Non sono poi così difficile

Erano già passati cinque giorni da quando Alex era entrato nella mia vita. Era bravo, gentile, premuroso ed aveva memorizzato quasi tutto quello che era parte della routine di Carla e mia. Il caffè, la cena insieme, andare a fare spesa sopportando che io mi perdessi per il reparto giocattoli e peluche . 

"Lo fa sempre e comunque arrenditi, non puoi fermarla" diceva Carla ad Alex mentre io mi aggiravo urlando "Carla un minion!!! -Oddio guarda ma è un peluche con gli occhi giganti! -Daiiii una scimmia violaaaa" e così via. 

Carla scuoteva la testa sorridente e Alex, notai una volta con la coda dell'occhio, mi guardava stupefatto, ma sorridente anche lui. La spesa con me funzionava così: in pratica io mangiavo più o meno sempre le stesse cose. Fare la spesa voleva dire andare sul sicuro per quanto mi riguardava, scegliere le cose per se stessi e poi aspettare disperati che io scegliessi cose colorate ed inutili di cui poi avrei riempito lo studio o la stanza. Durante tutto questo rito io avrei riportato spesso indietro tre o quattro pupazzi perché mi rendevo conto di averne presi troppi e mi sentivo colpevole. Alla fine ne lasciavo solo uno, quello che per me non era indispensabile.

Quindi riassumendo, cibo per me: 15 min. ; cibo per se stessi: 20 min. ; farsi santificare a causa mia: 45 min circa.

Ma Carla assicurava la santità in vita.

Io odiavo i centri commerciali, ma volevo soprintendere a tutti i lavori e le scelte che riguardassero la mia casa. Per questo motivo l'unico che poteva fare i lavori in casa mia era Mattia, il nipote del signor Bini. Ci conoscevamo fin da piccoli, era come un fratello e non aveva nessun problema con le mie fissazioni. Anzi ne rideva oppure mi prendeva in giro con affetto, alleggerendo sensibilmente i miei sensi di colpa perché ogni volta lo facevo impazzire. Lo stesso per la scelta dei mobili, lo trascinavo dappertutto con Carla per avere suoi consigli professionali su dimensioni, possibilità di cambiarne le dimensioni per poterlo far stare dove volevo, possibilità di ridimensionare la casa in modo da averlo a tutti i costi.

Sì, anche a Mattia era stata garantita la santità in vita.

Generalmente martedì e giovedì veniva Rosa, la zia di Mattia, che mi sistemava la casa dato che, essendo non solo una vecchia amica di famiglia, ma anche una invadente amica di famiglia, asseriva che tenere la casa era un lavoro faticoso per Carla che già doveva occuparsi di me e che io non potevo perdere tempo con queste cose: dovevo creare (davvero parlava così) perché la sua bambina era un'artista (sì, secondo lei ero ovviamente la sua bambina) e che quindi se ne doveva occupare lei.

Quando all'inizio avevamo tentato di tranquillizzarla sul fatto che potevamo fare da sole, lei ci aveva guardato con occhi lucidi e labbro inferiore tremolante, minacciando di scoppiare in pianto da un momento all'altro.
Capimmo che lo aveva preso come un rifiuto alla sua persona.

Martedì e giovedì, quindi, Rosa.

"Naturalmente" disse Carla ad Alex levando gli occhi al cielo "passerà il primo mese a bofonchiare sul fatto che non stia bene che un uomo ed una donna non sposati vivano sotto lo stesso tetto. Le ho spiegato il tuo ruolo, ma non era tanto convinta. Sii carino, falle qualche complimento sulle torte che porterà ed entrerai presto nelle sue grazie."

Alex rise "tranquilla, anche mia nonna la pensa così, sopravviverò". Carla lo guardò con sguardo eloquente e lui si irrigidì, nella speranza di riuscire realmente a sopravvivere alla temibile signora Rosa.

Il sabato lo passavo con Sara, mia sorella maggiore, ed i miei nipoti. Alessio, suo marito, lavorava sulle navi e quindi per sei mesi l'anno io ero la sua unica famiglia. Beh, naturalmente non solo il sabato, ma siccome il resto della settimana lavoravo, se ci vedevamo in settimana era perché era libera lei oppure io avevo finito il lavoro e loro venivano da me per cenare insieme.

Il pomeriggio i bambini li guardava la vicina, ma a volte il più grande veniva da me per stare un po' solo, dato che gli altri due non gli davano tregua.

"Già!" esclamò Carla battendosi la mano sulla fronte "mi ero dimenticata! Alex, a volte viene Gabriele, il primo di Sara, ha 10 anni ed è molto intelligente. In genere legge o si porta dietro qualcosa lui da fare. Difficile che possa creare problemi, ha un carattere un po' solitario" Alex annuì e lei continuò "e comunque spesso va nello studio con Asia quindi nemmeno ti accorgerai che c'è".

Alex mi guardò malizioso "quindi qualcuno che entra nel tuo studio c'è!".

Lo guardai un po' offesa "lui è un bambino e poi Lele non rovinerebbe mai niente e non tocca le mie cose...e poi a te cosa import...." sgranai gli occhi e mi misi una mano davanti alla bocca, guardando poi per terra mortificata "scusa Alex non volevo..." si era fatto un po' serio, ma subito sorrise.

"Non ti preoccupare è colpa mia, ti ho un po' punzecchiata e non mi conosci ancora bene" lo guardai grata. Aveva dei magnifici occhi, luminosi e vivi ed un sorriso meraviglioso e rassicurante. Eppure c'era qualcosa nel suo sguardo mi accorsi, come un'ombra che inizialmente non avevo notato. Lo guardai ancora...troppo forse. Il suo sorriso si allargò impercettibilmente quando se ne accorse ed io arrossii cambiando subito argomento.

"Comunque in genere non resta anche la sera, perciò no problema ok?!" mi feci volutamente un po' scontrosa sventagliando una mano e andai verso la cucina.
Alex e Carla si fissarono, poi lui alzò le spalle e mi seguirono.

"Ehi" disse Carla.

"Ehi" risposi mentre addentavo un biscotto.

"Tutto bene Asia?"

La guardai con un biscotto in bocca e gli occhi a cerbiatta "fuffo fene fecchè?!". Scoppiarono a ridere.

***ALEX***

Era meravigliosa. Con il biscotto in bocca, mentre simulava gli occhioni a cerbiatto. Non potei trattenermi dal ridere. Era uno spettacolo.

"Cosa c'è da ridere" disse togliendosi il biscotto di bocca e tenendolo in mano.

"Niente" le rispose Carla ridendo "niente" e continuò a ghignare.

"Mi state prendendo in giro" borbottò offesa mettendosi a sedere al suo posto "siete due esseri cattivi ed abietti" si girò verso di me indicandomi con un dito e facendo un poco credibile sguardo assassino "e tu di più perché dovresti essere carino e gentile con me e invece ti allei con lei". Sorrisi. Era irresistibile. 

Aveva ragione Carla, la vera Asia era dolce, spensierata e buffa. Il resto era il risultato di quel suo passato che era sì, lontano nel tempo, ma che tutta la serenità di questi anni non era stata capace di cancellare. Quello che non capivo era che secondo Carla Asia era solitamente molto diffidente con gli sconosciuti, ma a me sembrava a suo agio. Forse era dato dal fatto che Carla fosse comunque con noi.

Si mise a guardare fuori dalla finestra, chissà a cosa pensava. Ogni tanto si estraniava ed io avrei dato oro per sapere dove andava. Ero curioso. Asia mi incuriosiva, sembrava vedere ciò che altri non vedevano e, per quanto minasse la mia vanità, avevo il sospetto che prima non stesse fissando me, ma che fissasse i miei occhi cercando di capire qualcosa. Mi aveva guardato negli occhi ed aveva visto, ma non tutto quello che avrebbe voluto vedere. Quando però si era accorta che mi stava fissando da un po' troppo tempo era arrossita ed aveva cambiato argomento.

La fissai ancora. Sorrise. Vorrei avesse sorriso a me.

-ma sei scemo?!- hai ragione coscienza, scusa non so cosa mi prenda- non fare il cretino, Alex, ricordati perché sei qui- lo so perché sono qui, per lavoro- non sembra- basta zitta! conversazione finita-.

Mi resi conto che Asia mi stava parlando.

"...vuoi?!"

La guardai vergognandomi e mettendo la mano dietro al collo imbarazzato "scusa Asia mi ero perso, non...non ho capito, scusa"

Rise "ehi cosa fai, mi copi?! In questa casa mi perdo solo io caro il mio moretto". Sbarrai gli occhi.

"Moretto?!" diventò rossa e ridacchiò guardando verso Carla.

"Sì" mi disse lei "Asia battezza. Abituati, prima o poi troverà un nome anche a te. Per ora moretto non è male. La signora Bini ovvero Rosa, la chiama Patata. Fai tu" la guardai divertito.

"Stavo dicendo: noi ci facciamo un tè ne vuoi?!"

"Sì, grazie"

"Bene io prendo il bollitore, tu il tè lì in alto a sinistra e Carla controlla che non mi abbuffi di biscotti. Visto?! Non sono poi così difficile" e mi fece una linguaccia. Il mio cervello attivò il segnale di allarme, ma io mi limitai a sorridere come uno stupido. Ero nei guai fino al collo e nemmeno me ne rendevo conto.

Era giovedì. Avrei conosciuto la temibile signora Rosa. Carla e Asia mi avevano rassicurato dicendomi che loro erano lì e quindi non ci sarebbero stati problemi. Mi avevano spiegato per filo e per segno cosa fare e cosa dire.

Sentii urlare dalla porta.

"Ragazzeee sono arrivata! Ho la torta di mele per Carla e quella di cioccolato per la mia bambina".

"Patata!!!" urlò Asia correndo verso di lei.

"Rosa" disse Carla prendendole di mano i due piatti con le torte ancora calde. Io ero sulla porta, le mani nelle tasche, nervoso come un bimbo il primo giorno di scuola. Era assurdo, questo posto ti portava indietro nel tempo.

"Buongiorno" dissi.

Rosa si girò verso di me stringendo gli occhi in una fessura. Venne verso di me a passo spedito e io pensai - sono finito, mi mangerà e metterà la mia testa sopra il camino come trofeo-

Invece si fermò ad un palmo da me. Mi squadrò da capo a piedi, sempre gli occhi a fessura, si fermò un po' a guardarmi negli occhi ed io mi sentii come frugare dentro. Poi parlò.

"Beh, sei un bel ragazzo, su questo non c'è dubbio. Ma sappi che sei qui per lavorare e non per disturbare la mia bambina. In nessun senso intendo. Il fatto che tu sia bello non ti autorizza ad approfittarne".

Sbarrai gli occhi e la fissai. Ma cosa credeva?!

"Signora" le risposi sorridente "io sono qui per occuparmi di Asia, non per approfittarmene, ed in questo è compreso il fatto che io non la faccia disturbare da nessuno" la guardai intensamente "Nessuno." aggiunsi sempre sorridendo cordialmente.

Carla ed Asia mi guardavano terrificate. Mi avrebbe sbranato. Le avevo detto chiaramente che anche lei poteva essere un agente disturbante. Le avevo detto chiaro e tondo di non occuparsi del mio lavoro, che del mio lavoro me ne sarei occupato io, ignorando bellamente tutto quello che mi avevano detto loro due pochi minuti prima.

La donna mi scrutò ancora per un po', poi annuì. 

"Bene, hai carattere e con Asia serve e forse sai fare anche bene il tuo lavoro, lo vedremo vero?! certamente hai coraggio da vendere, avendo ignorato tutti i suggerimenti di queste due" e si girò verso di noi con lo sguardo di chi sa cosa dice, facendoci avvampare.

Sorrisi. "Grazie signora Rosa, farò di tutto per non deluderla" annuì ancora. Poi, andando spedita in cucina mi disse "chiamami Rosa, avrai l'età di mio figlio, non sono tua nonna" ridacchiò.

Io mi girai verso le ragazze, che mi stavano fissando con odio. Indietreggiai alzando le mani alle spalle come per scusarmi.

"Ci hai fatto sgridare" mi sfidò Asia arrivandomi sotto e picchiandomi il dito sul petto. La osservai divertito, mi aveva toccato. Guardò il suo dito. Guardò me e schiuse la bocca con espressione stupita.

"S..scusa" disse.

"Grazie" risposi io.

Sorrise indecisa, poi si voltò verso Carla "io seguo Patata"- "ok" rispose Carla.

Si incamminò anche lei verso la cucina, ma si fermò alla mia altezza, posandomi la mano sulla spalla. Mi guardò e disse solo "Questa me la devo segnare sul calendario".

"Perché?" la guardai curioso.

"Perché con me il primo contatto è arrivato dopo dieci giorni" sorrise maliziosa "hai qualche arma segreta che non conosco Alex?!"

La guardai non capendo. Scosse la testa e continuò verso la cucina; la sentii borbottare qualcosa come "uomini..." mentre se ne andava.

Mi guardai il petto. Primo contatto. Casa di pazzi. E ora anche io ne facevo parte.

"La tortaaaaa" urlò Asia. Andai in cucina.

***CARLA***

Non potevo crederci. Asia aveva toccato Alex dopo pochi giorni. Non sapevo se esserne felice o meno.

In realtà il fatto che lei si fosse abituata alla sua presenza in fretta era una cosa buona. Quello che mi turbava era il motivo di questa sua facilità nello sviluppare un rapporto con lui.

Asia era una bambina sotto molti versi, con questo non intendevo certo che non avesse avuto le sue relazioni. Ma dopo il suo ex i suoi rapporti con l'altro sesso si erano limitati ai suoi amici. E non è che non avesse possibilità. Solo alla casa editrice era stata avvicinata da diversi ragazzi, illustratori e scrittori. Praticamente aveva un cassetto colmo di biglietti da visita o pizzini con numeri di telefono e la scritta 'chiamami' seguita dal nome. Asia era veramente una bella ragazza, ma era soprattutto quell'aria timida ed allo stesso tempo determinata che li attirava.

Asia aveva qualcosa in più, qualcosa di indefinibile, per cui tutti quelli che la conoscevano ne rimanevano affascinati.

E Alex?! Ero sicura che fosse professionale, che sarebbe stato un bravissimo assistente per Asia. Trattandosi di lei avevo chiamato tutti quelli con cui aveva lavorato, molti dei quali conoscevo personalmente e a cui quindi avevo chiesto di essere schietti. Tutti sapevano, attraverso i miei racconti, quanto Asia fosse particolare e quindi che era importante trovare la persona giusta per starle accanto mentre io non c'ero.

Alex lo sembrava. E quando avevo parlato con lui avevo subito capito che era sensibile e dolce, ma anche abbastanza tosto da reggere il confronto con Asia, che spesso faceva le forze con te portandoti al limite non fosse altro per avere ragione o per ottenere ciò che voleva.

Però...c'era un però.

Io avevo visto qualcosa. Non so cosa, ma qualcosa c'era e non ero sicura fosse qualcosa di buono. Quando lui aveva detto di non essere sicuro di poter gestire Asia...non stava cercando invece una via di fuga? E Asia oggi lo aveva guardato in modo strano. La conoscevo e so che cercava di vedere qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che la aveva incuriosita molto, difatti si era fermata quando l'imbarazzo aveva vinto la curiosità.

Lo aveva toccato con naturalezza, come se lo avesse sempre fatto. Con me lo aveva fatto prudentemente, come se avesse paura di un rifiuto o di rompermi. Beh, mi aveva abbracciato, era ben diverso che puntare un dito sul petto. Forse mi stavo facendo delle assurde paranoie. O no? Nel dubbio chiamai Sara.

***SARA***

Il telefono squillò nel preciso momento in cui tornai in casa. Avevo le buste della spesa da una parte e la mano di Elsa dall'altra.

"Amore, lasciami la mano, devo rispondere al telefono"- "Vado io mamma" urlò correndo verso il telefono mentre io alzavo gli occhi al cielo.

"Ponto?!" rispose con aria compita.

"Ciao Elsa sono Carla! C'è la mamma?!".

"Ciao Calla, si te la do".

"Te la passo amore" la corressi "si da una palla non una mamma" le strizzai l'occhio mentre prendevo la cornetta. Elsa urlò un -ciao- mentre correva in giardino.

"Carla" le sorrisi per telefono "come stai?!".

"Ciao Sara, bene grazie, i bimbi?!".

"Solito" risposi "ora sono fuori a distruggere il mio povero orto. Non sarà una gran perdita, sono una pessima giardiniera lo sai. Ma mi ero affezionata all'unico rachitico pomodoro che avevo ottenuto".

Carla rise, mi piaceva la sua risata, era piena e forte, come lei.

"Dimmi tutto Carla".

"Volevo dirti che Asia si sta trovando bene con il sostituto".

Silenzio. Forse avevo sentito male. 

"LA sostituta, vorrai dire, Carla".

"Eh no" sospirò lei "è UN sostituto. Alex".

Silenzio. Un uomo. Non andava bene...o sì?!

"E Asia non ha dato di matto?".

"Il primo giorno sì. Il secondo meglio. Oggi, quando è venuta Rosa, gli ha puntato un dito sul petto per rimproverarlo di averci fatte sgridare da lei".

"Sul petto...sul petto? Non che so, lontano, indicandolo".

"No. Toccandogli il petto e come se fosse la cosa più naturale del mondo. Con me ci ha messo dieci giorni almeno".

"Gelosa Carla?" scherzai aspettando la risposta. Sentivo che era un po' incerta.

"No Sara, non sono gelosa, beh non tantissimo, un po' forse" e rise nuovamente "è che lo trovo...strano, ecco".

Capivo benissimo cosa intendeva, ma la lasciai continuare.

"Voglio dire Sara, lei non è molto espansiva, dopo Giulio ha rifiutato qualsiasi invito di qualsiasi ragazzo, bello o interessante che fosse. Ha preferito isolarsi qui dedicandosi al suo lavoro, facendo la cosa che più ama con le persone che ama. Poi arriva questo ragazzo e...non lo so Sara. Tu cosa ne pensi?!"

Ci pensai su un attimo. In effetti che Asia si fosse trovata così presto a suo agio con una persona che non conosceva, tanto più di sesso maschile suonava strano anche a me. Non perché fosse una pazza androfobica, ma semplicemente perché era diventata ancora più diffidente di quanto non fosse prima.

Più di una volta io e Alessio avevamo cercato di farle conoscere un ragazzo. Era stata carina, aveva riso e scherzato. E non aveva più richiamato dicendo che era troppo presa dalle sue fate e dai suoi elfi. Sorrisi al niente.

Asia.

"E questo Alex come è, bello?!" chiesi curiosa.

"Beh" disse Carla "bello è bello...alto, moro, occhi verdi...insomma mica da buttare" rise "ma non è il primo bel ragazzo che incontra, Sara".

"Allora avrà qualcosa di speciale" sorrisi.

Il silenzio all'altro capo del telefono mi fece capire che ci stava pensando. 

Poi ridacchiò "si è spaventato sai?!" disse.

"Coosa?!".

"Si è spaventato. Ha visto lo studio e lo ha trovato meraviglioso, ha esclamato che era bellissimo e ha trovato perfettamente normale che Asia si vestisse per disegnare" pausa "poi quando siamo usciti mi ha detto che forse non era la persona adatta...che gli sembrava complicato e forse non sarebbe stato capace...era spaventato ti dico".

Ridacchiai di rimando.

"Che ridi" chiese Carla.

"Rido perché non si è spaventato vedendo lo studio di Asia e le sue ali, né si è scomposto quando ha visto Asia girare piena di peluche durante la spesa, giusto?!"

"Giusto" esclamò Carla "come lo sai?".

"Perché non era spaventato. Ha tirato indietro perché qualcosa di Asia lo ha colpito, ma non sa cosa. Io credo che trovi Asia speciale...ma in modo speciale. Solo che ovviamente la cosa lo turba, perché sono soli pochi giorni che la conosce e la nostra mente ci suggerisce che questo non sia possibile".

Ci fu un lungo silenzio.

"Sara io non so se è il caso. Cosa posso fare?".

"Semplice" risposi "stasera venite a cena qui".

"Ma Asia si insospettirà!".

"Ma no" risposi "ora chiamo Asia e le dico che Elsa ha piantato una grana perché a scuola le hanno detto che disegna male. Vedrai, cederà subito".

Sospiro di Carla "ok...speriamo bene" - "Tranquilla, Carla, due teste sono meglio di una" risposi sicura.

"Grazie Sara" mi disse.

"Di niente" attaccai.

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