Capitolo 32

Briya appoggiò entrambe le mani sul lavandino, fissando per qualche istante quella conca bianca che rifletteva la luce della lampada in più punti; solo quando lo sfarfallio divenne insopportabile si decise ad alzare lo sguardo. Le occhiaie sotto gli occhi erano il segno dei giorni passati, del poco sonno che aveva sulle spalle da quando la Discordia, in qualche modo, era atterrata su Grinda. Lo squarcio sulla fiancata era un più grave del previsto, i nomi che aveva dovuto depennare dall'elenco erano più di quanti avesse immaginato in prima battuta.

Strinse le mani sul bordo del lavandino, cercando di ignorare lo sfarzo che contraddistingueva la parete alle sue spalle: non era abituata a Grinda, a quello stile di vita che cercava di evitare il più possibile, rimanendo per molto più tempo di quello che avrebbe dovuto vicino alla Discordia. Non facevano per lei i palazzi reali, ma non aveva altri posti dove andare e rifiutare la proposta di Re Damian sarebbe stato vano: lui non le avrebbe mai dato ascolto.

Aprì l'acqua con un gesto stizzito. Non aveva idea di quanto tempo avesse passato intorno alla Discordia, ma abbastanza da poter scrivere due righe di scuse a Damian sul non poter presenziare a cena. Ne faceva le spese in quel momento: appoggiò una mano sulla pancia, piegando appena le dita.

Non avrebbe mai accettato l'idea che tutto sarebbe potuto finire in quel modo, in un punto perfettamente opposto da quello che aveva trovato quando era arrivata nella Proxima Hemitea.

Lanciò un'occhiata all'orologio che aveva appoggiato sul bordo: segnava le sette e quindici del quattro ottobre 3658. Non aveva mai osato cambiare i numeri sul quadrante, adattandoli all'orario di Kiaphus o di qualsiasi pianeta su cui si trovasse. Forse aveva sbagliato a partire, a lasciare quel futuro sulla Terra: per quanto l'incertezza dilagasse nel mondo e nel sistema solare, sarebbe stata a casa.

Aveva avuto in un attimo la dimostrazione che la Discordia non potesse esserlo davvero, che era impotente rispetto all'immensità delle forze che doveva fronteggiare: aveva rischiato di perdere tutto in un istante. Rabbrividì, cercando di additare la pelle d'oca al fatto che non indossasse nient'altro che la biancheria intima.

Aveva perso di nuovo tempo a fissare lo specchio, quel riflesso che le ricordava cosa fosse successo.

Portò le mani sotto il getto d'acqua, mordendosi un labbro quando si rese conto di quanto fosse gelida: era raro trovare scritte nella lingua comune su Grinda e ancora non riusciva a distinguere bene il rubinetto che gettava acqua e l'altro che, se aperto, lasciava fuoriuscire qualcosa che, a primo impatto, le era sembrava mercurio. Avrebbe dovuto chiedere a Damian o Laera per quale motivo su Grinda ci fosse bisogno di cose del genere.

Si sciacquò la faccia, tornando poi un camera. Afferrò la camicia della divisa, indossandola velocemente.

Non aveva avuto notizie da Quater: non sapeva se la situazione fosse peggiorata all'improvviso o se le trattative fossero in corso. Era al corrente che se i membri della Discordia le avessero comunicato qualcosa, la Confederazione avrebbe sicuramente intercettato i messaggi, mandando così a monte la copertura di traditori. Mal che andava, poteva ritrovarli in mezzo agli Affiliati - in quel caso avrebbe potuto sperare di avere degli infiltrati.

Rimase immobile per un istante, realizzando poi che la luce della Drae era ben sotto l'orizzonte. Scosse la testa, poi la tolse, lanciandola sulla sedia: l'idea di dover continuare a fare il proprio dovere, di dover continuare a combattere le aveva tolto il sonno - almeno finché non aveva avuto la certezza che tutto, sulla Discordia, potesse essere sistemato. Si sedette sul letto, afferrando il pad che aveva lasciato sulla coperta: in cima ai messaggi già letti comparivano il rapporto della squadra di ingegneri e tecnici con cui aveva collaborato nei giorni passati, cercando di capire l'ammontare dei danni, tutti riguardanti la parte strutturale. Era stato un sollievo sapere di non dover metter mano alla parte più delicata dell'intera astronave, quella dei motori.

Fu svegliata nel cuore della notte, di soprassalto: quei colpi alla porta erano diventati sempre più forti e insistenti che alla fine si era svegliata.

Scese dal letto, mugugnando insulti - se si fosse trattato dell'ennesimo scherzo di BIT avrebbe avuto cura della questione personalmente: d'altra parte, era da tempo che non volava alcuna testa sulla Discordia.

Aprì la porta, schivando per poco la mano di Roys che continuava a battere sopra al pannello di metallo, accompagnata da un mugolio continuo nella lingua di Grinda di cui Briya riuscì ad afferrare solo il proprio cognome.

«Cos'è tutto questo casino, signor non-capisco-l'ironia?»

«Finalmente, Anderz. Speravamo di vederti mezz'ora fa».

«Si dà il caso che stessi dormendo! Ho impostato il pad in modo tale da ricevere solo i messaggi veramente importanti: dopo pochi giorni con BIT che inviava cavolate, ho preferito prendere misure drastiche».

Il capitano scosse la testa, incrociando le braccia. «Andiamo. Cambiati che non puoi presentarti così».

Briya finì di stringere i capelli nella crocchia mentre seguiva Roys che procedeva a passo deciso lungo i corridoi del palazzo: non si era mai guardata davvero intorno, ma non sarebbe stato quello il momento adatto a farlo. Qualcosa era andato storto, lo sentiva: forse la flotta della Confederazione era già arrivata a distanza ravvicinata da Grinda, iniziando a costruire l'assedio al pianeta; forse le false trattative su Quater erano andate male.

Non avrebbe mai potuto perdonarsi se fosse successo qualcosa a Laera.

La sala in cui la condusse Roys era affollata da politici e capi militari di Grinda, ma Briya riuscì a scorgere subito alcuni ufficiali della Discordia e, scivolando tra le persone, si precipitò da loro. Aggrottò la fronte, riconoscendo tra loro quelli che dovevano svolgere il turno di guardia.

«Quater ha invitato un messaggio» disse uno di loro prima che lei potesse aprire bocca e fare una sfuriata sul dover continuare a fare il proprio lavoro.

«Che tipo di messaggio?»

«Vogliono farci sapere che i quattro uomini della Discordia sono stati uccisi» rispose Damian.

«Giustiziati» mormorò Briya, spostandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Abbassò lo sguardo, sentendo gli occhi di tutti puntarsi su di lei, mentre il silenzio calava nella sala e i mormorii si acquietavano.

«Sapevamo che la Confederazione non li avrebbe lasciati in vita per molto. Era... era una cosa di cui erano al corrente quando si sono offerti» disse Briya, sforzandosi di rompere quel silenzio senza chiedere se ci fossero notizie anche su Laera.

Damian annuì con un piccolo cenno del capo; Roys si accarezzò il mento, rimanendo vicino ad altri che indossavano la stessa divisa.

«Potrebbe essere stata anche una rappresaglia» continuò Briya.

«Per cosa?»

«Non so, magari essere fuggiti?» rispose Briya a Roys, scoccandogli un'occhiataccia. «O magari per il fatto che io e tutti i miei uomini per loro non siamo altro che feccia?»

«Altra ironia?»

«Ma no, davvero?»

«Anderz, per favore» si intromise Damian. «Roys è un po' duro di testa, ma sta solo cercando di fare il suo lavoro».

Briya sospirò, massaggiandosi le palpebre. «Scusatemi, è che... la situazione non è facile».

«C'era anche la Breckett con loro. Il messaggio dice qualcosa?» chiese uno degli ufficiali della Discordia.

«No» rispose Damian, incrociando le braccia sul bordo del tavolo a cui si era appoggiato. «Quel che pensiamo è che uccidere la Breckett sarebbe troppo anche per la Confederazione».

«Non vogliono Grinda» disse Briya stringendo i pugni. «O almeno, non la considerano un ostacolo tale alla loro conquista». Alzò lo sguardo, fissando Damian negli occhi. «A loro interessa la Discordia: sperano che ci presentiamo su Quater per implorare pietà e recuperare i corpi dei caduti».

«Cosa che avete intenzione di fare, vero?»

«So quanto possa suonare strano, ma no».

Un mormorio si alzò nella sala: Briya sapeva che per i nobili di Grinda lì presenti quello era un affronto. La sacralità era il cuore della vita di Grinda, un aspetto da cui la popolazione non si sarebbe mai separata e che lei non riusciva a comprendere. Sulla Terra aveva perso di vista quell'aspetto della vita da sempre e nemmeno quando era approdata in quella galassia riusciva a stabilire un punto di contatto con una qualche fede religiosa. Ignorare così i morti avrebbe causato uno scandalo, ne era certa: già stavano parlando sottovoce, già le lanciavano occhiate cariche di disprezzo.

«Signori, per favore». La voce di Damian risuonò nella sala, accompagnata dal trillo di una campanella che brillò sotto la luce quando il sovrano la scosse. «Sappiamo tutti che le convinzioni religiose regolano la vita di Grinda fin dal momento in cui la vita si è sviluppata sulla nostra casa, ma ci sono frangenti in cui si devono abbandonare le nostre convinzioni: la guerra è una di queste. Il Patto della Frontiera non esiste più, è stato mangiato dall'interno dalla Mano Scarlatta, la Discordia è l'unica astronave che può rappresentare una speranza».

«Flebile» mugugnò Briya.

«Dicevo, una speranza per la Proxima Hemitea».

«La guerra è un errore: le nostre leggi parlano chiaro» si impuntò uno dei nobili. «Grinda non avrebbe mai dovuto lasciare la sfera di protezione che la neutralità ci offriva».

«La Confederazione avrebbe piegato al proprio volere anche questo pianeta. Non si riterranno soddisfatti finché tutta la galassia non sarà nelle loro mani, dai pianeti più importanti agli asteroidi più piccoli» rispose Briya. «Sono anni che combatto contro la Confederazione, sono certa delle mie parole. Ho perso quattro membri dell'equipaggio: non saranno i primi a finire privi di sepoltura. Ho visto le fiancate della mia astronave essere squarciate più e più volte, quando gli scudi si sono disintegrati sotto i colpi delle navi nemiche. Ho depennato parecchi nomi dagli elenchi. Mai una volta nessuno si è lamentato: qualsiasi cosa perde il senso in guerra. Ho lasciato la Terra per evitare un conflitto, mi sono trovata ad affrontare quegli stessi pregiudizi che per anni hanno impedito che le nazioni vivessero in pace, che hanno portato uomini a odiare il loro vicino di casa. Non posso rischiare di consegnare l'intera astronave alla Confederazione, non ho intenzione di finire qui la guerra. Per quanto mi riguarda, finché io sarò al comando della Discordia, gli unici patti che farò saranno quelli che non verranno rispettati».

«Avete un concetto strano della diplomazia, Anderz».

«Non iniziare a farmi la predica come la Breckett!» rispose lei scoccando un'altra occhiataccia a Roys che alzò le mani. «La mia diplomazia contro la Confederazione e la Mano Scarlatta è sempre stata quella di far volare teste, non inizierò adesso a scendere a patti».

«E come pensi di fare? Con un'astronave che a malapena è riuscita ad atterrare senza ottenere ulteriori danni?»

«Nessuno vi ha messo al corrente del cambiamento che c'è stato su Xallao, capitano?» chiese Damian incrociando le braccia e guardando Roys che scosse la testa, mormorando: «No, vostra altezza».

Il sovrano sospirò. «L'intero apparato industriale di Xallao è stato destinato alla costruzione di una nuova flotta. Come deciso da Edam, il comando sarà assunto dalla qui presente Anderz».

«Capisco, maestà. Immagino che dovrà portare un nome».

«Armonia» rispose Briya. «Giusto per avere un po' di ironia».

«Finirete male per quella» mormorò uno degli ufficiali e Briya annuì.

«Sarà un piacere».


L'angolino buio e misterioso

Nei giorni scorsi sono arrivata alla conclusione che Discordia e Armonia (e Concordia, obv) potevano finire molto meglio se non ci fossero state le trashate all'americana da parte di Briya e Jareth. Sì, so americani. Si spiegano parecchie cose.

Tbh, mi era mancato Roys e il suo non capire cose e Briya che si diverte a fare della sua vita l'ultimate prank. 

Oh, god, what a dork-

Boh, comunque ditemi che ne pensate a questo punto visto che mancano 7 capitoli alla fine di Discordia.

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