Cap. 9

Lettere

Con il pc pericolosamente in bilico su una piccola pila di cuscini colorati, Lyla osservava annoiata la home di Netflix sullo schermo. Gli occhi verdi scorrevano rapidi sulle centinaia di copertine, alla ricerca di qualcosa da guardare o che attirasse la sua attenzione.

"Già visto.

Già visto, pure questo.

Questo col cavolo che lo guardo.

Oddio, ma è uscita davvero la seconda stagione di quello schifo? Orrore!"

Quella della ragazza era diventata una specie di mini-routine momentanea.

Guardava, giudicava e scorreva.

Guardava, giudicava e scorreva ancora più in giù.

Ogni tanto rompeva quella sequenza di azioni prendendo una patatina alla paprika dal pacchetto stropicciato al suo fianco e mangiandosela.

Purtroppo per lei le patatine stavano finendo, e non aveva ancora concluso niente...

"Oh! Ma c'è Fullmetal Alchimist! Aspe... ma è Brotherhood o quell'altro? No, meglio Brotherhood. Quasi quasi me lo riguardo..."

Soddisfatta della scelta appena compiuta, prese un'altra patatina e fece per cliccare sull'icona del primo episodio.

Il Destino, però, sembrava avere in serbo per lei un piano completamente diverso.

Non era trascorso nemmeno un minuto scarso di episodio quando le note della "Imperial March" sovrastarono di prepotenza le voci dei personaggi, obbligando la ragazza a stoppare tutto e ad afferrare il telefonino lì vicino. Era sua madre.

- Ciao, tesoro! Tutto bene? -

- Ciao, mamma. Sì, tutto ok. Avevi bisogno di qualcosa? -

- Sì, ti chiamavo giusto a proposito... - iniziò la donna - Avrei bisogno che andassi nel mio studio e mi prendessi un paio di fascicoli da un porta documenti. Passo a prenderli fra poco, tempo che arrivo e ti lascio Marie. Va bene? -

- Certo, ma'. Non ci sono problemi. Dove hai detto che sono? -

- Oh, sono semplicemente nel raccoglitore scuro sopra l'archivio in metallo -







Semplicemente nel raccoglitore scuro sopra l'archivio in metallo, aveva detto.

Sua madre avrebbe dovuto rivedere il termine "semplicemente" nel suo vocabolario. Perché, sì, era vero che c'era un raccoglitore scuro sopra l'archivio in metallo... ma non era uno solo.

Shannon usava solo raccoglitori scuri per organizzare, in maniera più o meno ordinata per quanto possibile, i propri documenti. Ogni tanto capitava qualche fascicolo beige disperso a dare un po' di colore, insieme ad alcuni post-it gialli scarabocchiati e fogli bianchi volanti sparsi in giro.

La madre di Lyla era una delle migliori penaliste della città, che negli anni si era creata una nomea di tutto rispetto. Anche i colleghi più anziani provavano per lei un rispetto quasi riverenziale. Non esisteva caso che non fosse riuscita a risolvere, perché si sapeva: quando Shannon Moore accettava un caso, niente e nessuno poteva intralciare il suo cammino.

Eppure, nonostante le sue incredibili doti in tribunale... era l'essere vivente più disordinato sulla faccia della Terra. Su questo Lyla non aveva alcun dubbio.

La corvina osservò con terrore lo studio della madre, una volta varcata la porta di legno. Non riusciva mai a farci l'abitudine, lei. Ogni volta che entrava lì dentro sembrava sempre peggio.

Lyla si grattò lievemente la guancia destra, indecisa sul da farsi.

Non poteva essere così difficile trovare due stupidi fascicoli, no? Non era la prima volta che sua madre le chiedeva favori simili, o di andare a prenderle documenti disseminati in quel caos post-apocalittico. Se ci era già riuscita una volta, poteva tranquillamente farlo ancora. Almeno così sperava.

Se tolte le pile di porta documenti e fogli che circondavano la scrivania e la libreria a muro, e se non si faceva caso nemmeno alla confusione nel resto della stanza, lo studio di Shannon poteva anche sembrare carino.

Al centro della stanza vi era una scrivania antica in ciliegio, posta sopra a quello che la corvina ricordava vagamente essere un vecchio tappeto persiano comprato in un mercatino delle pulci. Con tutti quei fogli sparsi sopra era difficile a dirsi. Sul lato sinistro vi era una piccola finestra coperta da una tapparella leggermente dischiusa, da cui filtrava una fioca luce calda che riscaldava l'intero ambiente. Mentre sul lato destro vi era un'ampia libreria ad altezza muro, colma di tomi dall'aria pesantissima e raccoglitori scuri infilati a forza nei buchi disponibili, e che sembravano sul punto di cadere da un momento all'altro. Lì di fianco, c'era il piccolo archivio in metallo di cui le aveva parlato sua madre.

Anche lui non era stato risparmiato dal disordine della madre, ed era infatti appesantito da una torre di Babele composta da fascicoli, raccoglitori scuri e fogli che spuntavano qua e là. In cima, Lyla poteva scorgere un paio di raccoglitori scuri.

"Spero sia uno di quelli..."

La ragazza si avvicinò, scavalcò un paio di cumoli di fascicoli, e una volta davanti all'archivio si mise sulle punte per cercare di raggiungere il raccoglitore più in alto.

Quel coso era dannatamente troppo in alto, e lei riusciva a sfiorarlo solo con la punta delle dita.

- Avanti! Vieni qua stupido raccoglitore - lo pregò, facendo un piccolo saltello.

Ne fece un altro. E un altro ancora.

Al quarto di fila, riuscì finalmente a toccare meglio l'angolo del raccoglitore, ma così facendo Lyla scatenò l'impensabile.

Come se avesse preso vita propria, la torre vibrò e parve crescere di dimensioni, fino a quando non si riversò tutta addosso alla povera giovane.

Lyla riuscì ad evitare di venire sommersa per un pelo, ma il pavimento ai suoi piedi non sembrò avere una sorte migliore.

La ragazza si lasciò sfuggire un'imprecazione dalle labbra, mentre osservava il disastro ai suoi piedi.

Fascicoli e raccoglitori si era riversati tutti intorno a lei. Molti avevano perso dei fogli e altri si erano addirittura aperti direttamente spargendo il proprio contenuto lì vicino.

Dopo una seconda imprecazione, la corvina si mise in ginocchio ed iniziò a sistemare quel disastro come meglio poteva.

"Questa è la volta buona che dico a mamma di sistemare questo disastro... Non può continuare a tenere tutto mischiato così, accidenti!"

Mentre riponeva alcuni fogli dentro ad un fascicolo, gli occhi della ragazza caddero su un raccoglitore che si era aperto lì vicino.

Conteneva solo delle cartellette trasparenti, con dentro un serie di fogli stampati.

Presa dalla curiosità, Lyla lo prese in mano. Ad una rapida occhiata, sembravano essere una serie di e-mail stampate.

Sfogliando rapida notò che conteneva solo e-mail stampate su carta.

Lyla si domandava che cosa ci facesse sua madre con un raccoglitore simile. Le sembrava uno stupido spreco di carta.

Presa ancora dalla confusione, la corvina iniziò a leggere e lì... le si gelò il sangue.




Da: [email protected]

A: : [email protected]

Data: 22 settembre XXXX

Ciao, tesoro.

Come va lì a casa? Mi spiace non essere riuscito a farmi sentire prima, ma la situazione qua sta diventano sempre più delicata.

Abbiamo provato a rinforzare la guardia ai confini, ma quei figli di puttana sembrano essere sempre un passo avanti a noi. Molti stanno iniziando a perdere le speranze, e non so davvero più che cosa fare... Vorrei tanto che fossi qua con me. Sai sempre cosa fare, e sicuramente te ne usciresti con qualche idea geniale come da tuo solito. Sappiamo entrambi che lo faresti.

Le ragazze come stanno?

Lyla ha già deciso in che università iscriversi?

L'ultima volta mi ha accennato che era molto indecisa sul da farsi. Spero che riesca a trovare presto la sua strada.

Di Marie cosa mi dici, invece? Ha per caso dato qualche segno di... cambiamento?

Spero di cuore di no. Più resta fuori da tutto questo... meglio è per lei.

Nei prossimi giorni Vi dovrebbe venire a trovarti. Ha bisogno anche lui di parlarti, e dovrebbe farti visionare alcuni documenti.

Spero di sentirti presto.

Mi manchi come l'ossigeno, Shane.

Tuo, C



Da: [email protected]

A: [email protected]

Data: 8 ottobre XXXX

Congratulazioni per aver vinto la causa, amore!

Sono così felice per te!

Non avevo dubbi che ce l'avresti fatta anche 'sta volta. Sei una forza della natura, Shane.

Vorrei tanto avere anche solo metà della tua bravura nel risolvere i casi. Qui stiamo brancolando nel buio, e non sappiamo più davvero che pesci pigliare. Anche se siamo riusciti a liberare le cittadine a East del fiume, temiamo un nuovo attacco da un momento all'altro.

La fine di tutto mi sembra così vicina e lontanissima allo stesso tempo, Shannon, e sono davvero stanco... Vorrei che tutto fosse già finito per poter tornare da voi.

La guerra è pesante, ma stare lontano da voi lo è ancora di più.

Mi mancate ogni giorno sempre di più.

Te, Lyla, Marie... Non passa secondo in cui non pensi a voi, e al momento in cui potrò rivedervi.

Abbraccia forte le ragazze anche da parte mia.

Vi amo

Cedric




Che cosa si può provare per una persona che ha abbandonato te e la tua famiglia, e di cui non hai quasi memoria?

Odio?

Rancore?

Risentimento?

Apatia?

Lyla non sapeva spiegare bene nemmeno lei cosa provava nei confronti di suo padre.

Cedric Fox era stata una figura assente nella vita della corvina, e ancora di più in quella della piccola Marie. Prima che scomparisse completamente dalle loro vite sette anni prima, si faceva vedere molto di rado. Era sempre stato impegnato in qualche lunghissimo viaggio di lavoro, e quando tornava rimaneva a casa per un lasso di tempo davvero ridotto.

Mai più di un paio di giorni. Nei casi più rari addirittura dai quattro ai cinque, ma mai più di una settimana.

E Lyla era cresciuta così.

Non vedendo praticamente mai suo padre, e stando sempre con la madre a Washington.

Aveva perso il conto delle notti, quando era bambina, in cui sentiva dal suo lettino i singhiozzi soffocati della madre dall'altra stanza.

Davanti a loro Shannon si era quasi sempre mostrata forte, fiera. Una leonessa che non si era lasciata schiacciare dal peso delle proprie responsabilità e dalla mancanza del compagno di vita.

In un solo caso non era riuscita a mantenere la propria maschera davanti alle figlie, e quel giorno Lyla lo ricordava perfettamente.

Il giorno in cui Cedric se ne era andato.

Fu il giorno in cui sua madre crollò come un castello di carte, e in cui Lyla poco meno che sedicenne giurò di non voler più avere a che fare con colui che chiamava "padre".

Da quel momento, la sua figura sembrava essere stata cancellata definitivamente dalle loro vite.

Di Cedric Fox non era che rimasto un pallino sbiadito nella mente della corvina, e in quella della bionda nemmeno quello.

Se doveva essere sincera, Lyla non ricordava nemmeno più che faccia avesse quell'uomo. Nella sua memoria non era altro che una fioca figura dai capelli biondi, e nulla di più.

Anche se provava a sforzarsi non riusciva a ricordare altro. Non voleva nemmeno ricordare altro.

Cedric Fox le aveva fatto solo del male, e perciò... la ragazza non riusciva a spiegarsi quelle lettere.

Un raccoglitore intero contenente solo e-mail scritte da lui a sua madre.

Perché?

Lyla non capiva.

Perché sua madre continuava a sentirsi e ad avere una sorta di scambio epistolare con quell'uomo? Con l'uomo che le aveva abbandonate!

Lyla non capiva.

Così come non capiva il senso di quelle lettere.

Da quel poco che aveva letto, sembrava che suo padre fosse stato costretto ad andarsene. Aveva parlato persino di guerra.

Anche se non sapeva che lavoro facesse o avesse mai fatto il genitore, la corvina sapeva bene che non era di certo un militare. Se lo fosse stato, se ne sarebbe ricordata. Avrebbe giustificato le lunghe assenze.

Eppure...

Non capiva.

Sentiva che stava per scoppiarle la testa, e gli occhi le pizzicavano fino a farle male.

Con gesto repentino e secco chiuse il raccoglitore, finì di raccattare tutto alla bene e meglio, e rimise il malloppone sopra l'archivio.

Una volta fatto, fuggì dalla stanza. Con un magone all'altezza del petto, e le guance rigate.




Il giorno dopo Lyla uscì prestissimo di casa.

La sera prima non aveva chiuso praticamente occhio, e i segni violacei sotto gli occhi chiari ne erano che l'evidente conferma.

Quando sua madre era rincasata, non sapeva perché, ma non aveva avuto il coraggio di chiederle niente. Si era sentita bloccata al momento.

Voleva chiederle, ma allo stesso tempo non riusciva.

Quando era tornata a casa e non aveva trovato i fascicoli che le aveva chiesto, si era inventata una banale scusa e non aveva più aperto bocca.

La piccola Marie poi l'aveva aiutata a tenere, per quanto possibile, la mente occupata fino a sera.

Nonostante il desiderio di chiedere spiegazioni a Shannon fosse fortissimo in lei, aveva esitato.

Non se l'era sentita di chiedere niente, alla fine.

Perché?

Non lo sapeva bene nemmeno lei, in realtà.

Il non essere riuscita a parlarne con la madre, però, non annullava il suo desiderio di volersi sfogare in qualche modo.

Per questo, già la sera prima, aveva scritto a una delle poche persone che sapeva perfettamente che l'avrebbe aiutata in quel momento tanto delicato per lei.




Rebekka la stava attendendo davanti al cafè vicino alla biblioteca comunale.

Era evidente che si fosse preparata di corsa. Lyla la conosceva da abbastanza tempo da poterlo dire con una semplice occhiata.

Lo poteva vedere tranquillamente dalla crocchia bionda già mezza distrutta, e dal pantalone della tuta sotto il giaccone lungo autunnale della texana.

Beki non metteva mai la tuta per uscire. Se c'era una cosa che la bionda texana odiava con tutto il cuore erano i pantaloni delle tute.

Diceva che le facevano le gambe strane, e per questo il loro utilizzo per lei era limitato in palestra e in casa. Essendo uscita di casa con quelli, Lyla sapeva che la ragazza doveva aver già intuito la gravità della situazione.

Già il semplice fatto che avesse chiamato solo lei diceva tanto.

Quando la vide arrivare, Beki sgranò gli occhi scuri e rimase a guardarla per meno di dieci secondi.

Inizialmente lesse solo sorpresa nei suoi occhi, ma venne quasi subito sostituita da un altro sentimento.

Dispiacere.

- Entriamo. Così mi racconti tutto -




Davanti a due tazze di cappuccino e una brioche alla marmellata che Rebekka la obbligò a mangiucchiare, Lyla raccontò tutto.

Travolse la bionda come un fiume in piena con i fatti e le sue preoccupazioni a riguardo, ma l'amica non si lasciò trascinare.

L'ascoltò in silenzio. La lasciò sfogare e fare le sue di considerazioni prima di iniziare a parlare. Le diede tutto lo spazio disponibile per sfogarsi e buttare fuori tutto quello che aveva accumulato in meno di dodici ore, e poi... parlò.

- Ci sono parecchie cose che non mi tornano, in tutta questa storia - iniziò la ragazza, incrociando le braccia sotto il seno coperto da una felpa oversize - Primo fra tutti il perché tu non abbia parlato con tua madre. È tuo diritto chiederle spiegazioni, Lyla. Perché non l'hai fatto? -

La corvina si strinse nelle spalle. Lo sguardo puntato sul fondo della tazza praticamente vuota.

- Non lo so, sinceramente. Mi sono sentita bloccata, quando me la sono trovata davanti. È che... - sospirò - Non lo so -

- Evidentemente c'è qualcosa che ti frena dall'affrontare tua madre, qualcosa che forse non realizzi bene nemmeno te - ragionò ad alta voce l'amica - Forse alla fine hai fatto bene a non parlare subito con Shannon. Sei ancora scossa, e probabilmente non ragioneresti a mente lucida se dovessi cercare subito un confronto diretto... -

- Cosa mi consigli di fare? -

La texana si lasciò andare contro lo schienale della poltroncina del locale, ed inclinò leggermente la testa all'indietro.

- Devi parlare con tua madre. Su questo non ci piove, assolutamente. Però ti sconsiglierei di farlo subito... Aspetta un po', e quando ti sentirai pronta vai - disse - È quello che mi viene da consigliarti -

Lyla annuì appena, distogliendo lo sguardo dalla tazza.

- Grazie, Beki - la ringraziò - Posso sempre contare su di te. Mi spiace averti fatta correre qua così di fretta -

La bionda fece come per scacciare una mosca con la mano.

- Non dirlo nemmeno. Sei la mia migliore amica, e ci mancherebbe solo. Lo sai che sono disponibile h24 per te -

- Lo so - le sorrise, grata - È per questo che ti ringrazio. Sei persino uscita di casa in tuta per venie qua... -

La bionda ricambiò il suo sorriso, e le appoggiò una mano sull'avambraccio.

- Per te la tuta la metterei tutti i giorni se fosse necessario, Lyla. Non dimenticarlo - 




ANGOLO DELL'AUTORE:

Salve, volpini dai culini vaporosi :3

Finalmente sono riuscita a portare questo capitolo. Devo dire che la stesura è stata persino meno difficile del previsto.

Come avrete potuto notare, se non siete nuovi qua, sono spariti completamente tutti i vecchi capitoli della storia. Mi sono finalmente decisa a toglierli, e ho deciso come andare avanti d'ora in poi con questa storia.

Si ricomincia da capo, più o meno, e spero vorrete accompagnarmi in questo nuovo lungo (spero non troppo lungo lol) viaggio.

Cosa ne pensate di come si sta mettendo la situa? Avete qualche idea sul come si metteranno le cose?

Niente spoiler per chi sa, eh!

E che dire, follettini e follettine...

Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate <3

Commenti, pareri e critiche sono sempre bene accette!

Io vi porgo i miei omaggi e ci si vede al prossimo aggiornamento

- Harley Hearts 




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