XL atto
La fine del 1932 e l'inizio del 1933 fu un periodo singolare della cronaca brasiliana: era facile leggere notizie che intrecciavano in modo mirabile i fatti del mondo reale a leggende locali, mettendo probabilmente le basi alla corrente letteraria che nei decenni seguenti sboccerà in modo peculiare in Sud America, ossia il realismo magico di Gabriel García Márquez, Julio Amado, Jorge Louis Borges, Julio Cortázar e Isabel Allende.
I fatti di cui farò menzione non occuparono mai le prime pagine dei quotidiani, ma si ritagliarono un trafiletto nella rubrica Curiositades do mundo del Jornal do Brasil.
Un missionario voleva intraprendere l'opera pia di conversione dei nativi e aveva raggiunto una piccola colonia di autoctoni sulle sponde del Rio delle Amazzoni.
Era intenzionato in tutto e per tutto a farsi accettare così cercava di condividere la loro vita e le loro usanze, a parte l'uso di girare nudo con un astuccio penico a sola protezione della propria persona... Comunque, dicevamo, l'uomo imparò a nutrirsi come loro, a dormire sugli alberi, a cacciare usando frecce avvelenate e, persino, a pescare i piranha grazie all'utilizzo di piante soporifere che stordiscono il predatore tanto da poterlo raccogliere come una margherita. Si dedicò anche allo studio della lingua, un insieme musicale di suoni gutturali difficili da riprodurre per un europeo, in modo da poter iniziare a tradurre per la Bibbia il prima possibile. Aveva deciso che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata quella di raccontare di Adamo ed Eva e, soprattutto, della più astuta delle bestie del creato, ossia del serpente, animale di cui l'Amazzonia vantava un ricco catalogo.
Possiamo ben intendere che il missionario fosse soddisfatto della propria opera pia, per lo meno fino a quando un angelo del Signore lo svegliò di soprassalto spronandolo a raggiungere l'altare che aveva costruito intrecciando rami, liane e cortecce.
La notte di luna piena gli aveva permesso di scorgere un uomo bianco, sdraiato proprio sopra il ridotto luogo di culto da lui stesso edificato, circondato da decine di serpenti diversi. All'inizio pensò all'ovvio, ossia che si trattasse di un cadavere, ma poi l'uomo si era svegliato dall'apparente sonno di morte e si era messo a sedere a gambe incrociate. Anche se i serpenti lo carezzavano col loro strisciare sinuoso, lo aveva guardato a lungo e poi gli aveva rivolto un'unica domanda che lo aveva fatto fuggire a gambe levate.
L'articolo finiva dicendo che quella era la storia di Juan Elsavedo Incantado che, negli anni a seguire, sarebbe stato annoverato tra i padri dell'industria cinematografica sudamericana.
Un esploratore, tale Francisco de Nava, addentratosi nel folto dell'Amazzonia alla scoperta della flora e della fauna, aveva avuto la fortuna di incrociare un nugolo sparuto di uomini, donne e bambini che mai prima di allora avevano visto l'uomo bianco. L'esploratore, che dieci anni dopo sarebbe stato acclamato come uno dei padri dell'antropologia moderna grazie alla pubblicazione di un saggio che narra vita, impostazione sociale, abitudini e culto delle popolazioni autoctone del Rio delle Amazzoni, aveva trascorso ben tre mesi come un indigeno per assorbirne a pieno ogni attività... e lui sì che era stato coraggioso: si era fatto tatuare e aveva indossato persino l'astuccio penico in cartilagine di squalo come ornamento.
Tra le straordinarie capacità intellettive di Francisco de Nava figurava quella di imparare facilmente le lingue, specialmente quelle arcaico-primitive. In meno di un mese riuscì a interagire in modo profondo con la piccola popolazione che aveva incontrato e a scoprire non solo che erano panteisti ma che veneravano il dio-serpente albino dagli occhi diversi.
La leggenda legata a questo dio narrava che si presentasse a ogni plenilunio per esaudire i desideri in cambio di carne e pesce...
Il giornalista ipotizza che l'esploratore abbia assunto qualche pianta allucinogena perché lo studioso era fermamente convinto di aver incontrato il dio-serpente che descrive con dovizia di particolari.
Ovviamente Francisco de Nava ritrattò quanto aveva raccontato al Curiositades do mundo: nel saggio che lo lanciò nel firmamento dell'antropologia non fa menzione del dio-serpente albino che, a quanto pare, esaudì il suo desiderio.
Due giovani si amavano di un amore vero e profondo.
Essendo poverissimi, si erano ripromessi di sposarsi una volta messo da parte abbastanza soldi per riuscire a vivere in una stanza e avere di che mantenere i figli che Dio avrebbe dato loro in dono. Il ragazzo era stato assunto come bracciante in una piantagione di caffè, la ragazza come cameriera personale della moglie del proprietario.
Il giovane rampollo adocchiò subito la bella cameriera, avanzò delle profferte, cercò di blandirla, ma lei non gli dava corda. Essendo uno che pensava che gli fosse tutto dovuto, il vedere che la ragazza non lo preferisse al poveraccio con cui diceva di essere fidanzata lo mandava su tutte le furie.
Tanto fece che non passarono due mesi che il farabutto annunciò le proprie nozze con la giovane eroina.
Il giornale salta il particolare più succulento quindi dovremo tenerci la curiosità di come fece a costringerla... Chissà se chiese un consiglio a Ignazio il Capitalista?
Il giorno delle nozze, però, la ragazza fuggì dalla chiesa e si inoltrò nel folto dell'Amazzonia.
Sembra una storia già sentita anche se declinata al femminile, vero?
Il suo vero amore, saputo quanto era successo, non perse tempo e andò subito a cercarla...
Dei due non si seppe nulla per una settimana tanto che vennero persino dichiarati morti. Poi, una mattina, eccoli ricomparire vivi e vegeti. E con oro sufficiente a comprare una casa di tre stanze.
Intervistati, non svelarono mai dove si nascosero per tutto quel tempo, ma raccontarono che un uomo con un serpente attorcigliato addosso li aveva nutriti, fatti arricchire e infine guidati per uscire dal folto della foresta.
Una donna affetta da demenza senile era uscita di casa senza lasciare alcuna traccia.
I figli l'avevano cercata per un mese quando, rientrando dopo l'ennesimo giorno di ricerca infruttuoso, l'avevano ritrovata tranquilla nel proprio letto... Sembrava la donna che era stata un tempo, brillante e divertente: che si fosse lasciata alle spalle una patologia inclemente come la demenza. Si parlò di miracolo e venne intervistata dai maggiori quotidiani brasiliani. Su Curiosiate do mundo vi è la trascrizione in esclusiva dell'intera intervista e solo da lì si può venire a conoscenza di un particolare curioso.
L'anziana sosteneva che un bellissimo angelo dagli occhi diversi e dalle ali di serpenti l'aveva guidata e sorretta fino alla propria abitazione. Le aveva lasciato in dono la muta di un'anaconda bianca e la possibilità di rammentare ogni cosa... La sua memoria divenne addirittura proverbiale.
L'unigenito ottoenne di Xavier Fernando Abel Oliviera, proprietario terriero in disgrazia, decise di dimostrare a sé stesso e al padre il proprio coraggio sopravvivendo un'intera notte nell'Amazzonia. Dopo aver lasciato un biglietto che la madre avrebbe trovato solo all'ora di cena, il ragazzino si era inoltrato nella foresta che confinava a nord con la piantagione di canna da zucchero.
Il sole non era ancora calato che era rimasto impigliato nell'intrico degli alberi e, con suo sommo orrore, si rese conto che la sua avventura poteva avere un finale tragico. Sentiva avvicinarsi, lento e inesorabile, un animale che spostava con grazia le foglie, una grazia che poteva solo appartenere a un serpente. Avvertì il corpo muscoloso e liscio carezzargli le gambe, avvolgerle per ascendere verso la testa fino a quando si ritrovò a imitare un involtino.
L'ottoenne capì di essere spacciato, iniziò a piangere maledicendo il proprio coraggio che aveva fatto a gara non con l'Amazzonia ma con la propria stupidità, poi smise subito. Il grosso rettile aveva iniziato a spremere dai suoi polmoni tutta l'aria incamerata e, assieme all'ossigeno, la vita stessa lo stava abbandonando.
Quando fu lì lì per perdere i sensi, vide un uomo avvicinarsi, toccare la testa gigantesca dell'anaconda e infine fissarlo. Il ragazzino rimase abbagliato dagli occhi dell'uomo, uno tanto chiaro quanto l'altro era scuro, ma ciò che lo stupì ancora di più fu che il suo predatore rinunciò immediatamente a ogni velleità su di lui.
L'uomo, che lo aveva caricato in spalla per riportarlo alla piantagione, non aveva aperto bocca, nemmeno quando l'ottoenne aveva iniziato a subissarlo di domande...
Il racconto che il bambino fece alla polícia era infarcito di particolari fantasiosi riguardo al salvatore come il fatto che sembrava vestito di migliaia di serpenti, che l'anaconda pareva obbedirgli ciecamente e che si muoveva nel folto della foresta come se l'avesse lui stesso creata.
Xavier Fernando Abel Oliviera, uomo pragmatico, pubblicò sul giornale un ringraziamento e la richiesta di poter conoscere l'uomo che aveva salvato suo figlio.
Due settimane dopo fece un annuncio: avrebbe offerto una ricompensa a chiunque gli avesse fatto trovare il salvatore misterioso...
Curiositades do mundo non menzionò più l'uomo misterioso, ma tre mesi dopo la pubblicazione di quell'annuncio le sorti di Xavier Fernando Abel Oliviera cambiarono radicalmente.
Le teorie riguardo al suo improvviso arricchimento spezzarono la popolazione cittadina in due: c'era chi sosteneva che Xavier fosse stato graziato per ben due volte dal dio-serpente, altri invece, più pragmatici, dicevano che la sua improvvisa ricchezza fosse data all'aumento del rendimento dell'estrazione dello zucchero dalla canna dovuto a nuovi macchinari progettati da un anonimo ingegnere italiano.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top