XXXI atto

Il ritorno a Napoli è stato singolare per vari aspetti.

La casa che ho lasciato a giugno, pur mantenendo la stessa disposizione di mobili e suppellettili, non è la stessa che ho ritrovato. Anche prima c'era silenzio, ma ora le voci di coloro che mi hanno abbandonato sono intrappolate nei muri e da lì, invece che perseguitarmi come accade nei romanzi gotici, sembrano assorbire ogni altro rumore aumentando l'angoscia di questo silenzio soprannaturale. Un'angoscia che trasuda dalle pareti in un'odore di muffa a cui forse prima non facevo caso.

La volta del soggiorno, affrescata con scene del mito di Diana cacciatrice, sembra essersi velata di mestizia.
Ogni animale trafitto mi ricorda mio padre. E me.
Tanto è vivido nell'immaginazione il sangue versato per salvarmi, tanto è invisibile quello che fuoriesce ogni giorno dal mio petto.

Ieri ho approfittato del fatto che mia madre fosse andata dal nonno per entrare di nascosto nella camera di Fernando. È stata spogliata di ogni sua cosa ancora prima che facessimo ritorno. Quelle quattro mura appaiono ora come sarebbero sempre state se i miei zii, quelli che non ho mai avuto modo di conoscere, non fossero morti lasciandomi mio cugino in eredità.

È una bella stanza, soleggiata, con mobili classici di legno di noce e, al centro, un letto alto con le colonnine. Accanto al letto vi è rimasto un unico libro, quello che Fernando apriva di rado, la Bibbia: mia madre pensava che averlo tenuto lì avrebbe allontanato la sua parte demoniaca. L'unico demone che gli riconosco è quello che ha nutrito col rimorso e con la scarsa fiducia nel nostro sentimento.

Ho sfogliato il Sacro Libro perché dicono che, aprendolo a caso, Esso risponda sempre alle mute domande di aiuto.

Nella pagina che divideva il Vecchio dal Nuovo Testamento, non ho trovato parole di conforto, ma una vecchissima fotografia ingiallita che credo che i miei genitori ci avessero fatto fare subito dopo che era venuto a vivere qui. Era magrissimo e con profonde occhiaie che lo facevano sembrare un adulto intrappolato in qualche modo in un corpo di bambino. 

Pur non avendo trovato parole nella Bibbia, ho sentito come se il Libro mi suggerisse di trasformare la preziosa immagine in un segno tangibile del mio imperituro sentire.

Tre giorni fa deve aver ricevuto il dono e la speranza che mi risponda si affievolisce col passare delle ore.

Chissà cosa mi aspettavo? Che aprisse il mio regalo e venisse subito da me?

Il ciondolo che ho acquistato di nascosto da tutti era esattamente come lo stavo cercando e, per fortuna, i soldi che nascondevo nel libro di biologia del secondo anno mi sono bastati perché altrimenti non avrei saputo come chiederli senza destare sospetti.

Il ramo che abbraccia la superficie esterna del piccolo scrigno ovale avrebbe dovuto ricordargli i nostri incontri; la foto racchiusa all'interno, invece, ciò che siamo, l'una il custode dell'altro dalla prima vera tragedia della nostra storia famigliare.

È la foto che ho trovato nella sua Bibbia dimenticata, mai aperta, forse trasformata in sarcofago di cellulosa dei nostri sé bambini, oramai dissolti nel tempo. 

Chissà? Forse anni fa, memore di quella malattia che gli ha divorato gli affetti più cari, ha relegato quell'immagine primigenia per relegarla lontana dalla sua memoria.

Fernando ha sempre avuto questa capacità, quella di dimenticare. La sua memoria è prodigiosa, in tanti l'ammirano per questo, ma la possibilità della sua mente di eliminare ciò che lo danneggia è il fulcro della sua genialità. 

Se non elimina un ricordo doloroso è perché non desidera farlo.

Ho deciso di sottolineare con una matita rossa questa considerazione perché possa ritornarci  in futuro, quando saprò cosa ha deciso di fare della sua vita e, con tale scelta, pure della mia.

Gli sarò sembrata sciocca, invece che intenerirlo come mi sarei aspettata? E se mi rimandasse indietro il ciondolo e mia madre scoprisse ciò che ho fatto? Già lei parla raramente, il vestito nero le avvolge l'anima oltre al fisico, entrambi sempre più magri e neri. Come reagirebbe se scoprisse che ho fatto un'altra cosa di nascosto da lei?

Domani mi fermerò dall'orefice, domanderò se la consegna è stata effettuata e se sa qualcosa. Spero che l'uomo non conosca mio nonno o mia madre, che non dica loro niente. 

Forse sono stata avventata, ma avevo riconosciuto come segno divino l'aver ritrovato quella foto nella Bibbia.

Dio parla in modo misterioso, tanto misterioso che probabilmente ci illudiamo solamente di dialogare con Lui. 

Ignazio è appena uscito dalla mia stanza. Non è più il fratello che conosco, c'è qualcosa in lui che ha preso il sopravvento sulla sua anima, relegata oramai chissà dove.

Gli anni di cocaina e alcolici lo hanno fiaccato così tanto che oggi, ricorrenza che celebra i defunti, oltre alla festa di nostro padre, avrebbe potuto essere la sua festa per come si comportava. Dovrò confessarmi per quello che ho scritto, ma ho ancora paura e la paura depriva tutto di significato.

Quando ha bussato alla porta, pensavo che volesse parlare di nostro padre. Ero contenta di poterlo fare con qualcuno. La mamma non parla praticamente più e il nonno è sempre in compagnia di Ansgar, un legame che sembra essersi saldato da quando gli ha salvato la vita. Sembra più nipote lui di Ignazio o di...

Dicevo che ero contenta di poter parlare di nostro padre, di condividere il dolore con un familiare e non solo scrivendo nel diario, ma Ignazio ha iniziato a fare discorsi che non ho compreso.

Parlava di sacrificio, di bene comune, di fare ognuno la sua parte, della fortuna che mi sia capitata a essere bionda e donna.

Ha iniziato a ripetere ossessivamente la parola donna come se fosse un maleficio o un incantesimo. Dio lo perdoni, mi ha messo una mano sul seno stringendolo forte fino a farmi male, quasi volesse staccare quel simbolo delicato di nutrimento e cura verso i propri figli.

Quando gli ho schiaffeggiato la mano per liberarmi, ha fatto per alzare il pugno, ma si è fermato. Ha farfugliato qualche parola, mi è sembrato che tra le tante dicesse anche Gilles così gli ho chiesto: «Hai saputo qualcosa del suo assassinio?»

Ha spalancato gli occhi, sorpreso, come se non ricordasse nemmeno il nome dell'amico, poi mi ha detto: «Tu puoi sposarlo, perché la fai così difficile?»

Sentivo gli occhi arrossarsi per lo sforzo di non cedere alle lacrime, era possibile che si fosse dimenticato che il mio fidanzamento fosse andato alla deriva? Quando gli ho ricordato che ... mi aveva lasciato, Ignazio si è messo a ridere, ma con un tono triste e, allo stesso tempo, derisorio.

«Perché desideri sposare ..., quando puoi avere Ansgar?»

Poi se ne è andato e sono qui a scrivere per cercare di comprendere cosa sia successo, ma non riesco a trovare il bandolo della matassa. 

... è partito senza una parola.

Ho sognato l'oceano dorato dal sole. Il sogno era vivido, tanto che ero convinta di essere partita anche io alla volta delle Americhe.

Brillava l'acqua, brillava l'anello al mio anulare.

C'era ... accanto a me, anche se non l'ho visto in volto, non avevo dubbi che fosse lui.

Qualcuno ha sparato e mi sono svegliata.
È ancora notte, il buio in cui mi sono svegliata sembrava resistere alla debole luce che ho acceso per confidare le angosce al mio diario.
È possibile che non ci sia più nessuno che voglia condividere la vita con me? La vera domanda è un'altra ma giace nel mio cuore inespressa. 

Mio nonno è venuto in visita con Ansgar per parlare di Ignazio. 

A quanto pare, la scorsa notte, ha avuto problemi col regime. Ha detto seri problemi, senza specificare di quale natura. La mamma è diventata ancora più bianca di com'è, ma poi si è tranquillizzata nel saperlo sano e salvo a Lugano e così si è ritirata in camera a pregare, rifiutandosi di pranzare con noi.

Ho domandato perché fosse andato a Lugano, ma il nonno ha solo detto che ha dovuto smuovere mare e monti per non farlo arrestare e mi ha garantito che riceverà cure adeguate nella clinica in cui è stato ricoverato. 
Non ho capito se ha avuto problemi col regime o di salute.

Mi sembra che nessuno voglia più dirmi cosa stia accadendo.

... che è partito senza salutarmi. Ignazio, che mi ha fatto discorsi strani e poi è stato ricoverato. Mia madre, che parla a mala pena e mangia meno di Santa Chiara.

E cosa dovrei pensare della ferita di Ansgar alla tempia? Quando ci siamo seduti a tavola, ho visto che proprio vicino all'occhio sinistro aveva una sottilissima incisione che gli arrivava sotto il lobo dell'orecchio. Quando gli ho domandato spiegazioni, mi ha risposto che era stato Ignazio, ma non ha aggiunto altro. Perché mai mio fratello dovrebbe averlo ferito? Con cosa, poi? La ferita era talmente sottile e superficiale da sembrare fatta con una lama minuta e affilata. 

Perché nessuno mi vuole spiegare cosa sta succedendo?

Il mio rendimento scolastico è calato. Pur rimanendo al di sopra di quello delle mie compagne di classe, non è più quello dello scorso anno. Devo impegnarmi di più, ma la verità è che fatico a mantenere la concentrazione. La professoressa di scienze ha convocato mia madre per un colloquio, ma lei ha mandato il nonno. Lui non appoggia la mia follia di andare all'università quindi non so cos'abbia detto all'insegnante, ma da allora mi tratta in modo differente. Prima mi faceva più domande durante le lezioni, mi consigliava dei libri per approfondire, ora sono al pari delle altre ragazze, forse ritiene che diventerò anch'io una custode del focolare. Come detesto questa definizione in cui il regime vuole imprigionare noi donne! Perché non sono nata maschio? 

Cosa le avrà detto il nonno?

Se solo ... fosse qui, lui mi aiuterebbe a studiare. Dove sarà in questo momento?

... ha scritto al nonno. Ho visto la lettera, era indubbiamente la sua calligrafia, ma di me non diceva nulla.

Per ben due pagine si è dilungato nella descrizione di una fazenda di caffè in Brasile, della possibilità di entrare in affari col proprietario e delle innovazioni tecnologiche che vorrebbe apportare per solubilizzare il caffè (pare sia in voga al di là dell'oceano). 

Menzionava spesso la parola pietra, non riuscivo a capire cosa c'entrassero i sassi con la piantagione, ma poi il nonno mi ha fatto notare che c'era scritto Pietra, con la P maiuscola, e ha detto che in quel Paese è un nome di donna. All'inizio ho pensato chissà cosa, mi vergogno d'aver provato gelosia: il nonno leggeva che era così brava in affari, così capace di organizzare il lavoro, così elegante, così istruita da parlare tre lingue straniere oltre al portoghese... che ho pensato male. Poi, però, ha scritto che è la luce degli occhi di don Carlos, il proprietario, e ho capito che parlava della di lui moglie. 

Ultimamente dovrei confessarmi ogni giorno. Non mi riconosco più.

Il nonno è venuto in visita senza Ansgar, ha voluto parlare con me in privato.

«Devi essere forte» e mi ha messo in mano un elegante biglietto.

Due i nomi intrecciati, una sola la data, quella del 25 gennaio.

Poi mi ha mostrato l'ultima lettera di ...

Il sentimento che nutro per Ester è un affetto sincero, sempiterno, ma fraterno. So che mi perdonerà, non appena si innamorerà in modo adulto di qualcuno così come è successo a me, o quando comprenderà che il nostro crescere assieme ci ha non solo unito ma anche illuso che il nostro fosse amore. Io spero, un giorno, di poterle presentare mia moglie Pietra e, magari, anche i figli che Dio vorrà donarci.
Vi prego di farle riavere il ciondolo che tanto generosamente mi ha donato prima di partire e di farle sapere che la mia unica preghiera è che possa incontrare qualcuno che la renda felice proprio come io lo sono con Pietra.

Mi considera solo un ricordo doloroso: mi ha completamente bandito dal suo cuore.
Mi chiedo se non fosse stato meglio che fossi io a morire invece di mio padre.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top