Capitolo 10: Notturno
Lessico musicale:
Notturno: Una composizione musicale che é inspirata, o che é evocativa, della notte, nella quale le emozioni sono private, sottintese, e discrete.
------------------------
(Mood musicale: Love Me - Yiruma)
Chat si stiracchiò, gemendo debolmente e sfumando lentamente dall'orlo dell'inconscio in un mare di confusione.
Dove sono? Sono vivo?
La sua testa doleva. I ricordi erano confusi, come se stesse cercando di vederli attraverso una grande, impenetrabile nebbia. Costrinse i suoi occhi ad aprirsi, solo per trasalire a causa di un improvviso dolore pungente da dietro. Doveva aspettare di riprendere l'uso degli altri sensi, suppose.
L'atmosfera era calma e silenziosa; il dolce picchiettio della pioggia che scendeva dai tetti creava un piacevole suono bianco. Si distese su qualcosa di morbido e confortevole e sentì un odore come di lavanda, sapeva come...casa. Amava quell'odore. Inspirò profondamente, volendone di più. Di più. Di più di questa aria piacevole, lenitivo. Di più di questo tranquillità. Di più di questa sensazione di sicurezza. Ne aveva bisogno; ne aveva fame.
Nonostante il dolore del suo corpo, era difficile ricordare quand'era l'ultima volta che si era sentito così in pace. Decise di indugiare e stare così ancora per un po'; non ancora addormentato, non abbastanza sveglio, sonnecchiando confortevolmente nel reame del dormiveglia. Il mondo reale poteva aspettare.
Il tempo passò; non era sicuro di quanto ne fosse passato. Questa era la prima volta da anni che aveva dormito senza alcun incubo, ed era magnifico. Poteva avere a che fare con la sua attuale ubicazione? Non poteva esserne sicuro, ma era una possibilità.
Infine, decidendo che fosse pronto per affrontare qualsiasi cosa là fuori, decise di cercare di aprire gli occhi nuovamente, questa volta riuscendosi. Era buio; la sua vista sfuocata. Strizzando gli occhi, la vista iniziò a tornare a fuoco e lui riebbe la sua visione notturna da felino.
Aspetta. Visione notturna?
Cominciò a comprendere: in qualche modo, lui era ancora trasformato.
Corrugando le sopracciglia dalla confusione, esaminò l'ambiente, cercando indizi per provare a capire dove fosse e cosa gli fosse successo. Lo stile dell'arredamento sembrava famigliare. Comunque, sotto la luce fioca, sembrava un po' diverso e non poteva bene localizzarlo. Era quasi sicuro di essere già stato qui prima; ma quando?
L'ultima cosa che ricordava era...aveva davvero parlato con Marinette? O si era immaginato la sua dolce e amorevole presenza durante il suo stato di semi incoscienza, in preda alle allucinazioni per consolarsi a pensare che non sarebbe morto da solo e in agonia?
In ogni caso, sapeva che la parte dopo era reale: c'era dolore. Così tanto dolore. Aveva pregato che smettesse, pregato chiunque per aiuto, persino pregato per pietà e liberazione.
E poi, quando finalmente smise...ricordò braccia flessuose ma potenti che lo stringevano, coccolandolo e proteggendolo, schermandolo dal freddo. E si era sentito senza peso, come se stesse volando; l'inconfondibile odore di pioggia mista al leggero ma distinguibile aroma di fiori di ciliegio. Quanto di questo poteva essere stato un sogno? Pensandoci a mente lucida, l'ultimo pezzo sembrava decisamente troppo bello per essere stato vero.
Ma la scottante domanda rimaneva senza risposta. Cos'era successo? Com'era ancora vivo?
Mentre continuava a cercare di mettere insieme i pezzi di ciò che era successo, percepì qualcosa stringergli leggermente la mano; qualcosa di morbido e caldo.
Lì, addormentato al suo fianco, il corpo allungato a metà sul letto e metà ciondolante sul pavimento, c'era una donna con lunghe, scure trecce, illuminate quasi in maniera eterea dalla luce lunare; le sue graziose dita ancora intrecciate alle sue. La sua mano si contrasse di nuovo, stringendo quella di lui ancora una volta. Un piccolo, assonnato gemito scappò dalle sue labbra mentre voltava la testa verso di lui, il viso ancora oscurato dai capelli che cadevano sui suoi delicati lineamenti.
Le sopracciglia si allungarono in modo inquisitorio, il ragazzo si chiese pigramente chi lei fosse. Assomigliava... Poteva essere...?
Ladybug?
Gli occhi della ragazza si spalancarono e lei si svegliò di colpo mettendosi seduta, la schiena dritta come un fuso. Voltò la testa tutt'intorno e gli occhi si puntarono nei suoi come magneti, sbattendo le palpebre dalla sorpresa.
Oh. Doveva averlo detto ad alta voce.
Lei lasciò uscire un rumore che era qualcosa tra una risata e un singhiozzo. La sua mano (della quale a Chat mancò immediatamente la morbidezza e il calore) scatto alla tempia e espirò sorpresa: "Sei sveglio!!"
Lui sbatte le palpebre, riconoscendola.
"M-Marinette?" La sua voce era profonda, rauca e indolenzita, come se avesse tossito.
O urlato...?
Marinette si asciugò rapidamente un po' della bava sul mento, quindi si lisciò e ravviò alcune ciocche di capelli dietro le orecchie (che non servì a molto per ricordare della sua quasi comici capelli scompigliati, ma lui non era intenzionato a menzionarli) balbettando: "Marinette! S-Sì, sono io! Haha! Haha...L-lieta di conoscerti?"
Chat sbatté le palpebre. "C-ciao..." rispose lui timidamente, chiudendo a riccio su sé stesso.
Altre risate nervose. Frustrata e cercando nuovamente di pettinarsi i capelli con le dita e liberare la camicia da notte dalla miriade di pieghe, continuò: "A-anche se credo che ci siamo già incontrati, dato che conosci il mio nome."
I suoi movimenti cessarono e esitò. Inarcando un sopracciglio, chiese con una voce più moderata: "Ci conosciamo?"
Ora era il turno di Chat di balbettare ed essere nervoso. Giocherellò con il bordo delle coperte, guardando ovunque tranne che lei.
"Io sono...cioè, noi...noi abbiamo...voglio dire..."
Sentì una morsa al petto. Nonostante tutti i suoi crimini, tutti i suoi peccati e la sua vergogna, una parte di lui voleva dirglielo; voleva che qualcuno sapesse. Qualcuno che non aveva nulla a che fare con tutto quell'orribile casino. E poteva anche essere Marinette, alla quale lui teneva immensamente e di cui implicitamente si fidava. Lei sarebbe stata la confidente perfetta.
Comunque...era perché voleva bene alla sua amica che non sapeva di non potere. Non poteva darle quel tipo di fardello. E lo addolorava. Più di quanto potesse esprimere.
Grugnì, espirando profondamente, massaggiandosi la nuca. Con una melanconica pesantezza nella voce, rispose piano: "Non dovrei dirtelo. Mi dispiace."
"Oh, giusto..."disse Marinette debolmente, cercando di nascondere il suo disappunto. Ma come sempre, la povera ragazza manifestava ciò che provava e non poteva celare i suoi sentimenti, non importa quanto intensamente ci provasse, nel bene e nel male. Distolse lo sguardo sentendosi in colpa, quasi apparendo arrabbiata con sé stessa per averlo chiesto, in primo luogo.
Chat si sentì malissimo. Lei aveva tutto il diritto di fargli quella domanda, specialmente dopo che aveva spiattellato il suo nome prima di svenire. Perché non avrebbe dovuto essere curiosa? Non gli sembrava giusto avere un vantaggio come quello su di lei.
Si spiegò meglio, in parte per ricordarlo a sé stesso: "Non voglio che tu o la tua famiglia siate in pericolo se Papillon dovesse venire a sapere in qualche modiche mi avete aiutato."
Marinette annuì timidamente in affermazione mentre si spostava, palesemente irrigidita per essersi addormentata in una posizione quasi seduta. Lasciando uscire un piccolo grugnito, si sgranchì le gambe e ruotò i piedi per far fluire di nuovo la circolazione.
Si strinse le spalle esitante. "Le mie gambe sono addormentate" mormorò con un sorriso un po' sbilenco ma affabile. Gli occhi di Chat erano attratti dal movimento; i suoi calzini erano rosa, pelosi, a con un motivo di piccoli, macaron arcobaleno.
Lui ricambiò il sorriso affettuosamente. Era così adorabile.
Lei lo guardò, facendo incontrare l'acqua marina con un luminoso verde smeraldo.
"Lui ti ha fatto questo, vero?" affermò schietta, non proprio una domanda, cambiando completamente l'atmosfera della stanza; il ragazzo avrebbe potuto giurare che la sua voce aveva assunto un tono quasi omicida.
Gli occhi di Chat si spalancarono.
é acuta.
Non c'era alcuna ragione per cercare di negarlo, no? Sapeva che lei era troppo intelligente per questo. Lei aveva sempre un incredibile abilità a capirlo, e, a quanto pareva , lo aveva esteso al suo alter-ego.
Mentre apriva la bocca per rispondere, si fermò, non avendo assolutamente idea da dove iniziare. Come poteva possibilmente raccontare ogni cosa accaduta ? Per non parlare che avrebbe dovuto rivelare la sua relazione con Papillon, cosa fuori discussione. Ma Marinette si meritava qualche tipo di spiegazione, dopo tutto quello che aveva fatto per lui.
"Non la passerà liscia, lo sai" disse lei prima che potesse rispondere. "Ladybug lo prenderà a calci nel sedere" dichiarò con certezza, non un solo dubbio nella sua mente.
Chat scoppiò a ridere suo malgrado. Questa ragazza è tutt'altro.
Assentì divertito. "Porterò i popcorn" scherzò con un sorrisetto.
Lei gli sorrise affettuosamente, anche se lui non era sicuro del perché avrebbe dovuto. Aveva fatto così tante cose terribili in passato. Ma in qualche modo, lei lo aveva preso senza riserve; lo aveva persino trattato come una persona qualunque. Lei era davvero straordinaria.
"Marinette..." esitò, la faccia distorta da un'espressione pensierosa. "Posso chiederti una cosa?"
"Certo" rispose lei, poggiando le mani in grembo.
Le sue labbra si stirarono in una linea dura. "Perché mi stai aiutando? le chiese senza giri di parole.
"Io..." abbassò per un attimo lo sguardo, come immersa nei pensieri. Infine rispose: "Perché non dovrei?"
"Perché io...sono una cattiva persona" disse lui come se fosse un dato di fatto.
Marinette scosse la testa, risoluta. "No. Non penso che tu lo sia."
"Ma sono un criminale" insisté, distogliendo lo sguardo dalla vergogna. "Avresti potuto togliermi il mio miraculous e lasciarmi quel vicolo, o consegnarmi alla polizia invece di portarmi a casa tua e prenderti cura di me" affermò, assolutamente perplesso.
La ragazza alzò un angolo della bocca verso l'alto e si strinse nelle spalle. "Il mio migliore amico una volta mi ha detto che 'Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male è che i buoni non facciano nulla'."
Chat fece vagare lo sguardo tutt'intorno, quindi ridacchiò incredulo. Citare un fumetto di eroi a un super cattivo era una cosa così da Marinette.
"E" continuò lei, gli occhi colmi di sincerità. "Penso che anche tu sia uno dei buoni."
Chat sussultò leggermente, il respirò che gli si mozzava in gola, un turbine di emozioni minacciava di risalire, e lui doveva trattenersi dal tremare alla sue parole.
"Io..."abbassò lo sguardo, rosso in viso. "Gr-grazie. Io...non sono abituato ad avere persone in torno come Chat Noir. Men che meno che loro siano gentili con me." Si passò le mani su e giù lungo le braccia con apprensione. "Non lo merito."
Sentì il suo tocco sull'avambraccio, riportandogli l'attenzione su di lei. "Tutti meritano compassione" disse dolcemente. "E tutti meritano una seconda possibilità."
Il suo sguardo si immerse in quello della ragazza, gli occhi pieni di sgomento e ammirazione. Sospirò tremante, le labbra si aprirono in un sorriso riconoscente. "Sei molto più gentile di quanto avessi immaginato."
Presa chiaramente in contropiede dal suo complimento sentito, Marinette sprofondò leggermente su sé stessa, un leggero rossore si diffuse rapido sulle guance e mormorò un lieve grazie.
Decidendo di cambiare argomento, Marinette si alzò per premere l'interruttore della luce lì vicino, schiarendosi la gola e dicendo con autorità: "Forza, siediti. Ho bisogno di controllarti le bende."
"Bende?" chiese lui inarcando le sopracciglia. Si guardò il petto. Poi le braccia. Erano completamente nude tranne per il guanto alla sua mano destra (dove indossava il miraculous a, di conseguenza, non poteva essere rimosso).
Si fermò, ancora intendo ad osservare la sua pelle scoperta, come se cercasse di risolvere una difficile equazione matematica senza successo.
"Perché sono nudo?"
Marinette squittì, come un topo, agitando con ampi gesti le mani in segno di rifiuto. "N-NON COMPLETAMENTE NUDO!!! N-noi abbiamo dovuto trattarti le ferite, quindi naturalmente abbiamo dovuto ri-rimuovere alcuni capi d'abbigliamento!" balbettò.
Diede un'occhiata sotto le coperte e i suoi occhi si fecero più grandi. Sentì Marinette squittire (di nuovo) mentre si voltava dall'imbarazzo. C'erano sempre state le mutande sotto il costume, o era una cosa nuova...? I loro miraculous evocavano sempre dell'intimo magico insieme ai loro completi e semplicemente lui non l'aveva mai saputo?
Chat corrugò le sopracciglia incredulo. "I miei vestiti si tolgono?!?" esclamò in puro sconcerto, come se non gli fosse mai venuto in mente prima.
"D-DEVI DIRLO IN QUEL MODO??!" strillò Marinette, nascondendosi dietro le mani, mortificata.
Nonostante tutta la confusione e la stranezza, Chat non poté fare a meno di ridacchiare. Ecco la Marinette che vedeva così spesso come Adrien. Così espressiva e drammatica e così simpatica da avere intorno, sempre capace di trovare il modo di farlo ridere quando aveva una brutta giornata.
Ricomponendo sé stessa in qualche modo, Marinette spiegò: "C'é una zip, ricordi?"
Gli occhi di Chat si spalancarono. Oh, si...c'era una zip lì dietro. Non ci aveva mai dato peso; era solo...lì. Ma, da quanto ne sapeva lui, era puramente estetica.
"La zip funziona??"
Marinette farfugliò incoerentemente e, data la sua temporanea incapacità di parlare, puntò verso un tavolino dove giacevano gli abiti del ragazzo, dimostrando che i suoi vestiti e stivali erano senza dubbio rimovibili.
Chat inarcò un sopracciglio. "Uh. Suppongo di sì."
Dopo aver riacquisito la capacità di formulare nuovamente delle frasi, Marinette si schiarì la gola e osservò: "Avevamo intenzione di lavarli, ma le...ehm...macchie e strappi sono spariti da soli in un paio d'ore."
Chat fissò la tuta piegata attraverso la stanza. "Io...Io non sapevo che lo facessero" mormorò Chat, la voce piena di stupore.
Marinette ripose pensierosa: "Sì, dev'essere parte del potere dei miraculous. Non l'ho mai saputo nemmeno io." I suoi occhi si spalancarono maggiormente dopo averlo detto, e aggiunse qualcosa titubante: "Uhm, voglio dire...ovviamente *io* non avrei potuto saperlo! Quel tuo anello è di certo ingegnoso! Vorrei che anche i miei vestiti si auto pulissero!" Fede una sorta di strana risata, alla quale lui le fece ecco impacciato.
Ci fu una pesante pausa dove tutto quello che poterono fare era fissarsi a vicenda mentre sorridevano in maniera innaturale, entrambi aspettando che l'altro rompesse l'improvviso silenzio.
Infine, sembrò come se Marinette avesse rinunciato a far sembrare che quella fosse una normale conversazione, sottomettendosi al proprio imbarazzo con un grugnito.
Parlò, stavolta con una voce normale: "Mi dispiace, credo di essere ancora abbastanza nervosa. Non ho mai avuto un supereroe in casa mia prima d'ora."
Chat sbuffò. "Non so da dove tu abbia avuto quest'idea, ma non sono un eroe" disse, la voce piena di sdegno e odio per sé stesso.
Marinette si sedette accanto a lui sul letto. "Ma sei con Ladybug ora, giusto? Questo fa di te un eroe, tecnicamente."
"Come...come lo sai?" chiese il ragazzo, socchiudendo gli occhi, perplesso.
Marinette si strinse nelle spalle, inclinando la testa. "Beh, dubito in qualche modo che tu sia ancora amico di Papillon dopo che ti ha fatto questo."
"N-no, suppongo di no..." Il ricordo lo schiacciò come un peso fisico, ricordandogli vividamente di quanto si erano distanziati lui e suo padre negli anni, fino a creare un invalicabile muro imponente.
"Ti ho visto oggi, durante l'attacco dell'akuma" spiegò Marinette. "Dev'essere stato davvero difficile sconfiggerlo in quel modo."
Chat le rivolse un piccolo sorriso. "Devo ammettere che non avevo previsto che sarebbe andata com'é andata"confessò. "Ma nonostante tutto, di quello che mi ha fatto, e anche se tu non mi avessi trovato e salvato la vita, io...io lo farei ancora. Semplicemente non posso più continuare a vivere con il senso di colpa."
Marinette gli prese la mano, stringendola leggermente. "Mi dispiace tanto che tu abbia dovuto passare tutto questo" disse quasi in un sussurro, la voce piena di tristezza e comprensione. "Dev'essere stato così difficile."
Chat guardò verso le loro mani e ricambiò la stretta, cercando di mandare giù il grande groppo in gola, affinché le sue emozioni non avessero il meglio su di lui.
"Apprezzo molto che tu l'abbia detto" rispose a bassa voce. "Questo è tutt'altro che finito, però. Non mi lascerà andare facilmente. So che non lo farà."
Marinette si morse il labbro inferiore, immersa nei pensieri. "Non so che tipo di vantaggio abbia Papillon su di te, ma ti voglio aiutare" si offrì. "Hai dei famigliari che posso contattare? Non devo sapere chi sono, ma posso sempre aiutarti a chiamarli o incontrarti con loro."
"Io..." Chat si bloccò. Famiglia? Non c'era nessun'altra famiglia. A parte forse...
Nathalie. Posso provare a contattarla anonimamente. Ma come potrei farlo? Mio padre monitorerà le sue chiamate. Devo trovare qualche modo di farle sapere che sto bene.
"C'è una persona. Lei è mia, ehm...zia. Ma Papillon è capace di controllarle la cronologia del telefono, magari persino ascoltare le sue conversazioni; non so esattamente quanto controllo abbia esattamente su tutto questo."
Marinette completò il filo dei suoi pensieri: "E se tu chiamassi da qui, lui si insospettirebbe, dato che sarebbe un numero a caso sconosciuto. Mhh..."
Chat incrociò le braccia al petto, pensando: "Un telefono usa e getta, magari? O...ci sono ancora le cabine telefoniche?"
Marinette fece spallucce. "Non ne vedo una da secoli; non ho idea di dove potremmo trovarne una."
Si picchiettò il mento e Chat dovette fermarsi dallo sbuffare divertito dalla modo in cui la sua faccia sempre si contorceva (amplificato da un tenero, esagerato broncio), ogni volta che il criceto nella sua testa girava nella ruota.
"Magari potresti creare un nuovo indirizzo email e mandarle un messaggio criptato da un luogo pubblico con Wi-Fi gratuito, come una biblioteca o un bar" propose la ragazza.
"Questo potrebbe funzionare. Papillon é..." Arricciò il naso dall'antipatia: "Lui é un uomo abbastanza potente con molti contatti. Ma dovrebbe essere abbastanza sicuro."
Marinette arricciò le labbra dalla stizza e espirò pesantemente, facendo una pernacchia. "Beh, preoccupiamoci di questo domani. Abbiamo un po' di lavoro a controllare le tue bende."
"Oh, giusto." Abbassò le coperte fino alla vita per prepararsi.
Sibilò dal dolore mentre cercava di sedersi, ma Marinette gli posò gentilmente una mano sulla spalla per fermarlo. "Aspetta, lascia che ti aiuti. Le ferite sul busto sono ancora alquanto fresche e non vogliamo che peggiorino."
Con il tentativo di un sorriso, la ragazza si spostò verso di lui, avvolgendo gentilmente le braccia intorno al suo torso, e lo alzò lentamente. Con una smorfia, lui cercò di aiutarla quanto poteva, sforzandosi di piegare i muscoli di addome e schiena, spingendosi in avanti. Il grande, profondo taglio sul petto lo rendeva difficile, ma per fortuna, Marinette era molto più fronte di quanto lui si aspettasse, cosa che rese il compito un po' più facile.
Quando finalmente ci riuscirono, la sua testa vorticando dallo sforzo, aggravato dalla perdita di sangue del giorno prima. Marinette lo prese al volo mentre cadeva in avanti, tenendolo petto contro petto. Lui sospirò di sollievo, abbracciandola impulsivamente.
"Tutto bene, Chat? é troppo fastidioso?"
Lui scosse la testa. "Sto bene. Solo un po' stordito per un secondo" rispose, biascicando un po' nella suo stordimento.
"Prendi tutto il tempo di cui hai bisogno" rispose lei con voce dolce e rassicurante. "Fammi sapere quando sei pronto."
Il ragazzo si prese alcuni attimi per apprezzare la vicinanza e il piacere di uno dei Abbracci alla Marinette, suo marchio di fabbrica, avvolgenti e quasi curativi. Il tipo di abbraccio che era riservato ai suoi amici più stretti e alla famiglia. La curiosità di lui riguardo al perché lei avrebbe dovuto regalarne uno a Chat Noir fu vinta dal godimento del calore e dai piacevoli fremiti che si diffusero per tutto il corpo. Il tipo di sentimento che provi a bere la più ricca, deliziosa cioccolata calda mentre sei avvolto dalle lenzuola più lussuose. Faceva quasi dimenticare a Chat che non era Adrien in quel momento.
Di colpo, tuttavia, Chat sentì le guance scaldarsi al ricordo dell' ultima volta in cui lui e Marinette erano stati in quella posizione, quando l'aveva tenuta tra le braccia mentre lei aveva...ehm..."un malfunzionamento di guardaroba" in piscina giusto un paio di settimane prima. Sicuramente non aveva aiutato il fatto che aveva iniziato a massaggiargli la schiena in lenti cerchi per aiutarlo a calmarsi, proprio come aveva fatto allora.
Scostando il ricordo del loro muto imbarazzo, decise di avvantaggiarsi della tranquillante presenza di Marinette e dell'affetto fisico che lei dava così liberamente (e il quale lui anelava così disperatamente). Sospirò contento, appoggiando la testa sulla spalla della ragazza, sentendosi al sicuro più di quanto avesse mai fatto come Chat Noir. Con il fatto che lei lo teneva in quel modo, avrebbe potuto giurare di sentirla svanire fisicamente a ogni stanchezza e melanconia sempre presenti nel suo cuore.
Era possibile restare così per sempre? La risposta non sembrava importare molto in quel momento.
Non fu fino a qualche istante più tardi che Chat realizzò i suoni che erano usciti dalla sua gola per tutto il tempo. Era per caso...?
Saltò all'indietro, le parole uscivano in fretta dalla bocca. "S-scusa!! Mi dispiace davvero!! Non avevo capito...voglio dire, non che sapevo che io...Stavo facendo le fusa??!" farfugliò incredulo.
Marinette ridacchiando, alzando le sue mani per placarlo, in qualche modo senza rendersi conto della stranezza di tutto ciò, e lo rassicurò che andava tutto bene. "In realtà è carino, se non ti dispiace che lo dica" aggiunse, cercando di nascondere un sorriso dietro una mano.
Chat ricambiò il sorriso a metà tra la confusione e il sollievo. Lei prendeva certamente tutta la bizzarra faccenda con scioltezza. Non c'era da sorprendersi se erano diventati amici dal primo giorno in cui si erano conosciuti. Lei era fantastica, e non nervosa e squittente come si comportava quando era con lui in veste di Adrien. Apprezzava vedere questo nuovo lato di lei.
"Dato che sembri stare un po' meglio, io vorrei, ehm...controllare le tue bende ora. Se a te va bene" domandò Marinette, aspettando la sua approvazione.
Trattenendo il fiato, Chat annuì, avvertendo il viso scaldarsi di nuovo lentamente.
Lei gli rivolse un timido sorriso, quindi rivolse l'attenzione sul suo petto. Il suo rossore si accentuò e deglutì mentre allungava le mani verso di lui, tremando leggermente.
L'istante in cui le sue dita gli toccarono la pelle, Chat divenne super consapevole di quanto...fosse esposto in quel momento. I tocchi gentili di Marinette e i leggeri sfioramenti di pelle mentre gli cambiava le bende e gli puliva la pelle, lo mettevano entrambi a proprio agio e gli facevano battere il cuore allo stesso tempo. Era così preso ad assaporare la sensazione delle sue capaci, abili mani che non si era neanche accorto della puntura dell'antisettico, né dell'aria pungente contro le sue ferite scoperte.
Marintte dovette chinarsi più vicino per avvolgere nuovi bendaggi avanti e dietro, girando diverse volte intorno fintanto che tutte le aree ferite furono completamente e sicuramente coperte. Le loro guance accese si sfregarono a vicenda ogni volta che lei allungava il collo per applicare un nuovo strato.
Quando ebbe finito, il suo sguardo lo ispezionò inquisitorio, indugiando sul suo viso. Lo raggiunse, prendendogli leggermente la mascella a coppa tra le mani studiandolo con un intensità che lui aveva raramente visto nei suoi occhi.
Notò difficilmente mentre rimuoveva le bende. e gli puliva la faccia, il suo sguardo incapace di lasciare quello di lei, attirato da esso come una falena da una fiamma. Era come se fosse sul punto di trovare qualcosa di importante, qualcosa di straordinario, se solo gli fosse stato permesso di avvicinarsi.
"Le tue ferite vanno molto meglio" osservò Marinette, tirandolo indietro per un istante. "Qualsiasi cosa che il tuo miraculous abbia, sta facendo un notevole lavoro a curarti."
Lo aiutò a ri-distendersi sui cuscini e, con un piccolo scusa, rimosse le coperte cosicché potesse trattare il notevole taglio sulla sua gamba.
"Così, ehm..che tipo di medicina è questa?" chiese il raggio, adocchiando curiosamente le inusuali poltiglie.
"Oh! Ehm...!" balbettò lei. "T-tradizionale medicina cinese! Sai...erbe e cose, questo e quello. Non sono sicura come esattamente, ma funzionano come un incantesimo!" Rise nervosamente con una piccola stretta di spalle. Caddero di nuovo in un tranquillo silenzio mentre la ragazza continuava a lavorare.
Si formò una ruga tra le sopracciglia di Chat mentre ponderava la sua attuale situazione. Aveva delle domande. Molte domande. Domande, comunque, a cui lui sapeva Marinette non era capace di rispondere. Questi misteri avrebbero dovuto aspettare fintanto che non avrebbe parlato con Ladybug. Nel frattempo, era grato in qualche modo, per qualche ragione, non si era trasformato e il suo miraculous sembrava aiutarlo, nonostante i suoi poteri fossero, innanzitutto, basati sulla distruzione.
"Tutto finito!" Marinette annunciò allegramente, rimboccandogli le coperte. "Dovresti tornare a dormire; il tuo corpo ha bisogno di riposo. Le tue ferite stanno guarendo molto più rapidamente di una persona normale, e suppongo che sia grazie al tuo miraculous. Suggerirei di rimanere trasformato più a lungo che puoi."
"Onestamente non ho idea di quanto tempo mi rimane alla mia trasformazione. In primo luogo non avrebbe dovuto durare così tanto."
La ragazza gli picchiettò il ginocchio. "Forse il tuo anello sa intuitivamente come fare in caso tu sia in estremo pericolo?" Fece spallucce, affabilmente. "Non preoccuparti, comunque. Se inizia a lampeggiare, ti lascerò seduta stante, così la tua identità non verrà rivelata."
Fece per alzarsi, ma lui raggiunse la sua mano mentre si allontanava, riportandole gli occhi nei suoi.
"Marinette..."disse a bassa voce, quasi in preghiera. "Voglio ringraziarti ancora. Per tutto quello che hai fatto per me. Tu e i tuoi genitori hanno corso un grosso rischio a farmi entrare in casa vostra, e io lo apprezzo davvero molto."
Le sue guance si colorarono di un leggero rosa. "Oh, non é un problema" rispose lei timidamente con un sorriso. "Siamo felici di aiutare!"
Lui le prese anche l'altra mano cosicché gli stesse completamente davanti. Con calore, il ragazzo ribadì: "Voglio dire. Mi hai salvato la vita. Nessun'altra avrebbe fatto ciò che tu hai fatto; non per me. Sei davvero una magnifica persona."
"Ch-chat Noir..."sussurro lei, la gola secca, il rossore divenne di un profondo cremisi.
"Non penso che sarò mai capace di ripagarti, ma giuro che dannatamente ci proverò."
"Chat, va bene" rispose la ragazza, la voce piena di calore e tenerezza. "Non devi farlo. Non é per questo che lo abbiamo fatto."
"Lo so; siete delle persone meravigliose. Mi ricorderò sempre della vostra generosità e gentilezza." Si morse un labbro, trepidante. "Dunque mi assicurerò di lasciare la vostra casa appena possibile. Andrò via di prima mattina, così non vi disturberò oltre."
Gli occhi di Marinette si spalancarono e le sue mani caddero dallo shock. "C-cosa?!" urlò, la voce carica di paura. "M-ma non sei ancora pronto ad andartene per conto tuo; ora non riesci neanche ad alzarti!"
Chat scosse la testa. "Ci proverò. Vi ho messo a rischio stando qui più di quanto non abbia già fatto, e mi dispiace per questo. Una volta che me ne sarò andato, prometto che non dovete più vedermi o avere a che fare di nuovo con me, e sarete fuori pericolo."
"N-no, non scusarti! Non è colpa tua! Niente di questo è stato colpa tua!!" Le sue mani si muovevano nell'aria concitate, enfatizzando le sue parole, le domande che uscivano come da un rubinetto aperto: "M-ma hai qualche posto dove andare? Qualcuno da cui stare? Scommetto che Papillon conosce la tua identità, giusto? Dove scapperesti? Dove ti nasconderai?! Hai dei soldi?"
Gli occhi di Chat si spalancarono, affascinati dal fatto che lei non avesse già preso fuoco spontaneamente. "Mari, è tutto okay!" la rassicurò, cercando di fare il suo meglio per sembrare sicuro di sé. "Non preoccuparti per me, inventerò qualcosa."
Marinette si voltò dov'era seduta come stesse nascondendo una borsa di cubetti di ghiaccio nella maglietta. "M-m-ma perché non stai un altro giorno o due? Chiederò ai miei genitori, non sono sicura che a loro non dispiacerà!"
Il ragazzo represse un sospiro malinconico. "Mi piacerebbe restare, credimi. Ma non posso, Marinette. Non vivrei con me stesso se vi accadesse qualcosa a causa mia."
Lei rispose, più calma questa volta: "Sono toccata che tu ti preoccupi per noi; davvero lo sono. Dimostra che sei una brava persona." Si morse il labbro nervosamente. "Ma sarei spaventata a morte se non sapessi se stai bene o se ti é accaduto qualcosa. E se Papillon non ti trovasse mentre sei là fuori da solo, mentre sei ancora nelle tue condizioni? Niente di male ti può capiterebbe se tieni un profilo basso e rimani per un po' più di tempo. Puoi sempre mantenere segreta la tua identità." Si chinò in avanti, posandogli le mani sulle spalle. "Non ti troverà qui; lo prometto. Non sto facendo questa offerta a Chat Noir, ma a chiunque tu sia; il te civile."
Chat era confuso dalla paura di Marinette per la sua imminente partenza, o di come fosse assolutamente irremovibile riguardo a tutta la faccenda. Perché era così preoccupata per lui? Certo, non avrebbe avuto alcuna possibilità se avesse dovuto combattere un'akuma, o il cielo non volesse, Papillon in persona. Ma non poteva forzare la responsabilità di ospitare una criminale ricercato dai Dupains, i quali gli avevano già dimostrato più compassione di quanto fosse giustificato per qualcuno come lui. Non poteva lasciare che questo accadesse a Marinette.
"Io..."guardò il lenzuolo, chiaramente in guerra con sé stesso. "Io...Io non so. Dovrei veramente cercare Ladybug prima di prendere qualsiasi decisone su cosa fare dopo."
I movimenti di Marinette si calmarono e i suoi occhi divennero pensierosi alla menzione di Ladybug.
Chat continuò: "Voglio anche assicurarmi che stia bene. Inoltre..." giocherellò con il bordo del piumone ansiosamente. "Non voglio che lei sappia riguardo la mia battaglia con Papillon."
"Cosa?!" esclamò Marinette, l'apprensione nei suoi occhi lasciò il posto alla confusione. "Perché no?"
"é solo che..."iniziò lui, un triste sorrise si fece strada sul suo volto. "Non voglio che lei si preoccupi. Perché io so che lo farà; lei é così altruista e premurosa. Questi ultimi anni hanno riversato così tanta tensione su di lei. Non voglio aggiungere più stress o problemi. Glielo devo di essere utile e incoraggiante; non il contrario."
Marinette distolse lo sguardo timidamente, le guance colorate di rosa. "S-sono sicura che sappia gestirlo. E lei non penserebbe mai che sei un peso. M-ma comunque, è molto dolce da parte tua; che stai cercando di prenderti cura di lei."
"Le ho giurato che l'avrei tenuta al sicuro. Papillon potrebbe approfittare della situazione...delle mie ferite, e cercherà di darle la caccia, pensando che sia da sola. Dunque ho bisogno di essere pronto. Devo proteggerla non importa cosa. Anche se non sono completamente guarito, posso ancora farcela."
Marinette fece un pensoso Uhm, guardando verso di lui attraverso le ciglia. "Tieni molto a lei, vero?"
"Farei qualsiasi cosa per lei" disse Chat senza esitazione, quasi come un sospiro, la voce piena di adorazione e rispetto.
L'intera faccia di Marinette passò da un brillante rosa a un profondo cremisi, fino alle orecchie, e rimase senza parole. Era stato troppo candido? Non aveva avuto intenzione di metterla a disagio.
Prima che lui potesse scusarsi, lei si schiarì la gola. "B-beh, sono sicura non dovrai cercare troppo per trovarla. O-o forse lei ti troverà per prima, chi sa?" disse con un'espressione indecifrabile.
Il ragazzo la guardò incuriosito. Poteva essere che Ladybug viveva da quelle parti, e Marinette lo aveva immaginato per l'aveva vista regolarmente nel vicinato?
"I-in ogni caso, la mia offerta è ancora valida" aggiunse, dando alla sua mano un'ultima stretta, quindi si diresse verso la porta. "Chiama se hai bisogno di qualcosa. Ci vediamo di mattina!2
"C-ci penserò. Grazie, Marinette."
La guardò spegnere la luce e chiudere la porta, e ripiombò in una pacifica oscurità. Era completamente esaurito, ma troppe cose gli passavano per la testa per essere capace di tornare a dormire. Sapeva di aver bisogno di almeno un po' di riposo prima di andarsene.
Doveva solo...andarsene ora?
Valeva la pena tentare. Se l'avesse fatto, avrebbe potuto evitare un altro lungo (anche se ben intenzionato) confronto con Marinette al mattino. La sua amica era un tesoro, quasi fino all'eccesso, e molto testarda; dunque era sicuro che avrebbe avuto un momento difficile a convincerla a lasciarlo andare.
Prendendo un profondo respiro, tirò indietro le braccia, riuscendo a fatica a mettersi seduto. Ma lo sforzo era troppo eccessivo, e ricadde indietro sul materasso con uno sgraziato plop e un dolorante grugnito.
Sospirò. Avrebbe riprovato tra un po'. Non c'era niente di male in un po' di riposo mentre riprendeva le forze, giusto?
Inoltre, le lenzuola erano così morbide. E odoravano così di buono; fresche di bucato. Sarebbe stato certamente uno spreco non godere dell'ospitalità mentre aspettava. Solo per alcuni minuti. Non stava per addormentarsi. Decisamente no. Con un grande sospiro, si distese sul letto, stirandosi le lunghe membra come poteva. Non aveva nemmeno cercato ti reprimere le dolci fusa che gli sfuggirono dalla gola.
Amava genuinamente la casa di Marinette. L'aveva visitata alcune volte, sia per progetti di scuola e sessioni di studio; sia per divertimento, giocando ai video games con i loro amici e i genitori di Marinette (i quali erano sorprendentemente appassionati come il resto dei teenagers). L'atmosfera era solo così bella e confortevole e famigliare; il tipo di posto in cui avrebbe desiderato vivere. E, anche se non c'era nessun altro nella stanza, per la prima volta da anni, veramente non si sentiva solo, né timoroso di addormentarsi.
Non che si stesse addormentando, ovviamente. Solo...aveva bisogno di rilassarsi un attimo.
Con un gemito assonnato, tirò le coperte fino al collo, godendo della loro morbidezza e calore, disteso cercando ancora di ascoltare il dolce tap tap della pioggia fuori. L'unica cosa che avrebbe reso questo letto assolutamente perfetto sarebbe stata la presenza di un certo piccolo kwami con cui accoccolarsi. Gli mancava il suo gatto brontolone, anche con il suo atteggiamento petulante e insolente. Non poteva aspettare di vederlo una volta destrasformato di nuovo.
Sorrise e si concesse di chiudere gli occhi. I suoi pensieri scivolarono pigramente verso Ladybug, come accadeva spesso negli ultimi tempo, e si chiese com'era il suo kwami. Se il kwami della coccinella e Plagg erano opposti, questo significava che era gradevole e coscienziosa? Andava d'accordo con Ladybug come facevano lui e Plagg? Che tipo di cibo mangiava?
Sospirò profondamente, i pensieri che diventano lontani e confusi.
Mi chiedo se lei va a dormire vicino a Ladybug...Mhh...Kwami fortunata...
-------------------------------
Circa trenta secondi dopo, Tikki ridacchiò tra sé e sé mente ascoltava il dolce russare di un esausto Chat Noir. Era stanca, eppure diligente nel suo compito di mandargli magicamente un po' di guarigione e forza richiesta. Si domandò cosa Marinette si sarebbe inventata per completare le istruzioni di Master Fu per mantenere Chat Noir qui mentre si riprendeva.
Nonostante tutta l'incertezza, sorrise, piena di fede e ottimismo. Ogni cosa accade per una ragione; e Marinette trovava sempre un modo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top