Difficoltà nell'essere un autistico.

Capisci che andrà tutto bene quando ti impappini e lo schema che avevi in mente scompare all'improvviso.
Cominciamo bene.

Comunque, scherzi a parte, ogni qual volta devo parlare di ste cose mi succede.

Per chi non lo avesse ancora capito, si. Sono autistico.

Ma esattamente, cosa significa essere autistico?
In base a quanto dice wikipedia:

"L'autismo è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell'interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza d'interessi e comportamenti ripetitivi.
Più precisamente, data la varietà di sintomatologie e la complessità nel fornirne una definizione clinica coerente e unitaria, è recentemente invalso l'uso di parlare più correttamente di Disturbi dello Spettro Autistico (DSA o, in inglese, ASD, Autistic Spectrum Disorders), comprendendo tutta una serie di patologie o sindromi aventi come denominatore comune le suddette caratteristiche comportamentali, sebbene a vari gradi o livelli di intensità."

Vi spiego in poche parole quello che sta scritto qui. Praticamente il disturbo dello spettro autistico causa difficoltà nel socializzare e nel parlare. Ma attenzione, non tutti i disturbi sono uguali; infatti io soffro della sindrome di Asperger, che, ancora oggi, viene banalmente scambiata per depressione da alcuni medici.

La differenzia sostanziale tra questa e altri disturbi è che essa non causa difficoltà nell'apprendimento, ma solo nel relazionarsi e parlare con gli altri.

Nel caso vogliate informarvi meglio vi consiglio il sito web mondo aspie, dato che, non essendo un medico, non posso spiegare il perché accade.
https://mondoaspie.com/

Ma perché ho fatto questo capitolo? Semplicemente per parlare, per sfogarmi di un peso che ho tenuto per anni sulle mie spalle, per denunciare chi, ancora oggi, ci insulta e ci minaccia, e per dare speranza.

L'inferno con questa mia sindrome cominciò già all'eta di 11. Avevo appena finito le elementari, e non vedevo l'ora di iniziare le medie. Solo che la mia mente era ignara delle conseguenze nell'essere "diverso". In tre anni mi sono ritrovato contro compagni, professori e preside, tutti in una botta sola.

Per farvi un mini riassunto, e per farvi capire il livello di umanità di queste persone, mi venne messa una nota poiché, durante la visione di un film sul nazismo (e apro una mini parentesi, la prof di italiano, pur di non spiegare, aveva organizzato il mese della shoa, e si vedevano solo film inerenti a questo argomento), mi sentii male, ma non potevo uscire perché, oltre al fatto che i miei quel giorno lavoravano, la prof che doveva farmi sostegno era a fare supplenza in un altra classe, e nel mentre i compagni ridevano e facevano foto. E li mi sentii molto male, poiché in quel film c'era pure una scena in cui un tizio si suicidava con la pistola in bocca.

Ma non finì li. Iniziarono anche le minacce di percosse a scuola, coi prof che, tranne pochissimi, non vedevano. Venni catalogato come pervertito dopo che, inciampando, toccai inavvertitamente le tette di una compagna, e quando lei testimonió in mia difesa venne scaricata da tutti. Una tipa definì me un malato mentale e mia madre una schizzata. E nel mentre questo accadeva, io dovevo andare in ospedale per fare controlli.

Ricordo che in quel periodo ero al limite. Non riuscivo più a mangiare e a dormire, avevo problemi di pancia continui, i lividi per le percosse subite e gli occhi quasi assenti. I miei, preoccupati per il mio comportamento, cercarono in ogni modo di consolarmi, ma è difficile quando:
1) tuo padre lavorava ancora al nord e non poteva stare in casa poiché non aveva avuto il trasferimento;
2) tuo fratello, inconsciamente, peggiora la situazione dicendo cose che non avrebbe mai dovuto dire.

Finiti i tre anni pensavo che il peggio era passato, e che finalmente era tutto finito. Quanto mi sbagliavo.

Non ebbi problemi il primo anno, riuscì a farmi alcuni amici e a recuperare le grosse lacune in italiano provocate dal menefregismo della prof delle medie. Ma, come ho imparato a mie spese, è proprio in questi momenti che il karma ti punisce.

Nel secondo anno il preside cambia, e da li parte una spirale discendente che porta a vari limiti umani che nessuno dovrebbe mai sopportare.

In poche parole il preside è un Andreotti fascista, razzista, maschilista e avente zero rispetto nei confronti di chi ha difficoltà nell'apprendimento. Grazie a lui, infatti, l'anno scorso ebbi una crisi autistica a causa di minacce a chiamare la polizia, e mentre fui portato in urgenza dai miei in ospedale, fece firmare una liberatoria in cui, in poche parole, i collaboratori non avevano visto niente, e lui non centrava nulla in sta storia. Però aveva richiesto di sedarmi pesante. Che bella sta persona. Grazie preside per avermi fatto perdere DUE MESI scolastici, tra ricovero e paura di uscire di casa. Grazie proprio.

Ma non solo a me, ma anche a chi ha altri problemi. Ricordo che lanciò brutte parole a una madre che doveva prendere il figlio alle 10 per fargli fare un controllo, e lui strappò il foglio in cui la madre chiedeva questo dicendo che era orario di lezione, e che non doveva mandare il figlio a scuola se doveva fare il controllo.
Ad altri non diede il libretto delle giustifiche poiché i genitori si rifiutarono di pagare il contributo volontario di 200 euro. Ad altri ancora proibì la gita per motivi x.

Ma, tralasciando questo, i mesi in ospedale furon terribili. Non solo ebbi difficoltà nel parlare a chi conoscevo, ma tutti gli sforzi fatti per integrarmi con gli altri sembrarono svanire in un secondo. La prima notte ricordo di essermi svegliato di soprassalto dopo aver fatto un incubo, e il mattino seguente avevo l'elettrocardiogramma da fare, con i vari prelievi per assicurarsi che stessi bene. E piangevo piano, poiché non volevo farmi sentire da mia madre che stava dormendo li vicino.

Appena finì il ricovero passò una settimana prima che riuscissi ad andare a scuola senza rischiare un attacco di panico. E, nel mentre, il prof di sostegno arrivò a febbraio, perché, nonostante ce ne fossero già alcuni pronti, erano tutti stati mandati a fare supplenza in altre classi. No, non è un colmo o una barzelletta che si racconta per strappare un sorriso, ma la dura realtà. e anche dopo quei mesi il preside, per nulla contento di quello che accadde, cercò in ogni modo di punirmi, punendo a sua volta l'intera classe, e per fortuna i compagni di adesso cercano in tutti i modi di aiutarmi ad abbattere le mie difficoltà sociali ed emotive.

Sicuramente qulacuno si chiederà il perché scrivo tutto questo, e la risposta è semplice. Nonostante mi reputi una persona forte...

Io ho paura.
Paura che riaccada tutto di nuovo.
Paura che il vuoto provato nel periodo delle medie ritorni di prepotenza.
Paura che, causa pressione psicologica, esplodi di nuovo come anni fa e ferisca chi mi sta intorno, verbalmente e fisicamente
Paura che la gente non riesca a capirmi.

Ed è per questo che scrivo queste parole, per riuscire a sfogarmi con qualcuno, per cercare di dimenticare quello che mi è successo, come se fosse un brutto sogno. Per cercare di rompere i muri che mi separano da una felicità mai trovata, scrivendo queste parole. E queste cose succedono e succederanno sempre, perché l'essere umano ha paura di chi è diverso, di chi non capisce, di chi non ha mai visto. Ed io sono stanco di tutto questo. Sono stanco che i miei diritti vengano ogni volta calpestati.

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