Punto ~ The Doctor
Quel giorno era arrivato molto presto in classe, prima di tutti.
Si era seduto al suo banco, in ultima fila, contro il muro, e aveva aperto il libro di matematica sull'argomento del compito in classe.
Aveva passato l'intero week-end in casa, cercando di studiare, ma il continuo chiasso dei fratelli non lo aveva aiutato.
Sembravano farlo apposta: quando due finivano di litigare per qualcosa di davvero stupido, un terzo iniziava a suonare la chitarra a tutto volume e un quarto entrava e usciva dalla stanza ogni cinque minuti.
Risultato: ora si ritrovava ad un paio d'ore dal compito senza sapere assolutamente nulla.
"La ge-geometria..."
Si resse la testa con le mani, i gomiti puntellati sul banco.
"La geometria eucli-cli..."
Strinse gli occhi e soffiò dal naso.
Era esasperato: non capiva perché tutti riuscissero a leggere tranne lui.
Si passò le mani nei capelli castani, scombinandoli ancora più del solito.
"È questa la classe di Saxon?"
Ecco. Anche lì veniva disturbato.
Alzò lo sguardo dal libro, pronto a urlare le brutte parole che i fratelli gli avevano insegnato.
Poi si accorse che a chiedere con gentilezza quell'informazione era stata una bambina, sulla porta che aveva lasciato sconsideratamente aperta.
Era abbastanza sicuro di non averla mai vista nelle sue classi, perché si sarebbe ricordato di quella massa ribelle di riccioli biondi.
"Sì" rispose dopo un attimo di silenzio, sistemandosi con imbarazzo gli occhiali spessi e quadrati che intanto erano scesi sulla punta del suo naso.
La bambina sorrise e entrò nell'aula: "Che ci fai già qui?"
"Potrei farti la stessa domanda" sbuffò lui, tornando sul libro.
"Il professor Davros è assente, quindi hanno diviso la classe... ed eccomi qui!" Spiegò, piazzandosi davanti al suo banco.
Il ragazzino strinse i pugni e non alzò lo sguardo, rimanendo in silenzio.
"E tu?"
"Sto studiando!" Urlò seccato, girando la pagina furioso; quasi la strappò.
La ragazzina non battè ciglio e al contrario prese posto al banco accanto al suo.
"Cosa?"
"Non sono affari tuoi!" Sbottò, sempre più infastidito.
"Hai un bel caratterino, per essere un grissino"
Finalmente il ragazzino alzò la testa dal libro e la guardò confusa.
"Sei secco con un chiodo, te l'ha mai detto nessuno?"
Quello sbuffò e tornò ancora una volta al libro, ma invece di sforzarsi a leggere, desiderò con tutto se stesso che quella ficcanaso scomparisse dalla faccia della terra.
"Sono Melody Pond, comunque" si presentò, porgendo la mano, come aveva visto fare spesso agli adulti.
L'altro non la considerò neppure, se non per un veloce commento.
"Sembra il nome di una prof di geografia!"
"Oh no!" Protestò lei, senza smettere di sorridere "Melody Williams sarebbe da profesoressa, Melody Pond è da supereroina!"
Lui la guardò come se lei avesse appena vomitato sopra le sue amate converse rosse mal allacciate.
"Io sono John Smith" rispose "Ti dispiace se leggo ad alta voce?"
"Oh, certo che no"
"La geometria euclidea è com... è com-com..." sospirò profondamente "È composta..."
"Da due elementi all'interno del piano: la linea e il punto" continuò Melody "L'ho studiato la settimana scorsa" aggiunse, allo sguardo confuso di John.
"Ma tu non sai leggere?"
"Certo che so leggere!" Ribattè offeso "Papà la chiama dislessia, dice che non sono stupido"
"Affatto" rispose subito lei "Mi sembri un tipo sveglio, John"
Lui arrossì, riuscendo finalmente a degnarla di un sorriso.
"Grazie..." mormorò, quasi temendo di dire la cosa sbagliata.
"Vuoi una mano?"
"No. Devo prendere un bel voto o sarò davvero un idiota!"
E lo disse con tanta convinzione e orgoglio che Melody scoppiò a ridere.
"Ok, ok" disse, prima che ricominciasse a urlarle contro "Volevo solo aiutarti"
John le puntò contro un dito, con fare minaccioso, ma senza dire nulla, poi tornò al libro.
Rimase in silenzio a fissare la stessa pagina per qualche istante, poi si voltò verso di lei.
"Potresti leggermi questo paragrafo?"
"Con piacere, John"
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