Capitolo 9
Julyen guardò il barista preparare il cocktail ordinato dalla Anderz: si trattava un mix di vodka e rum che considerava mortale per qualche specie. Non aveva la minima idea di quanto lei potesse reggere l'alcol, ma delle sue capacità di combattimento da sobria era ben consapevole, complici le informazioni ottenute forzando gli archivi del Patto in segreto e le voci che giravano.
«Prima o poi ti ricovereranno per problemi al fegato» sbottò il barista appoggiando il bicchiere davanti a lei con poca grazia, tanto che alcune goccioline uscirono fuori, cadendo sul bancone lucidato. Briya le guardò brillare appena sotto la luce calda del lampadario posto sopra la sua testa, poi alzò di scatto gli occhi, fissandoli in quelli del barista.
«Prima o poi imparerai a farti gli affari tuoi. Ho solo voglia di bere stasera».
«Poi riesci a tornare a casa?»
«Oh, ma per chi mi hai preso? Per questo fuscello qui accanto?» disse Briya indicando con il pollice Julyen che era certo che gli avesse affibbiato quel soprannome a causa della sua corporatura esile.
«Questo "fuscello" potrebbe anche batterti a una gara di bevute» le disse avvicinandosi appena con il busto e sfoggiando un sorriso. A discapito di quel che pensava, Briya si limitò ad alzare entrambe le sopracciglia prima di rispondergli.
«Il pareggio o la sconfitta non fanno per me, sappilo». Lei agitò una mano e bevve un grosso sorso del cocktail, passando poi il dorso sulla bocca.
«Preparati a perdere» le sibilò Julyen, contento del fatto che non si fosse soffermata troppo sul suo aspetto fisico per notare tutti i particolari - non gli avrebbe dato così tanta confidenza se avesse notato che era uno degli Affiliati e, soprattutto, uno dei due che era sulla metropolitana.
Il barista appoggiò le mani grassocce, unte e piene di anelli sul bancone. «Cosa volete allora?»
«Rum e pera?» chiese Julyen guardando la sua sfidante.
«Rum e pera, andata» rispose lei, ghignando appena. Confidava in una facile vittoria, sapendo di essere in grado di bere i bicchierini di rum senza bisogno del succo e che l'avversario era proprio un fuscello. Se scelto lei, l'avrebbe mandato KO senza dover spendere troppo. Fissarono entrambi la fila di venti bicchierini - venti a testa - che si andava formando pian piano davanti a loro, sapientemente riempita dal barista con l'alternanza di rum e succo di pera artificiale.
Briya preferiva bere prima il succo e poi il rum dal momento che odiava troppo il sapore delle pere artificiali che non avevano niente di paragonabile ai veri frutti. Se solo i costi di spedizione da fuori la Proxima Hemitea non fossero stati esagerati avrebbe mandato qualche astronave cargo sulla Terra a farne una scorta, ma, se aggiungeva anche il fatto che non aveva la minima idea se sul terzo pianeta del sistema solare ci fosse rimasto qualcosa, l'idea non la attirava particolarmente
«Pronta?» le chiese Julyen alzando i primi due bicchierini. Briya annuì con un cenno del capo, prendendone solo uno di rum: piuttosto che bere dieci volte il succo artificiale, avrebbe preferito tornare a casa barcollando.
«Preparati a perdere» gli disse prima di berli uno dopo l'altro, in un tempo così breve che Julyen si trovò a spalancare la bocca senza avere la possibilità di andare oltre il quinto bicchiere di liquore.
«Che c'è, fuscello? Stai già dando forfait?»
Quello scosse la testa, bevendo i propri. Briya lo osservò strizzare gli occhi, rimanendo incapace di bere quello con il succo di pera, alzato a mezzaria. Quasi scoppiò a ridere, vedendo la sua espressione distorta dal rum che senza dubbio gli bruciava in gola e in bocca.
Senza curarsi di lui, tornò a bere i propri, arrivando ben presto alla fine. Si era fatta il callo a bere con gli altri ufficiali della Discordia, ma usavano anche alcolici che potevano essere considerati illegali e che soprattutto avevano un tasso alcolico molto più alto rispetto ai dieci bicchierini di rum che aveva finito. Bevve anche l'ultimo con il succo di pera, voltandosi poi verso Julyen che la guardava con la bocca spalancata.
Briya gli tirò dei colpetti amichevoli sulla guancia. «Te l'ho detto, sei un fuscello. Quelli, piuttosto, li finisci?» gli chiese indicando i tre bicchierini di rum che Julyen aveva lasciato.
«Fai pure... a questo punto ho già perso» mormorò guardando il succo ondeggiare nel piccolo bicchierino che aveva davanti. Sentiva la testa girargli e se voleva andare fino in fondo al piano non avrebbe dovuto bere nient'altro. La guardò finire l'alcolico come se fosse acqua, poi sentì i suoi occhi posarsi sulla sua faccia.
«Mi ricordi qualcuno, anche se non so chi. E odio essere così poco fisionomista e poco sobria, potrei evitarmi il novant... no, è troppo, diciamo l'ottanta per cento dei guai in cui capito giornalmente».
«Vengo spesso in questo bar» mentì lui alzando le spalle.
«Avrei dovuto sfruttarti prima per una gara di bevute» disse Briya ridacchiando appena. «Risparmierei sullo stipendio. Va', offro io per questa volta. Un fuscello come te mi fa quasi pietà» aggiunse passando al barista una delle banconote vinte poco prima.
«Almeno hai un nome, fuscello?»
«Sì, e per tua sfortuna non è fuscello».
«Peccato, ci tenevo ad aggiungere qualche altro nomignolo alla collezione. Soprammobile da solo stona un po'».
«Ma sono tutti così strambi quelli della tua razza? Sono...» Si morse un attimo la lingua, indeciso se rivelare il proprio nome. «Sono Julyen».
«Nome diffuso» commentò lei. «Immagino che, nel bene o nel male, tu sappia il mio».
«Diciamo che l'ho sentito in giro».
«Immaginavo».
Prima che un silenzio imbarazzante cadesse su di loro, Julyen le sorrise. «Posso offrirti almeno una sigaretta?»
«Basta che non sia Chow. Il tabacco puro mi piace, il Chow mi fa vomitare, soprattutto dopo aver bevuto. Non capisco che ci trovi l'intera galassia in quella droga, fa schifo di sapore».
Julyen scese da proprio sgabello, tendendo una mano a Briya che la rifiutò con un cenno del capo, ma che rimase immobile per qualche istante, sbattendo le palpebre. Cercava in tutti i modi di assumere un contegno che non avrebbe potuto dare adito a sospetti sul fatto che avesse bevuto un po' troppo: benché avesse la pistola di ordinanza con sé, nascosta sotto la giacca, sparare bene da ubriaca sarebbe stato difficile. Sperò, quindi, che prendere una boccata d'aria fresca fuori dal calore opprimente del bar la potesse aiutare a raggiungere il livello di attenzione minimo per tornare a casa in sicurezza. Voleva evitare di farsi accompagnare da uno sconosciuto - che poteva poi riferire il suo indirizzo alla Mano Scarlatta - o farsi venire a prendere da BIT - che senza dubbio avrebbe sparso la voce di come l'aveva messa a nanna come un bebè a tutta la flotta.
Seguì Julyen fuori dal bar, osservando lo strano modo in cui portava il colletto della camicia: poteva nascondere qualcosa, come il simbolo degli Affiliati, ma a causa della giovane età - non gli dava più di venticinque anni - riteneva quasi impossibile una cosa del genere; pensò che fosse una stramba moda dei giovani del luogo. Scosse la testa, inspirando a fondo non appena mise piede fuori dal bar. Stranamente, era una di quelle sere in cui la cappa d'afa di Kiaphus non si faceva sentire così tanto. Prese una sigaretta che Julyen le offriva, ignorando sia il fatto che lui tenesse bene in mostra sia il pacchetto su cui campeggiava la scritta "Tabacco puro", sia un gran sorriso. Se i suoi piani riguardavano il sedurla lì, nel Vicolo degli Ulivi, il ragazzo avrebbe preso preso un bel granchio.
Julyen accese la propria, passando poi l'accendino con un rapido gesto a Briya che fu costretta a premerlo varie volte a causa della mano che tremava sotto gli effetti dell'alcol. Accesa la sigaretta, se la portò alle labbra e si appoggiò al muro, piegando la gamba destra in modo da appoggiare il piede al muro.
Sentiva gli occhi di Julyen squadrarla da capo a piedi, attirati forse dal corto vestito nero che aveva scelto di indossare.
«Credevo ti prendessi una barra di Chow anche tu. Insomma, lo fanno tutti» esordì lei rompendo il silenzio.
«Quasi tutti» rispose lui alzando le spalle e appoggiandosi sul muro di fronte a lei: non aveva affatto voglia di lanciarsi in una conversazione priva di qualsiasi peso e continuava a chiedersi quanto avrebbe dovuto aspettare per farla cadere ai suoi piedi. Briya scosse la propria sigaretta, lasciandosi andare a un sospiro, dovuto a chissà quali pensieri.
«O sei uno di quelli che ha avuto un'allergia al Chow - e non sono pochi, essendo roba totalmente sintetica - o sei uno di quelli che hanno rischiato la morte per la stessa droga».
«Nessuna delle due: semplicemente, non amo quanto impasti la bocca. Preferisco il tabacco, solo che... be', costa un occhio della testa ovunque, nemmeno al mercato nero è conveniente comprarlo».
«Anche nei commerci legali, qui. Invece sulla Terra, almeno lo scorso millennio, costavano otto dollari circa... equivalgono a un decimo di un Credito Federale».
«Quasi niente, allora».
«Già, con solo un terzo del mio stipendio sulla Terra avrei potuto condurre una vita da multimiliardaria».
«Ma cosa ti ha spinto a venire in queste parti? Voglio dire, lo spazio è grande... perché proprio la Proxima Hemithea?»
Briya sospirò, guardando in terra dopo aver preso un'altra boccata di fumo. «Avevo diciotto anni quando sono partita. Non avevo alcun futuro laggiù se non fosse quello di essere inquadrata nei ranghi militari. Mi illudevo di poter diventare un'esploratrice galattica, ma adesso sono finita a fare la stessa cosa che non volevo fare. Per puro caso, incontrai alcuni ambasciatori del Patto che cercavano alleati fuori dalla galassia: avevano chiesto alla colonia su Marte, ma quelli li avevano indirizzati sulla Terra, non so per quale motivo, ma diciamo che per una volta tutti i film con l'arrivo degli alieni in America non sembrarono esagerati. Parlai a lungo con loro, ma quando partirono io non avevo ancora fatto la mia scelta e quelli non potevano certo stare ad aspettarmi quando avevano da formare un argine contro la Confederazione. Qualche mese dopo, completato l'addestramento, decisi di raggiungere la colonia su Marte, dicendomi che almeno avrei lasciato la Terra. Non mi diede soddisfazione vivere sul pianeta rosso e non appena trovai una nave mercantile diretta verso la Proxima Hemithea, mi fiondai a parlare con il capitano per ottenere un passaggio. Ingenuamente, non mi informai sulla situazione della galassia e arrivai su Itov senza sapere che la Confederazione considerava illegale l'immigrazione sullo stesso. Ricordandomi dell'addestramento ricevuto, riuscii a sopravvivere nei bassifondi di quel pianeta... credo sia anche il motivo per cui vengo spesso qui: mi ricorda quel periodo di quasi libertà che ero riuscita ad afferrare. Certo, vivevo al limite della legge, ma non avevo obblighi morali né politici. Qualche tempo dopo, il Patto fece un'incursione su Itov, cercando di raccogliere affiliati tra gli abitanti dei bassifondi. A quel punto decisi di dare una mano a Edam, viene dalla Terra anche lui, come potevo dire di non a un... diciamo concittadino? Immagino che il resto tu lo sappia, la Discordia è sulla bocca di tutti da anni. Ed ecco il mio passato tragico, Be', almeno quando sono partita avevo ancora entrambi i genitori in vita... non ho mai capito quale fosse il senso di rendere orfani parecchi personaggi in libri e film, non è la realtà... ma dimmi, la tua storia qual è, fuscello?»
Julyen aspirò una boccata d'aria, cercando di mettere in piedi in poco tempo una storia che restasse a galla senza aver bisogno di troppi salvagente. «Vengo da Saphore, un pianeta ai margini della galassia. Mio padre fa parte della Confederazione, ma ho sviluppato idee politiche molto diverse da quelle della mia gente. Ho passato qualche giornata in carcere a causa delle opposizioni che ho fatto sia agli insegnanti sia in piazza. In poche parole, prima di passare l'ennesima notte in carcere, riuscii a sfuggire alle guardie e con l'aiuto di alcuni amici sono arrivato su Kiaphus. Avevo l'idea di unirmi al Patto, ma non ho mai avuto modo. Sono qui da solo cinque mesi d'altra parte» le disse aspirando un'altra boccata di fumo. Briya gettò a terra il mozzicone della sua sigaretta, schiacciandolo poi con la punta degli alti stivali neri che portava.
«Ascoltami bene, fuscello. Potrei anche procurarti un posto di lavoro sicuro nel Patto - sai fare qualcosa di particolare?»
«Me la cavo con la meccanica» le disse grattandosi la zona dietro l'orecchio. «E so pilotare le navi di piccole dimensioni».
«I requisiti minimi ce li hai. Sappi solo che se salta fuori che tu sei un Affiliato della Mano Scarlatta o comunque ronzi in quei paraggi, l'unica cosa che potrai avere è una condanna a morte per direttissima firmata dalla sottoscritta, chiaro?».
Julyen annuì e, sorridendo, le si avvicinò. «Come potrei mentirti, dolcezza?»
«Frena con le parole, fuscello, perché uno, da domani potrei essere il tuo superiore e due, perdi solo tempo a provarci con me».
«Non porti anelli, quindi non dovresti essere prossima al matrimonio».
«Se è per quello, non ho nemmeno un fidanzato. Solo, non mi interessano quelli come te».
«Capisco... preferisci qualcuno della tua razza. Te la intendi con Edam, per caso?»
Briya scoppiò a ridere, piegandosi in tue e tenendosi la pancia. Si asciugò una lacrima, guardando poi Julyen. «Io? Con quel pesce lesso? Per carità! Nemmeno per sogno. No, non me la intendo proprio con Edam, anzi, non vedo come potrei andarci d'accordo anche a letto se a malapena lo sopporto a lavoro. Il discorso è un altro, fuscello. Non mi interessano i possessori dei geni XY, qualunque sia la loro specie». Gli mise una mano sulla spalla, stringendogliela appena. «Presentati al comando domani mattina alle nove e trenta, ora locale. Avremo modo di vedere quanto sei adatto a noi» gli disse prima di andarsene a passo svelto, ma un po' traballante. Julyen restò immobile a guardarla scomparire nel vicolo, con la sigaretta non ancora del tutto consumata, rimuginando sul significato di quella frase che gli aveva detto.
L'angolino buio e misterioso
Dopo le ricerche a poker, ho fatto pure quelle sul costo delle sigarette in America, sì. Quanto al rum e pera... diciamo che la storia è questa: ero a una festa a casa di una mia amica, dopo qualche birretta, decido di fare gli shottini rum e pera. Al che, io riesco a bere il rum senza troppi problemi, solo che... il succo no. Proprio non riesco a berlo.
Il motivo? Molto assurdo: mi ricordava il nome della prof di analisi con cui avrei dovuto dare l'orale per concludere l'esame dopo poco tempo.
Mi prendono ancora in giro, sì.
COMUNQUE. Sono finiti i capitoli di introduzione, avevo solo bisogno di far incontrare questi due e mostrare un po' il pianeta perché, dai, non posso lasciare il wordbuilding solo sullo sfondo dopo che l'ho creato completamente a caso, no?
Dal prossimo diciamo che si inizia a entrare nell'azione vera e propria*^*
E che ne dite del coming out di Briya? Io rido ancora per quella frase.
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