Capitolo 35
Sester non era mai apparsa così vuota a Kaeler: sapeva quanto fosse viva la città quando ancora il Patto della Frontiera era un'entità forte, ricordava i momenti in cui aveva brillato e in cui l'intero Kiaphus aveva goduto di un'agiatezza a cui il pianeta non era mai stato abituato. Era ciò che l'aveva attratto, ciò per cui aveva deciso di trasferirsi nell'altro emisfero. Ciò che l'aveva rovinato.
Si passò una mano sul collo, sfiorando con le dita il segno che lo marchiava da anni e che l'avrebbe accompagnato fino alla morte. Aveva tradito per avere altro Chow.
Strinse una mano sulla tasca mal rattoppata della giacca, tastando più volte le stecche che aveva con sé: gli regalavano sicurezza, lo facevano stare tranquillo.
La via principale di Sester era vuota, segnata dall'abbandono: i muri di molti edifici erano stati imbrattati da graffiti e scritte, alcune in lingua comune, altre in quelle parlate dai vari Affiliati. Erano insulti, nella maggior parte dei casi.
Frasi di scherno verso la Confederazione e la Discordia, verso coloro che presto o tardi si sarebbero ritrovati con una nuova minaccia sopra le teste.
Della bandiera del Patto della Frontiera, che un tempo sventolava sul palo della facciata dell'edificio che ospitava il Consiglio, non erano rimasti che brandelli anneriti, ciò che la pioggia aveva salvato dal fuoco che era stato appiccato dagli Affiliati.
C'era calma.
Troppa, per i suoi gusti: nessuno tra chi era rimasto su Kiaphus osava uscire di casa. Qualcuno aveva provato a fuggire, ma era stato freddato negli angoli delle strade e l'odore dei corpi in putrefazione si percepiva ovunque. Nessuno avrebbe ripulito le strade - la Mano Scarlatta non aveva bisogno di agire nel pulito. Erano abituati alla sporcizia dei bassifondi in cui erano stati rilegati, erano abituati a giocare sporco per ottenere quel che volevano.
Estrasse una stecca, portandola davanti agli occhi con la mano che tremava. In contrasto con il cielo azzurro di Kiaphus, la stecca appariva più scura di quel che fosse in realtà. Ghignò. Ne staccò un morso, appoggiandosi a una parete, coprendo un pezzo di un graffito che non aveva ben compreso.
Ciò che avevano macchinato per anni stava finalmente prendendo forma, aiutato dalla rabbia per le angherie subite dal Patto che non li considerava altro che feccia e dal disprezzo che la Confederazione rivolgeva loro.
Ingoiò il pezzo masticato, seguendo con lo sguardo due Affiliati che trascinavano per le maniche un altro dei politici che cercava di resistere loro, di divincolarsi dalla presa. L'ennesimo tentativo di fuga andato male: erano troppo abituati all'agire nella luce che quando si trattava di destreggiarsi tra i vicoli per raggiungere la metropolitana e da lì lo spazioporto risultavano immediatamente riconoscibili: si guardavano intorno con l'aria di chi sapeva essere braccato, di chi aveva paura.
Idioti.
Staccò un altro morso quando li vide scomparire dietro un angolo. Un attimo dopo, il rumore di un singolo sparo risuonò nell'aria, perdendosi nell'eco che rimbalzava tra gli edifici.
Un problema in meno, si disse Kaeler, piegando la gamba destra e appoggiando la suola al muro.
La stecca finì prima di quel che sperava: si passò pollice e indice sulle palpebre, massaggiandosi gli occhi. Non sarebbe passato molto tempo prima che gli effetti del Chow prendessero di nuovo il controllo del corpo, manipolando la realtà che vedeva.
Continuava ad aspettare notizie da Julyen, ma non era nemmeno certo che fosse ancora vivo: sopravvivere allo spazio era quasi impossibile ed erano pochi coloro che riuscivano a raccontarlo.
Alzò lo sguardo, sentendo le risate dei due Affiliati che si avvicinavano.
«Avresti dovuto vedere la sua faccia terrorizzata» sghizzazzò uno. «Sono così terribilmente inutili che pure ucciderli è poco divertente».
«L'importante è che non intralcino i nostri piani».
Il secondo fra i due, leggermente più alto del compagno, sputò in terra, sollevando poi il mento. «Avremmo dovuto prendere il controllo del Consiglio da tempo: com'è che questi vivevano nel lusso mentre noi eravamo costretti ai bassifondi di Sester?»
«L'importante è avere la propria rivincita, no? O vendetta. Sai bene che il nostro piano non poteva essere attuato finché la Discordia fosse nei paraggi di Kiaphus» rispose Kaeler, squadrando l'Affiliato: era uno dei pochi che sembrava vantarsi del segno sul collo, mettendolo in mostra con i capelli neri rasati dal lato sinistro e spostati tutti a destra. Indossava una canottiera bianca sotto una giacca dai bordi usurati dal tempo.
«Ma uccidere la Anderz?» chiese l'altro, sistemandosi il fucile sulle spalle.
«Credevo cadesse più facilmente in trappola».
«Lo speravamo tutti. Non vedo l'ora di vederla morta. Non avevi mandato tuo figlio sulla Discordia?»
Kaeler annuì, incrociando le braccia e abbassando la gamba per mantenere un equilibrio che il Chow portava a perdere, illudendolo che sotto i piedi non avesse più il marciapiede di Sester, ma qualcosa di inconsistente. «Potrebbe anche essere finito male, da quel che ne so. La Discordia è stata danneggiata gravemente in battaglia, lui è tra i feriti. Dovrebbe essere vivo, ma potrebbe essere stato scoperto. Non credo tradirà, conto sull'educazione che ha ricevuto» rispose Kaeler, passandosi poi la lingua sulle labbra: sentiva la bocca impastata e il fatto che quei due continuassero a parlargli lo iniziava a innervosire. A lui non interessavano i discorsi su quanto pessimi fossero i politici del Patto della Frontiera, di quanto Briya Anderz si meritasse di morire. La Mano Scarlatta aveva un piano che, a qualsiasi costo, doveva essere portato a termine. Tutto ciò che avveniva su Kiaphus in quei giorni, prima che l'inizio del cedimento colpisse anche la Confederazione delle Venti Stelle, non era altro che un contorno non necessario.
L'avevano messo in conto fin da subito: sangue avrebbe vendicato quel segno che tutti erano costretti a portare sul collo, a mostrare al mondo per non far morire il ricordo dell'onta di cui si erano coperti.
***
Il non avere notizie da Julyen da troppo tempo iniziava a preoccupare Kaeler: sapeva che la Discordia fosse su Grinda, non era una notizia verificata, ma era fin troppo credibile che la Anderz stesse macchinando la creazione di una nuova flotta su Xallao, ora che Grinda era uscita dalla neutralità per chiudersi su sé stessa. Eppure, sebbene gli ultimi contatti tra la flotta del Patto e Sester risalissero a ormai otto mesi prima, di Julyen non aveva avuto alcun messaggio.
O ancora era all'ospedale, appeso tra la vita e la morte dopo esser stato quasi risucchiato nel freddo dello spazio, o l'avevano scoperto e gettato in prigione - sempre se Briya non l'avesse già ucciso.
Scosse la testa, guardando un'astronave che portava il simbolo della Confederazione sulla fiancata posarsi a terra, nello spazioporto di Kiaphus, con una leggerezza che quasi stonava con le dimensioni che aveva.
Era stato un arrivo improvviso, notificato da un Affiliato che era arrivato a corsa, salvandolo dai discorsi dei due. Si passò una mano sulla faccia, sperando che le tracce della stecca di Chow che aveva ingerito prima non si notassero troppo.
Le figure dei membri dell'equipaggio si notavano appena intorno all'astronave: non erano altro che piccoli puntini leggermente più chiari delle lamiere che si muovevano mentre una navetta a levitazione magnetica si muoveva verso l'astronave.
Non dovette aspettare tanto prima di veder comparire la delegazione della Confederazione avanzare dall'altra parte della sala: erano in cinque, accompagnati da un drappello di soldati che marciava dietro di loro, mettendo in bella mostra i fucili di ultima generazione di cui disponevano e riempiendo il silenzio dell'ambiente con i loro passi ritmici.
Kaeler rimase fermo, maledicendo mentalmente gli Oligarchi che avevano deciso di disturbare le operazioni della Mano Scarlatta, mettendo così in stallo le operazioni di compravendita delle nuove partite di Chow. Probabilmente la Confederazione non vedeva - o non voleva vedere - il marcio che si celava nella Proxima Hemitea: sembrano fregarsene di quel che c'era sotto la superficie, di ciò che metteva in crisi le economie dei pianeti più piccoli.
«Kaeler Gav?» chiese uno della delegazione, fermandosi a una decina di passi dall'Affiliato che annuì con un cenno del capo.
«In persona».
«Sono il generale Marwin. Su Quater abbiamo ricevuto notizie che potrebbero interessare anche la Mano Scarlatta, in virtù della nostra...»
«Collaborazione?» chiese Kaeler sorridendo appena e inclinando la testa; leggeva nella faccia dell'interlocutore il disgusto nel dover avere a che fare con qualcuno che non rientrava nell'ideale che la Confederazione si aspettava per la specie pura.
«Esattamente» rispose Marwin serrando le labbra.
«Che genere di notizie?»
Incrociò le braccia dietro la schiena, riportando in posizione eretta la testa e guardando negli occhi il generale.
«La Anderz su Xallao sta costruendo una flotta».
Kaeler agitò la mano, come a voler scacciare l'aria che lo circondava. «Tutto qui? E la Confederazione ha paura di una flotta non ancora sistemata?»
«Non è... l'Armonia a darci problemi. È l'idea di attaccare Grinda».
«Speravo che quel pianeta fosse già esploso».
«In molti si rifiutano di verbalizzare il piano per timore... delle divinità. Senza contare che alcuni dei nostri politici sono di Grinda».
«Tagliate corto, generale. Io non ho tempo per i vostri giri di parole: perché siete qui?»
«Sappiamo che i politici del Patto sono ancora qui».
«Quelli vivi, sì».
«Tra loro ce n'erano una decina di Grinda: non vogliamo dare la possibilità alla Anderz di riprendersi la Breckett, vogliamo mandare uno di loro sul pianeta con un ultimatum».
«Consegnatemi il messaggio. Penserò io a occuparmi dell'intera faccenda».
Il generale fece un cenno con la testa e uno degli altri delegati si staccò dal gruppo, oltrepassò il superiore e consegnò a Kaeler un dischetto azzurro. «Consegnatelo a Re Damian e a quella pazza della Anderz».
«Consideratelo già fatto» rispose Kaeler, stringendolo nel palmo della mano. «Ah, generale. Favore per favore, sappiate che potreste avere nelle mani un'arma ben più potente di quel che pensate contro la Anderz: provate a togliere di mezzo la Breckett e vedrete come avrete in pugno anche la persona a cui puntate».
Marwin aggrottò la fronte, aprì la bocca per chiedergli cosa intendesse davvero ma Kaeler gli aveva già voltato le spalle, dirigendosi verso l'uscita della sala - il luogo dove un tempo si radunavano gli equipaggi prima del decollo, tenendo gli occhi incollati sugli schermi disseminati sul soffitto, dove in quel momento comparivano soltanto le colonne che riportavano le tre categorie che avrebbero smistato i membri: codice identificativo dell'astronave, numero della pista e orario previsto per il decollo.
Kaeler li aveva osservati per pochi istanti, scuotendo la testa di fronte all'ennesimo simbolo che segnava la decadenza totale del Patto della Frontiera: la Anderz non sarebbe mai riuscita a riportarlo in vita, lei non era Edam, lei non aveva la capacità di trascinare la folla. SI sarebbe scottata in quel conflitto, ne era certo.
Sorrise fra sé, lanciando in aria il dischetto per poi riprenderlo in mano: l'avrebbe consegnato a Grinda, ci avrebbe mandato uno dei loro politici, ma non nel modo in cui la Confederazione sperava. Cambiare il testo del messaggio non sarebbe stato difficile, falsificare le intenzioni degli Oligarchi contro Grinda avrebbero aperto una frattura che avrebbe regalato un grosso vantaggio alla Mano Scarlatta.
La Confederazione delle Venti Stelle stava spianando loro la strada per un'altra conquista. La Proxima Hemitea sarebbe cambiata, ma non come Quater voleva e desiderava.
L'angolino buio e misterioso
Buon anno, gente! Se solo l'aggiornamento fosse stato il primo capitolo di Armonia avrei iniziato l'anno con un bel botto 😬 dovevo contare meglio.
E niente, ormai siamo agli scoggioli, ma ricordavo che durante il Nanowrimo avevo fatto un meme che riassumeva la situazione in questo capitolo.
Ma nie, le città mezze distrutte c'hanno il loro fascino per me. E niente, a martedì prossimo ❤️
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