincontrai Normani che mi prese la mano e mi portò ai nostri posti nell'area VIP di fronte al palco, poiché il concerto stava per iniziare.
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