Capitolo 11: Cambiare (parte 1 di 3)

Glossario musicale:

Cambiare: Un' istruzione musicale che indica un tipo di cambiamento orchestrale, così come l'utilizzo di un nuovo strumento.

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(Mood musicale: Steven Universe - Love like You (Piano cover))

Ladybug si contorse nervosamente sul suo stesso divano di casa, seduta faccia a faccia proprio davanti ai suoi stessi genitori. Sentì la pelle prudere dal disagio, e come se non lo sapesse bene, avrebbe sospettato che Tikki avesse cosparso il suo costume con polvere urticante come scherzo.

I sopracitati marito e moglie non si erano resi conto della sua ansia sostanziale, loro erano troppo scioccati, (come come affascinati) riguardo l'improvvisa apparizione dell'amata eroina di Parigi davanti alla loro porta quella mattina. I loro occhi erano incollati ai suoi, seguendo la sua mano mentre portava un bicchiere di succo d'arancia alla bocca, come se non gli fosse mai venuto in mente che Ladybug avesse mai dovuto mangiare o bere. Lo avrebbe trovato esilarante se non fosse stata così totalmente terrorizzata a chiedergli di far rimanere Chat a casa loro fintanto che non fosse guarito del tutto.

Si era presentata a casa loro un'ora prima che la panetteria aprisse, dichiarando che aveva visto un segnale di Chat Noir sul suo trasmettitore e si era preoccupata; e che lei lo stava cercando. L'avevano fatta entrare e le avevano spiegato cos'era accaduto, e avevano consentito velocemente quando lei aveva chiesto se avrebbero potuto ospitarlo per un altro po'.

La supereroina prese un lungo sorso per calmare i nervi, quindi continuò con la sua voce più professionale: "Grazie per la vostra comprensione. Sono sempre così grata che ci vogliate aiutare in questi momenti difficili. Se potessi portare Chat Noir nella mia stessa casa, lo farei assolutamente. Ma nella situazione di attuale, che le nostre identità rimangano un segreto, anche l'uno dall'altra, è di estrema importanza."

"Certo, Ladybug, comprendiamo!" cinguettò Sabine con enfasi. "Siamo felici di aiutare! Specialmente dopo tutto quello che fai ogni giorno per la nostra città; è il minimo che possiamo fare. Chat Noir è il benvenuto a rimanere quanto gli pare."

"Grazie per la affidarti a noi con quest'informazione." intervenne Tom. "è bello sapere che non è più sotto il controllo di Papillon." Incrociò le braccia aggrottando le sopracciglia. "Non posso credere che quell'uomo cattivo proverebbe ad uccidere il suo stesso alleato!"

"Tutt'e due" rispose Ladybug, incapace di celare la tristezza nella sua voce. "Sembra che Chat Noir stesse tentando di mediare una pace tra entrambe le parti; ma come potete vedere, ha fallito terribilmente." Aggiunse, tristemente: "Se solo l'avessi saputo, avrei potuto combattere al suo fianco contro Papillon."

La ragazza non poté reprimere il pensate sospiro che le sfuggì dalle labbra. Aveva sempre cercato di mantenere un'aria decisa, ottimista su di lei mentre era con altre persone. Ma quelle non erano semplicemente 'altre persone'; loro erano i suoi genitori. In qualche modo, qui, in questo momento, con le persone con le quali era l'essere più a proprio agio ad essere vulnerabile, mantenere quella compostezza era incredibilmente difficile. Le ferite emotive erano troppo fresche, la paura troppo opprimente.

"Non incolparti, Ladybug" rispose Sabine, rassicurante, sporgendosi in avanti e le strinse la mano che aveva in grembo. "Stai facendo del tuo meglio, ma non puoi fare tutto. Per questo vogliamo aiutarti come possiamo."

"Sì, puoi contare su di noi!" esclamò Tom. "Dunque, hai un numero di telefono o...? C'è un modo in cui possiamo tenerci in contatto con te?"

Ladybug tirò fuori il suo yo-yo, aprendolo a mostrare il suo trasmettitore. "Io e Chat Noir possiamo chiamarci a vicenda dalle nostre armi. Servono come dispositivi di localizzazione tra di noi. é come vi ho trovato oggi; posso seguire il suo segnale quando è trasformato."

"Segnale di localizzazione?" domandò Tom curioso. "Non potresti usarlo per trovare Papillon?"

Scosse la testa. "Funziona solo con i Portatori di Miraculous che sono alleati. Ecco perché con me e Chat funziona adesso...e perché Papillon non può più rintracciarlo. Non sarà in grado di trovarlo qui."

"Capisco" rispose Tom, assottigliando le labbra in una linea sottile, le sopracciglia corrugate dalla costernazione. 

Ladybug poteva affermare che suo padre sembrava ancora a disagio su qualcosa, aggiungendo un po' di tensione nell'aria. Portò di nuovo il bicchiere alle labbra e si prese il suo tempo sorseggiando il succo, riempiendo il silenzio finché non avesse potuto tirar fuori cosa volesse dire. La questione era sulla punta della lingua, come se fosse preoccupato di offenderla, ma alla fine non poté ignorare la sua preoccupazione.

Si massaggio la nuca nervosamente quando infine parlò: "Mi dispiace chiederlo, ma... sei assolutamente sicura che Chat Noir sia un bravo ragazzo adesso? Sai veramente, onestamente che non ti tradirà?"

Un cenno di dubbio fece capolino brevemente in Ladybug, le sue spine appuntite cercavano di farsi strada nel suo cuore.

Scacciò senza pietà il nodo di apprensione nel suo petto, totalmente furiosa con sé stessa per avergli  permesso di formarsi, innanzitutto. Dopo tutto, Chat Noir era letteralmente nella stanza accanto, riprendendosi dal suo incontro con la morte.

Cacciò via l'odiato sentimento con tutti i ricordi che aveva di lui, pensando al modo in cui l'aveva fatta sentire; come si sentiva protettiva con lui. Durante la sua vita quotidiana, i suoi pensieri vertevano spesso su di lui, chiedendosi se fosse al sicuro, chiedendosi se fosse felice. Ripensò a come fosse così sicuro con lei come Marinette, giusto qualche ora prima. Non poteva permettersi alcuna esitazione qualsiasi cosa pur di mantenerla;  non dopo tutto quello che avevano passato insieme fino ad adesso. Nonostante la loro storia, o forse a causa di esso, Chat aveva assoluta fiducia in lei; e lei doveva aver la stessa fiducia in lui. Doveva credere che fosse abbastanza forte da superare il passato; che lui non avrebbe permesso a sé stesso di essere manipolato da Papillon un'altra volta.

La domanda di Tom era ragionevole. Suo padre amava la sua famiglia con fierezza e avrebbe fatto assolutamente qualsiasi cosa per tenerla al sicuro. La scorsa notte questo era stato abbastanza chiaro. Comunque, lei non era sicura se avrebbe potuto spiegare ai suoi genitori di quanto fosse importante Chat per lei, o di come loro fossero intrinsecamente legati dal fato. Desiderava essere in grado di dirgli di più. Dopo tutto, come poteva eventualmente esprimere che lei era, e sarebbe sempre stata, connessa a lui?

Fissò Tom con uno sguardo perforante, la voce carica di sincerità. "Affiderei a Chat Noir la mia stessa vita."

Tom e Sabine si guardarono con due sorrisi identici.

"Beh, per me basta. Come ha detto mia moglie, può stare quanto tempo vuole."

"Siamo così felici di avere finalmente un compagno" disse Sabine, sporgendosi e stringendole di nuovo la mano.

Ladybug sorrise e ricambiò la stretta, lasciando andare un piccolo sospiro di sollievo. "Siete entrambi estremamente generosi. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza. Non penso abbia altro posto dove andare. Non un altro posto dove sarebbe al sicuro, comunque. Gli parlerò e vedrò cosa dice. Se accetta di restare, mi assicurerò di far visita di tanto in tanto per vedere tutti voi come state."

"Sembra fantastico" replicò Tom. "Facci sapere se c'é altro di cui tu abbia bisogno."

Ladybug adocchiò la porta della camera da letto, indicandola. "Veramente, vi dispiace se..."

Sabine annuì. "Per favore, va pure avanti. Dobbiamo iniziare a preparare ogni cosa per l'apertura in ogni caso."

"Grazie."

Si alzarono e si strinsero le mani, con Sabine che offrì un abbraccio materno in seguito. Le famigliari braccia amorevole circondanti Ladybug le offrirono molto più conforto di quanto Sabine potesse mai sapere. Facendosi un appunto mentale di fare qualcosa di carino questa settimana (era molto in debito), si diresse verso la camera degli ospiti.

Aveva a malapena ruotato la maniglia quando fu scaraventata a terra mentre la porta si spalancava, un stupefatto, un po' scompigliato (seppur ringraziando, totalmente vestito) Chat Noir poco elegantemente stravaccato su di lei con espressione impassibile. "OW." Si puntellò sulle braccia, sollevandosi da lei, entrambi con un'identica espressione incredula, complete di bocche spalancate.

"L-LADYBUG! C-che piacevole sorpresa!" balbettò, la faccia rossa, apparendo alquanto un gatto che è stato colto nell'atto di srotolare un intero rotolo di carta igienica. 

La faccia di lei impallidì. "Chat! Stai bene? Sei ferito?!"

S'aprì in un sorriso impertinente e rispose con un risatina giocosa: "Intendi, quando sono caduto dal paradiso?"

Riprendendosi velocemente dal brusco non-saluto, i grandi occhi di Ladybug si assottigliarono e fece un sorriso malizioso. "Perché, Monsiur Noir, non stavi mica origliando, giusto?" lo prese in giro. 

"N-no, signorina! Non io, no affatto! Perché avrei dovuto fare una cosa simile?"  Forzò una risata innocente, la quale risultò solo a farlo sembrare ancora più colpevole.

"Quiiiiindi, eri solo appoggiato alla porta senza alcuna ragione?"

"E-esatto, Milady! Niente di sospetto a riguardo, ovvio!"

Fece un breve assenso, cercando di contenere il suo divertimento. "Devo dire, non sono pienamente convinta, Chaton."

Chat mise il broncio. "Mi ferisci, Bugaboo! Mi è solo capitato di ascoltare che la mia supereroina preferita aveva fatto un salto."

Lei inarcò un sopracciglio. "Credo di essere l'unica eroina che conosci, sciocco."

"Beh...rimani sempre la mia preferita" le fece un occhiolino con aria scanzonata che le fece togliere il fiato, una scarica di calore e colore le inondò le guance.

Per alcuni imbarazzanti momenti, il ticchettio dell'orologio a parete era l'unico suono che risuonava nella stanza, più forte di quanto Ladybug lo avesse mai sentito.

"UMMMM, ecco" Chat ruppe infine il silenzio,  lottando per alzarsi e offrirle la mano.

"Um...Grazie"rispose lei.

Altri secondi vennero scanditi dall'orologio, e Ladybug si chiese indistintamente se questo era ciò che si provava ad essere in un commissariato di polizia.

"QUINDI! Uhh..." Tom iniziò a balbettare.

"Stiamo solo..." borbottò Sabine, puntando verso l'uscita del salotto.

"Sì!! Andate avanti! Per favore scusateci, GRAZIEPERLAVOSTRAOSPITALITA'!!!!" gridò Ladybug, afferrando Chat per un bicipite e trascinandolo praticamente nella stanza degli ospiti, quindi chiuse la porta dietro di loro un (più forte di quanto intendesse) thunk.

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(Continua nella seconda parte)



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