XLII atto

La quercia è l'unica testimone dell'amore che mi ha unito a Fernando. Solo io e lei siamo vive per ricordare le notti trascorse abbracciati, spensierati e speranzosi riguardo al nostro futuro.

Se Fernando vive, ha dimenticato.

L'unica via di fuga è lo scrivere in questo diario che nascondo tra le fasce del periodo in modo che lui, lì, non cerchi mai.

Ansgar mi fa paura. Non so perché, ma ho paura che possa uccidermi.
Da quel giorno non ho più usato quella violenza rabbiosa il cui ricordo ancora mi offende, ma ora lui sa che non gli dirò mai di no. Obbedisco a tutto solo per paura.

Pomeriggio stavo riposando i piedi della quercia quando è venuto a cercarmi per dirmi che anche mia madre è ad Amalfi, ospite del nonno, e di andare pure a cena da lei. 

Mi ha assicurato che non incontrerò il nonno, il padre di mia madre, che mi ostino a chiamare nonno, una parola troppo dolce per un uomo orribile.

Mentre mi alzavo, ho avuto la sensazione che la quercia mi dicesse di non andare.

Forse ha ragione mio fratello: ho perso la ragione.

Sono tornata dalla cena prima del previsto, anzi non ho nemmeno cenato. Quando ho visto mio nonno, mi sono fatta riportare a casa dall'autista.

In teoria non avrebbe dovuto esserci nessuno, a parte la servitù, perché Ansgar e Ignazio avrebbero dovuto presenziare a una cena d'affari.

Invece la servitù non c'era, sono dovuta entrare in casa passando dalla cucina e, mentre cercavo un pezzo di formaggio, ho sentito dei rumori provenire dal salone... Suoni gutturali, animaleschi.

Ho appoggiato l'orecchio: ciò che sentivo era uguale all'ansimare di Ansgar in camera da letto.

Non era solo, forse era con qualcuno, forse con due persone. 

Stavo andandomene (Dio mi perdoni ma benedico chiunque mi allontani da quel mostro), quando riconobbi la voce di Ignazio.

Ho guardato dal buco della serratura, anche se so che non è educato.

Non si vedeva granché, le candele allungavano le ombre sul muro e celavano dettagli. Credo di aver visto un un ragazzo. Sembrava nudo, forse era giovane. È più normale che fosse una una ragazza, o no?

...Cosa faceva un ragazzo nudo con mio marito e mio fratello?

Non ho capito cosa abbia visto l'altra sera. Le immagini intraviste dal buco della serratura erano sfuocate ma la scorsa notte ho sognato che Ansgar e mio fratello si baciavano. Può essere? Un uomo può baciare un altro uomo? 
(Forse avevo solo appetito, alla fine non avevo nemmeno mangiato il formaggio.)
Ho sentito parlare di questa cosa a scuola, durante un intervallo. La mia compagna si stava confidando con una ragazza di un'altra classe, a bassa voce e stando attenta che nessuno sentisse. (Chissà perché non badarono molto a me, forse pensavano che fossi attenta solo alla lettura del libro di fisica). Raccontava che a suo fratello piacciono i ragazzi e temeva che lo scoprissero e gli potessero fare del male.

Se mio fratello fosse attratto da Ansgar o, addirittura, si fosse innamorato di quel mostro, allora potrei capire tutto l'astio che non fa che riversarmi addosso da mesi

Ma non so se sia così: cosa ci faceva quel ragazzo nudo in compagnia di quei due? 

Ieri mattina sono andata in sala prima di tutti, anche prima della servitù.

Non ho trovato nessun indizio, a parte una  macchiolina rossa sul tappeto che però chissà da quanto è lì.

Mio marito mi ha raggiunto per i doveri. Io guardavo il soffitto e lui emetteva con gli stessi suoni dell'altra sera. Che cosa avrebbe potuto fare di diverso se non avere un rapporto? Che cosa? Cosa?

Forse mi sono sognata tutto. Ho chiesto a Ignazio cosa avessero fatto la fatidica sera. Mi avevano detto di avere una cena di lavoro, lui me l'ha confermato. 

Allora perché erano a casa? E chi era quel giovane nudo?

Volevo chiedergli se fosse innamorato di Ansgar ma non ho avuto il coraggio.
Se i due si amassero, sarei felice di essere solo una moglie di facciata. 
Mi ha guardato in modo strano e se ne è andato senza rispondere. 

Da come si muoveva, ho capito che aveva appena sniffato cocaina... Andare in Svizzera non gli è servito a nulla. Non avevano detto che era guarito?

Il pranzo di Pasqua con mia madre, mio nonno, mio fratello, mio marito.

Quattro aggettivi che indicano il possesso: mio! Ma chi di loro mi appartiene? Piuttosto sono io che non appartengo più a me stessa e sono io a essere una loro proprietà.

Loro hanno diritti su di me, determinano il mio futuro, scelgono chi posso frequentare, quando giacere con me, cosa posso dire, cosa posso studiare o leggere, cosa non posso più studiare o leggere, i vestiti che possono indossare, dove abitare, i nomi che daranno ai figli che cresceranno nel mio ventre.

Mia madre.

Mio nonno.

Mio fratello.

Mio marito.

Vorrei che scomparissero. Mi accontenterei di scomparire io per sempre. Ma non accadrà... 

Io sono l'agnello pasquale: si stanno nutrendo della mia giovinezza.

Questa sera cenerò da mia madre e dormirò da lei. Così, almeno, sembrerà.

Ho un piano in mente per scoprire cosa è successo. Se sarò fortunata, Ignazio e Ansgar agiranno ancora.

Non riesco a smettere di tremare e scrivere è l'unico modo che conosco per calmare il mio spirito. 

Pensavo che la cosa più avventurosa fosse allontanarmi di nascosto dalla casa di mio nonno e raggiungere una macchina che ho affittato per tutta la notte.
Per contattare l'autista, ho dovuto inventarmi una commissione in città; per pagare il suo silenzio, ho dovuto impegnare un paio di orecchini di smeraldo che appartenevano alla nonna, sperando che nessuno si accorga mai della loro scomparsa. 

Sono entrata nella nostra villa di soppiatto, passando dall'agrumeto e mi sono arrampicata su un albero che mi permetteva una visuale discreta sul salone. Mentre ero là, mi domandavo se i due amici non fossero andati da un'altra parte o addirittura se avessero deciso di non incontrarsi. 
Per guardare più da vicino avevo portato il binocolo di mio padre, pace all'anima sua. Se solo sapesse cos'è diventata questa casa, credo che non si opporrebbe più al matrimonio tra me e Fernando. (Non lo saprò mai, gli uomini che mi amavano sono morti). 

Vedevo male, sia per la posizione ad angolo, sia per il binocolo che non è facile da usare come sembrerebbe di primo acchito. Sono entrati nella sala proprio nel momento in cui mi si stavano anchilosando le gambe e volevo rinunciare al mio piano.

C'era Ansgar tutto vestito di rosso, pure il mantello era rosso; Ignazio era vestito con l'abito talare, come un prete del secolo scorso. 
Tra di loro vi era un ragazzo.
Era nudo, completamente. Non so se fosse lo stesso della volta scorsa. 
Aveva le mani legate dietro di sé e mio marito lo teneva guinzaglio come un cane. Volevo scendere dall'albero e andare a liberare quel poveretto, quando l'hanno fatto inginocchiare e mio marito... 

Non posso scrivere ciò che ho visto perché ne ho ancora orrore. 

Lui faceva quei versi che fa con me ma era dentro la bocca di quel poveretto tenuto al guinzaglio. 

Stavo per vomitare o per svenire, non lo so, quando mio fratello si è spogliato e ha baciato Ansgar. Un bacio come nel mio sogno, come quelli che scambiavo con Fernando. Era un bacio d'amore, nonostante l'atto osceno di Ansgar.

Ignazio, nudo, si è fatto fare le stesse la stessa cosa di mio marito. Quel poveretto che era bistrattato da entrambi.

Poi, Oddio, non posso credere a quello che ho visto, mio fratello ha preso un pugnale corto e ha fatto un primo piccolo taglio sulla tempia del ragazzo e gli ha leccato il sangue.

Non si è fermato. Ha continuato a riempirlo di tagli, piccoli e superficiali. 

Il ragazzo era ancora vivo quando hanno spento le luci... Ho aspettato più di un'ora prima di muovermi e raggiungere l'autista che, grazie a Dio, aveva mantenuto la parola e mi stava ancora aspettando.

Non riesco più a scrivere dopo quanto visto. E ho paura. Ho paura che trovino questo diario e scoprano che gli ho spiati. Ho timore che anche la mia cameriera personale mi spii per ordine di Ansgar. 

Mio marito è strano, si comporta in modo assai più gentile e la sua gentilezza mi fa molta più paura del modo crudele con cui mi avvicina. 

Sospetta forse qualcosa? 

Mi ha chiesto delle mie regole... Ho paura che possa farmi del male se non rimarrò incinta. Stasera starò ancora da mia madre e poi tornerò qui di soppiatto.

Ho guardato su Il mattino se avessero pubblicato notizie simili a quelle che leggevo a Napoli prima della nostra partenza. Continuo a ripetermi che sono ossessionata... Se mio marito sapesse che sospetto di lui e mio fratello allora sì che sarebbero guai. Mi farebbe ricoverare in manicomio senza darsi pensiero.

Libera nos a malo.

Non scriverò più nulla. Devo seppellire il diario sotto la nostra quercia. È troppo pericoloso che cada nelle mani di Ansgar e Ignazio.

8 maggio 1933. Amalfi. Questa mattina, Marco Viti è stato colto da malore ed è morto mentre comunicava la notizia del ritrovamento del figlio alla moglie. Lo storico gioielliere di Amalfi era stato convocato dai Carabinieri per identificare un cadavere disotterrato da un cane nella spiaggia di Vietri. Il corpo, nudo e coperto di tagli, presentava numerosi segni di sevizie, ma il gioielliere non ha avuto dubbi che si trattasse del figlio Andrea, suo secondogenito, scomparso da oltre un mese. Dopo l'interrogatorio, l'uomo si era diretto a casa dove è stato colto da malore mentre cercava di consolare la moglie Anna. I Carabinieri stanno indagando su diverse piste [...]

Pensavi, madre, di avere il diavolo sotto il nostro tetto? 

Era solo un uomo, un uomo dagli occhi di colore diverso. 

Ora il diavolo vero ha fatto la sua comparsa, 

ha sembianze celesti. 

È tra noi,

sei stata proprio tu a mettermelo nel letto. 


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