Abitudini vecchie e nuove

La mattina dopo mi svegliai con la vaghissima consapevolezza che oggi io, Carla e il nuovo arrivato avremmo passato la giornata insieme, di modo che mi abituassi alla sua presenza. Tipo inserimento all'asilo per intendersi.

Quindi sospirando teatralmente uscii dal letto, scansando pigramente le coperte.

Mi infilai dei calzini senza guardare, mi misi una felpa sformata ma a cui ero affezionatissima e scesi le scale, pettinandomi i capelli con le mani, come fossi la strega di una delle fiabe che illustravo di solito.

Arrivata in fondo alle scale presi un grande respiro e mi avviai verso la porta di cucina.

Gatto sasso mi guardò seccato.

"Oh no, ti prego, non ti spostare, scavalco io" dissi ironica "stupido gatto" borbottai quindi scavalcandolo.

Entrai in cucina. Carla mi stava facendo il caffè e Alex stava cercando di capire come farlo.

"'Ngiorno" mormorai imbarazzata.

Alex si girò e mi sorrise. "Buongiorno Asia"

"ASIA! " urlò Carla.

"Carla...non urlare...è prestissimo".

"Asia...sono le due di pomeriggio".

"Ah scusa...pensavo fosse solo mezzogiorno" mi stropicciai gli occhi e sbadigliai, dimentica della presenza di una terza persona. Mi fermai mentre lui sorrideva divertito.

Arrossii violentemente "Scusa" bofonchiai "non mi ricordavo di te...cioè no! Non volevo dire che non ti considero! Nel senso, ti considero ma non troppo...quindi lo so che ci sei, ma...ma..."

"Tutto ok" rispose lui tranquillo "ho capito."

"Dio ti ringrazio..." sospirai, per poi mettermi frettolosamente la mano sulla bocca.

"Asia che fai?!" mi chiese ridacchiando Carla.

"ecco i on fae uscie atte paole alla mocca" (cerco di non fare uscire altre parole dalla bocca) e mi diressi a volto basso verso la mia sedia.
Alex pensò che una delle descrizioni di Carla era sicuramente vera: Asia era buffa.

*** ALEX***

Asia andò verso Carla e la baciò sulla guancia mentre prendeva la tazza di caffè dalle sue mani. Si avvicinò alla sedia e vi salì unendo le gambe a farfalla come fanno i bambini. Era aggraziata e molto dolce.

Il suo sguardo era perso fuori dalla finestra. Noi non eravamo lì. Niente era lì. Lei era da sola non so dove e il resto non esisteva.

Carla mi fece cenno di andare in salotto. Come mi aveva spiegato, per la prossima mezz'ora non saremmo esistiti.

"Cosa ne pensi allora" chiese curiosa Carla.

"Beh, non mi sembra difficile, almeno il risveglio, intendo. Le fai il caffè, glielo porgi lei lo prende e si dimentica della tua esistenza".

Annuì e sorrise.

"Esatto. Ora inizia la vera giornata. Fra pochi minuti entrerà in salotto, chiedendomi di accompagnarla nello studio per aiutarla a prepararsi per lavorare".

"Cosa intendi con 'prepararsi'?! E poi non mi avevi detto che non dovevo toccare niente di niente?!"

"Difatti" confermò Carla "ci pensa lei. Tu devi solo fare quello che ti dice. Se fai come ti dice andrà tutto bene" ridacchiò. Credo stesse cercando di spaventarmi.

La guardai esterrefatto. Cosa poteva andare male? Insomma, le avrei dovuto al massimo passare dei pennelli, una tela che so, qualcosa così.

Carla capì cosa pensavo, ma prima di potermi dire qualcosa la porta si aprì, mostrando un'Asia sorridente e gioiosa. Era bellissima....ed io ero un cretino a pensare una cosa del genere. Ma che stavo dicendo?! Scossi la testa come a scacciare quel pensiero.

"Ehi" disse Carla.

"Ehi "mormorò lei facendo un piccolo sorriso imbarazzato "andiamo a prepararci?!"

Carla mi guardò eloquente, così la seguii dietro Asia verso il misterioso studio, che ancora non avevo mai visto. Ieri Asia vi si era chiusa dentro lasciandoci parlare e lasciando che Carla si occupasse della mia sistemazione.

**ASIA**

Mentre salivo le scale ero un po' agitata. Non sapevo cosa avrebbe pensato il mio nuovo segretario del mio studio. Io al posto suo avrei pensato che la famiglia avesse costruito un rifugio per la figlia folle, come nei film 'The Ring'.

Carla con il tempo aveva capito a cosa servivano tutti gli oggetti presenti nella stanza, ma Alex era uno sconosciuto e soprattutto non lo avevo ancora inquadrato. Io solitamente sono brava ad inquadrare le persone alla prima, ma con lui non ero riuscita. Forse perché avevo passato la maggior parte del tempo a fissare il pavimento invece che lui. Ci stava in effetti.

Arrivammo davanti alla porta. Presi un respiro. Poi mi girai "Alex" iniziai incerta "..senti qua dentro è un po' strano...cioè".
Mi fermò con un gesto della mano "non ti preoccupare credo che..." si interruppe quando aprii rassegnata la porta dello studio.

Sbarrò gli occhi.

Era pieno di colori, tempere, tele, macchine fotografiche, portatili e tavolette grafiche. Fin qui tutto bene.

Poi arrivavano gli attrezzi da lavoro: cappelli di ogni tipo. Ali di ogni tipo. Un lettore cd con mille cd buttati sotto senza un'apparente ordine.
Occhiali di tutte le forme con lenti ovviamente finte.

Mi girai verso di lui con uno sguardo spaventato, in attesa della sua reazione.

"É...è..." guardava tutto come se non capisse dove fosse "è bellissimo!"

Mi illuminai improvvisamente. 

"Davvero?! Davvero non ti spaventa?!" poi lo osservai seria con gli occhi a fessura "non è che mi credi pazza?!".

Rise e fu una risata che mi fece battere il cuore.

"No, davvero è incredibile. E cosa...come...come funziona?!"

Carla sorrise, poi ammiccò verso di me e gli spiegò.

"Dunque, a seconda della storia che va ad illustrare, prima di iniziare Asia si immedesima nella storia per così dire. Prima legge il libro, poi diventa il libro ed infine diventa il disegno. Semplice no?!"

Alex la guardò alzando un sopracciglio; 'semplice?', sembrava dire.

Ero imbarazzata, ma anche sollevata dalla sua reazione.

"Allora...iniziamo Carla?!"

Annuì e mi seguì dentro la stanza.

Nuovamente mi dimenticai di Alex. Ero nel mio mondo.

"Dunque" parlai a nessuno "un libro fantasy. Una storia d'amore..mhm. Ali rosa" lei si avvicinò, prese le ali e mi aiutò ad indossarle. Presi poi gli occhiali rosa a cuore. "Lui è tenebroso...ma dolce..." mi girai verso Carla indicando qualcosa e lei mi passò una sciarpa di seta nera che indossai stile mantello, trasformando il movimento in qualcosa di fluido e lieve. "Lei è dolce, spiritosa e fuori da ogni schema...." guardai in giro, ci voleva un cappello che non avesse nessun senso abbinato con i miei accessori, qualcosa che spezzasse. La bombetta! 

"La bombetta!" esclamai. Non mi accorsi di Alex appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte che sorrideva come un bambino.

E poi...beh era un fantasy particolare, si svolgeva fra la natura, dove niente è essenziale se non la natura stessa. Mi tolsi calzini scarpe e pantaloncini (dimentica ancora di Alex) e mi lasciai solo la lunghissima e sformata felpa che mi faceva più da vestito che altro. La mia reputazione era salva.

Mi girai verso Carla sorridente e soddisfatta. Poi asserii seriamente "ora posso lavorare".

Mi accorsi a quel punto di Alex. Lo fissai imbarazzata.

"Ecco...io funziono così. Ci vorrà un po' di pazienza da parte tua, a volte sono insofferente se non trovo le cose giuste, ma non è troppo difficile, vero?!" lo guardai speranzosa.

Sorrise dolcemente "imparerò, non ti preoccupare"

"Grazie" risposi, poi accesi la musica, mettendo i Manau, che mi avrebbero ispirato la giusta atmosfera, mi misi sullo sgabello davanti alla tela e tutto svanì. Ero a piedi scalzi nel bosco insieme ad un tenebroso principe elfico.

***ALEX***

Carla chiuse silenziosamente la porta, mentre le prime note di 'Panique Celtique' si diffondevano per lo studio.

Mi guardò seria, aspettando che dicessi qualcosa. Misi la mano sul collo e sospirai.

"Ok, è...particolare".

Lei mi sorrise. "Oggi sta andando bene, perché ancora non si rende conto che poi ci sarai tu e non io e perché sta illustrando un libro fantasy molto romantico".

Era un po' a disagio e non capivo il perché. Sospirò torturandosi le mani. Poi alzò il viso e mi guardò seria "Alex, ascolta, devi capire una cosa. Asia non ha filtri, non puoi sperare che si trattenga perché sei un estraneo, se non per i primi giorni. Quando è nervosa è capace di urlare senza sosta. Non a te...a quello che la disturba. Quando è nel pieno di un lavoro si comporta come non ci fosse nessuno. Starà un po' a te cercare di...separare i vostri spazi, ecco."

La guardai senza capire." Cosa vuol dire separare i nostri spazi?!"

Sospirò nuovamente.

"Come ti ho detto è stata in orfanotrofio fino a cinque anni. É vero, poi la sua vita è stata normale, ma a volte, quando è sovrappensiero, lei si comporta come..come se non ci fosse un lei, ma solo un noi, il noi dei suoi primi anni dove non eri qualcuno, ma eri tutti" mi guardò per capire se la stavo seguendo. 

Annuii incitandola ad andare avanti. "Quindi, in queste occasioni gira per casa...beh senza guardare quello che indossa, anche perché abituata ad una presenza femminile, si fa il bagno con la porta aperta, canticchia a tutte le ore e...beh se per sbaglio ti si infila nel letto durante un temporale è perché all'inizio non si ricorderà che ci sei tu e non io in camera. Quindi" ridacchiò scuotendo la testa "non imbarazzarla più di tanto e non ti scandalizzare più di tanto, non succederà una seconda volta".

La guardai dubbioso. 

"Senti Carla, io solitamente non ho problemi di sorta...ma mi sembra che Asia sia davvero molto particolare. Cioè non credo che in due settimane e qualcosa tu mi possa insegnare come...gestirla" mi grattai pensieroso la nuca, cercando di trovare le parole giuste "è un caso un po' fuori dai miei soliti standard".

Carla mi guardò severa.

"Senti, la casa editrice mi ha detto che eri il migliore, che avevi molta esperienza e che non si è mai lamentato nessuno. Asia ha bisogno di una persona che la segua. Per alcune cose è come una bambina, per altre è completamente indipendente, a volte anche troppo. Ti ho detto fin dall'inizio che non sarebbe stata una passeggiata. Ma oltre al tuo curriculum, peraltro eccellente, il motivo per cui ho accettato che tu fossi il mio sostituto è molto semplice: quando abbiamo parlato ho capito che sei molto sensibile e quando hai conosciuto Asia ieri sei stato bravissimo con lei. Per favore non spaventarti e non lasciarmi nelle mani di qualche stronzo che la tratterà come non merita."

La guardai serio. Aveva ragione, dall'inizio alla fine. Eppure non so, c'era qualcosa che mi spingeva a tirarmi indietro, qualcosa che mi faceva tentennare. Qualcosa che aveva a che fare con due occhi verdi ed un paio di ali rosa. Ero sempre stato professionale, eppure ieri Asia mi aveva fatto paura. Paura perché quando l'avevo vista avevo sentito un battito che non avrei dovuto sentire. 

Non sapevo cosa fare, ero combattuto. Non volevo andare via, sapevo di poter svolgere al meglio il mio lavoro per lei, ma avevo paura di non riuscire ad essere abbastanza obiettivo per aiutarla davvero. Lei era più che particolare. Lei era speciale, in una maniera tutta sua ed io non ero sicuro di essere in grado di 'affrontare' qualcuno come lei e purtroppo sapevo perché. Guardai Carla.

"Lo so" mi disse, la interrogai con lo sguardo "che è speciale. Te lo avevo detto ieri e vedo che tu già oggi hai capito cosa intendevo. Complimenti pensavo ci avresti messo di più. Sei davvero sensibile, ho scelto bene". Mi sorrise ed io mi vergognai come un ladro. Due secondi fa stavo giusto pensando di scappare a gambe levate.

"Sarai perfetto, Alex, non ti preoccupare. Se all'inizio avrai difficoltà potrai sempre chiamarmi. E se ci sarà qualcosa che non capirai...beh Asia riuscirà a fartelo capire, ne sono sicura. Sei bravo nel tuo lavoro e questo lo sappiamo entrambi, ma soprattutto sei un bravo ragazzo e questo è quello che ho bisogno di sapere. Asia ha bisogno di te, Alex, ora la domanda è: vuoi essere quello di cui ha bisogno?!"

Non so quale follia mi portò a rispondere "Sì" mentre tutto il mio corpo mi urlava di scappare.

"Bene" esclamò Carla "ora iniziamo sul serio".

Mi portò in quello che sarebbe diventato il mio studio e mi mostrò L'agenda, che sembrava più un tomo antico a giudicare dall'altezza e dalla miriade di fogli che ne avevano ormai sgretolato la costola.


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top