Capitolo 33
«Quindi sei decisa a continuare la guerra».
Briya alzò lo sguardo dal pad, fissando Roys, seduto a gambe larghe sul sedile davanti al proprio. Aveva insistito ad accompagnarla su Xallao, dove era anche stata trasportata la Discordia per poter essere riparata a dovere.
«Non credo di aver mai avuto davvero altre possibilità» rispose lei bloccando lo schermo e appoggiandolo sul tavolino rotondo che occupava lo spazio in mezzo a loro.
«Destinazione impostata: Xallao. Arrivo previsto in quindici sofak e quarantacinque bekar. Rotta seguita: due-otto-sette commerciale bis» annunciò l'IA dell'astronave da trasporto.
«Che ha detto?» chiese Briya e Roys, dopo aver sospirato, le tradusse il messaggio.
«Non credevo ci volesse così tanto».
«Non sono dotate di sistemi a velocità luce queste astronavi» si intromise un altro dei passeggeri. Briya si voltò, osservando la donna che aveva parlato, senza mai staccare gli occhi dal PC su cui continuava a digitare muovendo rapidamente le dita. Non era la prima volta che la vedeva: faceva parte della squadra che aveva valutato i danni della Discordia e, a giudicare da ciò che aveva visto, era colei che dirigeva.
«Anderz, quella è Gabije, capo ingegnere e, purtroppo, mia sorella minore».
Quella sbuffò, portandosi indietro un ciuffo di capelli scuri che le erano caduti davanti agli occhi. «A differenza tua, io capisco l'ironia. Tu non provare a usarla, se fai schifo a sparare come nel fare battute, non capisco come tu possa aver ottenuto il titolo di capitano» rispose Gabije, chiudendo con uno scatto il PC e guardando Briya.
«Abbiamo finito di sistemare i progetti della Discordia: le riparazioni dovrebbero occupare qualche settimana: dobbiamo produrre le@ lamiere necessarie a ripristinare l'assetto di volo. È howej il materiale, vero?»
«Sì. È il migliore per quanto riguarda la resistenza nello spazio».
«È un ottimo materiale. Il più sarà ripristinare i contatti elettronici dal sistema centrale al ponte che è stato squarciato e le armi».
«Sì. Immaginavo fosse quello il problema principale. Non so se può influire il fatto di aver tagliato dei cavi per evitare che le ex navi del Patto potessero raccogliere dati dalla Discordia».
«Dipende tutto da che tipo di cavi sono: immagino riguardino i sistemi informatici, non dovrebbero darci problemi».
«D'accordo, d'accordo. Siamo abituati ai metodi drastici».
«L'avevo capito dall'atterraggio. Nemmeno i cadetti lasciano strisciate nere sulla pista».
«I cadetti mancano di esperienza, a noi mancava un pezzo di ponte e molta potenza. Eravamo sbilanciati».
«Rilassatevi, comandante. A quanto pare mio fratello non è l'unico a non capire l'ironia qualche volta» ridacchiò lei, stringendo le dita sul bordo del PC. Briya sospirò, alternando lo sguardo fra i due: per quanto non ci avesse fatto caso al decollo, era evidente che si assomigliassero. Roys aveva chiuso gli occhi, inclinando la testa all'indietro; Gabije continuava a osservarla, tenendo la testa inclinata verso sinistra, con la coda appoggiata sulla spalla. I capelli coprivano appena la spilla che aveva appuntata sul petto, sopra la tuta blu che indossava: c'erano rappresentati tre ingranaggi, circondati da varie stelle stilizzate.
«Quindi...» mormorò Briya per poi scuotere la testa. «No, niente».
Sospirò, voltando lo sguardo verso i vetri di prua: non c'era nessuna cabina di pilotaggio, soltanto una fila di sedili disposta a semicerchio che offriva una ventina di posti.
«È uno dei nostri ultimi progetti» disse Gabike alzandosi. «Abbiamo tagliato il costo dei piloti, riuscendo a occuparne molti nelle vere tratte commerciali e non soltanto nella 287 e 287bis. Immagino che adesso la flotta di commercio di Grinda rimarrà a terra per qualche tempo: mi è giunta voce che i trattati commerciali siano stati sospesi».
«Quella decisione è stata di Re Damian, io non c'entro niente. Non direttamente, per lo meno. È stato lui a offrirmi un porto sicuro».
«Io non credo che sia stata una mossa brutta: da qualche tempo l'egemonia della Confederazione ci stava stretta».
«Tanto che tu volevi accettare la loro offerta di lavoro» si intromise Roys, aprendo un occhio e guardando la sorella. «Te ne saresti andata se non ti avessero proposto di prendere la dirigenza della tua attuale squadra».
«Non è colpa mia se ho concluso gli studi con il massimo dei voti!» rispose lei facendo una giravolta e mettendosi le mani sui fianchi. «Non è colpa mia se la Confederazione macchina qualcosa e avevano bisogno di menti!»
«Nessuno sa cosa stiano cercando di creare. Nessuno è mai riuscito a scoprirlo nel Patto e alcuni pensano addirittura che sia tutta una finzione, una messinscena per distrarci. Occupare spie ci costava abbastanza e quei Crediti Federali erano presi dal fondo destinato alla flotta».
Gabije scosse la testa, tornando a sedersi. «Non sono ancora sicura di aver fatto la scelta giusta a rimanere su Grinda».
«Almeno continui ad avere vicino la famiglia: io sono invischiata in questa galassia che non mi appartiene, non posso abbondare tutto adesso, non posso tornare a casa: non so nemmeno cosa sia successo sulla Terra, se qualcuno dei miei familiari sia sempre vivo... »
«Perché sei venuta proprio qui?»
«Alcuni emissari del Patto erano venuti in visita sulla Terra a cercare qualcuno abbastanza pazzo da lasciare il sistema solare per combattere una guerra distante... almeno qualche migliaio di anno luce. Accettai all'ultimo, consapevole che rimanere lì non mi avrebbe portato a niente nella vita: c'era... poca speranza per me. Avevo un solido addestramento militare sulle spalle, me la sarei cavata. Offrivano quella che mi sembrava un'ottima quantità di soldi e quindi decisi di imbarcarmi prima per Marte, poi sulla Concordia. Speravo che il nome sarebbe stato quello che avrei trovato, ma fin dai primi mesi su Itov ho capito che tutto ciò che mi era stato proposto non l'avrei trovato: avevo perso i contatti con i due emissari, non sapevo a chi rivolgermi. Fu Jareth a scovarmi dai bassifondi durante una caccia all'uomo. Quante possibilità ci sono di incontrare per caso qualcuno che parla la tua stessa lingua, ma che viene da una nazione distante un oceano?»
«Potrei farci un calcolo...» mormorò Gabije grattandosi una guancia.
«No!» urlò Roys. «Altrimenti giuro che è la volta buona che getto nella spazzatura quel tuo set di ruote dentate con cui ti diverti tanto alle tre di notte».
«Potrei smontare il tuo adorato fucile» rispose lei. «Io ho seguito un intero corso sulla costruzione di armi, tu no».
«Ho imparato a non discutere con gli ingegneri anni fa. Lasciala in pace» mormorò Briya accavallando le gambe. «Non ti conviene continuare a darle fastidio».
Gabije sorrise, facendo un cenno con la testa a Briya.
Il polo industriale di Xallao ricopriva ogni pezzo di suolo fosse disponibile nell'unico satellite che orbitava intorno a Grinda: privo di oceani, la crosta e il mantello del pianeta erano ben forniti di minerali che venivano estratti, lavorati e commerciati in buona parte della Proxima Hemitea.
«Il niobus solidificato è molto comune qui, ma abbiamo comunque accumulato grosse scorte da Kiaphus negli anni».
«Costava meno della zymosite a bassa densità usata dalla Confederazione, vero?»
«Poco meno di un centinaio di Crediti Federali al fuew» rispose Gabije dopo un attimo di incertezza. «Perdiamo in resistenza meccanica. Il niobus, poi, è leggermente più conduttore quindi c'è il rischio che le astronavi diventino enormi palle conduttrici. Si possono inserire altri elementi per ridurre la conducibilità, ma il problema rimane sempre».
«Lo so: è il mio terrore più grande che la Discordia esploda davanti ai miei occhi» disse Briya mentre scendevano dall'astronave. Alzò un braccio, proteggendosi gli occhi dalla luce della Thion.
«Grinda non ha mai pensato a entrare in guerra fino a questo momento, ma un piano di riserva nel caso la situazione degenerasse l'aveva» si intromise Roys, sistemando sulle spalle il fucile di ordinanza. «Abbiamo accumulato parecchie risorse da permetterci di poter sopravvivere senza rotte commerciali... ma è dura convinvere con l'idea di una guerra. Di una guerra alle porte di Grinda».
«Non era mia intenzione trascinarvi nel conflitto: alla fine, la Confederazione ha ragione a dire che io qui non dovrei starci, che mi sono immischiata in qualcosa di non mio».
«Non dire così, Anderz. Grinda condivide molti degli ideali per cui stai combattendo» rispose Roys.
«Mio fratello, per una volta, ha ragione. In ogni caso, io devo raggiungere la mia squadra, abbiamo da lavorare parecchio per portare le fabbriche al massimo regime». Gabije salutò i due con un cenno della mano, poi corse via, tenendo la borsa in cui aveva riposto il PC vicino al corpo.
«Qual è il motivo per cui siamo venuti su Xallao? La flotta non è ancora pronta».
«Credo sia quello il motivo: hai il comando della flotta, o sbaglio?»
«Jareth non aveva nient'altro da fare che morire» borbottò Briya, fissando l'asfalto crepato della pista di atterraggio. «Avrebbe fatto comodo la sua esperienza nel comandare una flotta... io sono sempre stata capace di disobbedire agli ordini, non ho la minima idea di cosa debba fare».
«Hai tempo per imparare».
«Io sì, ma la flotta no: non puoi prendere cadetti dall'accademia militare e lanciarli in battaglia».
«Nessuno ha mai parlato di cadetti, infatti».
«Mi stai dicendo che la vostra intenzione è di costruire una flotta completamente automatizzata?»
«L'idea di Gabije e dei suoi pazzi amici, sì, è quella».
«Tutto questo è...»
«Folle? Una pazzia? Ciò che ci condannerà a morte certa?»
«Probabile» rispose Briya infilando le mani nelle tasche della giacca. «Ma potrebbe darci un vantaggio sul tempo: probabilmente la Confederazione si aspetta che si metta in piedi un'altra flotta con membri da addestrare».
«Non ci giurerei sul fatto che la Confederazione resterà ad aspettare i nostri tempi prima di attaccare: prima la flotta viene sistemata, prima potremmo cercare di vincere».
«Vincere... oddio, sopravvivere direi».
«Non credi che sia possibile la vittoria?»
Briya si fermò, alzando lo sguardo verso l'alto, osservando il riflesso della Thion sopra la cupola che circondava Xallao in modo da rendere abitabile l'atmosfera.
«Ma tu... come fai a respirare qui?»
«Con i polmoni?» chiese Briya abbassando lo sguardo verso Roys e alzando entrambi i sopraccigli.
«No, no, intendo... l'atmosfera artificiale di Xallao è stata settata in modo tale che riprendesse quella di Grinda, ma...»
Briya sospirò. «Immagino tu conosca il Chow».
«La droga che fa perdere il cervello a molti? Sì, ovviamente. Basta conoscere il nome della Mano Scarlatta per conoscere il Chow».
«È nato come prodotto di sintesi sbagliata di alcune pasticche che rendono più facile l'adattamento ai vari pianeti, dimezzando così i costi e l'imbarcare riserve di aria respirabile. C'è una composizione standard per tutte le astronavi, poi si sopravvive così, con medicinali in grado di depurare le particelle inspirate da ciò che è nocivo. Soltanto in alcuni ambienti ad alto rischio si usano le tute spaziali, Kiwei per esempio. Senza contare che le tute in dotazione sono più adatte a rapinare queste fabbriche piuttosto che venirci in visita».
«Credo... credo di aver inteso».
«Meglio così. È un concetto abbastanza facile da capire in realtà: è tutto merito dei medicinali, niente di strano. I problemi possono sorgere se fai un uso molto fitto di quelle pasticche: l'ideale sono una, al massimo tre alla settiamana: a molti piace il sapore e da lì finiscono a prendere anche gli scarti in modo illegale. Si bruciano il cervello con quelli, finendo per diventare dipendenti dal Chow e dai suoi effetti: in molti hanno frainteso la realtà, arrivando a tradire o disertare il Patto».
«La Mano Scarlatta... potrebbero essere ovunque...»
«Ultimamente aveva assunto anche una connotazione politica su Kiaphus, arrviando a scontrarsi con le forze di terra del Patto. Ho il sospetto che ci sia qualcuno che li finanzia dietro».
«Non avrei altre idee oltre alla Confederazione».
«Esattamente. Non possono aver preso il controllo del Consiglio da soli! Sono un branco di drogati, abituati a vivere ai limiti della legalità: non avrebbero mai avuto modo di arrivare fino al cuore di Sester se non avessero avuto un aiuto esterno da parte della Confederazione. I loro obbiettivi, poi, coincidevano: sia l'una che l'altra parte mi vorrebbero morta».
«E invece stai continuando a dare guerra».
«L'intenzione è quella, ma ho intenzione di farlo alla mia maniera, come al solito» ammise Briya facendo un piccolo cenno con la testa. «Voglio dire, cosa c'è di più ironico di avere la Discordia a capo dell'Armonia, dopo essere arrivata qui con la Concordia?»
L'angolino buio e misterioso
So, nuovo capitolo con l'introduzione di quella... scema di Gabije. Sapete quei personaggi che spuntano dal nulla? Ecco, diciamo che sarà più utile(?) in Armonia, qui è più propensa a fare battute...
sofak e bekar sono minuti e secondi. Mi è presa la voglia di mettere dettagli tecnici, sorry not sorry, così come i materiali. In fase di revisione compariranno prima, questa è solo una bozza-
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