XLI atto

La cronaca italiana di quel periodo aveva tutt'altra temperatura e non solo a causa del regime di Mussolini.

A maggio del 1932 Napoli fu travolta da un omicidio efferato e inspiegabile che lasciò sgomenta la popolazione. La notizia si era diffusa ancor prima che fosse uscito il giornale perché la vittima era l'unico erede della fortuna del Conte XXX. 

D. era uno studente modello di quindici anni, noto per i suoi modi garbati e la bellezza. Le voci di quartiere dicevano che addirittura due matrone della nobiltà se lo contendessero, tanto da arrivare a fargli profferte esplicite, tutte puntualmente respinte. 
D. pensa solo allo studio e alla scherma aveva riferito il suo amico d'infanzia.

Venne ritrovato, completamente nudo e ricoperto di tagli, riverso sul tufo giallo dell'isolotto di Castel dell'Ovo. Solo il volto non aveva alcun segno e, tra i capelli, era stata ritrovata una rosa rossa.

Per diversi mesi, nessuno pensò più a D. fino al 17 novembre 1932, alle ore 7 del mattino, quando il violinista Alessandro Siani venne ritrovato completamente nudo e coperto di tagli. Uno più profondo, inferto all'addome, era stato quello che aveva messo fine alla sua giovane vita.

Quattro giorni prima, i giornali riportarono la notizia che il diciassettenne-prodigio, era scomparso una volta terminata l'esibizione al San Carlo. I genitori giuravano che non era mai successa una cosa simile ma, a seguito dei racconti di un capotreno, l'ipotesi più probabile divenne che Alessandro fosse fuggito con lady B., un'avvenente vedova di venti anni in più, amante della musica...e dei musicisti.
L'ipotesi venne smentita quando si ebbero le prove che Lady B. aveva fatto ritorno in Inghilterra il 13 stesso, da sola, senza aver nemmeno presenziato all'esecuzione dei celeberrimi Capricci di Paganini.
Lady. B. e Alessandro non si erano mai visti da lontano.

Sebbene le analogie tra le morti di D. e Alessandro non fossero fuggite ai carabinieri, le indagini non portarono comunque da nessuna parte.

La popolazione sembrò delusa dalla svolta realistica: quanto era più succulento il pettegolezzo di una fuga di un ragazzino con una lady inglese rispetto a quello di un'ammazzatina?

La mattina del 28 novembre 1932, un lattaio passò davanti all'ingresso principale di un palazzo di via San Biagio dei Librai quando si accorse che il portone principale era stranamente spalancato. Avvicinatosi per capire il motivo, vide un ragazzo, completamente nudo e legato con nastri neri, riverso a terra. Fece per rigirarlo per sincerarsi che fosse vivo, quando l'orrore lo fece urlare a squarciagola. Il cadavere era stato orrendamente tagliuzzato e sfigurato. 

I giornali non pubblicarono il fatto di cronaca nera in prima pagina, ma solo su una pagina centrale. Le voci circolanti per la città furono subito messe a tacere:  il padre del ragazzo era un uomo potente almeno quanto Ignazio il Capitalista e così aveva subito chiuso la bocca a quanti continuavano a infamare la memoria del figlio spettegolando che se l'era andata a cercare visto che era un invertito.

I delitti dei quartieri alti, così vennero chiamati fino 7 dicembre quando un giovane operaio venne ritrovato morto, anche lui nudo e ricoperto di tagli. 

Il panico si diffuse nella popolazione... L'assassino aveva perso la predilezione verso i più fortunati e aveva deciso di aggiungere altro orrore alle già difficili condizioni dei meno abbienti.

Per quattro mesi la città divenne deserta dopo le quattro del pomeriggio. 

Per quattro mesi non venne ritrovato alcun morto ammazzato. 

Il 3 marzo 1933 venne rinvenuto un altro cadavere sotto le mura di  Castel dell'Ovo, nudo e così martoriato dai tagli da renderne difficile l'identificazione. 

Una sola cosa si poteva capire dalle proporzioni del corpo: doveva essere sembrato un dio greco. 





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