L atto
Ester teneva stretto il desiderio di Fernando che, nella minuta mano, era sempre più duro e pulsante.
Le piaceva studiare i segni del piacere che lei stessa era in grado di procurargli, gli occhi socchiusi, le labbra umide, il fiato corto, i mugolii che emetteva quando aumentava il ritmo. Era un suo lato ignoto, un aspetto che aveva avuto modo di scorgere appena, un terreno di studio in cui voleva cimentarsi. Davanti a lei c'era un Fernando nuovo, persino il suo odore era cambiato, più ferino e selvaggio, un profumo muschiato la cui intensità andava aumentando man mano che il piacere diventava più intenso.
«Voglio unirmi a te, Ester.»
Lei abbassò lo sguardo - le dita non riuscivano a circondare completamente l'asta e la lunghezza si spingeva oltre al suo ombelico - l'immagine delle dimensioni di Ansgar si sovrappose a quella che aveva sotto gli occhi e sentì la voglia scemare all'improvviso. La sua mano rallentò fino a fermarsi e staccarsi da lui.
Fernando aprì gli occhi, il colore delle iridi sembrava ancor più accentuato per via della luce del camino.
Ester si chiese come potesse confessargli che temeva di sentire ancor più dolore di quando suo marito si recava nella sua stanza per le visite coniugali senza apparire patetica o, addirittura, farlo fuggire da lei.
«Ti prego, sii delicato» riuscì a sussurrare, ma senza toccarlo di nuovo.
Fernando le circondò il viso con le mani accarezzandole le guance col pollice.
«Di cosa hai paura?»
«Ti prego, fai in fretta...»
Non appena pronunciò quelle parole, Fernando le fece scivolare le mani lungo le braccia in una dolce carezza. Quando lei non reagì né diede ulteriori spiegazioni, ma rimase a fissarlo a labbra tremanti, il giovane, senza smettere di sorriderle, si sistemò la camicia e si risollevò i pantaloni.
«Parlami. Dimmi di cosa hai paura.» Le sfiorò i capelli, senza darsi per vinto.
«Ti prego...»
L'attirò al petto per farle poggiare la guancia sul cuore e baciarle la sommità del capo.
«Non mi devi pregare, non sono un dio. Dimmi cosa non va.»
Ester gli circondò il busto con le braccia per cercare il conforto della sua pelle e per calmarsi: temeva di non potergli offrire sé stessa e, così facendo, di allontanarlo.
«Io so che gli uomini hanno istinti che devono soddisfare sennò...»
«Chi ti ha raccontato quest'altra idiozia? Tua madre o, stavolta, tuo marito?» Lei ebbe un singulto e, per la vergogna, nascose il volto nel suo petto. «Dimmi la verità: con questa scusa ti ha fatto male, anche dopo la prima volta?» Le domandò con un tono così perentorio che Ester si sentì in dovere di rispondergli subito con un cenno del capo. «Hai paura che anche io ti faccia male?»
«So che non lo faresti intenzionalmente.»
«Allora come pensi che io possa ferirti?» Ester mugugnò qualcosa di inintelligibile, imbarazzata da quello che avrebbe voluto rispondere. «Fare all'amore non è violentarti o costringerti a fare ciò che non vuoi.»
«Lo so, ma...»
Fernando si abbassò verso di lei per non farla sentire minacciata in alcun modo.
«Sei paonazza. Da quando ti vergogni di me?»
«Sei così grosso lì...»
Vide il cugino sgranare gli occhi e poi sbattere le palpebre più volte. Era possibile che fosse arrossito pure lui? Sì, visto che dovette schiarirsi la voce un paio di volte prima di riuscire a parlare.
«Di questo non ti devi preoccupare! A parte le mie... dimensioni...c'è altro che ti spaventa?»
«Nient'altro» rispose risoluta e sorridendogli appena.
Lui apparve pensieroso per qualche istante, poi la guidò verso una sedia su cui si sedette, la intrappolò tra le gambe e affondò il viso tra i suoi seni per baciarglieli attraverso il corpetto. Lentamente le fece scivolare il vestito lungo i fianchi scoprendole le gambe e, guardandola da sotto in su per leggere l'espressione del suo bel viso e sincerarsi che non fosse spaventata, la fece sedere su di sé a cavalcioni.
Ester si beò della dolcezza virile del suo sguardo asimmetrico e gli sfiorò il profilo con la punta delle dita, ridendo imbarazzata.
«Se dovessi sentire male o non volessi continuare, puoi smettere in qualsiasi momento.»
«Non so come...»
«Ti guiderò io, tu lasciati solo andare.» La ragazza, allora, gli slacciò nuovamente i pantaloni per liberare il suo sesso dagli indumenti, si sollevò sulle gambe mentre Fernando l'aiutò tenendola per la vita e si sistemò su di lui, sostando sulla cima. Sorpresa dalla propria audacia, abbassò il viso, ma lui la costrinse a guardarlo di nuovo. «Non smettere di guardarmi.»
«Cosa devo fare?»
«Accoglimi in te... E non smettere di guardarmi»
Ester obbedì abbandonandosi a quella strana intrusione. Non provava dolore come quando la penetrava Ansgar, al contrario, si sentiva così calda e bagnata che percepì tutta la lunghezza scivolare in lei senza difficolta e, anzi, facendole sentire un'inusitata e piacevole sensazione di pienezza. Nel ritrovarsi nuovamente seduta su di lui, rilassò le gambe e si lasciò andare contro il suo petto.
«Ester, guardami.»
Lei tornò a fissare le iridi diverse. Aveva il respiro corto, il corpo completamente teso e avvertiva la dura erezione pulsare in lei.
«E ora?»
Fernando la sostenne per le natiche mentre la guidava e penetrava con movimenti lenti e profondi del bacino. Occhi negli occhi, aveva la sensazione che lui fosse non solo nella sua intimità, ma anche in ogni altra parte di sé.
Dai loro corpi, ora, si sprigionava un unico odore che non apparteneva a lei sola, così come non era unicamente di Fernando, ma era di entrambi, sprigionato dal connubio degli umori della loro eccitazione.
Ester lo sentì muoversi più velocemente e poi fermarsi.
Fernando chiuse per un attimo gli occhi e respirò a fondo, come se cercasse di concentrarsi. Ancora impiantato il lei, infilò la mano tra loro per massaggiarla col pollice tra le pieghe soffici e calde del suo sesso, così sensibili al minimo tocco che sostava sulla soglia tra dolore e piacere.
Riprese a guardarla, gli occhi ridotti a fessure, il viso concentrato sull'unica persona che esisteva per lui.
Benché la stesse accarezzando proprio come aveva fatto quella mattina, ora l'effetto che sortiva era più forte perché lui, duro e possente, regalava al suo intimo un senso di pienezza, sollievo e urgenza. La ragazza avvertì i muscoli contrarsi e rilassarsi, divisi tra la voglia di ribellarsi all'intrusione e quella di goderne più a fondo.
«Non resisto più» le disse e iniziò a muoversi di nuovo, veloce ed esigente, abbandonando la premura che aveva avuto fino a quel momento e affondando il lei con colpi secchi e decisi.
Proprio quando Ester si lasciò andare, senza opporsi, spinta verso l'alto dalla sua energia e dal suo desiderio, lui si fermò, strinse gli occhi e affondò i denti nel labbro inferiore, poi nascose il viso nel suo collo e, tremando, si abbandonò al culmine del piacere emettendo un suono gutturale, animalesco.
Quel suono vibrò in lei così forte da commuoverla e acuire la nuova sensazione fisica, l'intensità di quel momento si irradiò dalle sue pelvi a tutto il corpo coinvolgendola in un orgasmo intenso e mai esperito. Il respiro bloccato, le palpebre strizzate, il cuore impazzito, i suoni circostanti svaniti. Si era trasformata in puro piacere, vivo e conturbante, profondo e duraturo.
Fernando, ancora affannato, si beò dell'immagine della sua donna, meravigliato che fare all'amore con Ester potesse essere una simile esperienza, ancor più intensa di come l'aveva immaginata.
La ragazza aprì piano gli occhi, il pervinca incastonato nel viso arrossato, e lo guardo incredulo. Dallo stupore si mise a ridere piano, quasi fosse imbarazzata da ciò che le era successo.
«Avevi mai provato nulla di simile?»
«No, mai. Vederti godere è la cosa più bella del mondo» disse ridendo anche lui.
Ester si mosse appena e lui scivolò fuori, caldissimo e bagnato.
Era strana, ora, la sensazione di essere nuovamente divisi e il pensiero che non potessero più sperimentare quella beatitudine li fece tornare seri.
«È stata la nostra unica volta?»
Fernando le accarezzò la guancia cercando di memorizzare l'espressione innamorata del suo sguardo.
«Questa sarà la prima di molte altre, te lo prometto.»
Ester socchiuse le palpebre, una lacrima le bagnò la guancia. Se lui gliel'aveva promesso, allora doveva per forza essere così.
«Ricomponiti in fretta e stai calma.»
Quando Fernando si alzò con forza dalla sedia, aiutandola a mettersi in piedi, lei non fece in tempo a domandargli cosa stesse accadendo che avvertì dei passi fermarsi dietro la porta e la maniglia abbassarsi.
Si voltò spaventata ma, ormai, era rimasta da sola nella stanza.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top