Fine- Arianna
Sei proprio sicura di voler restare?" mi aveva domandato lei.
"Certo Sofia! Io potrò continuare ad essere l'allieva di Zoro e tu potrai andare da Law, che a quanto pare..." avevo sorriso senza finire la frase.
"Hm... Non capisco perché desideri tanto che venga con lui, con cosa mi difenderò?" si era lamentata.
"Le spade sono ottime, dovresti iniziare anche tu ad usarle" le avevo consigliato in preda all'entusiasmo.
"E poi potremmo vederci spesso comunque, anche in navi diverse, vero?"
Lei si era zittita.
"Sembra che al momento le due ciurme siamo in buoni rapporti...
Dobbiamo parlare con i nostri genitori, forse li farò venire per pranzo"
"Perché non li chiami adesso?" avevo domandato impaziente.
"Hai idea di che ore siano?" aveva riso.
"Comunque, come ha reagito Law?" aveva chiesto tornando seria.
"Devo ancora dirglielo, anche se non comprendo come possa piacerti, è così macabro" avevo affermato abbassando la voce.
Lei si era ammutolita, sicuramente dopo esser arrossita da matti.
"Va bene, vado ad avvertirlo" e, dopo esserci salutate, ero andata da Law.
Una volta girata ed essere salita verso la sua stanza mi ero accorta che il Chirurgo era già sulla porta.
Rendeva veramente alla perfezione il suo soprannome da ricercato, pallido, con uno sguardo indecifrabile e alto com'era.
Come potesse interessare a Sofia era un mistero, comunque avevo sperato davvero che con lei si fosse comportato meglio, in quel momento, per venire ad aprirmi, non si era nemmeno degnato di vestirsi!
Rimasto tranquillamente in pantaloncini aveva fatto cenno di entrare.
"Trafalgar, mi servirebbe il m..." e si era voltato senza aspettare che finissi la frase.
"Con tutto il rumore che hai fatto Arianna-ya non c'è bisogno che tu mi dica altro" aveva affermato dopo essersi girato verso il libro sulla libreria.
Forse poteva pensare di portare la conversazione su piani frivoli, eppure non era per me il momento di replicare in quanto avevo delle serie domande da porgli.
Egli intanto aveva aperto il testo ed aveva iniziato a leggerlo.
"Ne sei sicuro?" gli avevo chiesto di punto in bianco.
Law aveva alzato lo sguardo per poi guardarmi.
"Ieri sera l'ho studiato e sono convinto di riuscire a portarti senza problemi nel tuo mondo"
Sapeva bene che non era questo a cui mi ero riferita.
Poi, sempre con fare calmo, aveva ripreso a consultare le pagine.
"Non intendevo questo"
"Per la tua amica posso dire che mi interessa e che la mia ciurma non la farà morire a costo della loro stessa vita"
Bel modo di tranquillizzare una persona.
Ma la maniera in cui l'aveva affermato era talmente solenne che aveva fatto comprendere come l'avrebbero trattata.
Ovvero al meglio.
E ne ero immensamente grata.
"Sono felice che Sofia sia nelle tue mani" ed era vero.
Al sentire le mie parole aveva smesso nuovamente di leggere e mi aveva osservato con un ghigno incomprensibile.
"Possiamo procedere" aveva annunciato.
Così aveva iniziato a formulare l'incantesimo che mi avrebbe portata a casa.
Passato poco tempo, tra luce e strane forze, ero ricomparsa a casa nella stanza degli ospiti.
Questa volta ero ricomparsa su un letto affiancata dal cappello maculato di Law.
Quasi immediatamente Sofia era entrata.
"Arianna!" ed era corsa a stringermi.
Inutile dire che il momento poteva fare invidia ad una scena da film strappa lacrime.
Dopo lo sfogo avevo desiderato sapere da lei dove i nostri genitori si trovassero.
"Alle tre del mattino penso a casa" aveva sorriso lei.
"Forse dovrei mettermi a riposare" avevo dichiarato dopo un poco.
Così, una volta rimasta sola ed aver appoggiato il cappello sul comodino, mi ero appisolata.
Al mio risveglio un ottimo profumo aveva invaso le mie narici.
Sofia era proprio brava in cucina, c'era da ammetterlo.
Appena alzata mi ero accorta dell'orario: le undici e quaranta.
Ed io ero impresentabile!
Di corsa ero andata in bagno a vestirmi e prepararmi dopo aver fatto una doccia calda e rilassante per distendere i nervi.
Ero tesa come la classica corda di violino.
Uscita dalla stanza ormai pronta mi ero diretta verso la cucina.
Che, fortunatamente, era ancora priva di ospiti.
"Ho già chiamato sia i miei che i tuoi genitori dicendogli di venire verso l'una" mi aveva informata Sofia mentre era voltata verso le pentole.
"Ti ringrazio, pensi sempre a tutto!
Comunque cosa stai cucinando?" ero curiosa.
C'era da scommettere che fosse pesce.
"Niente di complicato: linguine con sugo e vongole"
Già mi era venuta voglia di assaggiare.
Erano le dodici e mezza e, conoscendo mia mamma, sicuramente avrebbe convinto mio padre a venire in anticipo con la scusa di dare un aiuto a preparare.
Solo io avevo un livello di bravura pari a delle uova al tegamino?
Dieci minuti dopo, neanche il tempo di finire di apparecchiare la tavola, avevano suonato alla porta.
Erano i miei genitori.
"Ciao mamma, papà" e li avevo fatti entrare.
"Buongiorno" era Sofia.
Poi si erano seduti ed avevamo iniziato a parlare.
Sembra che Sofia non li abbia avvertiti del cambiamento.
Passato poco tempo anche i suoi genitori erano arrivati.
Mi aveva sempre stupito di come sua madre avesse dei capelli mossi e rossicci proprio come i suoi e di come fossero stupendi.
Una volta riuniti ci eravamo seduti con sulla tavola i piatti fumanti che intanto Sofia aveva riempito.
Altro che la pubblicità della Barilla.
Tra una chiacchiera e l'altra avevamo finito di mangiare e, finito di sparecchiare, avevamo deciso di dare la notizia.
Cosa dire?
"Vi abbiamo chiamato perché dobbiamo informarvi di una cosa importante" aveva esordito Sofia, bloccandosi.
"Ci trasferiamo" avevo concluso.
Le loro facce erano stupite.
"Andrete lontano?" aveva desiderato sapere mio padre.
"Molto, ma verremmo spesso a trovarvi: è una promessa!" avevo continuato entusiasta.
L'avevano presa bene.
Per molto le nostre mamme avevano domandato del motivo della nostra partenza, se per lavoro o per un ragazzo.
Sofia era arrossita sentendo quella domanda.
Beccata!
Suo papà si era preoccupato.
"Vuoi andare a vivere con il tuo compagno?" era esitante.
"In un certo senso, ma..."
"Ormai è diventata grande" aveva affermato sua madre riferita al marito.
Anche se non era dello stesso parere l'uomo.
"Tu, invece Arianna?" era mio papà.
"Andrò ad allenarmi con il mio maestro con la spada!" avevo esclamato felice al solo pensiero.
Loro mi avevano osservato come se fossi impazzita.
"Cosa avete fatto in un mese che non ci siamo viste?" aveva ribattuto lei.
Bella domanda.
"Niente di speciale" avevo risposto vaga.
Dopodiché avevano desiderato scoprire dove fosse la nostra nuova casa.
Come spiegarlo? Era complicato.
"Vi ricordate il manga che leggevamo sempre e che ci piace molto?" aveva tentato Sofia.
"Quello con le navi?" le perle di saggezza di mio padre...
"Ecco... Andremo lì" avevo concluso dopo essermi alzata per andare a prendere il lumacofono.
Una volta messo sul tavolo loro lo avevano osservato.
Sapevano cos'era perché sia io che Sofia ne avevamo comprato una miniatura ai tempi delle medie.
"Funziona" avevo affermato.
Poi avevo messo sul tavolo una mappa che Nami mi aveva offerto come regalo e che, fortunatamente, avevo pensato di portarmi.
"Questa è la mappa dell'isola invernale da cui proviene Chopper"
Loro non sapevano cosa dire.
"Non, ehm, lo sapete che quella è pura finzione vero? Come i libri e i film..." aveva cercato di rispondere sua mamma.
"Deve essere uno scherzo, c'ero quasi cascata" aveva riso la mia.
Ora era il momento di passare al piano B.
"Va bene, anche se lo trovo drastico" e mi ero trasformata nella mia forma intermedia.
Inutile descrivere le loro espressioni.
Superato lo shock, dopo all'incirca un'ora di:"Ma com'è possibile?" o "Cosa è successo?" e i vari perché, si erano ripresi.
"Quindi pensate di vivere da fuorilegge!" aveva esclamato mio papà.
E lì un'altra mezz'ora per convincerli.
Tuttavia, alla fine c'eravamo riuscite e si erano calmati.
"Tu però non vai da nessuna parte se prima non ci fai vedere il tipo" avevano quasi ordinato i loro genitori.
Meglio di no, davvero.
Col lumacofono lo avevo chiamato.
"Law, la famiglia di Sofia desidera vederti!"
Neanche un "arrivo" ed aveva riattaccato.
"Non è di molte parole" si era scusata lei.
Cinque minuti ed era comparso sulla soglia della sala vestito con la felpa in onore di Corazón, la nodachi in spalla e il cappello in mano.
Un cenno col capo era stato il suo saluto.
"Il Chirurgo Della Morte eh?" metteva i brividi.
Solo Sofia sorrideva in quel momento.
Silenzio.
Trafalgar aveva compreso la situazione e, appena entrato, si era abbassato a baciare Sofia sulle labbra per poi mettere una mano sul cuore e giurare di riporre eterna protezione verso la loro figlia.
I due ne erano sorpresi, ma alla fine avevano deciso di lasciarli andare.
FINE
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