Capitolo 2. Hayden

Andare a scuola è diventata una vera e propria tortura.

Da qualche giorno, tutti non fanno altro che parlare di o con il nuovo arrivato: Hayden.

Sì, è questo il suo nome.

Da quanto mi ha spifferato Silvia, è un ragazzo americano che ha fatto uno scambio culturale con Sergio - il secchione del quinto - e rimarrà con noi per tutto l'anno scolastico.

O almeno, rimarrà in quinta. Questi sono i momenti in cui sono grata di non aver colto l'opportunità di fare la primina.

D'altronde, non cambia chissà quanto: chiunque parla di quel ragazzo, a prescindere dall'annata o dalla classe di cui faccia parte.

"Ma quanto è bello Hayden!"

"Ma come parla bene Hayden!"

"Ma come chiude bene la porta del bagno Hayden!"

Hayden.

Hayden.

Hayden.

Non ci ho neanche mai parlato personalmente, eppure mi sembra già di conoscerlo a forza di sentir spettegolare su di lui.

Per carità, non biasimo le altre ragazze se lo vedono di bell'aspetto; perché lo è.

Ma c'è davvero bisogno di tutto questo accanimento?

Non che a lui dispiaccia, suppongo, visti i suoi modi di fare. Non sembra affatto che gli infastidisca l'idea di essere fermato nel corridoio o nelle aule ogni due per tre per essere assalito da mille domande da parte di adolescenti in piena crisi ormonale.

Sono ancora assorta nelle mie lamentele interne, quando mi arriva una - fin troppo forte, oserei dire - gomitata sul fianco.

Silvia.

«Aia!» Esclamo, mentre mi piego in due e cerco di schiaffeggiare il braccio della mia amica che ormai se la ride di gusto.

«Lo stavi fissando di nuovo, non è vero?» Mi dice lei, abbassandosi gli occhiali da sole e facendo danzare le sopracciglia tatuate su e giù.

«Prima di tutto, cosa ci fai con gli occhiali da sole?» Chiedo, prima di enunciare qualche altro grugnito di fastidio e dolore e poi tirarmi nuovamente su. «E poi, no, accidenti! Ma che vai a pensare?».

Silvia ridacchia, toglie gli occhiali da sole e li aggancia alla scollatura della camicetta azzurra in tulle che indossa oggi. «Non c'è niente di male ad interessarsi ad un ragazzo per la prima volta, Cate. Anzi, ti assicuro che è divertente» mi beffeggia poi, tirandomi un buffetto sul naso e scuotendo giocosamente la testa.

«Come potrei essere interessata a una persona che neanche conosco e che a stento parla la mia lingua?» Sbotto, mentre entro in classe.

Silvia non ribatte - anche se so che vorrebbe - e mi segue a ruota.

Mi siedo al mio solito posto in quei pochi secondi prima che suoni la campanella. In casi come questo, sono grata che Silvia non possa essere la mia compagna di banco: mi assillerebbe costantemente riguardo alla medesima questione di Hayden.

Sicuramente, però, avere un banco vuoto a fianco e stare in prima fila non si può definire affatto una un privilegio entusiasmante.

«Buongiorno a tutti, ragazzi!» Esordisce il professor Lombardi, mentre entra in classe accompagnato da... Hayden?

Sì, è proprio lui: lo si capisce dal modo in cui tutte le mie compagne hanno iniziato a lanciare urletti mal silenziati e a parlottare fra di loro.

Cosa ci potranno di vedere di così entusiasmante in un ragazzo come lui?

Come ho già detto, è solamente un bel ragazzo.

Cerco di scrutarlo un po' mentre è impegnato a parlare con il professore di fianco alla cattedra.

Non saprei definirlo adeguatamente a primo impatto: è di una bellezza particolare e, a mio avviso, molto singolare. Possiede dei lineamenti delicati, e forse a tratti bambineschi. Ha dei semplici capelli castani e gli occhi sembrano essere molto scuri, probabilmente neri o di qualche tonalità di castano che ci si avvicina molto.

Mentre è intento a infilare una mano nella tasca dei suoi jeans scuri, mi soffermo a guardare il resto del suo abbigliamento, che comprende una semplice maglietta a maniche corte bianca e leggermente attillata e un paio di semplici scarpe sportive, anch'esse bianche.

Probabilmente Silvia non scherzava l'altro giorno quando aveva detto che la semplicità andava di moda.

«Scusate per l'attesa, ragazzi!».

Il professore comincia di nuovo a parlare però, prima di prestargli pienamente attenzione, volgo la testa all'indietro per poter vedere cosa stia facendo Silvia.

Come immaginavo: sta ridacchiando perché ha notato che stavo fissando Hayden.

«Come sapete, Hayden viene dall'America e il suo sistema scolastico è un po' differente dal nostro... - ecco la piccola pausa che Lombardi fa quando sta per seminare una delle sue battute pessime - ... un po' tanto, siamo in due continenti diversi!».

Nessuno vorrebbe realmente ridere alle battute di Lombardi, ma sappiamo anche che non assecondarlo sarebbe deleterio per la classe intera. Per questo motivo, infatti, tutti scoppiano in un fragoroso e assordante coro di risolini falsamente compiaciuti.

Tranne me.

Preferisco non ricevere un bel voto, piuttosto che interpretare la parte della studente modello e leccapiedi.

«De Luca, che ne dici di far sedere Hayden di fianco a te?».

Sapevo che me l'avrebbe fatta pagare in qualche modo per non aver riso alla sua stupida battuta. Voglio dire, non sono l'unica a ritrovarmi in un banco singolo, ma ovviamente ha scelto me.

«Ci sono altri banchi vuoti, professore» rispondo infatti, senza evitare un tono di sfida.

Silenzio tombale.

Riesco a scorgere con la coda dell'occhio Hayden che alza un angolo della bocca, mentre mi guarda con le braccia conserte.

«Prego, Hayden, siediti pure vicino a Caterina». Lombardi mi ignora - caso strano - ed indica al nuovo arrivato il posto vuoto accanto al mio.

«Hayden resterà con noi in quanto, in base al programma previsto al quinto anno, non potrà essere sufficientemente preparato per l'esame di maturità» spiega il professore infine, prima di ordinarci di aprire i nostri libri di storia a pagina duecentoquattro.

Mentre sfoglio le pagine del malloppo di carta davanti a me, sento lo sguardo del ragazzo accanto a me che potrebbe bruciarmi, se ne avesse la possibilità.

«Sei proprio un tipetto particolare».

Una voce che non avevo mai sentito prima, ma in perfetto italiano.

Non sarà mica...

«Tu parli così bene l'italiano?» Domando quindi, girandomi verso il ragazzo a fianco a me.

«Diciamo di sì, solo con chi voglio».

Quel sorriso a trentadue denti che ha appena sfoggiato mi irrita più di quanto vorrei facesse. Come fa ad essere così...

«Sai, anche io non sono un tipo molto tranquillo».

Cavolo, e io che stavo per pensare il contrario.

Tutta questa situazione mi mette a disagio, e lo sguardo penetrante di questo ragazzo mi innervosisce. Sto iniziando a tremare e so che non riuscirei a portare avanti una lunga conversazione con Hayden senza incespicare nelle mie stesse parole e farmi fremere le labbra.

Sono sempre diffidente e cauta quando si tratta di parlare con gli sconosciuti, coetanei o non che siano.

E questa ne è la prova.

«Scusami, voglio prendere appunti» enuncio io, allungando la mano verso il portapenne che avevo appoggiato poco prima sul banco insieme al libro.

Prima che possa riuscire nel mio intento, Hayden afferra il mio polso. Rimango un attimo sbigottita dal suo gesto. Non mi era mai capitato di incontrare una persona che potesse prendersi così tanta confidenza in così poco tempo.

«Che stai facendo?» Domando quindi titubante.

Lui ride, ma decide di non placare i miei dubbi. In compenso, estrae una matita dal mio astuccio rosa comprato da mamma quando ancora non sapevo nemmeno leggere.

Non avevo mai permesso a nessuno di immischiare le proprie mani nella mia roba, o anche solo di interferire nel mio spazio vitale. A meno che non si parlasse di Silvia, ma lei si può definire come un caso a parte.

Eppure questo sconosciuto, nonostante quello sguardo dolce che sembra appartenergli, mi incute quasi... terrore.

«Prendo io appunti al posto tuo» enuncia, mollando definitivamente la presa che, ho appena notato, era ancora ben salda attorno mio polso.

«Senti, non...».

Deglutisco rumorosamente e decido di non concludere la frase. Non riuscirei a sostenere il suo sguardo ancora per molto.

Qualcosa riguardo a Hayden non mi convince, anche se ancora non ho capito di cosa si tratti.

Ma sono determinata a poterlo scoprire.

«Non hai la più pallida idea di quante ragazze ti invidiassero oggi in classe, Cate!» Esclama Silvia, non appena riusciamo ad accaparrarci due posti sgualciti sul pullman di ritorno a casa.

«È solo un ragazzo, Sissi».

Mi stupisco di me stessa quando mi accorgo di aver appena utilizzato il nomignolo affettuoso che avevo inventato per la mia amica alla scuola materna. Non so come mi sia uscito o tornato alla mente, ma ormai erano anni che non le rivolgevo questo appellativo scherzoso.

«Un ragazzo bello» sottolinea in risposta lei, mentre è intenta a frugare nel suo zaino, da cui pochi secondi dopo estrae le sue cuffiette bianche.

Nel frattempo che Silvia è impegnata ad ascoltare la musica e a canticchiare espressivamente le canzoni della sua playlist, rivolgo il mio riflesso nell'ampio finestrino del mezzo pubblico.

Le mie iridi castane si riflettono lucenti e vispe davanti a me e i miei capelli del medesimo colore, visibilmente crespi e trasandati, sono raccolti in un'alta coda di cavallo, ormai disordinata a causa dell'estenuante giornata scolastica appena trascorsa.

A differenza di Silvia, non ho tratti fisici particolari di cui potermi vantare o da poter esporre fieramente. Nemmeno i miei seni, o il mio corpo in generale, sono particolarmente sviluppati. Sono sempre stata la più "mingherlina" della classe, o almeno così vengo sempre definita dalle mie coetanee a scuola.

Quando arriva il momento di scendere alla mia fermata, che dista solo pochi minuti a piedi da casa mia, saluto Silvia con un fugace bacio sulla guancia e mi fiondo al di fuori del pullman.

Percorrere quel tragitto mi ha sempre confortata: ci sono solo io, con le cuffiette tra le orecchie e le mie canzoni preferite in riproduzione.

In effetti, è estremamente appagante poter stare da soli, senza essere vincolati da nessun'altra persona.

SPAZIO AUTRICE

Benvenute bellezze!

Sono così contenta di aver iniziato questa nuova storia.

Ho deciso di fermare "IL TUO CUORE LO SA" per motivi di studio dato che, per le tematiche trattate al suo interno, ci vuole parecchio impegno e dedizione, molto di più rispetto al normale.

Cercherò di non rendere i capitoli tanto lunghi e, nonostante questo sia un semplice capitolo di passaggio, sono abbastanza soddisfatta del risultato.

Si tratterà di un dark fantasy, quindi non aspettatevi una vita normale per la povera Cate.

Stavo pensando di aggiornare ogni lunedì.

Che ne pensate di questa nuova idea?

Vi mando un bacio, alla prossima settimana 😘

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