montecarlo, principato di monaco

«Chichino, ora mi devi raccontare tutto»

L'unica persona che mi può chiamare così è l'angelo che ho in banco con me da quattro anni ormai.

Sara mi ha circondato le spalle con un braccio e ha fatto scoppiare a ridere anche Enea che era accanto a me.

«non ti è bastato l'audio di ieri?» «EH NO, carissima. Tu mi hai solo detto che ti sei messa con Antonelli. Io voglio i dettagli»

«tipo quando c'ha fatto sesso la notte scorsa?» fu lì che arrivò una manata alla Cannavacciuolo sulla nuca di mio fratello. Lo abbiamo liquidato, o meglio Sara lo ha fatto, con una frase emblematica della mia compagna: «amore, tu le cose tra donne non le capisci»

Attraversare i corridoi della mia scuola dopo un weekend di gara è sempre uguale: persone che ti chiedono se hai incontrato i piloti, professori che si congratulano o, più frequenti, insegnanti che credono che tu stia sprecando il tuo tempo.

Io vorrei sempre rispondere così: «senti ciccino: il mio sogno più grande è essere ingegnere di Formula 1. Ho la possibilità di esporre i miei dubbi al più grande ingegnere in questo ambito e io dovrei perdere la mia vita dietro a una sua lezione?». Non lo faccio per non rovinare la mia posizione.

Comunque si, ho ereditato poche cose da nonno: una è l'essere solare ed estroversa con tutti, l'altra è il suo essere molto amico di Adrian Newey. Ho preso troppo alla lettera la sua frase «la mia porta è sempre aperta»

Arrivata in classe, guardo i messaggi di Andrea. «penso stia impazzendo» «carissima, ha vinto la feature ieri, ti ricordo». Mi aveva mandato l'emoji di un teschio e l'invito a raggiungerlo per ricreazione.

Solitamente è lui a scendere nella mia classe, ma ho l'impressione che lui non voglia affatto uscire da quell'aula. Kimi è sempre stata una persona molto calma e abbastanza introversa. Riesce a convivere con la fama alla grande, ma sicuramente dopo un po' anche lui si stanca. Il dopo un po' credo che sia già arrivato.

«come è successo?» sicura che, se non la aggiorno con tutti i dettagli, Sara mi torturerà fino alla morte cerebrale, le faccio il riassunto di tutto: da quando mi ha regalato la felpa, a quando siamo stati nell'hospitality Mercedes, a quando ci siamo baciati nel box Prema.

«non credo di averlo realizzato» «te lo credo, amore mio. Sei sotto quaranta treni per lui da...boh, neanche io so quanto»

Cesi lo sa bene. Lui è il primo che si è accorto che provavo qualcosa per lui.

Alle elementari ero una bambina cinica, che odiava le gonnelline, il rosa e le barbie e che era disposta a fare a botte per il bene superiore (si, Robin Hood era il mio cartone Disney preferito, se ve lo stavate chiedendo). Dei bambini di sesso maschile mi interessava solo se venissero con me al parchetto il pomeriggio e quale dei Mates preferissero (sempre stata fedele a Surry io). Non avevo mai preso una cotta per nessuno. O meglio, non sapevo cosa significasse prendersi una cotta per qualcuno.

Tornai da un pigiama party con presenti solo soggetti femminili con un dubbio. I miei dubbi li esprimevo sempre ai miei genitori, ma le uniche presenze autoritarie in casa in quel momento erano nonna e Cesi.

«cos'è una cotta?» nonna si mise a ridere. Lei aveva sempre definito le mie compagne come delle ciozze (quelle che, in dialetto bolognese, sono le ragazzine che si credono superiori e pensavano di sapere già tutto nella vita. Sapere già tutto a otto anni è sicuramente poco plausibile) ed era contenta che io tendenzialmente frequentassi solo dei maschi.

Cesare invece mi prese dal frigo due brick di succo alla pesca, uno per me e uno per lui, e si venne a sedere di fianco a me sul divano.

«Hai mai pensato di volere che un compagno o una compagna giochi solo con te?» io bevevo il mio succo con gli occhietti puntati verso Cesi. Annuii. «Andrea»

Cesi lo sapeva già, nonna poteva aspettarselo. «sappi che nonna approva, piccola»

Lì avevo otto anni.

«Sono quasi dieci anni che ho una cotta per Kimi» dissi pensando a quel momento.

«Io faccio parte del vostro fanclub. Nora mi ha detto che sta facendo delle magliette» io ridacchiai. Potrei veramente aspettarmi una cosa del genere dalla mia migliore amica, soprattutto perché la prossima tappa è Montecarlo.

Per andare nella classe di Antonelli dovetti fare due piani di scale e farmi aprire la porta mandando un messaggio al mio ragazzo. Quando entrai stavo ridendo e notai il prof di chimica, lo stesso che ho anche io, che stava facendo lo stesso.

«sono stanco, okay?» aveva chiesto al prof di tenere la porta chiusa per evitare di essere inondato di fan urlanti per quei quindici minuti di pausa. Io gli avevo preso al bar una brioche al pistacchio, che io non posso mangiare, ma so che è la sua preferita. E so quanto lui si scordi sempre di portare la merenda a scuola.

Mi sedetti nel banco di fianco al suo e gli porsi il sacchetto. Lui mi sorrise e si, si vedeva come fosse già stanco alle 11 del mattino.

«comunque mi hai mentito» gli dissi. Lui, mentre si gustava il suo croissant, mi guardò alzando un sopracciglio. «"questa settimana non c'è nulla". Montecarlo cos'è?» «va beh dai, ma almeno fino a mercoledì siamo qui»

I racconti dei miei momenti a scuola sono, più che altro, le chiacchiere tra me e Sara. Non me ne vogliano i professori, ma seguo solo italiano, latino e greco. Assolutamente non perché mi piacciono solo quelle materie.

«Prendi i voti che hai senza né seguire né studiare, Riri» mi ha detto una volta lo zio Cesi ed effettivamente era così.

Una volta mamma ha mandato, per ridere, a me ed Enea un test d'ingresso per la sua facoltà all'MIT che era stato particolarmente aggressivo.

Io ho guardato mio fratello e gli ho proposto di provare a farlo. «sai che non ti seguirò nella tua follia di andare a studiare lì» «lo so, ma anche tu vuoi entrare a ingegneria meccanica, quindi ti serve ugualmente»

In verità mio fratello cambia idea spesso. Molti professori, come anche i miei a me, gli dicono che potrebbe fare quello che vuole, ma se va all'università presentandosi con "posso fare quello che voglio", non gli danno un corso specifico. Anche se sarebbe figo che avesse tipo esami di alcune classi di laurea e alcuni di altre. Tipo Fisica Nucleare, Storia della televisione e diritto costituzionale.

Io l'ho fatto, anche se lui non ha voluto farlo con me, e mamma me l'ha corretto. «Avresti sbattuto fuori un mio allievo, Chichi» accennai un sorriso, come per dire, se ce l'ho fatta adesso, ce la farò anche l'anno prossimo.

«ho imparato dalla migliore» e in effetti era vero. Mamma Betta mi aveva riempito di nozioni sin da piccola, quando giocavo con il modellino della MP4-23 di Lewis Hamilton.

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Nella mia famiglia una cosa importante sono le tradizioni. Ce ne sono tante, soprattutto legate alle corse. Quella legata a questo weekend in particolare è spiegabile con la frase che Cesare ha detto dopo le varie lamentele di Enea.

«a Montecarlo ci si va in treno» E per treno si intendono tre treni: Bologna Centrale-Milano Centrale, Milano Centrale-Ventimiglia, Ventimiglia-Montecarlo. Per un totale di sei ore e ventitre minuti di viaggio.

A me piace viaggiare in treno, più che l'aereo. Amo l'altezza e non disprezzo la velocità di un aereo, ma vedere i luoghi come si fa in treno è impossibile dall'altitudine in cui sei in un velivolo.

In futuro, magari dopo la maturità, voglio fare un interrail europeo con uno di quei biglietti economici in cui ti basta scrivere la destinazione.

Tappe? sicuramente i paesi nordici, perché uno dei miei sogni è quello di vedere l'aurora boreale.

Diversamente da noi, Kimi ci sta aspettando già in hotel. So che invece uno dei suoi sogni è quello di avere casa a Montecarlo. «se ho la residenza a Montecarlo, vuol dire che ce l'ho fatta a realizzare il mio sogno di essere un grande pilota di Formula 1»

Ormai sono in vena di raccontarvi tutti i piccoli sogni che ho nella vita, anche se sono talmente tanti e talmente variopinti che probabilmente finirei per annoiarvi.

Come ogni viaggio europeo, ho dietro con me il mio solito zaino, dimensione bagaglio a mano Ryanair, che ho comprato su Amazon e una tote bag con tutto quello che voglio avere a portata di mano: borraccia, portafogli, biglietti, iPad, Kindle, libro cartaceo, le mie cuffie enormi e pochette di emergenza varie.

Sarà che viaggio da tutta la vita, ma ormai ho trovato tutto il mio metodo per organizzare tutti i bagagli: una lista sul telefono con tutte le cose che ci devono essere, tutti i biglietti sia stampati su carta sia sul telefono e la mia solita mania da leader e da organizzatrice.

«Chiari» «mh?» Alzai lo sguardo dal mio telefono, quando mio fratello mi chiamò. Notai che papà non c'era (probabilmente aveva detto che andava in bagno) e che Cesi dormiva. Per ultimo spostai lo sguardo su mio fratello.

«posso dirti una cosa» «ti sei accorto che ti piace Oliver? Non me lo devi dire, lo so già» lui mi guardò male, mostrandomi il dito medio. Dopo questa battuta misi in tasca il telefono, per poi spostarmi accanto a lui nel posto lasciato momentaneamente libero da papà.

«dai, esponi a tua sorella il tuo problema, Enea Cremonini»

Erano abbastanza rari i momenti in cui effettivamente io ed Enea ci dovevamo dire delle cose. Noi incarniamo perfettamente lo stereotipo dove i gemelli si capiscono con un solo sguardo o addirittura finiscono frasi a vicenda.

«non hai mai paura che la tua relazione con Kimi rovini la vostra amicizia?»

Non sono nuova in fatto di relazioni. Ne ho avute abbastanza: non sono una di quelle adolescenti che cambiano ragazzo ogni settimana, ma le mie esperienze le ho fatte. La più lunga durata poco meno di un anno, la più corta di un paio di settimane.

Ho affinato la mia tecnica per salvare la situazione poco prima che sia irrecuperabile e mio fratello lo sa, ma prima o poi, all'inizio di ogni relazione, mi viene a fare questa domanda. Lui, anche se ha la mente più scientifica della mia, non ha ancora trovato il modo per salvare le relazioni.

«Certo che ho paura, Nene, ce l'ho costantemente. Io odio avere regole e odio darle quando si tratta di queste cose. Infatti questo l'ha scritto Andrea, un paio di giorni fa e l'abbiamo fissato sulla chat» gli mostrai il mio telefono.

"sull'orlo del precipizio, si molla la presa"

«meglio stare male e non parlare per due o tre settimane o forse un mese, piuttosto che per tutta la vita. Geniale» commentò Enea. Io sorrisi.

«ragazzi, da quando siete così filosofici? Mi state spaventando» disse sbadigliando zio Cesi, mentre anche papà era tornato e stava prendendo posto di fianco al suo migliore amico.

«Cesare, tu hai mai trovato il tuo modo per salvare le relazioni?» «Paride, non ti serve salvarle, se non ce le hai proprio. Com'è che lo chiamate voi Gen Z? Mindset?»

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Montecarlo è quasi sicuramente la mia tappa preferita in calendario. Non per la gara, non per la pista, ma proprio per l'atmosfera che si porta dietro tutto il weekend.

Credetemi, non sono mai stata amante del lusso estremo di Montecarlo, ma adoro il modo in cui questa città ti sbatte in faccia la realtà ogni volta.

«siamo poveri, Chiari» «e lo diciamo noi che ogni anno ci veniamo qui, oltretutto gratis»

Kimi è in pista per fare solito giro per studiare la pista. Anche se qui deve fare una certa attenzione tutte le volte.

«Le strade della pista sono aperte» dissi a Enea, mentre eravamo incaricati di andare a prendere qualcosa da mangiare. «come lo sai?» «Andrea mi ha scritto che lui e Ollie hanno rischiato di essere investiti. Ha anche aggiunto che era una SF90 stradale»

«con tutto il rispetto, ma morire investito da una SF90 è una fine più che onesta» ridacchiai, tornando a guardare il navigatore che ci indicava il KFC più vicino. Cesare aveva voglia di pollo e noi, come al solito ci adattiamo.

«Domani sushi, senza se e senza ma» dissi io, commentando come al solito il troppo potere che ha lo zio sul cibo. «stasera?» «hotel assieme ai ragazzi della Prema»

«Nora?» «quando mi scrive, la vado a prendere nella stazione dove siamo scesi anche noi» «e come?» «noleggio una moto»

Come me, anche Nora ama Montecarlo. Non può mai mancare a una tappa così, anche se penso proprio che ci sia anche un altro motivo che ha causato la sua presenza.

«hanno capito che si piacciono a vicenda» «chi? Paul e Nora?» «ti ho raccontato cos'ho visto a Imola»

Eravamo arrivati davanti al fast food e, prima di entrare, ci siamo goduti un po' la brezza di Montecarlo.

«sta arrivando l'estate» «ma le nostre vacanze sono ad agosto, Nene» «si, ma almeno quando non abbiamo delle gare, posso godermi un weekend sulla riviera romagnola» ci saranno sempre mari migliori o luoghi più belli da visitare, ma la parte migliore delle nostre vacanze è sempre quella che si passa in Romagna.

Dopo che mio fratello, dopo aver perso nel miglior modo per decidere chi fa le cose (sasso, carta, forbici), è entrato a prendere tutti gli ordini (comprese delle cose richieste da alcuni membri di Prema), mamma Betta mi videochiamò.

«ciao mamma, ma che ore sono lì?» «le 7, tra poco devo andare a far fare un esame a quelli del primo anno. Volevo solo sentire come state. Nene dov'è?»

Mi guardai dietro e, attraverso le vetrate del locale, lo vidi nell'intento di pagare le varie buste di roba da mangiare che dovevamo prendere. «è dentro KFC a prendere il nostro pranzo»

«dai, mentre mi preparo, raccontami tutto. Cesi e tuo padre mi hanno detto che sei riuscita a conquistare Andrea» roteai gli occhi e dissi a pappagallo tutto quello che ho detto a tutte le persone che mi hanno chiesto qualcosa. Aspetto con ansia i momenti in cui il mio essere fidanzata con il pupillo della Mercedes non sia più una grandiosa novità. Magari quando Enea si degnerà di rivelare i suoi sentimenti a "uomo-orso".

«tu invece? Qualche americano o americana ti ha rubato il cuore?» «sai la mia filosofia, girl. Non sono in cerca e quando qualcuno mi troverà, mi volterò dall'altra parte»

Non ho mai sofferto la separazione dei miei. Da loro ho ereditato il mio metodo per riuscire a concludere una relazione in amicizia. Durante tutte le varie festività sono sempre insieme e in una decina di anni di divorzio non li ho mai visti frequentare altre persone (di cui potevo potenzialmente essere gelosa). Papà è innamorato della radio e del giornale, mamma dell'insegnamento.

«ciao mamma» «ciao Nene, tu tutto bene?» «benissimo, non ho novità come Chiari, però sto alla grande»

Elisabetta si accorse di dover correre in classe e noi, correndo allo stesso modo per evitare di non far raffreddare il pranzo, ritornammo nel, così soprannominato da noi, "villaggetto delle formule minori". Il box Prema era il nostro punto d'incontro.

Tavola già apparecchiata, nostro posto già posizionato tra i piloti, così come ormai è tradizione.

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«cosa stai preparando?»

Nora era arrivata nel pomeriggio, poco dopo la fine della conferenza stampa dei piloti. Ero andata a prenderla e insieme eravamo andate in hotel.

Erano mesi che non ci vedevamo. Già è difficile vederci, dato che lei è a Roma e io a Bologna, ma i weekend passati giù nella capitale italiana è difficile che ci siano durante il calendario di gara.
Quindi, per ottimizzare il tempo che passiamo insieme, condividiamo la stanza, anche se ha più volte insistito perché io andassi con Kimi.

«amore, io lui lo vedo tutti i giorni. Se lo voglio vedere devo letteralmente solo attraversare la strada» «potevi solo dire che preferisci me a lui, Riri, anche se non serve che lo specifichi»

In quel momento io ero sul letto con il computer sulle gambe, mentre aspettavo che lei si facesse la doccia. «oltre che ricopiando i vari appunti della conferenza e cercando di fare una preview per il weekend, sto cercando una canzone d'incoraggiamento per Andy»

Nora, ancora intenzionata a tamponarsi i capelli con l'asciugamano, si sedette sul letto accanto a me, guardando il mio computer, diviso tra il software di scrittura e Spotify.

«perché una canzone?» «Con "Diventare Grandi" è andata bene, volevo creare una tradizione bella» La romana annuì, per poi alzarsi di nuovo.

«qualcosa ti verrà sicuramente in mente, adesso inizia a prepararti, che dobbiamo scendere giù a cena. Soprattutto perché c'è il gala dopo»

Per me non è mai stata una novità andare al gala di Montecarlo: era un paio di anni che ci andavo in vena di giornalista e, grazie a quella scusa, stavo spesso dietro ai ragazzi della Prema. Si, siamo un loro sponsor morale in fondo.

Nora invece nella serata di giovedì tutti gli anni stava in hotel con Enea e papà a giocare a carte o vedere qualche film. In tema di tradizioni, questa serata era sacra per me e Cesare. Quest'anno ha deciso di sacrificarsi, perché "lei ci vuole andare più di me".

Quindi, dopo aver gustato una pasta al sugo di scarsa qualità, in due completi uguali, ma di colore diverso (lei verde pastello, io azzurro pastello), uscimmo dall'hotel accompagnate da Kimi, Ollie, Gabri, Dino e Arvin. Tutti e sette nel solito van nero Prema. Alla guida René e Angelo.

«ragazze, siete voi i nostri addetti stampa oggi» io risi alla frase del capo della scuderia italiana. «tranquillo René. Aspettavo da un anno questo momento» «non avevo dubbi, Chiara»

Mio padre è sempre stato amico di René. Non c'è mai stato un rapporto come quello tra un giornalista e un intervistato. Anzi, noi abbiamo l'esclusiva su tutto quello che riguarda la scuderia di Grisignano. Per farvi capire meglio, io da piccola chiamavo René, zio René.

Entrati dentro la sala, sembrava essere usciti da una di quelle sfilate della Milano Fashion Week che a Cesare piace tanto frequentare.

Una sala enorme con al centro una grande passerella e intorno ad essa tanti tavoli. Una serata che vedrà protagonisti i piloti, vestiti da vari brand, dove per una volta non si sfideranno a chi è il più veloce.

«dite quello che volete adesso, ma io non esco da qui fino a quando non sento dire da tutti voi che Lewis è quello meglio vestito» dissi ridendo, tirando fuori dal mio zaino, che lascerò custodire ai ragazzi visto che loro possono tranquillamente stare seduti tutta la sera, la mia macchina fotografica professionale e il microfono collegato a essa.

«ne sei così convinta?» mi chiese Andrea ridacchiando. Era anche il suo primo gala di Montecarlo.

«ho vinto due anni su due. Con Rob due anni fa ho litigato per questo. Io non perdo mai. A dopo» con uno dei miei soliti sorrisetti, accompagnata da Ele che mi aveva preso sottobraccio, vado verso il punto delle interviste.

Vedevo come la mia amica rafforzava la presa sul mio braccio, tirandomi con forza verso di sé. «nervosa?» «vedi tu. Non faccio questo da una vita, come te»

Eravamo stranamente in un buon punto, all'inizio del punto interviste, dietro solo a una ragazza di Canal+, che secondo me era accampata lì da quel pomeriggio.

«devi stare tranquilla. I primi sono tendenzialmente appartenenti a team minori, Haas, Kick, l'ex Alpha e via dicendo. Il primo lo cannerai sempre e da lì la paura di sbagliare se ne andrà»

Lei non sembrava ancora troppo convinta. «tu continui a considerarli irraggiungibili perché sono in Formula 1. Ollie a Jeddah ha corso con la Ferrari, ma prima ci hai parlato tranquillamente.» continuai, iniziando a guardare dallo schermo il primo pilota.

«Logan. Te la senti?» chiesi, porgendole il microfono. Eleonora era tentennante ad accettarlo, ma prese un bel respiro.

«solo una cosa» «mh?» «tu non ti muovi di un centimetro» «ti sembro il tipo?»

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«Kimi, che hai?» «eh?»

Ero sovrappensiero e Ollie l'aveva capito. Non che ci volesse troppo per capirlo. Mi mise una mano sulla spalla per avere un contatto.

Avevano già iniziato a sfilare i piloti, anzi credo anche che la sfilata era cominciata da un discreto quantitativo di tempo.

«tutto bene?» io annuii. Cosa c'era di sbagliato? Nulla, quindi dovevo stare per forza bene. Il mio sguardo stava sempre su di lei.

«vieni con me» Oliver mi prese per un braccio e mi portò fuori.

A Montecarlo quando ci sono le stelle in cielo non sembra neanche che sia calata la notte. Se scendiamo verso il porto, dove c'è la fan zone, già oggi ci sono tanti concerti o dj set.

«posso parlarti in modo schietto, Kimi?» «si, certo»

Sospirò, mentre in testa si stava figurando le parole da dire. «sembravate più fidanzati la scorsa settimana che questa»

Questa volta fui io quello a sospirare. «"sull'orlo del precipizio, si molla la presa". Gliel'ho scritto io, perché ho la costante paura di perderla. Pensavo che mi aiutasse, ma non credo l'abbia fatto»

Probabilmente voleva ricordarmi che è tutta la cena che avevo lo sguardo su Chiara, ma dalla sua bocca non uscì nulla.

«se ti vivi questa cosa con il solo pensiero di perderla, Kimi, è meglio che tornate amici stasera» iniziò lui, ma dopo aver visto il panico nei miei occhi, aggiunse qualcosa.

«non dico di baciarla in diretta mondiale, se non sei a tuo agio, anche se a Imola lo hai fatto. Ti voglio fare notare che siete tesi, entrambi non solo tu, anche con noi della Prema»

Questa cosa mi aprii gli occhi. Pensavo di aver reagito soltanto in circostanze esterne al nostro gruppo.

«hai ragione, amico» «lo so, mate. Dai rientriamo»
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«HO INTERVISTATO LANDO»

Nora era ancora contentissima della sua piccola conquista della serata. Stavamo salendo in macchina, in mezzo a tutte le risate dei piloti Prema. Si, anche alle mie di risate.

«come sei riuscita a farla parlare con Lando?» mi chiese Beganovic, cosciente di come Eleonora non riesca neanche a parlare con Paul, anche se quello credo sia per il fatto che le piaccia.

«ho capito che partiva dal presupposto che li credeva esseri superiori solo perché sono in Formula 1 e le ho detto che con lui ci parla benissimo anche se in Arabia ha corso in F1» spiegai indicando brutalmente Ollie, che stava come tutti ascoltando la spiegazione.

Lì, finito il mio contributo nel racconto, sbadigliai e appoggiai la testa sulla spalla di Andrea, che mi diede un bacio tra i capelli.

«quanti ne hai intervistati Nora?» lei provò ad avere un contatto visivo con me, ma ero già in uno stato di dormiveglia in cui mi era impossibile percepirlo.

«Lando, Logan, Nico, Yuki, Guanyu e Valtteri. Sei quindi» «Daniel no?» chiese Kimi, cosciente del fatto che la mia amica adorasse anche quel pilota.

«no, Daniel è un'esclusiva del capo» ma ormai il capo era già nel mondo dei sogni. Anche se ho poca tendenza nel sognare la notte.

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Mi sono svegliata la mattina dopo perché la fame mi chiamava.

Avevo ancora il completo addosso e non mi ricordavo neanche come fossi arrivata lì.

Con la certezza che qualcuno a tempo debito mi avrebbe risposto, mi alzai e mi cambiai immediatamente i vestiti.

In neanche dieci minuti, che sono anche troppi per il mio solito, ma ho dovuto fare piano per non svegliare Nora, ero giù nella hall con il mio zaino che andavo a fare colazione.

«tu non mangi?» chiesi a mio fratello che avevo notato quando era in completa contemplazione del pianoforte che aveva davanti.

Lui mi guardò. Probabilmente lo avevo riportato alla realtà da un sogno in cui si vedeva suonare in qualche teatro importante.

«si si, mangio»

Gli presi una mano e lo trascinai di forza vai da lì. Arrivai al nostro tavolo con due croissant ai frutti di bosco e una spremuta di arancia rossa. La stessa colazione, in versione più grande e con un cappuccino, la stava facendo Enea.

«suoni un po' dopo? È da un po' che non suoniamo insieme» Enea sorrise.

Da piccoli mamma ha insistito a farci almeno provare a cantare e a suonare uno strumento. Io ho cantato in un coro dai 6 ai 12 anni e ho smesso perché si è sciolto. Enea ha provato, ma già da piccolo si vedeva il suo amore per gli strumenti e il suo odio per la sua voce.

Una volta, un anno fa o forse di più, era giù di morale, non so neanche perché in questo momento, e non riuscivo veramente a trovare un modo per provare a farlo calmare.

L'unica cosa che so per certo che ha il cento per cento di win rate è la musica. Quindi ho preso in mano la sua chitarra, e lui si attivò come tutte le volte che prendo in mano uno dei suoi strumenti, e ho detto: «andiamo a Bologna» «adesso?»

«suonare ti fa stare bene, Enea. Non so più come dire quanto tu sia bravo, quindi magari crederai più a uno sconosciuto che me»

Lui ridacchiò, scuotendo la testa. «okay, ma a una condizione» «quale?» «io suono, ma tu canti»

In treno ci siamo preparati un paio di canzoni, siamo arrivati all'altezza di San Pietro, forse uno dei punti più strategici, e ci abbiamo provato.

Enea si è calmato e noi in un'oretta e mezza ci siamo pagati due pizzette, una Pepsi (per lui) e una Fanta (per me) da Altero.

Quando siamo tornati a casa, papà si è messo a ridere. Mentre lui si mangiava la piadina che aveva preso di fianco alla redazione, noi abbiamo raccontato tutto.

«in quanti della vostra età avrebbero avuto il coraggio di farlo, ragazzi?» «papà, parliamo a un microfono a, possibilmente, tutta Italia da quasi cinque anni» rispose Enea a nostro padre.

«però tu vedi mai le facce delle persone a cui parli?»

«devi trovare la canzone per Kimi» disse mentre si sedeva al pianoforte. «hai qualche idea?» mi chiese, spostando il mio sguardo su di sé.

C'avevo provato. Avevo acceso la radio, guardato su Spotify, l'unica speranza era chiedere alla persona più esperta di musica che conosca.

«non sarei qui»

Sapevo benissimo che era una risposta negativa ciò che voleva. Lui aveva bisogno che un campo largo su cui lavorare.

«è una settimana che state insieme, ma è come se nessuno dei due ci credesse veramente. Tu che ami le foto, di voi due in questa settimana ne abbiamo una sola.» Quella di ieri sera, quando dormivo appoggiata alla sua spalla.

«è come se in questa settimana, anche se si parlava di voi due, non se ne parlava affatto»

«dove vuoi arrivare?» «a ciò che mi hai detto tu sul treno»

Poi si mise a suonare. Riconobbi subito la sua canzone, perché di pochi cantanti (o band in questo caso) sapevo veramente tutte le canzoni. Una è questa.

«Almeno fino a domattina ti prometto che
Sarò la faccia di cui hai più bisogno...»

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Oggi non è andata benissimo, perché venerdì non è andata benissimo. Siamo a Montecarlo, quindi ti devi anche ingegnare.

Che poi, il non essere andato benissimo è un quarto posto. Ma erano tutti attaccati, la vittoria era letteralmente a meno di un secondo e mezzo. E almeno siamo felici che sia stato Ollie ad averla, perché è sempre meglio che rimanga in casa.

Non ho ancora avuto feedback sulla canzone, anzi non ho ancora avuto feedback in generale.

Mi sono fermata su una panchina, perché mi hanno abbandonato tutti, ad aspettarlo. Non chiedetemi dove sono tutti, perché posso solo immaginarlo.

«abbandonata da tutti. Ti ho fatto una foto» è sempre stato raro che non fossi circondata da gente, anche se non ho troppi amici stretti.

Andrea si sedette accanto a me e io istantaneamente mi accoccolai a lui.

«la canzone non è stata tutta idea tua» lui si accorge dei piccoli dettagli, soprattutto perché vede come cambia la mia playlist.

«il concetto è nato da me in un posto sperduto tra Ventimiglia e Montecarlo, l'idea è di Enea, perché la nostra divinità musicale è lui»

Gli sorrisi e lui sorrise a me.

In tutta la settimana avevamo inconsciamente paura. L'unico a essersene accorto è la persona che ci conosce meglio entrambi.

Gli accarezzai il viso con una mano e gli stampai un bacio sulle labbra, sperando che qualcuno ci facesse una foto e la postasse. Non perché solo gelosa per qualcosa, ma perché, nel caso, non ho più paura di esserlo.

«devi tornare subito a Bologna?» mi chiese, con la fronte attaccata alla mia. «che piani avevi?»

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