1 - Marion. Pois neri.
Avviso alle belle persone che leggeranno questa storia *▪︎*
Ci saranno episodi di violenza. Il sesso non sarà gratuito ma ci saranno delle scene piu o meno esplicite. Se una di queste cose vi turba, vi prego di leggere con cautela o di non leggere affatto.
La storia parte lenta quindi abbiate pazienza per i primi capitoli .-.
Ho voluto focalizzarmi un po' sui personaggi e sul world building prima di partire con la trama vera e propria.
Tenete a mente che è un racconto corale. Ci tengo molto a questo storia e anche se sembra un po' fuori dalla norma, ho voluto comunque provare a postarla qui su Wattpaddo. Magari non piacerà a nessuno. Magari la leggeranno solo in quattro gatti ma Ehi, mi va bene anche così :D
Se qualcosa sembra strano, sbagliato o scritto in modo poco comprensibile... al solito, battetemi un colpo :D Più d'uno nel caso. Ho la bambagia in testa.
Finito il preambolo. Giuro.
Buona lettura :D
.
.
Marion.
Pois neri.
Dieci anni prima
Non c'era stato un momento esatto in cui aveva capito di essere una Surplus. Il suo rendersene conto non era stato simile ad una realizzazione istantanea, ma più ad una scalata che, gradino dopo gradino, porta al coronamento finale. Era stato intuibile, fino a quando non era diventato risaputo.
<Marion! Piccola strega! Vieni fuori!>
Tutto considerato, sarebbe stato difficile vivere senza mai accorgersene.
<Dove le hai nascoste? Non pensare che IO non sappia! Vieni fuori, mostriciattolo del cazzo! Non ti faccio nulla... forse.>
Marion strinse il martello tra le sua mani. Il manico le scivolò di mano. Il buio della credenza dove si era nascosta la spaventava. Bud però era peggio. Strinse le labbra e cercò di ascoltare i passi sul pavimento, coperti dal roboante rumore di musica nella sue orecchie.
C'era sempre la musica quando Bud beveva. E quando Bud beveva arrivavano le botte.
Avrebbe voluto che Susanne fosse lì a casa lì con lei, quel giorno. Ma Susanne non c'era. La testa del martello era fredda e pesante tra le sue dita.
<MARLON! O come cavolo ti chiami, dai, dai! Non dicevo sul serio. Perdonami! Vieni fuori, tesoruccio....>
Il rumore di qualcosa che veniva scaraventato al suolo e di vetri infranti, fu seguito da un ringhio acuto. Marion sussultò e sentì i palmi sudare. Bud doveva essere scivolato su qualcosa, cadendo al suolo.
L'oscurità tremolò di fronte a lei e Marion capì di avere gli occhi pieni di lacrime. Se li strofinò con forza. Calma. Doveva rimanere calma. Era solo questione di attimi. Bud non doveva trovarla. Sarebbe stato persino più arrabbiato adesso che era caduto.
Lo sentì grugnire, simile ad un maiale affamato, e rimettersi in piedi. Il rumore di sedie scaraventate per terra, vicino alla credenza, la atterrì a tal punto che un singulto le uscì involontariamente dalle labbra.
<Surplus...?> La voce arrivò da oltre le porticine in legno della credenza. <Ti ho sentito, sai? >
Marion si irrigidì.
Le porte della credenza si spalancarono di colpo.
La luce violenta la accecò e Marion gridò, mulinando il martello di fronte a sé. Un manrovescio le calò sul volto, spedendola contro il pavimento scadente e consunto della cucina. Il martello le venne strappato dalle mani.
Bud, con le sue dita grassocce e sudate, le afferrò per il colletto e la trascinò in centro alla stanza.
<Non le ho prese io, Bud! Le hai bevute tu ieri! Non le ho prese io, le bottiglie!>
<Volevi usare il martello contro di me, piccola idiota? Ti faccio vedere io come si usa un martello.>
Bud le fermò la mano sul bordo del tavolaccio, tenendola stretta per il polso. Marion si dimenò senza riuscire a muoversi. La testa del martello calò, verticale e violenta, ed un dolore bianco le esplose dentro alla testa. Come se le dita si fossero fuse, sentì il dolore sfrigolarle lungo l'avambraccio. Radici roventi le scavarono sottopelle fino alla spalla.
<Sotto al letto!> strillò a pieni polmoni quando vide Bud caricare un secondo colpo.<Le ho nascoste sotto al letto! Sotto al letto. Sotto al...>
Bud le mollò un ceffone. Marion cadde e un singhiozzo le si strappò dalle labbra quando colpì il pavimento con lo zigomo. Le ossa rotte della mano erano ridotte ad un ammasso infuocato sopra al suo palmo.
<Se non le trovo lì, sappi che ti fracasso anche l'altra mano.>
Marion si prese il polso e sussultò cercando di frenare i tremori. Bud andò in camera.
Non avrebbe trovato le bottiglie. Le aveva bevute il giorno precedente, solo che dopo la sbornia non riusciva a ricordarselo.
Marion si alzò e con la mano buona aprì la finestra in soggiorno. Il vetro singolo era sporco e scheggiato. Del nastro adesivo teneva insieme i bordi inferiori.
Cercando fare il più piano possibile, Marion si issò sull'infisso e poi scivolò dall'altra parte. Una volta in cortile, iniziò a correre.
Presente
Marion si toccò l'indice e il medio della mano sinistra, rimasti storti rispetto alle altre dita. Prese una profonda boccata dalla sigaretta tra le sue labbra e la soffiò al vento con pigrizia. Si rese conto di avere una macchia sulla pelle e cercò di strofinarsela via, con il pollice umido di saliva.
Era seduta su una delle panchine al limitare del Parco Massimale Nord. A Kordheim, una delle città più popolose nella regione di Trøndelag, le due vie maestre dividevano la città in quadranti. Tutti sapevano che nelle vie più periferiche del quadrante Nord si potevano comprare e vendere medicinali di contrabbando. Era il Mercato Parallelo, quello dove i Senza Tessera potevano comprare quello che nei negozi e nei mercati normali non avrebbero potuto permettersi in modo legale.
Eppure non era per quello che Marion era lì. Il suo era solo un modo futile di passare il tempo.
Mosse il piede destro, un nervoso rollio della caviglia che ripeteva da ormai più di mezz'ora. Il sole si stava abbassando e Marion studiò le ombre grigie di fronte a sé.
Una di loro aveva una forma allampanata, con gli arti lunghi e sgraziati, simili ai rami nodosi di un albero. Marion sapeva che se quell'ombra avesse avuto dei colori, avrebbe mostrato una pelle dalle sfumature giallognole per il troppo fumo e delle occhiaie violacee sotto agli occhi, dovute alla mancanza di sonno. Avrebbe avuto i capelli castano scuro, corti, e delle labbra rosa sbiadito, screpolate.
La panchina su cui era seduta dava su una delle vie più carine: con alberi dalle foglie arancioni e dalla ghiaia punteggiata da licheni e muschi. Non c'erano molte persone, ma le vetrine dei negozi pur se umili rimandavano un'immagine d'insieme rassicurante.
Ai suoi occhi rappresentavano il lavoro onesto. Il lavoro che avrebbe portato a qualcosa di buono più avanti nella vita. O semplicemente un qualcosa di noioso ma innocuo con cui tenere occupata la mente.
Le persone lungo la via avevano il passo tipico di qualcuno che abbia una direzione o uno scopo. Si muovevano rapidi ma non affrettati, sicuri e senza esitazioni. Marion avrebbe voluto avere quel tipo di passo e quel tipo di sicurezza, fosse anche solo apparente.
Spostò lo sguardo su e giù per il marciapiede, studiando diligentemente uomini e donne ma senza soffermarsi su nessuno in particolare. Una ragazza dai capelli biondi camminò davanti ad una delle vetrine più luminose.
Era alta con un fisico filiforme. I movimenti delle gambe erano energici e scattanti. I piedi di lei esitarono, tornarono indietro e, quasi con aria colpevole, si fermarono di fronte ai vetri trasparenti del un negozio di vestiti. Nella vetrina c'erano diversi capi in esposizione. La ragazza osservò con insistenza una camicetta bianca a pois neri, con dei voulant vaporosi sulle spalline e sui polsini.
Si mosse avanti ed indietro, spostando il peso dai talloni alle punte dei piedi. Poi sembrò sospirare e riprese a camminare.
Marion si ritrovò a sorridere. Desiderare qualcosa senza potersela permettere: conosceva molto bene quel sentimento.
Iniziava a fare freddo, così Marion decise di muoversi a sua volta. Andò nella direzione opposta a quella della ragazza, verso le periferie invece del centro cittadino.
Costeggiò i bordi del parco e salì su uno dei tram di linea. Tra pochi giorni tutto sarebbe cambiato. Avrebbe dovuto trovarsi un nuovo alloggio e avrebbe detto addio a Bud una volta per tutte. Aveva passato gli ultimi diciassette anni ad odiarlo. Adesso che finalmente stava per andarsene, si sentiva irrigidita di fronte a quell'ammasso nebuloso chiamato futuro.
Diciotto anni.
Nessuna Tessera. Nessuna casa. Nessun lavoro onesto e noioso, a cui guardare con rassicurazione.
L'ultimo anno di scuola glielo aveva pagato per due terzi Susanne e le aveva fatto promettere di finirla. Aveva perso già due anni, dopotutto. E i corsi serali di recupero erano stati una bolla sospesa tra necessità e umiliazione.
Marion pensò che non aveva proprio senso che sua sorella avesse ancora così tanta fiducia in lei. Si assomigliavano come due gocce d'acqua ma non erano la stessa persona. Susanne era sempre stata quella più responsabile.
Marion scese dal tram e riprese a camminare. In una delle vie trasversali c'erano alcuni uomini attorno ad un camion; la scritta "traslochiamo la casa dei vostri sogni" stampata in rosso sulla fiancata.
Marion stava per andarsene per sempre da quella schifosa baracca che lei e sua sorella avevano dovuto chiamare casa. Qualcuno, invece, era appena arrivato.
Una nuova casa, una nuova vita.
Una donna uscì di buon passo e strinse la mano I capelli le formavano una nuvola castana attorno al volto dalla pelle scura.
Si chiese che effetto facesse. Desiderare qualcosa e poterlo avere.
.
.
.
ANGOLO AUTORA
Si, lo so a nessuno interessa ma hei, sono tipo 4 anni e... ahem... sono tornata! *villain pose* In verità è un ritorno con la coda tra le gambe e le orecchie basse da cucciolo bagnato perché... ahem... l'ultima volta sono sparita malissimo (?) Ho fatto del sano ghosting a wattpadd e questo la dice lunga su come gestisco le mie relazioni anche nella vita reale :D male. molto male. malerrimo, vi dico.
Le storie vecchie probabilmente necessitano di parecchia revisione e ci darò un occhio. Promesso. Per ora pupi nuovi, storia nuova, vita nuova (?)
E siccome ormai posso usare come nickname Anziana Signora qui dentro, ecco... non badate a me. Me ne sto nell'angolino dell'infamia e delle persone scomparse e piano piano mi riprendo questo account perduto e ammuffito. :D
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top