Capitolo 12

"Lauren...Lauren, svegliati." Sentii qualcuno tirarmi una gomitata; aprendo gli occhi lentamente riconobbi Sofi.

"Ho scuola e mi devi accompagnare." Spiegò.

"Ok, sarò giù in un secondo." Dissi dopo poco e vidi la giovane lasciare la mia stanza.

Feci un respiro profondo e poi sbadigliai per un'ultima volta prima di alzarmi. Riflettere tutta la notte mi aveva rubato il tempo per dormire, ma non avevo ancora deciso se avessi dovuto rimanere o no a Miami. Il mio istinto diceva di sì, come il mio cuore. Ma il mio stupido cervello ragionava sul fatto che avrei dovuto continuare a lavorare nel modo in cui lo stessi facendo ultimamente. Ero al culmine della mia carriera e prendersi una pausa sarebbe potuta essere la decisione più stupida di sempre. Nessuno si era mai fermato proprio quando era al massimo dello splendore, che pazzia sarebbe stata?

Il ricordo di ciò che era successo il giorno prima mi fece tremare. Sarei stata capace di ammettere di essermi sentita felice e soddisfatta dopo quegli ultimi giorni? Infondo, sapevo che non ero contenta della mia vita, fino ad un certo punto: da quando Camila si era mostrata al mio concerto. Dopo il suo arrivo successero tante cose, da scombussolare completamente la mia vita. Tralasciando quanto fossero complicate le cose, la donna dagli occhi color cioccolato mi rendeva più felice di chiunque.

E così presi la mia decisione. Alzandomi dal letto, misi dei vestiti a caso e mi preparai per portare Sofi a scuola. Incontrandola nella cucina, notai che stesse indossando i miei indumenti, ma ovviamente non mi interessava. Le avevo detto la sera prima che avrebbe potuto prendere qualsiasi cosa avesse voluto nel mio camerino e per altro sembrava carina. Sfortunatamente non c'era nulla da mangiare nel frigo, ma le dissi che avremmo potuto prendere qualcosa durante il tragitto.

"Sicura di voler andare a scuola? Le professoresse capiranno se vuoi rimanere all'ospedale." Dissi dolcemente in macchina.

"No, ho una verifica importante oggi e ho studiato tutta la settimana, quindi non voglio mancare."

"Sembri molto preparata per quello che è successo. Molto più di Camila anche ieri." Notai.

"Più o meno sapevo che sarebbe successo." Confessò, facendomi girare sorpresa.

"Mia mamma aveva perso molto peso ultimamente e l'avevo vista più volte prendere dei medicinali. E come ho detto, mi piace studiare le persone; non ha fatto altro che fare viaggi con amici, era molto più attaccata con chiunque e non so... Mi sento come se mi fossi preparata automaticamente." La sua maturità era sorprendente. Misi una mano sul suo ginocchio per confortarla.

"Come pensi che la prenderà Camila?" Chiesi con calma.

"Lo eviterà." Sofi rispose immediatamente. "Si terrà occupata con altro e non ci penserà." Era davvero intelligente, pensai di nuovo.

"Puoi.. um.. scendere dalla macchina per qualche secondo così tutti possono vedere che mi hai portata tu?" La stessa chiese ma più timidamente appena parcheggiai davanti alla sua scuola.

"Non sai quanto sarebbe importante per la mia popolarità!"

Senza nessun'altra parola scesi e camminai verso l'altra parte della macchina per abbracciarla. Potevo sentire gli sguardi delle altre persone puntati addosso e qualche ragazzino urlare il mio nome. Mi staccai dall'abbraccio e tolsi il cappello che indossavo, per darlo a lei.

"Ora sei perfetta." Sorrisi e vidi una scintilla di ammirazione formarsi nei suoi occhi. "Ci vediamo dopo."

"Ciao!" Salutò andando verso l'entrata.

Mi ritrovai davanti al parcheggio dell'ospedale; tirando fuori il mio iPad avevo preso la decisione finale, ovvero di rimanere a Miami e prendermi una pausa. Inviai un'email al mio manager cercando di essere il più generica possibile. Ero un po' triste nel dovere cancellare le date, ma sapevo che i miei fan avrebbero accettato la mia decisione se solo avessero saputo la verità. Ovviamente, non potevo dire che la madre di Camila stesse morendo, però ero stata chiara del fatto che avrei per forza dovuto cancellare i concerti.

Seduta nella mia macchina, scrivevo un mucchio di email e parlavo con una dozzina di persone tramite internet. Per dieci anni avevo fatto tutto quello che mi aveva detto la casa editrice o il mio manager ed ora che ero io a prendere in mano la situazione, tutti concordavano, per paura probabilmente.

Rimasi quasi due ora nella macchina senza neanche accorgermene. Quando finalmente uscii fuori dal veicolo, mi stiracchiai leggermente rilassata dal fatto che sarei rimasta a Miami quanto avrei voluto. Era come tornare a casa dopo dieci anni di una gita scolastica. La mia felicità fu interrotta quando mi ricordai il motivo per il quale sarei rimasta.

Prendendo un grosso respiro, avanzai passo dopo passo verso l'ospedale e mi diressi verso la camera dove ci sarebbe stata la madre di Camila. Quando raggiunsi il corridoio vidi quest'ultima seduta fuori dalla porta su una sedia, con il telefono tra le mani.

"Hey." Dissi dolcemente avviandomi da lei. "Volevo solo... dirti che ho lasciato Sofi a scuola." Uno sguardo confuso si formò sul suo volto.

Non era completamente vero, ma neanche una bugia. Volevo vederla.

"Lo so." Disse e per poi tornare a controllare il telefono. "Mi ha già mandato tipo dieci messaggi perchè a scuola tutti stanno impazzendo solo perchè l'hai portata tu."

"Oh." Fu l'unica cosa che uscii dalla mia bocca. Mi sentivo stupida per non avere una scusa migliore. Avevo davvero bisogno di una scusa a questo punto?

"Grazie ancora... per tutto." Camila parlò più gentilmente e fece svanire la mia tensione.

"Nessun problema. Come te la cavi?" Chiesi tranquillamente e intanto mi sedetti di fianco a lei.

Sembrava veramente sfinita e stanca: i suoi occhi erano gonfi. Era straziante per il mio cuore vedere qualcuno che amavo così tanto soffrire in quel modo. Avrei voluto tenerle la mano o abbracciarla: fare qualsiasi cosa per scacciare via il suo dolore solo un po'. Ma non era più un mio compito e feci del mio meglio per essere solo sua amica, nulla di più.

"Non ho dormito tutta la notte perchè sto cercando di far venire tutta la mia famiglia dagli altri paesi, Messico e Cuba. È incredibile quanto sia lungo organizzare un paio di voli per Miami, ma sono stata tutta la notte al telefono e non ho nemmeno trovato un Hotel per loro." Sospirò.

"Di che Hotel hai bisogno? Possono stare a casa mia." Dissi senza esitazione.

"No, Lauren. Hai già fatto abbastanza. Non posso continuare ad accettare il tuo aiuto."

"Perchè sei così testarda? Casa mia è vuota ed enorme abbastanza per un'intera famiglia. Non è affatto un problema per me." Cercai di convincerla.

"Non posso, ok?" Disse molto più disperata. "Non puoi continuare a darmi ciò di cui ho bisogno quando io non posso darti quello di cui tu hai bisogno... o vuoi."

La sua voce era bassa e persino insicura, quando aveva detto quell'ultima parola. Capii che finalmente stesse riconoscendo i sentimenti che provavo per lei. D'altro canto non si sarebbe dovuta sentire 'colpevole' dell'aiuto che le stavo dando.

Ci misi qualche secondo per trovare le parole giuste, perchè sapevo quanto decisa fosse. Era stata molto chiara quando mi aveva detto di non poter capire perchè cercavo ancora di essere sua amica. Ovviamente si sentiva in colpa per quello che era successo a Las Vegas. Non solo per Hanna, ma anche perchè mi aveva ferita, ora che avevo scoperto di provare qualcosa per lei.

"L'unica cosa che voglio in questo momento è aiutare la tua famiglia in qualsiasi modo possa." Dissi con tutta sincerità ottenendo un suo sguardo.

"Non riguarda noi... o perchè voglio qualcosa in cambio. La tua famiglia è come la mia famiglia. Non mi sono mai perdonata per non esserci stata in questi anni. Ecco perchè ho cancellato il resto del tour e ho deciso di rimanere qui per un po'."

Gli occhi di Camila si spalancarono e stava quasi per protestare, ma venimmo interrotte dall'infermiera appena uscita dalla stanza di sua mamma. "Puoi entrare ora." Ci lasciò sole e la più giovane si alzò di colpo.

Non ero sicura su ciò che avessi dovuto fare, ma rimasi seduta prima che la donna dai capelli marroni mi dicesse di entrare. Attraversando lentamente la porta vidi la signora Cabello seduta sul letto. Stava molto meglio del giorno precedente.

"Lauren, ven aqui." Disse indicando il suo letto con la mano; feci come mi chiese e mi avvicinai a lei dandole un bacio sulla guancia. Mi prese la mano per poi guardarmi negli occhi, pieni di amore e gratitudine.

"Grazie per esserti presa cura di Sofi l'altra sera." Disse, ma poi si concentrò su Camila, la quale era in piedi alla fine dell letto. "Ora devi portare questa testina a casa così può riposarsi."

La preoccupazione negli occhi della madre era evidente, ma Camila voltò solo gli occhi al cielo portandosi una mano tra i lunghi capelli.

"Camila!" Sinuhe esclamò improvvisamente. "Dov'è il tuo anello!?"

Tutti gli occhi osservarono la mano sinistra della ragazza ed io sentii il battito del mio cuore aumentare quando notai l'assenza del gioiello. La mia 'amica' era congelata; non rispose. Come ho fatto a non notarlo prima?

"Non puoi farlo. Non puoi dare la colpa ad Hanna. E' stata un mia decisione e lei ha solo prova-"

"Non c'entra quello." Camila interruppe sua madre rendendomi ancora più nervosa. "Ma.. altre cose, anche." Aggiunse tranquillamente. Speravo tanto parlasse di me, o meglio noi. Un silenzio tombale calò nella stanza, finché il telefono di Camila iniziò a squillare e lei si scusò uscendo dalla camera. La madre, una volta sole, mi prese la mano carezzandomela gentilmente.

"Posso stare male, ma non sono stupida." La donna disse e mi si formò un nodo in gola. "C'è qualcosa che devo sapere?"

Non avevo idea di come rispondere a quella domanda perché qualsiasi cosa avessi detto, sarebbe stata solo una supposizione. Forse Hanna e Camila avevano dei problemi che entrambe non sapevamo. La chance di essere il motivo della loro rottura c'era, ma non volevo saltare direttamente alle conclusioni. Il ricordo di ciò che era successo a Las Vegas era ancora nella mia testa. Avevo creduto alle mie speranze comunque, per poi scoprire che avrebbe voluto sposare qualcun'altra. Questa volta volevo essere cauta e andarci piano, anche se il mio cuore battesse all'impazzata.

"Dimmi solo questo allora." Sinuhe riformulò la frase catturando i miei occhi con i suoi. "Sei innamorata di mia figlia?"

"Si." Dissi senza esitazione perché ero stanca di mentire alla gente. L'avevo già ammesso a me stessa, quindi non vedevo quale fosse il problema nel confessarlo a sua madre.

Sinuhe sorrise e mi carezzò di nuova la mano, facendomi sentire incredibilmente a mio agio.

"Questo è tutto ciò che ho bisogno di sapere." Rispose dolcemente. Non ebbi il tempo per dire altro perché Camila rientrò.

"Tutti i voli sono sistemati devo solo trovare un posto." Disse, quasi come un robot. Mi ricordai che Sofi avesse parlato di una Camila in obbiezione con quella che era la realtà.

"Non devi trovare nulla. Ti ho già detto che possono rimanere a casa mia. Insisto, Sinuhe." Con quell'ultima frase mi rivolsi all'altra donna, nella speranza di un sì.

"E' tutto sistemato. Ora puoi andare a casa Camila: fatti una doccia e dormi, basta chiamate."

Camila si sforzò di trovare un motivo valido per rimanere all'ospedale, ma vedendo la serietà della madre decise di farla contenta. Rilasciò un piccolo sospiro e avvicinandosi al letto, diede un bacio sulla fronte della donna. Quel gesto mi fece quasi venire un crampo al cuore, poiché mi ero completamente dimenticata di quanto fossero davvero complicate le cose. Non sapevo come fosse la situazione: quanto tempo sarebbe rimasta in ospedale Sinuhe? O quanto tempo avrebbe... ancora vissuto? Saltai alle conclusioni e capii perchè Camila era così spaventata ed ora, anche io lo ero.

Lasciammo entrambe la stanza e mi offrii di accompagnare la giovane a casa. Questa volta  non protestò affatto, ma non parlò neanche durante tutto il tragitto verso casa Cabello. Parcheggiando difronte alla villetta, rivolsi il mio sguardo alla donna dai capelli marroni e non potei fermarmi dal guardare la sua mano. Non avevo ancora realizzato il fatto che non stesse più vedendo Hanna. Oppure sì? Forse si erano solo prese una pausa?

"Hai davvero cancellato il resto del tuo tour?" Chiese inaspettatamente ed io annuii.

"Capisco che tu voglia aiutare, ma non c'è bisogno che faccia tutto questo. Hai altri impegni e io non mi sarei arrabbiata." Aggiunse.

"Sono andata avanti per dieci anni e ora devo prendermi una pausa in qualche senso. Tutti quanti intorno a me vedono che non sono felice con la mia attuale vita, persino Sofi." Spiegai. "È tempo di concentrarsi su altre cose invece che sulla mia carriera, perché mi ha sempre dato ciò che avevo sempre voluto, ma non quello di cui avevo bisogno. E ho bisogno di tempo per rilassarmi. Se posso aiutare anche la tua famiglia, è molto meglio."

La sua faccia era davvero difficile da capire durante quei giorni. Non avevo mai capito cosa si celasse dietro quei grandi occhi marroni. Era affascinante e terrificante allo stesso tempo.

"Vuoi venire da me domani, così possiamo parlare di chi rimarrà a casa tua?" Mi sorprese ancora una volta e le mie labbra formarono un sottile sorriso.

"Mi farebbe piacere." Risposi e la vidi annuire, prima di uscire dalla macchina. I miei occhi la seguirono finché non scomparì dietro la porta principale.

Presi un respiro profondo e cercai di calmarmi. Stare attorno a lei mi rendeva ansiosa e una cosa che mi causò ancora più ansia fu il fatto di rincontrarla il giorno dopo.

Passai il resto della giornata a lavorare. Era una buona distrazione da tutte le altre cose. La mia vita si era completamente ribaltata: pensai per un attimo che la mia decisione di cancellare il tour fosse sbagliata, ma poi mi ricordai dei Cabello e del loro problema, cosa che rafforzò la mia scelta.

Il giorno dopo ero nervosissima. Avevamo deciso di incontrarci alle sei per sistemare i dubbi riguardo ai suoi parenti. La giovane donna mi aveva trattato quasi come una sua partner di lavoro, ma nascosi la mia frustrazione per ciò che stava facendo. Eravamo state sedute per ore davanti al tavolo per trovare ogni possibile soluzione. In quanti sarebbero stati? Quale sarebbe stata la stanza di ognuno? Quale tipo di cibo avrei dovuto comprare? La lista era infinita ed ero quasi spaventata da quanti dettagli avesse dettato Camila.

Finimmo circa verso le nove e la mia testa stava per scoppiare. Per la prima volta Camila mi guardò e la mia insicurezza tornò. Quella cavolo di misteriosa espressione mi stava causando tutto ciò.

"Dovrei davvero bere qualcosa." Disse ed i miei occhi si spalancarono dallo stupore. "Dovremmo lasciarci andare stanotte."

"Non penso sia una buona idea." Dissi con attenzione.

"C'è un piccolo locale dove andavo una volta, dove nessuno si interessa di chi sei o di quello che fai. Mettono della bella musica, non cosa noiosa come nei soliti pub."

Parte di me sapeva che cercava solo di far sparire tutti i dolori, ma chi ero io per giudicarla? Forse aveva solo bisogno di una notte per rilassarsi.

In poco tempo chiamammo un taxi e ci dirigemmo al misterioso locale, di cui stava parlando. Scese dal veicolo, realizzai che fossi sicuramente orribile nei vestiti che indossavo, ma non protestai. Camila entrò direttamente nel club e rimasi sorpresa di vedere tanta gente in un piccolo posto come quello. La pista da ballo era piena zeppa di ragazzi, che sembravano studenti per altro. Era un locale più rock o hippy, per fortuna qualcosa di diverso dai soliti locali di Miami dove c'erano droghe e canne ovunque. Nessuno dava importanza a ciò che eri lì dentro.

Seguendo Camila fino al bancone, ordinò dei drink per entrambe. Ne presi uno e decisi di lasciarmi andare. Mandare giù il primo bicchiere fu difficile, ma poi ne presi subito un altro.

"Come conosci questo posto comunque?" Chiesi cercando di conversare perchè sembrava assente. Stava davvero passando un periodo traumatico, ma speravo che sarebbe stata più intima con me dopotutto.

"Sono venuta qua quando ero al College." Disse e finalmente mi guardò negli occhi.

"Camila, la ragazza dei party." La stuzzicai guadagnando un suo sorriso.

"Non immagini." Fece un sorrisetto, scaturendo il mio interesse.

"Oh, davvero? Sono tutta orecchie." Sogghignai.

Camila iniziò a raccontarmi le sue avventure, che non erano poi così selvagge di quanto mi aspettassi, ma mi piacque vederla parlare così vivamente. C'era una scintilla nei suoi occhi ed era tutto ciò che io volevo: renderla felice. Quindi ascoltai con interesse e cercai di fare qualche commento divertente per farla ridere più volte. Il mio cuore usciva fuori dal petto ogni volta che lo faceva. D'altro canto però era completamente ubriaca (almeno sembrava), io invece solo un po' brilla.

"Andiamo in bagno." Disse indicandomi la porta con la testa. Ormai si era già incamminata quindi la seguii.

Raggiunto il bagno, si guardò allo specchio per poi sospirare.

"Dammi la tua borsetta. Ho intenzione di provare il tuo famoso rossetto." Mi fece un sorriso seducente. Come potevo resisterle? E così le diedi il mio porta trucchi; iniziò a cercare il rossetto, ma ad un certo punto tirò fuori qualcos altro. Era la bustina con la droga. I miei occhi uscirono dalle orbite appena Camila osservò la sostanza illegale.

"Non è come sembra lo giuro! Non ho svuotato la borsa dal tuo compleanno e mi ero completamente dimenticata che fosse lì." Spiegai con tutta sincerità, ma lei continuò a guardare la bustina. Mi aspettavo che non mi credesse e che si arrabbiasse, invece.

"Posso provare?"

"COSA?!" Esclamai appena sentii la sua soffice voce chiedermi qualcosa che non mi sarei mai aspettata. "NO. Aspetta, non è una buona idea." Aggiunsi rapidamente cercando di afferrare la droga, ma lei si allontanò.

"Non è stata una buona idea al mio compleanno, ma tu l'hai fatto comunque."

"Sì, e me ne pento oggi. Quindi, per favore, buttala nel cesso." Mi misi persino a pregarla.

"Sono curiosa. Molte persone hanno provato quando ero al College, ma io mai. Per altro, potrebbe essere una sorta di distrazione." Disse e il mio cuore accelerò. Questa notte stava diventando troppo movimentata per i miei gusti.

"Non essere così perplessa Lauren. Voglio solo... scappare dalle mie preoccupazioni per una notte. È così difficile da capire?" Camila affermò in un tono straziante.

"No, ho capito. È solo che.. è pericoloso." Cercai di motivare la mia risposta, ma lei aprì la bustina per poi far cadere la droga sul lavandino.

"Potresti seriamente morire se la sniffi tutta in una volta." Dissi provando a spaventarla.

"Allora perchè non mi aiuti? Dopo tutto ci saranno due Cabello morte in un mese."

Il mio cuore esplose. La quantità di dolore in una sola frase era talmente troppa da farmi venire i brividi. Volevo che si sentisse bene, ma non così. La mia insicurezza mi portò a farmi grattare le tempie, mentre Camila si piegava in avanti. La fermai e, dopo aver tirato fuori una carta di credito, feci due linee. Sarebbe stata sotto l'effetto di droga per circa un'ora al massimo. Non riuscii nemmeno a guardare mentre sniffava la polverina.

Ci vollero pochi minuti prima che le sue pupille si dilatarono e il suo corpo diventasse dritto e immobile. Non mi ero mai sentita così colpevole nella mia vita. Prendendo l'ultima parte della droga, mi sballai pure io.

Qualcuno bussò alla porta e quindi la presi per un polso e uscimmo dal bagno. Tornando indietro al bancone, ordinò più drink ed io accettai: avevo bisogno dell'alcool in quel momento.

"Dio, mi sento come se avessi... una super forza." Camila disse ed io risi leggermente, anche se ero preoccupata. "Cristo, riprenditi Lauren, non è la prima volta che qualcuno prende cocaina."

Le lanciai uno sguardo prima di bere il bicchiere di tequila davanti a me. La mia stessa gola era abituata a sentire il liquore bruciare amaramente in essa. Il bicchiere di Camila era ancora pieno ed io stavo aspettando che lo bevesse per prenderne un altro.

Invece prese il pezzo di limone che era stato servito con il drink e fece qualcosa di inaspettato ancora. La vidi versarmi un po' di bevanda sul collo, piegandomelo con l'altra mano. Stava per fare quello..? Posizionò il limone tra le mie labbra e dopo aver sistemato tutto mise del sale sullo stesso punto del collo. Rimasi paralizzata quando sentii la sua lingua leccare il liquido e il sale sopra la mia pelle. I miei occhi si chiusero automaticamente per la frenesia e ogni parte del mio corpo iniziò a bruciare. Deglutì il drink e quando aprii gli occhi l'unica cosa che vidi fu Camila addentare il pezzo di limone tra le mie labbra.

Il mio corpo era in fiamme. Rimettendo il pezzo di frutta nel bicchiere si leccò le labbra e io non potei fare a meno di guardare. Mi sorrise; ero completamente su un altro pianeta e a mala pena la sentii parlare.

"O mio Dio, amo questa canzone!" Esclamò dirigendosi verso la pista da ballo.
[Artic Monkeys - R U mine]

In quel momento mi ricordai che era sotto l'effetto della droga: non le era mai piaciuto ballare, specialmente da sola. Ma ora stava scuotendo la testa e ballando in una maniera che non avevo mai visto. Cantò persino tutta la canzone. Le sue mani erano alzate al cielo e ogni tanto le usava per spettinarsi i capelli, cosa che mi mandava in ecstasy. Istintivamente mi aggrappai al bordo del bancone: avevo letteralmente bisogno di tenermi a qualcosa per non saltarle addosso e fare Dio-sa-che-cosa. La canzone stava per terminare quando lei mi beccò in pieno mentre la stavo fissando.

Per qualche secondo mi osservò, poi mi raggiunse lentamente. Il mio cuore batteva fortissimo; appena fu in piedi davanti a me, il mio istinto mi disse di saltare addosso al suo esile corpo. Però fece qualcosa di allettante, che mi fece quasi svenire: le sue mani ricercarono la cintura sulla mia vita e appena afferrata ci infilò le dita dentro. Si autospinse sopra di me, portando le nostre labbra a pochi centimetri, ma continuando a cantare.

"And I can't help myself,
All I wanna hear her say is 'Are you mine?'
Well, are you mine?"

Mi stavo mordendo il labbro per non risponderle; anche se stava solo cantando, sapevo che non diceva quelle parole senza motivo.

La canzone finì e Camila si tirò indietro abbastanza da guardarmi negli occhi.

"Andiamo a casa tua." Sussurrò facendomi deglutire.

Le sue mani toccarono i miei fianchi ed io ero ferma, immobile come una piuma. Ero spaventata dal fatto che l'avrei probabilmente divorata se solo mi fossi mossa di un centimetro. Infondo mi sentivo anche un'approfittatrice, perché lei era ancora sotto l'effetto della droga, ma poi decisi di seguirla. Non poteva essere soltanto l'effetto della droga! Magari drogarsi l'aveva spinta a mettere da parte la sua inibizione e fare la stessa cosa successa a Las Vegas, senza pensarci.

L'alcool mi aiutò a prendere una decisione e afferrando la sua mano, uscimmo dal locale. Appena fuori chiamai un taxi, che in pochi minuti arrivò. Durante il tragitto nessuna delle due parlò: la sua mano si muoveva lentamente sulla mia coscia.

Raggiunta casa mia, mi ricordai che sarebbe stata l'ultima notte prima che i parenti di Camila sarebbero venuti ad occuparla. Quel pensiero però fu l'ultimo quando aprì la porta principale e mi diressi al piano di sopra con la giovane donna dei miei sogni. Avevamo a malapena raggiunto la mia camera che Camila catturò le mie labbra con le sue.

Iniziò a sbottonarmi i jeans e feci lo stesso con i suoi senza esitare, così in poco tempo i pantaloni di entrambe furono gettati a terra. Sentivo che c'era una specie di conflitto tra di noi, per chi avesse preso l'iniziativa, ma questa volta ero determinata a vincere. Volevo la 'rivincita' per ciò che era accaduto a Las Vegas, così la spinsi sul letto.

Mi guardò con stupore, facendomi tremare. La raggiunsi lentamente e mi misi a cavalcioni sopra sui suoi fianchi. Le sue mani cercarono di carezzarmi, ma io le presi ed intralciai le nostre dita facendogliele poggiare con forza sul letto. Poi provò a baciarmi, ma mi tirai indietro e la sentii lamentarsi frustrata. Ridacchiai e decisi di unire le nostre bocche: lento e sensuale, proprio come mi piaceva. Era molto agitata ed ogni volta che diventava aggressiva mi staccavo per poi riprendere il controllo. Mi tirai su, sempre seduta su di lei, e rilasciai le sue mani per togliermi la maglietta. Camila volle alzarsi insieme a me ma la rispinsi giù. La giovane stava morendo dalla tortura.

Incominciai a muovere i miei fianchi sopra i suoi, più o meno come se stessi facendo una lap dance. Gli occhi marroni di Camila si chiusero dal piacere e gemette. Con le mani aveva afferrato le lenzuola, io invece, alzando leggermente il bacino, le usai per toglierle l'intimo, lanciarlo da qualche parte e continuare i movimenti che stavo facendo poco prima. L'unica differenza fu la mia mano che attraversò tutto il suo corpo e si posizionò dietro di me sopra l'aera tra le sue gambe.

"Oh Dio."Gemette ancora di più ed io sorrisi compiaciuta.

Applicando più pressione con le dita, sfregai la parte più sensibile del suo corpo e continuai a muovere i fianchi su di lei, che si dimenava incontrollatamente.

"Lauren, non reggo." Disse con voce tremante per avvisarmi che stava già per raggiungere l'orgasmo. Ma era esattamente ciò che volevo.

Così continuai a darle piacere finché i suoi fianchi si mossero ed io cercai di tenerli fermi, mentre lei si contraeva in puro piacere.

Il suo respiro era fuori controllo quando la baciai appassionatamente ed iniziai a sbottonare la camicetta. Non le diedi tempo per recuperare: le mie labbra attaccarono subito il suo collo e le aprii la camicia completamente, tirando giù il reggiseno e esponendo il suo seno perfetto. Non ero esperta quanto Camila quando bisognava dare piacere ad una donna, ma sapevo cosa mi piaceva e quindi cercai di farlo. D'altro canto era quasi una specie di prova. Le sue mani si aggrovigliarono tra i miei capelli quando baciai la nuova, per me, parte del suo corpo.

Baciando delicatamente la sua pelle rimasi sorpresa da quanto fosse morbida sotto i miei caldi baci. Volevo di più: lasciai che la mia lingua si scontrasse con il suo capezzolo, prima di prenderlo tra le mie labbra. Camila non aveva mai smesso di tremare, ma appena lo feci, gemette in risposta. Guardai verso di lei incontrando il suo sguardo.

Potevo solo immaginare cosa stessero facendo i mie occhi color smeraldo in quel momento, mentre le baciavo e succhiavo il capezzolo per la prima volta. La sua reazione sotto forma del più grande gemito che io avessi mai sentito, fu il segnale che mi fece ripetere la mossa di nuovo, per poi cambiare e dedicarmi all'altro seno.

Scendendo pian piano, dopo essermi concentrata solamente sul suo petto, diventai leggermente nervosa. Non avevo mai fatto ciò che stavo per fare, ma avevo davvero voglia di darle piacere in quel modo. Prima che me ne rendessi conto, la paura sparì e mi ritrovai a baciare la parte interna della sua coscia. Mi presi il mio tempo ancora una volta, infatti la più giovane stava gemendo disperata perché la stuzzicavo da un po'. Le mie labbra succhiarono un'altra volta il suo interno coscia per poi raggiungere finalmente la parte più intima del suo corpo. Lasciando prima dei piccoli baci sul pube depilato, cercai di fare del mio meglio e Camila mi prese la mano intrecciando le nostre dita. Scendendo più giù, iniziai a usare le labbra e la lingua per portarla al limite.

La donna dagli occhi marroni stava tremando già dopo pochissimo tempo, ma decisi di continuare. La sua altra mano mi stava carezzando i capelli, ma poco dopo iniziò ad aggrapparsi ad essi per il piacere. Ricordandomi che avevo una mano libera pure io, la avvicinai alla mia bocca verso la sua apertura e lasciai entrare un dito in lei, mentre continuai a darle piacere con la lingua. Camila urlò in estasi e ogni muscolo del suo corpo si contrasse. Sebbene realizzai che fosse venuta per la seconda volta, non mi fermai ma aggiunsi un altro dito e aumentai la velocità.

"Lauren!" Gemette con una voce roca che non avevo mai sentito.

Mi sentivo drogata: la mia droga era lei. Vederla così appagata era assai coinvolgente. Raggiunse un altro orgasmo e finalmente la lasciai respirare. Lasciando un striscia di baci lungo il suo corpo, raggiunsi le sue labbra, le quali erano per me la parte più importante del suo corpo. Il sentimento che provavo ogni volta che le nostre bocche si muovevano in perfetta sincronia era indescrivibile. Lasciai scivolare le mie dita lungo i suoi capelli.

Cercò di capovolgermi, probabilmente per ripagarmi allo stesso modo, ma scossi la testa.

"No, continua a baciarmi." Dissi silenziosamente mostrando la mia romanticità.

Invece, mi spogliò dai rimanenti vestiti e fece scivolare la sua mano tra le mie gambe. Le sue labbra attaccate alle mie con delicatezza erano già state in grado di farmi vedere le stelle prima che iniziasse a toccarmi. La combinazione delle due cose mi portò al culmine in poco tempo.

Era tenero e gentile, non come all'inizio. Avevo bisogno di capire se lo aveva fatto solo perchè era sotto l'effetto della droga, ma da quanto affetto e amore mi aveva dato, avrei giurato che non fosse così.

Ci continuammo a baciare e toccare delicatamente fino a quando i nostri corpi, troppo esausti per continuare, si accasciarono al letto, Mi strinse forte tra le braccia ed io cercai di godermi il più possibile quella situazione perchè sapevo cosa sarebbe successo il mattino seguente. Era sempre scappata, troppe volte, che ormai mi ero preparata mentalmente.

Così, quando i miei occhi si aprirono ed incontrarono la luce del giorno, presi un respiro profondo. Non aveva senso cercare con la mano il corpo dall'altra parte del letto, perchè sapevo che non sarebbe stato lì.

"Giorno." Udii una voce dolce. Mi voltai e vidi alla mia destra Camila sdraiata su un fianco che mi guardava.

"Sei qui." Dissi sorpresa.

"Sono qui." Rispose piano e poi sorrise.

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