Capitolo 7: Contratempo

Glossario musicale:

contratempo: un disturbo o interruzione del regolare flusso del ritmo

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(Musica d'atmosfera: I Hate Everything About You - Three days grace)


Ignorando le urla frenetiche di Ladybug e i suoi amici, Adrien scattò verso il cattivo con solo un vago e probabilmente un piano davvero, davvero stupido.

Che fosse o meno l'intrinseco legame tra i miraculous del gatto e della coccinella a doverlo fare, non poteva dirlo, e a questo punto, non gli importava. Tutto ciò che Adrien sapeva era che non poteva lasciar che nient'altro ferisse Ladybug. In quel momento, assolutamente nulla era più importante del tenere la sua metà, la sua partner, la sua Lady, al sicuro.

Nient'altro importava; neanche sé stesso.

Una volta raggiunto il mostro si mise davanti a lui e urlo: "Ehi, non sapevi che Chloe has davvero un ragazzo?"

Quello attirò certamente l'attenzione del Distruttore. Si fermò dov'era e abbaiò: "lei COSA?!"

"Scommetto che lui pensa che tu sia geloso di lui!" Adrien continuò il suo stratagemma. "Te l'ha soffiata proprio da sotto il naso vero, ragazzone? Amico, deve fare schifo!" Poteva giurare di aver visto l'occhio del distruttore avere un tic, e aveva dovuto tenere una risatina. "Probabilmente pensa che non scoprirai mai chi sia, o che vive in un appartamento vicino alla Senna perché sei stupido come le rocce!"

Il Distruttore sputacchiò, infuriato: "Perché, quel figlio di...Lo farò a pezzi!! Gli farò vedere! Non deve scherzare con me!!" In uno sbuffo si voltò e corse verso la Senna con un nuovo (anche se vago e discutibile) obiettivo in mente.

Adrien fece un ghigno trionfante, girando la testa per fare un veloce occhiolino a Ladybug (che lo stava guardando con la bocca aperta come se gli fosse cresciuta una seconda testa, seguita da Nino e Alya) quindi andò dietro il Distruttore. Poteva sentire Ladybug strepitare e chiedere che la coppia le permettesse di alzarsi e corrergli dietro, ma fortunatamente invano.

Una volta che fu abbastanza lontano dai suoi amici che non lo potessero più vedere, svicolò in un edificio vuoto, i suoi abitanti lo aveva già evacuato per uno dei vicini ripari anitakuma.

Si trasformò in Chat Noir e velocemente compose il numero di Papillon sul suo personale trasmettitore. Lottò per mantenere la sua rabbia sotto controllo mentre esso suonava, cercando di immaginare cosa lui avrebbe detto.

La faccia di Papillon apparve finalmente sullo schermo.

"Che cosa diavolo stai facendo?!" urlò Chat con urgenza, buone maniere e decoro gettati immediatamente dalla finestra. 

"Quello che dovrei fare. Al contrario di te" sbuffando altezzosamente. "Avevi così tante opportunità di prendere il miraculous di Ladybug proprio ora e non ancora non l'hai fatto. Qual è il problema con te, Adrien?"

"Q-qual è il problema con me?!" balbettò Chat. "Il tuo akuma e fuori controllo! é più violento di qualsiasi altro abbia mai visto! Non puoi fare questo, devi richiamarlo!"

Papillon sbuffò dalla noia, chiaramente già stufo con questa conversazione. "Sto solo facendo cosa devo fare per raggiungere i nostri obiettivi. Obiettivi che tu chiaramente sembri aver dimenticato. Non dovresti avere nessuna compassione per quell'imbrogliona doppia faccia fingendo di essere un eroe. Tutto questo non sarebbe successo se ci avesse semplicemente dato quei dannati orecchini."

Chat richiamò la conversazione che lui e Ladybug avevano avuto qualche settimana prima, mentre stavano danzando al ballo dell'akuma.

"Non sto solo tenendo il mio miraculous per far dispetto a te e Papillon, o perché preferisco tenere i miei superpoteri invece di aiutarvi. Io lo sto proteggendo. Usare un miraculous per guadagno personale finisce sempre in tragedia. Sempre. So che non hai ragione di credermi o fidarti di me, ma che cosa guadagnerei a mentirti?"

Chat si morse il labbro, sforzandosi per la seguente domanda. "Ma padre, e se ci fosse una buona ragione per cui lei non può darceli? E se davvero non dovremmo usare entrambi i miraculous della coccinella e del gatto insieme?"

Papillon si pizzicò il ponte del suo naso, sospirando disperatamente. "Vedo che ha cercato di ingannati e prendersi gioco di te. Non cadere per quelle parole zuccherate e bel faccino, Adrien. Se anche qualunque bugia ti abbia detto fosse vera, non equivale comunque alla distruzione che ha inflitto a Parigi in questi anni per la sua infuriata testardaggine. Questa lotta poteva essere finita molto tempo fa, e ancora lei continua a permettere che tutta Parigi soffra del suo orgoglio e della sua arroganza."

Mettendo da parte l'accusa che Ladybug  fosse la causa della miseria di Parigi per una discussione più tardi, Chat insisté: "Ma questa volta ti sei spinto troppo oltre. La sta per uccidere!!"

"bene. Magari sarai finalmente in grado di prendere i suoi orecchini se lei è un cadavere esanime!" Sputò Papillon, disgustato. 

Gli occhi di Chat si fecero grandi e sussultò bruscamente, il sangue scorrere freddo. Questo non poteva essere suo padre a parlare, giusto? Gli era rimasto un po' d'amore o compassione nella sua anima? Era questo un altro effetto del suo miraculous; era l'abuso del potere dell'empatia a renderlo inabile di effettivamente provare più emozioni? Cosa poteva significare questo per Papillon i suoi poteri? Stava perdendo il controllo sulle sue abilità e questo era perché l'akuma era diventato così feroce ultimamente, quasi selvaggio? Le innumerevoli domandi vorticavano intorno alla sua testa, il cuore correndo verso le implicazioni.

"Io...tu..." balbettò Chat incredulo, stringendo i pugni, le unghie sprofondate dolorosamente nei palmi. 

Lottando contro un improvviso attacco di nausea, Chat faticava a formulare alcun tipo di frase coerente. Ma come poteva lui, quando la sua mente veniva scossa da questa improvvisa realizzazione? Questo non era l'uomo che aveva cresciuto e amato. 

Sebbene Gabriel non fosse mai stato davvero un genitore esternamente adorante e affezionato, Adrien aveva buoni ricordi di un padre amorevole che lo amava; uno che gli leggeva storie quando era piccolo, suonava il piano con lui, e con cui aveva riso mentre giocavano a giochi banali. E anche se negli ultimi anni lui era diventato più freddo, incorreggibile e spietato anno dopo anno, Adrien non avrebbe mai sospettato che sarebbe entrato in una spirale così fuori controllo e si sarebbe deteriorato in una così incurante e spietata persona.

Sbigottito, chiese quasi in un sussurro: "Padre...Che cosa ti è successo?"

Papillon ringhiò con un'occhiataccia: "Se questo è il modo così sarà, quindi non ho più nulla da dirti. Stammi solo fuori dai piedi." Sbuffò, quindi aggiunse: "Sei sempre stato una delusione." Poi chiuse la chiamata senza aggiungere altro. 

Chat non poté che sedersi in silenzio, cercando di scacciare le lacrime e calmare il suo cuore, che sentiva come se fosse appena stato fatto in mille pezzi. Non sapeva come pensare o come sentirsi. Questo non era come i parenti si dovrebbero trattare a vicenda. Specialmente quando n'erano rimasti solo due di loro. O tre, se si includeva sua madre.

Ebbe un tuffo a livello dello stomaco. Oh, Dio...Cosa avrebbe pensato sua madre? Sarebbe tornata da un figlio insicuro e problematico e un marito che era diventato   l'involucro spietato dell'uomo che era. Avrebbe perfino voluto essere portata alla vita se essa era solo sofferenza?

I suoi pensieri furono interrotti da quello che sembrava essere un autobus lanciato contro un palazzo, seguito dai ruggiti infuriati dell'akuma.

Chat lo maledisse sottovoce e si alzò. Si sarebbe permesso di lamentarsi dopo. Adesso aveva un compito urgente: fermare suo padre da distruggere Parigi.

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"Se fossi stato veramente un bravo ragazzo, non saresti dando la caccia a Chloe e cerando di costringerla in una relazione solo perché pensi di meritarlo": abbaiò Chat irritato all' akuma, che era bloccata nel mezzo della Senna tenendosi con un braccio al bastone di Chat, che era esteso da una sponda all'altra. "Lascia in pace la signorina Bourgeois e smettila di fare l'idiota insistente. " sgridò Chat, massaggiandosi i muscoli doloranti mentre camminava verso il giocatore di rugby scartato  e chiuso a riccio da un lato. 

L'akuma brontolò a grugnì mentre annaspava tutt'intorno nell'acqua, aggrappandosi a quell'oggetto sottile con grande difficoltà. 

"Non preoccuparti, presto sarà tutto finito e potrai andare a casa. O meglio ancora, andare a scusarti" disse Chat, voltandosi indietro e dirigendosi dove aveva lasciato Ladybug e gli altri.

"Ehi, non puoi lasciami qui!" ululò il Distruttore. 

Chat si voltò a guardarlo, rivolgendogli un sorrisetto sfacciato. "Guardami", scherzò, quindi schizzò via da sfilza di maledizioni e urla incoerenti. 


Poco dopo, Chat arrivò di nuovo nella strada dove si trovavano i suoi amici. Prese un bel respiro profondo e, raccogliendo per strada la cannuccia Lucky Charm, approcciò cautamente il gruppo, che era ancora attorno a Ladybug. Lei appariva esausta, il respiro irregolare, gocce di sudore scendevano lungo il suo viso, come se avesse cercato di tirarsi tutto il tempo che lui se n'era andato, trattenuta solo dai suoi amici. L'idea gli causò un brivido insinuarsi lungo la spina dorsale, e l'aria polverosa divenne più difficile da respirare.

Nino lo notò per primo. Un gemito strozzato gli uscì dalla gola, e  freneticamente cercò di squittire: "é C-Cha-...!" Avendo fallito nel formulare un discorso base, picchiettò invece la spalla di Alya per attirare la sua attenzione. 

Gli occhi di quest'ultima si spalancarono dal terrore, ma velocemente si ricompose e   balzò di fronte a Ladybug in un atteggiamento protettivo, il coraggio ampiamente alimentato dall'adrenalina. Nino seguì il gesto, accucciandosi ai piedi della supereroina, a metà strada dal bloccarla con il suo corpo.

"Non osare  avvicinarti di più!!" ringhiò Alya, la voce traboccante di veleno. "Non hai già causato abbastanza problemi?!"

Nonostante i numerosi poteri e abilità di cui lo aveva investito il miraculous del gatto, la vista di una Alya feroce e tenace lo terrorizzò. La sua espressione cadde, le mani giocherellavano nervosamente con la palla da rugby. Provò a pensare a un modo di placarla e assicurare loro che non aveva intenzione di ferirli, ma era si stava rivelando vano. 

Prima lui potesse capire boa, comunque, furono entrambi scioccati nel sentire Ladybug parlare. "Alya, va bene."

La mascella di Alya cadde dallo stupore, non avendo mai visto nessuna interazione che non fosse ostile. Ma dopo alcuni secondi lei esitante si fece da parte, permettendo a Chat di superarla. 

Chat si chinò lentamente al fianco di Ladybug, offrendole un piccolo, penitente sorriso. "Ehi."

Ladybug sorrise radiosa in risposta. "Ciao" disse, ridacchiando leggermente. "Sei venuto", inspirò. 

Chat sentì il petto sollevarsi al pensiero di lei felice di vederlo. Ancora un fascio di nervi, balbettò: "C-come stai t-...uh... Stai ben...ehm..."

"Sto bene, Chat" gli rispose rassicurante, toccandogli l'avambraccio. Il suo sguardo si assottigliò e chiese a bassa voce: "M-ma ti è capitato di vedere un ragazzo, il top model Adrien Agreste? Lui è mio... Voglio dire, lui è loro amico" corresse in fretta. "Lui era corso dietro all'acume. E sono pero-uh...noi siamo preoccupati per lui."

"Sì, l' ho visto" rispose lui, toccato dalla sua preoccupazione anche ora, e tuttavia proteggendo la natura della loro relazione da chiunque altro potesse sentirli. "Lui sta bene."

Le spalle di Ladybug si rilassarono un po' e un piccolo respiro le uscì, un sorriso di sollievo rimpiazzò le labbra serrate strettamente. 

Chat giocherellò ansiosamente con l'orlo del suo cappuccio. "Io, ehm..." balbettò, quindi raggiunse la sua tasca. "Ho qualcosa di tuo" disse infine mentre tirava fuori il suo yo-yo e glielo offriva. "Anche questo"  facendo un cenno verso la bottiglia di olio a pois, tenendola su con la sua coda.

"Grazie" rispose lei, la voce piena di calore. Con una punta di timidezza gli chiese: "Ehm... Potrei avere un piccolo aiuto, se non ti dispiace." Gli porse la mano verso di lui timidamente. 

"Oh! C-certo" disse. Prese la palla da rugby e la ruppe, liberando la farfallina nera al suo interno. Quindi avvolse il braccio di Ladybug intorno alle sue spalle, supportandole la vita con l'altro braccio, e l'aiutò ad alzarsi. Lei sibilò dalla scomodità, la stessa espressione dolorosa di Chat rispecchiante la sua. Porgendole il Lucky Charm, lei lo prese e faticosamente lo lanciò nell'aria. 

"MIRACULOUS LADYBUG!" gracchiò lei più che gridare.

Ladybug non era mai stata così felice di vedere gli sciami delle piccole magiche coccinelle come adesso. Scintillarono e volteggiarono intorno a loro, rimuovendo ferite e mettendo ogni cosa come doveva essere. La forza e l'energia di Ladybug ritornarono e Nino poteva stare in piedi senza aiuto. 

Dopo Ladybug purificò l'akuma corrotta, dando un piccolo saluto mentre volava via. 

Ogni cosa era tornata normale...eppure ogni cosa era cambiata. 

Ancora in un mezzo abbraccio, Chat e Ladybug ruotarono le loro teste per guardarsi a vicenda, e se Chat non avesse saputo la verità, avrebbe detto che lei lo guardava con una passione che non aveva mai sentito prima da lei. Le ciglia sbattevano lentamente, i suoi occhi sembravano più blu e più vividi persino dei cieli più luminosi; un accenno di rosso imporporava le sue guance lentigginose e le sue labbra rosa incredibilmente morbide, quasi invitanti. 

"Ehm..." sentirono Nino dire esitante. 

Di colpo la coppia si separò, ridacchiando imbarazzati e portando rossori abbinati, togliendo la polvere con nonchalance e distendono le pieghe dei loro costumi nonostante non fosse presente alcuno sporco. 

Nino continuò: "Ragazzi cosa pensate sia accaduto ad Adrien?"

"Probabilmente starà tornando" disse Alya, scrollando le spalle.

Un sonoro ma famigliare bip improvvisamente risuonò nell'aria. Ladybug, come d'abitudine, allungò la mano verso gli orecchini, sapendo che il suo tempo era finito. 

Camminando apprensivamente verso Alya e Nino, arricciò la punta dei suoi capelli e disse: "Quando Adrien torna, gli direste, ehm...Potreste dirgli che ho molto apprezzato quello che ha fatto? il modo in cui lui...voglio dire, lui è stato fant...ahh! Questo è, lui è stato molto..." Prese un profondo respiro per provare a tenere sotto il controllo il suo balbettio e provò di nuovo: "é-è stato molto coraggioso da parte sua" concluse penosamente, la sua faccia rossa quasi quanto il suo costume. 

Alya annuì con un sorriso. "Certo, LB."

Ringraziandola e dando loro un ultimo saluto, Ladybug si voltò e fu sorpresa di vedere che Chat era arrossito quasi quanto lei per qualche ragione. Lui si massaggiò la nuca, scongiurando i suoi occhi di guardare ovunque che non fosse lei.

Raccogliendo i suoi nervi, lei lo avvicinò e si schiarì la voce leggermente. "Andiamo?" chiese amabilmente, facendo scivolare la sua mano in quella di lui. Gli occhi di Chat si spalancarono, alzando lo sguardo tremante per incontrare il suo. La faccia di lui di una sfumatura cremisi persino più intensa, ma riuscì ad annuire in risposta. S'incamminarono insieme, e Ladybug avrebbe potuto giurare di aver sentito un Nino sgomento mormorare a bassa voce, "Amico..." mentre saltavano sui tetti. 


(Musica d'atmosfera: Paper Boats - Transistor OST, Ashley Barrett) 

https://youtu.be/xBToqg1erZs

Si fermarono una volta che aveva passato alcune strade più giù fino ad un quartiere più tranquillo. Chat iniziò ad andare avanti e indietro, le braccia strettamente conserte e la coda che svolazzava da una parte all'altra in maniera agitata, continuando ad evitare lo sguardo di lei. 

é arrabbiato?  si preoccupò Ladybug. Nonostante il breve lasso di tempo, aveva deciso di dargli alcuni momenti per elaborare qualsiasi cosa gli passasse per la testa. 

La spia suonò di nuovo, più urgentemente questa volta. Solo più due pallini rimasti.

Gli orecchini avevano iniziato a suonare per la prima volta mentre giaceva inerme vicino ad Alya e Nino. Si era praticamente rassegnata che loro sarebbero stati costretti a scoprire chi lei fosse, mettendo loro stessi in estremo pericolo. Per dire che lei sarebbe stata terrorizzata sarebbe stato un grande eufemismo a dir poco.

E poi Chat Noir si era presentato contro ogni aspettativa. Anche se non avrebbe dovuto avere ragione di credere che lui l'avrebbe aiutata, inspiegabilmente, nel profondo, una parte di lei aveva fede che l'avrebbe fatto. Non era sicura riguardo le sue motivazioni o se qualsiasi cosa fosse successa tra lui e suo padre, ma lei era grata che la fortuna fosse stata dalla sua parte durante la battaglia, nonostante si fosse avvicinata alla morte più di quanto avesse mai fatto. 

Si mordicchiò il labbro mentre ricordava la quantità di dolore che il suo corpo aveva provato, com'era stata vicina allo sparire e comunque in qualche modo riuscire a mantenere la calma per il bene di Alya e Nino. Avrebbe sicuramente avuto incubi per un po' a riguardo. Ma se questa esperienza aveva aiutato lei e Chat a iniziare una solida amicizia ed l'aveva avviata sul cammino per salvarlo da Papillon, allora ne sarebbe valsa la pena. Lui ne sarebbe valsa la pena. Lei non avrebbe rinunciato a lui, mai. Lui aveva bisogno di lei tanto quanto lei aveva bisogno di lui.

Infine Chat si voltò e si avvicinò alla ragazza, ma si fermò a poco più di un metro di distanza, quasi avesse paura di lei. Aprì la bocca per parola ma ancora non riusciva a far uscire niente, e nonostante stesse cercando di mantenere la calma, lei notò i pugni tremare lungo i suoi fianchi. Poteva percepire il significativo tormento interiore che il ragazzo stava provando, tormentato anche dai molteplici pensieri conflittuali. Lui era così esitante e ansioso, Ladybug si chiedeva se il ragazzo pensava che lei fosse arrabbiata con lui perché non era intervenuto durante l'attacco dell'akuma prima di quanto aveva fatto. 

Volendo aiutare o offrire qualunque tipo di conforto che poteva dare, si fece più vicina, guardando verso di lui per vedere se approvava la sua vicinanza. Non avvertendo nessuna resistenza, gentilmente prese una delle sue mani, strofinandone lentamente il dorso con il pollice. Finalmente lui la guardò, gli occhi luccicanti, lottando per mantenere la sua compostezza.

Incapace di trattenersi oltre, lui si sporse in avanti e avvolse le sue braccia intorno a lei, spingendo il corpo della ragazza contro il suo in un abbraccio spaccaossa. 

"Ladybug" mormorò, la sua voce quasi un sussurro. Lei poteva sentire le sue braccia tremare. "Mi dispiace. Mi dispiace così tanto."

"Chat..." la ragazza ricambiò il suo abbraccio, sbalordita dalle sue scuse.

"Tu quasi...Ho pensato che fossi..." la sua voce si affievolì, incapace di dire la parola.

Lei ricambiò la stretta saldamente e lo rassicurò: "Ma sto bene ora, va tutto bene. Sto bene." Appoggiò la testa sulla sua spalla. "Chat, mi hai salvata."

Solo a sentire quello gli si strozzò un singhiozzò, un brivido gli percorse tutto il corpo. Dopo alcuni respiri irregolari, mormorò: "Avrei dovuto essere lì. Avrei dovuto sempre  essere lì. Tutti questi anni che hai avuto bisogno di me e non c'ero mai per te. Ho combattuto contro di te, reso la tua vita infernale insieme a Papillon e comunque per qualche motivo, non mi disprezzi assolutamente? Perché?!"

La ragazza si staccò per prendergli il viso tra le mani, facendoci scivolare delicatamente le dita per asciugare le sue guance rigate dalle lacrime. 

Guardandolo negli occhi, dichiarato fermamente: "Micetto, non potrei mai odiarti. Mi importa di te. Sei stato in una brutta situazione tutti questi anni senza che nessuno aiutasse nemmeno te. Ma ora ci siamo dentro insieme. E mi piacerebbe che finalmente fossimo amici, se lo permetterai."

La bocca di Chat si storse in un piccolo sorrise ed emise una piccola risata."Questo significa che mi hai davvero perdonato?"domandò speranzoso, inarcando le sopracciglia, gli occhi scintillanti di speranza. 

Ladybug inclinò la testa in un gesto di tenerezza e sorrise radiosa di rimando. "Certo" rispose, combattendo per resiste al bisogno di accoccolarsi vicino a lui e cullare via tutti i suoi dubbi. 

Coprendo le piccole mani di lei con le sue, Chat fece uscire fuori qualcosa tra un sospiro di sollievo e una risata, strizzando gli occhi per cercare di prevenire altre lacrime dal cadere. Le mani ancora tremanti, sussurrò distrattamente: "Come può essere vera...? Perché sei così buona con me?"

Presa alla sprovvista da lui essendo sopraffatto dal concetto di essere effettivamente perdonato per i suoi difetti, la ragazza sentì un grosso groppo salirle in gola. Si chiese più che mai quando era stata l'ultima volta che qualcuno gli avesse mostrato alcun tipo di affetto o comprensione a casa, o era stato comprensivo con lui quando sbagliava. Sebbene venisse da pensarci, non era neanche sicura se voleva davvero sapere la risposta, affinché il suo cuore non si spezzasse ancora di più per lui.

Ma come poteva rispondergli? C'era così tanto che voleva dire, un milione di parole sulla punta della lingua e comunque era impossibile riassumerle tutte in un'unica frase.

Perché voleva aiutare.

Perché ti meriti amore e gentilezza, non abusi e sfruttamento. 

Perché voglio che tu sappia com' é essere amati.

Perché siamo destinati ad essere compagni, spiriti affini.

Perché finalmente ci siamo trovati a vicenda. 

Perché in qualche modo, inspiegabilmente, ti amo come amo me stessa.

Prima che potesse dire qualunque cosa, comunque, lui dichiarò dolcemente: "D'ora in poi, ti proteggerò sempre. Lo giuro. Non lascerò che questi ti capiti, mai più. Aggiusterò ogni cosa. Sistemerò le cose."

"Lo faremo insieme" rispose lei. "E ti proteggerò anch'io. Non sei più da solo Chat."

Il respiro di Chat s'interruppe per un attimo e i suoi occhi si aprirono, immergendosi nei suoi, il significato delle sue parole confortanti penetrargli dentro come un vento caldo, e lui la guardava come se gli avesse appena dato incondizionatamente il regalo più importante del mondo. 

Ma c'era anche qualcos'altro là; qualcosa su cui lui non poteva metterci il dito sopra. Qualcosa che c'era sempre stato ma che era cresciuto da una piccola fiamma a un fuoco dirompente. Qualunque cosa fosse, era travolgente e intimo. 

La gola improvvisamente secca, lei poteva sentire la sua faccia diventare più rossa ed era quasi certa che Chat fosse in grado di sentire il suo cuore pulsare. Aveva notato a malapena come i loro corpi si fossero avvicinati, i volti che quasi si toccavano, i respiri mescolarsi insieme. Lo sguardo di Chat cadde sulla sua bocca e distrattamente si morse un labbro. 

I momenti passavano in silenzio; la tensione abbandonò lentamente le spalle di Chat e anche la sua postura si rilassò. La sua gola ebbe un singulto mentre deglutiva rumorosamente prima di aprire bocca per parlare.

"Ladybug, io..."

L'improvviso trillo degli orecchini di Ladybug li separò, ricordando loro urgentemente che il loro tempo era scaduto. Ladybug si trattenne dal fare un espressione corrucciata, infastidita dal quasi infarto che quei maledetti orecchini le avevano procurato. Stupido limite di tempo.

"Ehm... Credo che sia il mio segnale per svignarmela" ridacchiò imbarazzata, sistemando alcuni capelli sciolti dietro all'orecchio.

Chat lasciò uscire una risata incerta e si schiarì la voce. "G-Giusto..." borbottò mentre si grattava la nuca.

"C-ci vediamo in giro? Beh, voglio dire, certamente  ci vedremo... Voglio dire, ah. M-ma ahh...Non quel tipo di vendersi! Voglio dire 'vedersi' vedersi! Questo é...AHH!" balbettò lei, insicura delle motivazioni dietro alla sua deludente eloquenza, e si coprì il volto con la mano dalla vergogna, grugnendo in imbarazzo. 

Sorridendo, Chat camminò verso di lei mentre era occupata a coprirsi la faccia per la mortificazione. Prese le sue mani e le spostò dolcemente. Ladybug non lo aveva sentito avvicinarsi e sussultò leggermente, le farfalle volteggiarle ovunque nello stomaco;  il suo intero corpo si sentiva come se fosse fatto di gelatina.

"Ci vediamo in giro...My Lady" disse, posando un leggero bacio sulle nocche di una mano... e poi dell'altra. Il petto di Ladybug bruciava in un modo che non aveva nulla a che vedere con l'attuale clima estivo, c'era da sorprendersi che non si fosse sciolta sul tetto.

Non confidando in sé stessa nel parlare di nuovo, sorrise e fece un passo indietro verso il bordo dell'edificio, (e quasi inciampando assolutamente nel nulla) diede a Chat un piccolo saluto prima di oscillare via.

Alcuni minuti dopo, Marinette finalmente trovò Nino e Alya, che era ancora un po' disorientati ma in ottima forma. Nonostante dover sopportare la severa ramanzina di Alya riguardo la sicurezza e rafforzare il gioco di squadra (durante la quale era stata così vicine dal roteare gli occhi al cielo pesantemente), vederli di nuovo dopo essere stata prima così vicina a perdere tutto in un breve lasso di tempo, le portò un indicibile sollievo.

"Ragazza, non crederai mai che cosa è successo durante l'attacco dell'akuma" continuò imperterrita Alya, dicendo un milione di parole al minuto, ricapitolando ogni caso nel minimo dettaglio. Nino annuiva e interveniva di tanto in tanto, ancora in allerta dopo quello che aveva passato.

Mentre Nino e Alya parlavano senza sosta (con Nino particolarmente divertito dall'idea di Adrien sbalordire letteralmente l'akuma con il potere dell'urlo, "Proprio come in Skyrim!"), Marinette percepì un fremito lungo la spina dorsale e venne invia dalla rilevante distinta sensazione che fossero osservati.

I capelli le si drizzarono in testa, i suoi occhi scandagliavano i dintorni discretamente, preparandosi mentalmente a un altro potenziale attacco. Infine lei notò un paio di familiari occhi verde smeraldo nascosti nell'ombra alcuni metri più in là, scintillare debolmente da una piccola scura nicchia dietro Nino e Alya. I suoi occhi si spalancarono dalla sorpresa, ciò fece realizzare a Chat che lei lo aveva notato e lui si raggelò allarmato.

Per Marinette sembrava che il tempo si fosse fermato durante questo scambio di sguardi estemporaneo. Chat sembrava un cervo abbagliato che stava per scappare essendo stato colto a spiare (sebbene sapeva che cosa lei avesse fatto per lui e il suo personaggio, Marinette sospettava che volesse solo assicurarsi che Alya e Nino fossero sicuramente riuniti con lei e Adrien). 

Teso come una corda di violino, Chat sembrava quasi rassegnato e aspettava che lei avrebbe urlato e lo avrebbe cacciato, come ogni parigino avrebbe fatto alla sua vista. Non era preparato per cosa effettivamente accade. 

Marinette gli sorrise.

Chat aggrottò le sopracciglia con un espressione sconcertata. Dopo un momento si rilassò e ricambiò perfino il sorriso leggermente, mostrandosi sollevato e persino grato, anche se non capiva perché lui avrebbe dovuto ricevere un simile dono invece di uno sguardo torvo. Forse avrebbe dovuto presumere che lei lo avesse visto aiutare Ladybug durante l'attacco dell'akuma e aveva  guadagnato un po' di compassione. Quello era anche un bene. Lei era sicura che lui avrebbe apprezzato avere due persone in Parigi che non lo detestassero: Ladybug e Marinette. Avrebbe avuto bisogno di sostenitori se voleva provare al mondo che non era più un loro nemico. 

Ma questa era una preoccupazione per un altro momento. Adesso lei era già riconoscente di essere viva e circondata dai suoi cari.

E ora, fortuitamente, Chat Noir era diventato finalmente uno di loro.



Ciao ragazzi! 

Spero di esservi mancata almeno un pochino-ino-ino! Io non so voi, ma a tradurre questi flirt e momenti romantici sto sclerando: QUANDO CASSIOPEA VI DECIDETE A METTERVI INSIEME?!?! 

Le cose stanno cambiando e sembra in meglio, ma ovviamente i guai non sono finiti... Papillon non la prenderà bene quando saprà di aver perso il suo unico alleato!

A presto la vostra BlackRose🖤🌹

Ps. in questo momento di emergenza tra una video lezione e l'altra spero di aggiornare un po' più spesso. Anche se non vi conosco mi sento vicina a voi e i vostri cari, e spero che vi stia andando tutto bene! Vi abbraccio forte piccoli bovari❤️ 

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