XXVI atto

Abbiamo un matrimonio in vista, cara lettrice e caro lettore! 

Stasera siamo tutti invitati a una cena di fidanzamento, una cosa in piccolo, per la cerchia di amicizie di Amalfi di cui ovviamente facciamo parte. Non sarà la festa ufficiale, quella ci sarà tra dieci giorni, tempo di tornare a Napoli e agghindarsi con un vestito all'ultima moda e qualche gioiello. Noi, ovviamente, saremo invitati anche a quella: potremo ammirare Fernando che infila all'anulare di Ester un bel solitario di diamanti e poi vivremo per sempre felici e contenti. 

Mentre sospiriamo nell'immaginare la gioia palpabile dei due innamorati, avvertiamo un fastidioso campanello d'allarme perché diversi conti, in questa narrazione, continuano a non tornare. 

Innanzitutto l'omicidio di Gilles, insoluto. Il giovane è stato macellato, orribilmente mutilato e lasciato sul bagnasciuga.

Per non dire nulla di Ansgar che, pur presentandosi pestato in volto, non è stato accusato e non è nemmeno sotto indagine. Sostiene, anzi, d'essere stato colpito da Fernando, spinto dal movente della gelosia. 

Ignazio il Cocainomane non si comporta né da fratello, né da figlio, ma solo da zerbino nei confronti del Tedesco - per quale motivo? Questo ragazzone di quasi trent'anni  ha la maturità psicologica di un dodicenne: sembra essere diventato il lasciapassare di Ansgar per realizzare chissà cosa con chissà chi. Che si dia una svegliata!

Forse starai anche ipotizzando che Imelda e Terenzio si siano messi il cuore in pace e abbiano accettato il matrimonio di figlia e nipote, ma non è così. 
Se da una parte abbiamo capito che Imelda è vittima di pregiudizio e superstizione, malattie incurabili e mortali anche ai giorni nostri, dall'altra non ci capacitiamo del perché Terenzio si opponga. 
Lui lo fa in modo più elegante e intelligente perché, in effetti, voleva solo rimandare l'evento al raggiungimento della maggiore età di Ester: si sa che a vent'anni uno cambia idea facilmente, quindi sperava che anche per i suoi ragazzi sarebbe stato così ma... perché diamine ha chiesto a Fernando di prendersi cura di sua figlia per poi non appoggiare il matrimonio? 
Sembra anche a te un controsenso?

Sappiamo che Terenzio ha voluto parlare a quattr'occhi col suocero ma, nonostante l'impegno di tutti gli altri famigliari per scoprire il segreto di tale conversazione, nessuno è venuto a conoscenza dei dettagli. Per quanto riguarda l'argomento, poi, si fanno solo illazioni... Molto probabilmente il nocciolo della questione è stato il matrimonio, ma era l'unico punto all'ordine del giorno? 

I due si sono rinchiusi per quattro ore nella biblioteca. 

Mi rifiuto di credere che due uomini schietti come loro siano riusciti a discorrere di matrimonio per quattro ore! Due tizi così riuscirebbero a decidere quale vestito debba indossare la sposa, il menù, il luogo, i fiori, a scrivere pure l'omelia del sacerdote e il discorso per il brindisi in meno della metà del tempo.

Nessun domestico aveva avuto il permesso di entrare o interrompere l'incontro per qualsiasi voglia motivo. I vari tentativi di amplificare le voci col sistema del bicchiere di cristallo appoggiato al pavimento dalle camere soprastanti non sono serviti a nulla: a differenza del loro tono di voce abituale, soprattutto di quello baritonale de il Capitalista, bisbigliavano. Il sangue di fuoco tipico degli uomini del sud, responsabile della facilità con cui si inalbero, sembrava essersi così intiepidito che avremmo potuto infonderlo in un anglosassone che nessuno ne avrebbe rilevato differenza alcuna.

Terenzio e Ignazio uscirono dalla stanza annunciando le seguenti decisioni:

il matrimonio era stato confermato per la primavera seguente;
sarebbe stato più decoroso se Fernando, una volta a Napoli, si fosse trasferito a vivere in uno degli appartamenti che appartenevano alla famiglia;
si sarebbero organizzate ben due feste di fidanzamento a breve in modo che poi nessuno potesse azzardare che Ester si sposasse perché incinta;
si sarebbero mantenuti i rapporti con Ansgar, la sua nobile famiglia e, soprattutto, con la sua azienda automobilistica. 

Tutto qui?

No, in effetti... A quest'ultimo proposito, Ester venne praticamente costretta ad avere un confronto col Tedesco che, a differenza del promesso sposo che alloggiava in albergo, continuò a risiedere nella villa assieme a Ignazio il Cocainomane. Altro fatto apparentemente inspiegabile. 

Ester si era preparata a un assalto da parte di Ansgar, non tanto fisico quanto verbale, ma fu piacevolmente sorpresa dai suoi modi. 

È universalmente noto che Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde venne pubblicato nel 1886: si racconta che Stevenson, dopo un sogno gotico e pauroso, si alzò dal letto in una sorta di delirio febbricitante e non abbandonò la penna fino a quando ebbe trascritto l'incubo su carta. Altri dicono che il racconto sia una personificazione della cocaina...
Io ho un'altra versione riguardo all'origine di quel meravigliososcritto: lui non ebbe alcuna visione, ma viaggiò nel tempo fino al 1931 ed assistette alla trasformazione di Ansgar.

Ai nostri giorni, sai a chi assomiglierebbe il Tedesco? A un bad boy redento, figura leggendaria, inesistente, vera quanto può essere un vampiro. L'inesistenza non è riferita ai ragazzi cattivi, di quelli ne esistono a bizzeffe, ma sulla sua possibilità di redenzione. 
Un nugolo sparuto di bad boys, è vero, riesce a uscire dalla terribile prigione del proprio egoismo, ma la maggior parte dei Narcisi, proprio come descritti dal mito, annegano nella loro stessa immagine.
A quel tempo, però, l'Ariano era ancora in giro a fare danni e, mentre attendiamo impazienti che anneghi (non è uno spoiler: se fosse vivo al giorno d'oggi, avrebbe più di cento anni) scopriamo cosa sia riuscito a combinare. 

Finora abbiamo visto Ansgar travestito da Signor Hyde, ma quando parlò con Ester abbiamo detto che si presentò nei panni del signor Jekyll, del più affascinante signor Jekyll che uno possa immaginare perché le ecchimosi si erano sgonfiate e i lividi blu rimasti non facevano che esaltarne la bellezza chiara e diafana, risvegliando anche nel cuore più insensibile la sindrome dell'infermierina... 

Ester, da principio, era stata restia a lasciarsi andare, desiderosa solo di ascoltare quanto avesse da dire e nulla di più, ma poi aveva finito per cedere alla sua richiesta di pace.

Fernando le aveva detto di stare attenta e le aveva promesso che si sarebbe messo fuori dalla porta dalla biblioteca, pronto a entrare al primo richiamo, ma Ignazio aveva organizzato l'incontro mentre il giovane era rientrato nella camera d'albergo per prepararsi per la cena di fidanzamento.

«La nostra amicizia non è iniziata nel migliore dei modi» commentò Ansgar, rimanendo a debita distanza. 

La biblioteca ricordava a Ester uno dei primi momenti assieme a Fernando, quando le aveva insegnato a leggere. Nel carezzare con lo sguardo preziosi volumi che erano vanto della collezione, si trovò a invidiarli perché loro avevano potuto ascoltare la conversazione segreta tra suo padre e suo nonno. 

Era rimasta delusa dalla reazione paterna, così inattesa e spropositata da risultarle incomprensibile. Aveva provato a chiedergli il perché, ma lui si era allontanato senza nemmeno risponderle. 

«Non la chiamerei amicizia, la nostra.»

Aveva accettato di parlare ad Ansgar solo per non contrariare suo nonno e non perdere, di conseguenza, il suo appoggio. 
Perché si era ridotta a elemosinare il consenso dei suoi familiari per stare accanto all'uomo che amava da sempre? 
Perché la sua felicità doveva dipendere da altri?

«Sei buona e saggia e, proprio per questo, vorrei chiederti una seconda possibilità. Per essere amici. Come vedi non ho un secondo fine, ora che ti sposerai.»

Per la cena di fidanzamento, Ester aveva indossato un elegante vestito rosa scuro di chiffon di seta che le fasciava la vita sottile e metteva in risalto il seno con una scollatura pudica a forma di cuore. Aveva raccolto i capelli e la linea sinuosa del suo collo chiaro sembrava un invito a deporre baci e carezze. 

«Non abbiamo nulla in comune. Perché vorresti diventare mio amico?»

Ansgar aveva fatto un passo in avanti sfoggiando un'espressione da santo martire degno dell'iconografia cristiana. 

«Mi dispiace per come mi sono comportato. Non ho scusanti, a parte l'aver perso completamente la testa per te. Non mi era mai successo...»

«Taci, per favore. Ti ricordo che sono promessa.»

«Scusami. Volevo solo farti capire che mi sono innamorato di te dal momento in cui ti ho vista. Comunque, non dirò altro.» 
Ester arrossì violentemente. Il Tedesco si era veramente innamorato di lei?
«Lo so che è chiedere molto, ma ti domando se volessi prendere in considerazione la possibilità di diventare amici.  Vorrei che non ci fossero tensioni tra noi, non solo perché ci vedremo spesso per via degli affari delle nostre famiglie, ma perché, da quando ti conosco, ho capito che posso essere un uomo migliore. Più buono. Tu mi ispiri a essere più simile a te.»

«Io non sono buona. E non provo nulla per te.»

«Forse adesso è così, ma non lo era quando ci siamo baciati.»

«Non ricordo di averlo fatto» mentì lei, voltandosi. Ansgar fece un passo in avanti fino a sfiorarle le spalle con le mani, ma lei si staccò con un brivido che le increspò la pelle. Il ricordo di quella giornata le provocò un lieve giramento del capo, avrebbe rimpianto per tutta la vita di non aver dato il primo bacio a suo cugino.

«Non dirò nulla sul tuo mentire a te stessa.»

«Parli proprio tu di bugie? Perché hai raccontato di essere stato picchiato da Fernando?»

«Non sono io a raccontare frottole... Meglio, però, non dire nulla su chi hai deciso di sposare.»

Ester si voltò di nuovo per fronteggiarlo e la sua espressione assorta, mesta e rammaricata la spinse a dubitare delle proprie certezze. Alzò la mano verso i lividi, decisa a toccarli con la punta delle dita quasi potesse cancellare il blu della pelle come per magia, ma si fermò a mezz'aria, confusa riguardo al proprio comportamento. 

«Non ti voglio ascoltare, infatti.»

«Sappi una cosa: io ci sarò sempre per te. Se mai dovesse farti ciò che ha fatto a me, ricordati che potrai contare su di me. Se cambierai idea, io vorrei essere il primo...»

La ragazza aveva scosso la testa da una parte all'altra.

«Conosco Fernando: lui non farebbe mai cose simili. A nessuno e, soprattutto, non a me.»

«Sei giovane, forse un po' ingenua.» Ansgar le mise la mano sotto il mento e le alzò il viso per guardarla negli occhi. Ester deglutì a vuoto e desiderò fermare il tremolio della propria bocca. Il ricordo del suo sapore le bloccò il respiro. «Da quando ci conosciamo, mi hai mai visto girare attorno a una donna che non fossi tu? Pensi che io vada nei casini come fa lui?»

«...È successo una volta.»

Ansgar le appoggiò un dito sulle labbra per non farla parlare oltre.

«Chi sono io per giudicare, del resto? Quello che è successo a Gilles, poi, mi ha fatto comprendere che è ora di dare un cambio netto alla mia vita. Gilles, sai, non frequentava solo me e tuo fratello. Era finito in giri strani, frequentazioni che una giovane come te non dovrebbe nemmeno sentir nominare. Anche lui passava le notti nei casini.»

«Lo hai detto ai carabinieri?»

«Ho paura. Per questo tuo nonno mi ha permesso di stare qui, nessuno verrà a cercare me o tuo fratello... Non so cosa Gilles abbia fatto, o non fatto, a coloro che lo hanno sbudellato.»

«Siete coinvolti in qualche cosa di strano?»

«No. Però, quando Gilles sniffava, finiva per fare cose... Non voglio parlarne con te. Non voglio farlo con una donna meravigliosa che, per di più, ha paura di essermi amica.»

«Non ho paura...» Ester lesse sincerità nei suoi occhi. Deglutì a vuoto un paio di volte. Forse lo aveva mal giudicato. «Io credo che ognuno meriti una possibilità nella vita. Anche tu.»

Ansgar le prese la mano stringendosela al cuore. «Sei una santa. Non sprecherò questa occasione e, a meno che non sia tu a chiedermelo, non dirò più nulla a riguardo dei miei sentimenti per te, non accennerò più all'amore che provo per te.»

«Mi ami?»

Lui le baciò la punta delle dita e la porta si aprì proprio quel momento. 

«Gli ospiti arriveranno tra meno di mezz'ora» disse Fernando entrando a grandi falcate e inchiodandosi subito al pavimento non appena la scena si palesò ai suoi occhi. «Ho interrotto qualcosa?»

«No» rispose Ester fin troppo velocemente, sottraendo la mano e andandogli incontro. «Non vedevo l'ora che tornassi da me» bisbigliò in modo che sentisse solo il suo promesso.

«Ti ha dato noia?»

«Meno delle altre volte... Stavamo solo facendo pace.»

«Pace?»

Ansgar li raggiunse e i due uomini si guardarono negli occhi con malcelata ostinazione.

«Non ti ho ancora fatto le congratulazioni. Sei un uomo fortunato.»

«Lo so.»  Guardò Ester per decifrare il suo stato d'animo. Cosa aveva inteso col dire che stavano facendo pace?

«Lavoreremo assieme, a quanto pare, e vorrei che tra noi non ci fossero motivi d'attrito. Il tuo motore e la mia azienda automobilistica potrebbero mettere sul mercato la macchina più veloce del mondo.»

«Ho già preso accordi con don Salvatore: Ignazio non te l'ha detto?»

Ansgar fece una faccia sorpresa, guardò Ester e poi di nuovo lui.

«Come mai non sei stato informato? Don Salvatore è diventato nostro socio... Quindi lavoreremo tutti assieme. Che dici? Sotterriamo l'ascia di guerra?»

Fernando sentì un fiotto d'acido inondargli lo stomaco nell'immaginare dove poteva mettersi la sua pace, ma non fece in tempo a rispondere che l'urlo di Imelda, proveniente dal salone,  azzittì ogni altro rumore. 

Ester si portò la mano alla bocca proprio mentre esplodevano due colpi di pistola. 

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