Capitolo 34
Il rumore dei macchinari si sentiva fin da fuori: martellante e continuo, già rimbombava nella testa di Briya.
«Mia sorella dice che è questione di abitudine… vedi di farlo in fretta perché non credo che potrai lasciare Xallao a breve».
Briya alzò entrambe le sopracciglia, voltandosi poi verso Roys.
«Sembra che tu debba tornare su Grinda…»
«Guerra o no, ho un lavoro da svolgere e non posso lasciare Re Damian senza protezione per troppo tempo: potrebbe essere una mossa fatale per lui, ora che non tutti i nobili sono concordi nella sua scelta. Mi ha solo chiesto di accompagnarti qui, non di farti da guida turistica. Ci vediamo, Anderz. Guarda di non far saltare le teste dei robot che lavorano qui». La salutò con un cenno della mano prima di allontanarsi, tornando verso la navetta.
«Tu controlla che BIT non disturbi i feriti all'ospedale. Ah, Roys» urlò Briya.
«Dimmi» rispose lui fermandosi e voltandosi appena verso di lei.
«Puoi farmi avere notizie dall'ospedale? Ho lasciato la faccenda agli ufficiali negli ultimi giorni, ma non mi sembra giusto trascurare chi ci ha quasi lasciato la pelle in battaglia».
«Certamente».
Briya sospirò, rimanendo ferma nel mezzo del piazzale: non aveva la minima idea di dove avrebbe dovuto dirigersi, se avrebbe potuto incontrare qualcuno o dove era scappata Gabije. Non sapere niente la spaventata più che avere la certezza che tutto sarebbe andato a rotoli.
Dopo qualche minuto passato a guardarsi intorno – il grigiore continuo degli edifici non le pareva affatto rassicurante – si decise a prendere il pad.
«Mio fratello si è dimenticato di dirti dove andare, vero?» chiese Gabije, senza curarsi dei convenevoli, rispondendo dopo pochi squilli a vuoto.
«Immagino di sì».
«Ah, per la Confederazione! Che idiota! Resta pure nel piazzale dove sei, ti mando qualcuno» le disse lei prima di urlare qualcosa nella lingua di Grinda.
Non passò molto tempo prima che notò una figura uscire da una porta scorrevole e avvicinarsi velocemente.
«Rayven Braley, sezione materiali» disse quella allungando una mano che Briya strinse appena, sforzandosi di sorridere.
«Briya Anderz, comandante dell'Armonia».
Faceva fatica a pronunciare quel nome, a realizzare di avere sulle spalle la responsabilità di tutta la guerra. Forse avevano ragione coloro che mal la sopportavano nel Patto e nel Consiglio, coloro che dicevano che era inadatta al comando della stessa Discordia – figuriamoci a una flotta.
«Immagino tu non sappia niente» le disse, indugiando sull'ultima parola. Le risultava difficile parlare la lingua comune, ma Briya sapeva che Grinda avrebbe mal rinunciato alle sue tradizioni e ormai ci aveva fatto l'abitudine a sentire quei suoni così diversi cercare un punto di contatto.
«Nessuno mi ha detto niente, se non di recarmi su Xallao».
«D'accordo, d'accordo» disse Rayven, gettandosi alle spalle una delle due trecce che, nella leggera corsa, le era ricaduta sul petto. «Con Benteleye pensavamo di sistemare prima la Discordia… o almeno, dedicarci a quella durante i tempi di produzione in modo da ottimizzare il processo. Molte lamiere di niobus sono già state prodotte».
«Almeno un'astronave da guerra funzionante devo averla».
«In effetti... la Confederazione non si può certo affrontare lanciando una sedia…»
«Qualcuno degli Oligarchi se la meriterebbe in faccia. E sarei disposta a dargliela più che volentieri».
«Non lo metto in dubbio» rispose Rayven intrecciando le mani davanti al petto. «In ogni caso: Xallao ha un diametro di qualche migliaia di Sahas, è diviso in zone, ognuna dedicata a un certo tipo di produzione. Gajibe avrebbe aperto una parentesi sul tipo di linea produttiva che viene usata nelle fabbriche… che rimanga fra noi, vorremmo tutti che avesse qualche altro interesse oltre a… quella roba lì. Comunque. Il pianeta potrebbe essere considerato un'enorme fabbrica: i collegamenti sono sia sotterranei che di superficie – questi ultimi sono soprattutto usati per le merci, ma dipende molto da dove devi andare. Prima o poi ti servirà, quindi sappi che la linea rossa della metropolitana è quella che conduce direttamente allo spazioporto per le astronavi più grandi. Questo è principalmente di servizio visto che gli uffici dirigenziali del polo industriale di Xallao sono tutti in questi dintorni. C'è la linea blu che collega gli edifici tra loro».
«Linea rossa e linea blu… dovrei riuscire a non perdermi».
«Aspetta di vedere le fabbriche, allora» ridacchiò Rayven. «I sistemi di collegamento sono fatti molto bene e chi riesce a perdersi su Xallao dopo i primi tre giorni è veramente un cretino. Non ho idea di quel che tu debba fare qui, ma…»
«Non lo so nemmeno io» rispose Briya alzando le spalle. «Ho sempre voluto accertarmi in prima persona di quel che succedesse alla Discordia, voglio seguire i lavori di ricostruzione».
«Mh, ho capito. Conoscendo i nostri sistemi di produzione probabilmente non ci vorrà molto a riparare la Discordia - so che Gabije e gli altri hanno passato notti insonni per portare a termine il progetto».
«Mi aspettavo tempi morti: una flotta non può essere costruita in due giorni… in ogni caso, c’è da pensare al piano di attacco, non potrò starmene con le mani in mano».
«Allora vieni, immagino tu voglia seguire i lavori. Altri ufficiali non ce ne sono?» chiese Rayven guardando alle spalle di Briya.
«Li farò chiamare nel caso: alcuni membri appartenenti alle squadre di tecnici sono già qui da giorni».
«Non li ho visti, ma è anche vero che ho passato buona parte in laboratorio. Giusto per informazione, da quella parte ci sono gli alloggi, credo ti convenga farti spedire i bagagli se hai intenzione di rimanere qui».
«Non ci ho pensato… mi organizzerò. Ho subito di peggio che rimanere su un pianeta civilizzato. Dov’è la Discordia?»
«Padiglione... » Rayven si morse l’interno della guancia, alzando per un attimo gli occhi al cielo. «Settantaquattro, zona H – se non mi sbaglio. Da qui ci si arriva prendendo la linea rossa al binario due, scendendo alla fermata venticinque e cambiando con la grigia al binario uno».
Briya annuì, sperando che, visto che ancora non si era segnata niente, da qualche parte esistesse una piantina del pianeta. Sarebbe stata capace di perdersi, ne era certa, abituata com’era alla semplicità delle linee metropolitane di Sester. Il fatto che Rayven parlasse velocemente nonostante il marcato accento di Grinda la confondeva ancora di più.
***
Non appena le porte della metro si chiusero e il treno accelerò, Briya strinse entrambe le mani sul palo rosso che aveva agguantato. Abbassò lo sguardo, ma senza perdere di vista Rayven, intenta a digitare sul pad che aveva estratto dalla cintura della tuta. Non riusciva a non pensare a Laera ogni volta che incrociava qualcuno degli abitanti di Grinda: avrebbe dovuto convincerla a non partire, a non proseguire su quella strada che aveva privato la Discordia di altri quattro membri. Rimpiazzarli, in frangenti del genere, sarebbe stato difficile.
Lanciò un’occhiata a Rayven: sotto le luci bianche del treno brillava la spilla bianca che aveva appuntato sulla stessa tuta blu che aveva visto indossare a Gabije, rendendo impossibile leggere la scritta nera - probabilmente una formula chimica e i capelli chiari erano raccolti in due trecce, che le arrivavano poco sotto le scapole, apparivano di un colore leggeremente diverso da quello che aveva visto mentre erano fuori.
Non avrebbe saputo dire quanti anni avesse: aveva smesso di chiederselo poco dopo l’arrivo nella Proxima Hemitea, quando si era resa conto che il tempo lì non scorreva nel modo in cui era abituata e che i giorni su Kiaphus erano scanditi da ritmi orari molto diversi da quelli terrestri; solo con il viverci era riuscita a farsi scivolare addosso quella sensazione che non la lasciava tranquilla.
«Ah, un’altra cosa» esordì Rayven all’improvviso. «A causa della cupola, il microclima di Xallao è molto umido e spesso si formano nubi».
«Finché non è un clima radioattivo, mi posso abituare. L'ho fatto con questa galassia con vita a base di ammoniaca, posso sopportare un po' di pioggia».
«L’unico pianeta radioattivo che mi viene in mente è Kiwei. Se n’è parlato abbastanza quando il Patto ci notificò il rapimento della Breckett».
«Ho rischiato di lasciarci la pelle per colpa di una maledetta telecamera».
«Non lo metto in dubbio» mormorò Rayven tornando a far scorrere il dito sullo schermo. «La prossima fermata è la nostra».
Senza dire una parola, Briya la seguì attraverso le gallerie senza dire una parola, cercando di guardarsi intorno il più possibile per captare dettagli che avrebbero potuto aiutarla nell’orientarsi: a differenza di Kiaphus, le pareti erano spoglie, tirate perfettamente a lucido. Aveva sempre pensato che le metropolitane lasciassero trasparire un’aria di oppressione, di buio, ma lì sembrava tutto il contrario, complice anche il sistema di illuminazione.
La ventata improvvisa dello spostamento d’aria causato da un treno in arrivo colpì entrambe in cima a una scalinata; un attimo dopo fu il rumore a raggiungerle: lo sferragliamento riempì le gallerie, martellando i timpani dei presenti.
Briya si era stupita di quante persone fossero lì, su Xallao: si era creata l’idea che il pianeta fosse abitato in gran parte da robot.
«È anche il polo universitario. Molti sono studenti alle prese con laboratori e tesi» le disse Rayven indicando con il pollice un gruppetto che passò accanto a loro, ridacchiando e spintonandosi. «Chi si forma qui, ha la strada spianata a diventare uno dei dirigenti. Ma tutte le famiglie hanno... un destino segnato, quindi… in molti sono obbligati a mettere a tacere le loro passioni per trasferirsi per qualche tempo qui, magari lavorando a progetti di cui a loro non interessa».
«È… brutta come idea».
«È Grinda» rispose l’altra incrociando le mani dietro alla testa e saltando gli ultimi tre gradini della scala; si voltò verso Briya, abbozzando un sorriso. «Tutti mugugnano, poi accettano il futuro che è stato disposto per loro. Sono pochi i casi in cui qualcuno segue davvero la propria passione: Gabije è uno di loro, ha rappresentato un’eccellenza fin da quando era piccola. La carriera militare sarebbe stata troppo poco per lei e visti i suoi risultati al test finale dell’istruzione superiore, il dipartimento di ingegneria ha ben pensato di portarla sotto la sua ala protettiva. È diventata la più giovane ad aver ottenuto il titolo di capo ingegnere».
«Sembra che tu la conosca molto bene».
«È la mia vicina di casa, è stata la mia compagna di banco dal primo giorno di scuola. Quindi sì, la conosco bene. Non è che sulla Discordia c’è qualcuno che potrebbe sorbirsela? Magari un po’ simile a lei o così stupido da lasciarla parlare per ore?»
Briya scoppiò a ridere. «Stai cercando di trovarle un fidanzato?»
«Ho paura che si stia bruciando a immergersi nel lavoro: non credo si sia mai presa una vacanza, l’ho sempre vista intenta a studiare e inventare. Sono preoccupata per la sua salute».
«Credo che Fuscello sarebbe abbastanza idiota...»
«Chi è?»
«L’ultimo arrivato e il miracolato della battaglia. Non ho la minima idea di come abbia evitato di esser stato risucchiato nello spazio quando la fiancata è stata squarciata. È stato abbastanza stupido da sfidarmi a una gara di bevute, potrebbe esserlo da sopportare Gabije».
«Mh, potrebbe andare» rispose Rayven fermandosi sul binario e alzando lo sguardo che indicava che il treno successivo era in arrivo. «Ma andiamo, ormai ci siamo».
L'angolino buio e misterioso
First of all, buona vigilia! Mi sono stranamente ricordata che è martedì, ma ammetto che la revisione di Superstiti mi ha fatto dimenticare pure i giorni della settimana e niente, eccoci qui.
Con Briya, Rayven e... L'agenzia matrimoniale. Ho tipo... Personaggi idioti che dovrebbero salvare la galassia(?).
E vabbè, saltello via in direzione del pandoro e vi annuncio già che, visto che è completa, appena (tra 5 capitoli) finisce questa, Armonia seguirà una pubblicazione regolare come questa il martedì ✌️
Anyway, io e il worldbuiliding a più di metà storia:
Sahas: unità di misura corrispondente a 3.45 metri.
Il niobus è, facendola breve, un materiale ottenuto da processi chimici, ha una buona conducibilità termica ed elettrica da liquido che viene tamponata inserendo altri elementi nel passaggio allo stato solito, aumentando così la resistenza meccanica agli sforzi.
(tiratemi pure il libro di tecnologia meccanica in faccia che me lo merito 😬)
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