Cap. 8

Taxi driver


Robert dovette prendere un lungo respiro profondo, per poter tenere sotto controllo i propri nervi.

Ci sarebbe anche riuscito se solo l'Orso-tattoo non avesse avuto ancora stampato in viso quel sorrisone che gli andava da un orecchio all'altro.

Solo il cielo poteva sapere quanto lo stesse irritando in quel momento.

- Si può sapere che hai da sorridere come la bambola assassina? Sei inquietante -

Non che lo fosse veramente, anzi. Robert non lo avrebbe ammesso facilmente ad alta voce, ma il sorriso di Alberich era davvero bello.

Lo era quasi tutto, in realtà. Dal capello scuro corto agli occhi grigio-azzurri.

Peccato solo per il carattere e l'ego più grosso dell'Empire State Building.

- Niente. Stavo pensando... - fece lui, tirandosi lievemente su - Si vede che è stato proprio il Destino a portarmi qua -

- È stata la tua moto rotta là fuori, semmai. Il Destino non c'entra un bel niente -

L'omone tatuato parve non dare tanto peso alle sue parole, tanto che cercò di scacciarle via come fossero moscerini fastidiosi.

- Chiamalo come ti pare. Per me resta Destino - insistette lui.

Robert roteò gli occhi esasperato. Il corvino continuava a dargli dimostrazione di quanto fosse maledettamente testardo, e la cosa gli stava dando noia.

- Piuttosto che blaterare sciocchezze, dovresti pensare a un modo per tornartene a casa. Non credo tu voglia passare la notte qua. Per quanto i nostri divanetti siano deliziosi, non credo siano così confortevoli da poter passarci la notte sopra - gli fece notare, serio.

Alberich parve rabbuiarsi di colpo.

Come poteva dimenticarsene?

- Già - sospirò, incrociando le braccia muscolose al petto - Si sta facendo tardi. Magari se chiamo adesso un taxi, riesco ad arrivare a casa per un orario decente -

Il tono con cui lo disse scaturì l'immediata curiosità nel castano davanti a lui.

- Perché, scusa? Dove abiti? -

- Più o meno vicino al "The Howard Theatre" -

Robert strabuzzò gli occhi, incredulo.

- Ma sei pazzo?! - gli scappò, con fin troppa foga - È praticamente dall'altra parte della città rispetto a qua. Se prendi un taxi, finisce che ti pelano vivo fino all'osso -

- Non ho molte alternative. L'altra mia opzione sarebbe di andare a piedi... - gli uscì un sorriso amaro - Per quanto mi piaccia allenarmi e fare attività fisica, non sono così folle da scarpinare fino a casa -

- Ma scusami, prendi i mezzi -

Per Robert sembrava la scelta più ovvia, e sicuramente la più conveniente anche da un punto di vista economico.

Alberich non sembrò essere del suo stesso pensiero. O almeno così ipotizzò, notando lo sguardo che gli lanciò poco dopo.

- Oggi c'è sciopero dei mezzi. Non lo sapevi? -

Il castano rimase ammutolito.

No, ovvio che non lo sapeva. Se lo avesse saputo non gli avrebbe di certo proposto di prendere i mezzi pubblici al posto del taxi, no?

- Sei doppiamente pazzo, allora. A parte che se c'è davvero sciopero, non troverai un taxi libero nemmeno a piangere, ma se dovessi trovarne uno per puro culo ti farebbe pagare una sassata la corsa. Fidati -

Il tatuato parve ancora di più sconsolato.

- Va a finire che davvero me la dovrò fare a piedi, mi sa - lo sentì borbottare, portandosi una mano sugli occhi.

A Robert dispiacque sinceramente nel vedere quel omone così grosso, e dall'aria così minacciosa, in quello stato. Sembrava davvero sul punto di non saper più dove sbattere la testa, e lui di sicuro non l'aveva di certo aiutato con le sue parole.

Il castano lanciò uno sguardo al telefono, per controllare l'ora.  Constatò che si erano già fatte le 7:25 tra una cosa e l'altra, e pensieroso iniziò a rigirarsi l'apparecchio elettronico tra le mani.

Stava per fare una follia.

Una vera e propria follia.

- Io stacco alle 9... - iniziò, continuando a giocherellare con il telefonino - Se riesci a resistere fino a quell'ora, ti posso accompagnare io -











Fu solo quando salirono entrambi in macchina, che Robert si domandò cosa diavolo stesse facendo.

Accompagnare l'Orso-tattoo a casa.

Proprio lui che non aveva fatto altro che ribattere tutto il giorno che non avrebbe mai voluto averci niente a che fare con un elemento simile.

Il castano poteva sentire perfettamente l'incoerenza galoppare oltre i cieli dell'avventura. 

Nella sua testa, cercava di giustificarsi nei modi più disparati. Si ripeteva che lo stava facendo per fare, molto indirettamente, un favore a Lyla. D'altronde, Alberich era il fratello della forse-ancora-frequentazione della sua migliore amica. Non poteva lasciarlo a piedi.

Robert provava anche a ripetersi che, alla fine dei conti, stava facendo una buona azione. Aiutare una persona rimasta bloccata, e bisognosa di un passaggio a casa. Quale azione poteva essere più nobile?

Al primo semaforo rosso che presero, il castano lanciò un'occhiata di sfuggita al tatuato con la coda dell'occhio. Seduto sul posto del passeggero al suo fianco, non aveva ancora proferito parola.

Non aveva parlato granché da quando gli si era offerto di accompagnarlo a casa.

Si vedeva che quella proposta, così inaspettata ed improvvisa, aveva sconvolto persino lui.

Quel silenzio tombale iniziava a pesare anche a Robert, che iniziò a tamburellare con fare nervoso le lunghe dita sul volante, attendendo impazientemente lo scoccare del verde.

Come aveva temuto, tra le strade vi era il caos puro. Ingorghi a non finire, e macchine che più che essere in fila sembravano direttamente parcheggiate in mezzo alle strade.

Solo un miracolo avrebbe potuto sbrogliare un ingorgo simile.

- E tu che volevi prenderti un taxi. Con 'sto casino saresti arrivato, come minimo, domani pomeriggio a casa - scherzò il castano, rompendo quello strano silenzio, ed accasciandosi mollemente sul sedile.

- Già - lo sentì mormorare - Mi spiace che ti stai facendo tutta questa strada extra per colpa mia. Di questo passo, sarei te quello che arriverà domani a casa -

Robert scosse appena la testa.

- Lascia stare, non ti devi dispiacere. Sono io che mi sono offerto di accompagnarti. Sapevo perfettamente il casino in cui mi stavo ficcando... - lo tranquillizzò, rapido.

- Poi... - ricominciò poco dopo, non appena ripartirono per un paio di metri prima di ribloccarsi - Questa strada avrei dovuto farla comunque. Casa mia non è molto lontana dalla tua zona - mentì.

- Davvero? - domandò infatti il corvino, sorpreso.

- Mh mh - si limitò a mugugnare.

Robert preferì mentirgli per non farlo spiacere ulteriormente. Aveva come la sensazione che se non l'avesse fatto, l'Orso-tattoo si sarebbe fatto divorare dal senso di colpa. Sciocco. Assurdo, persino.

Come se potesse sapere come avrebbe potuto reagire lui, che non era più che uno sconosciuto ai suoi occhi.

Di certo non poteva dirgli che in realtà abitava giusto a 15 minuti di macchina dal suo posto di lavoro, e che si era ficcato in una vera e propria Odissea per accompagnarlo. Sperava almeno di non dover tornare a casa dopo dieci anni di viaggio.

- Guarda il lato positivo - iniziò - Almeno non ti faccio pagare la corsa -

L'Orso-tattoo parve come riaccendersi, alle sue parole.

- Ma come? E io che stavo già pensando a come ricompensarti a dovere... - borbottò, dispiaciuto.

- Se non la smetti, accosto la macchina e ti faccio scendere -

La minaccia non ebbe l'effetto sperato.

- Ma come? - si mostrò stupito il corvino, portandosi una mano al petto - Mi lasceresti così? Come un cucciolo di labrador in autostrada? -

Robert gli lanciò un rapidissimo sguardo, inarcando un sopracciglio castano.

- Te non sei un cucciolo di labrador -

- Però sono carino uguale -

Il castano roteò gli occhi, esasperato.

- Se lo dici tu - trattenne un risolino - Si vede che abbiamo due idee completamente diverse di "carino", io e te -

- Dici? - gli domandò allargando, per quanto possibile, ancora di più il sorriso che aveva in viso - Eppure mi era sembrato che avessi detto il contrario alla tua collega. Mi era parso di sentire qualcosa sul fatto che fossi... Com'è che avevi detto? Ah, sì! "Ben piazzato" -

Se Alberich se la stava bellamente ridendo sotto i baffi, Robert era indeciso se affondare il viso nel volante per l'imbarazzo più totale o strozzare il corvino con le sue stesse mani.

Si stava prendendo bellamente gioco di lui.

- Hai origliato! - lo accusò, bordeaux.

- Non è che ho propriamente origliato... - cercò di difendersi lui, incrociando le braccia al petto - Ho solo un udito molto fino. Non posso farci mica niente -

- Sì, invece. Potevi farti gli affaracci tuoi. Per esempio, eh -

- E chi ti dice che non me li stessi facendo? -

Robert assottigliò gli occhi.

- Non mi risulta di rientrare nella categoria -

- Per ora - aggiunse il corvino, con un occhiolino - Ma ho la sensazione che in futuro sarà così -

- E cosa te lo farebbe credere, se mi è permesso saperlo? -

- Me lo suggerisce il mio istinto - rimase vago lui, facendo inarcare un sopracciglio all'altro perplesso.

- Se è lo stesso istinto che ti ha spinto a farmi quel segnaccio oggi a pranzo, allora forse non gli darei molto ascolto se fossi in te -

- Te lo sei proprio legato al dito quel segno - ridacchiò leggero il tatuato.

- Certo! -

Ma questa volta, Alberich non rise solo. Venne infatti accompagnato dal risolino divertito del bruno al suo fianco.














Ci volle una mezz'oretta abbondante prima d'arrivare davanti alla palazzina di Alberich, e quando lo fecero... Robert sentì una strana sensazione all'altezza del petto. Un sentimento che gli sapeva terribilmente di malinconia.

I due avevano trascorso il tempo che gli era rimasto in fila a chiacchierare e ridere del più e del meno.

Robert si era dovuto ricredere un po' sull'Orso-tattoo. Alla fine, non era una persona tanto pessima come aveva erroneamente pensato a primo impatto. Era anche... piacevole, a suo modo.

- Siamo arrivati. Quello è il mio palazzo - esordì il corvino, indicandogli con l'indice la struttura di mattoni scuri a pochi metri da loro - Grazie davvero per il passaggio, Robert. Sei stato gentilissimo -

Il ragazzo scosse appena la testa - Figurati. È stato... - tossì appena per schiarirsi la voce - Un piacere -

Alberich sorrise appena, slacciandosi la cintura di sicurezza e facendo per aprire la portiera della macchina.

- Beh... Grazie ancora. Buonanotte, Robert -

- Buonanotte, Alberich -

Ed uscì.

Una volta che il corvino fu fuori dall'abitacolo, Robert si lasciò andare in un lungo sospiro.

Si passò una mano sul viso, per stropicciarsi gli occhi, e con l'altra fece per prendere il telefono nella tasca della giacca.

Non fece nemmeno in tempo a premere il tasto di blocco, per controllare l'ora, che il suono di qualcuno che bussava al suo finestrino lo fece sobbalzare.

Per pochissimo non gli finì il telefonino sotto al sedile della macchina, e quando alzò gli occhi per controllare chi fosse stato a distrarlo, rimase sorpreso di ritrovarsi nuovamente il volto di Alberich.

Lui gli fece segno di abbassare il finestrino, e Robert lo fece.

Era curioso di sentire cosa avesse da dirgli.

- Giuro che è l'ultima volta che ti importuno questa sera, ma volevo chiederti una cosa -

- Spara -

Il corvino si appoggiò con entrambi gli avambracci al bordo del finestrino, e allungò appena la testa verso di lui.

Robert deglutì, nervoso.

Il viso dell'Orso-tattoo era giusto a pochi centimetri dal suo, e il castano aveva come la sensazione che quella vicinanza si sarebbe presto annullata.

Sentiva il fiato caldo riscaldargli le guance, già estremamente accaldate di loro, e il cuore nel petto che gli pompava all'impazzata.

Che stesse per...

- Ti va se ci scambiamo i numeri di telefono? -

- I che? - domandò confuso, sbattendo appena le palpebre.

- I numeri di telefono - ripeté lui, tranquillamente - Vorrei potermi sdebitare con te per il passaggio, ma al momento non ho proprio un'idea chiara sul come fare. Pensavo che, se ci scambiamo i numeri, quando ne avrò una decente potrò chiamarti per proportela. Che ne dici? -

- Ehm, sì ok, va bene - balbettò.

- Grandioso! - esclamò, raggiante, tirando fuori il proprio cellulare e porgendoglielo - Scrivi pure il tuo, così ti faccio uno squillo e puoi salvare il mio -

Mentre lo fecero, Robert si sentì sciocco.

Aveva davvero creduto che stesse per baciarlo. Aveva sperato che stesse per farlo.

Assurdo. Completamente assurdo.

Insensato.

Folle!

Robert non riusciva a spiegarselo. Quello era stato palesemente un momento da bacio.

Che non l'avesse fatto per paura di un possibile rifiuto? Beh, visto come era iniziata la giornata era più che plausibile.

Però non riusciva a capire lo stesso.

Che non volesse farlo?

Ad ogni numero che digitava, sentiva lo stesso sentimento di quando erano arrivati montargli nel petto.

Ora ne aveva la certezza.

Sapeva che sentimento fosse.

Era dispiacere.

- Bene - fece Alberich, riponendo via il telefonino - Ora ti lascio veramente andare. È abbastanza tardino, e immagino che tu voglia tornartene a casa... Ti faccio sapere nei prossimi giorni se mi viene in mente qualcosa per ripagarti della cortesia -

- Alberich? -

- Sì? -

Fu il momento della seconda follia della serata.

Robert si sporse appena, fino a raggiungere il viso del corvino per depositargli un casto e tranquillo bacio a fior di labbra.

Un contatto fugace, che durò pochi secondi.

Troppo pochi per entrambi.

- Questo vedilo come un acconto per la corsa -









HARLEY'S BOX:

Questo capitolo è stato molto faticoso.

Non tanto per la sua "complessità", ma quanto più per il poco tempo che ho avuto a disposizione anche solo per accendere il pc.

Sono tempi duri questi, ragazzi ;-;

Comunque sì. Ho dovuto tagliare delle parti, aggiungere altre, e il buco temporale che avevo intenzione di chiudere in questo capitolo... non è stato chiuso.

Lo chiuderò per forza di cose con il nove, più o meno.

Speriamo.

Piuttosto, si è ormai conclusa la spooky season. Come avete passato il vostro Halloween? Spero decisamente meglio del mio.

(io il mio l'ho passato in scuola guida... che giuoia)

Se vi va, fatemelo sapere come un commentino qua sotto, insieme ad un parere al nuovo capitolo.

Aspetterò le vostre opinioni con molta ansia.

Io vi porgo i miei omaggi

E ci si vede nel prossimo capitolo

Saluti

Harley Hearts




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