(Only) Two (Kisses)

"Non sei un po' troppo piccola per bere così tanto?" mi domandò il ragazzo, spegnendo la sigaretta a terra.
Alzai le spalle, facendolo ridacchiare. Mi circondó le spalle con un braccio e mi trascinò al suo fianco, facendomi scontrare la testa contro il suo petto.
In effetti era parecchio più alto di me, ma c'era da considerare che io ero comunque scalza.

"Non ho bevuto tanto" biascicai, stringendomi a lui. Faceva freddissimo e io ero pressoché nuda.
"Possiamo rientrare? Ho freddo" piagnucolai, facendogli gli occhi dolci.
"Ti porto io a scaldarti" mi sussurrò in risposta, trascinandomi verso la strada trafficata.
"Ho lasciato dentro le scarpe e la borsa" mi lamentai ancora, cercando di trovare un po' di lucidità.
"Te le ricompro io" si pronunció in una risata sonora, sollevandomi tra le braccia "Non vorrei mai che ti slogassi una caviglia" continuò a ridere, alludendo alla mia camminata instabile.

Mi lasciai cullare e chiusi gli occhi, appoggiandomi al suo petto. Stavo morendo di sonno e le sue braccia erano davvero comode. Sussultai quando la mia schiena entrò a contatto con il sedile del taxi e mi appoggiai al finestrino.
Non mi impegnai nemmeno ad ascoltarlo discutere col tassista, non riuscivo a restare sveglia. Le dita di lui percorrevano le mie gambe, fasciate dalle calze, mandandomi dei piccoli brividi lungo tutta la schiena. Mi allungai sulle sue gambe, mantenendo la testa appoggiata al finestrino e il corpo disteso sui sedili.
Riaprii gli occhi un paio di minuti dopo, rendendomi conto di quello che stava succedendo.
Stavo tornando a casa con quell'idiota?
Stasera mi ero davvero superata, ma ormai era un po' tardi per tornare indietro. Per lo meno era carino. E poi uno in più o uno in meno non faceva la differenza.

Mi risvegliò dai miei pensieri afferrandomi un polso e spingendomi davanti a lui, in modo che scendessi dal taxi.
Uscì anche lui, passandomi un braccio attorno al fianco e posizionando la mano direttamente sul mio fondoschiena.
Lo sentii mugugnare infastidito non appena una coppia di anziani turisti ci raggiunse all'interno dell'ascensore e non potei trattenere una risata, guadagnandomi uno sguardo infastidito da entrambi.

Sfilò un badge dalla tasca e lo passò accanto alla porta, prima di trascinarmi dentro.
Mi accomodai sul letto, osservandolo mentre si sfilava la giacca e la lasciava cadere su una sedia lì accanto. Ero un po' confusa, ma riuscivo ancora a mettere a fuoco la sua figura, la linea perfetta delle spalle muscolose, la schiena liscia e abbronzata che si intravedeva dalla canotta e i ricci biondi che risaltavano sul nero dei vestiti.
Mi morsi il labbro inferiore. Sembrava che avessi fatto centro stasera.
"Sai" iniziò, afferrando una birra dal piccolo frigo, e voltandosi verso di me "mi pare che tu mi debba ancora un ballo" ammiccò, avvicinandosi al letto.
"E vorrei proprio riscuoterlo adesso."
Mi lasciai cadere di schiena sulle lenzuola e sospirai.
"Sono troppo ubriaca per ballare" quasi urlai, con voce stridula "non riesco nemmeno a stare in piedi."

"Credo che tu possa fare uno sforzo, piccola" mormorò con voce roca, trascinandomi in piedi e sedendosi al mio posto.
"Ma non c'è nemmeno la musica" provai a lamentarmi. La stanza girava attorno a me e dovevo concentrarmi su di lui se volevo riuscire a stare in piedi.
Sfilò l'Iphone dalla tasca e in pochi secondi fece partire una canzone a me sconosciuta ma dall'aria fin troppo commerciale.
Iniziai a muovere i fianchi, sostenendomi con le mani sulle sue spalle e accarezzando i suoi muscoli.
"Sono brava?" ridacchiai "Potresti condividere un po' di birra con me" sussurrai, mangiandomi le ultime parole.
Sollevò la bottiglia sopra la mia testa e me la portò alle labbra, lasciandomi bere un paio di sorsi.
"Sai" ripresi a mugolare, quando bevevo troppo diventavo un pochino logorroica "sarebbe più divertente se anche tu fossi ubriaco"
Gli sorrisi avvicinandomi di più a lui. Ora mi tenevo con le braccia al suo collo, dandogli una splendida visuale della scollatura del mio vestito. Non che fossi poi così dotata ma erano comunque tette.
"Vedi" sussurrò a sua volta, spostandomi i capelli dietro le spalle e percorrendo con le dita fredde il bordo del mio vestito, "tu domattina non ricorderai nulla di tutto questo e stanotte sarai semplicemente succube ad ogni mio volere, mentre io ricorderò ogni singola cosa e ti farò fare quello che mi pare, per tutta la notte."
Il suo sorriso mi gelò il sangue, ma ero troppo stordita per preoccuparmi davvero.

"Sono stufa di ballare" cambiai argomento, scivolando lentamente su di lui.
"Ma io non sono stufo. Lascia almeno che finisca la canzone"
C'era una differenza sostanziale tra i miei desideri e i suoi, e io riuscivo a percepirla anche nello stato in cui mi trovavo. Io chiedevo, mi lamentavo o piagnucolavo. Lui esigeva, ordinava, mi obbligava con un semplice sguardo, mi incatenava ai suoi occhi e ai suoi desideri.
Non appena la canzone finì, mi lasciai cadere su di lui, spingendolo sul letto.
Quel suo tocco insistente e permanente sulla mia pelle mi stava incendiando, avevo bisogno di qualcosa di più.

Mi fiondai sulle sue labbra, ma venni trattenuta dalle sue mani, strette attorno ai miei fianchi.
"Tu stai sotto" ridacchiò, capovolgendo velocemente le posizioni e avventandosi su di me.
Le sue labbra premevano sulle mie, le sue mani mi accarezzavano, mi toccavano, mi percorrevano. Ero incastrata sotto il peso del suo corpo e la violenza delle sue labbra, ma di certo non me ne lamentavo.
Rincorrevo i suoi baci, lasciando che mi mordesse a suo piacimento, mugolando non appena spostava la sua azione sulla pelle calda del mio collo.
Avrei voluto accarezzarlo anch'io, sfilargli quella canottiera e toccare i suoi muscoli, ma le sue braccia non mi permettevano alcun movimento.
Era frustrante e eccitante allo stesso momento.
Ora la sua mano destra era scesa fino al mio fondoschiena dove aveva lasciato una strizzata facendomi sussultare, per poi sollevarmi piano il vestito, fin sopra l'ombelico.
Sentii le sue dita accarezzare l'orlo delle mie mutandine e rabbrividii, cercando di tirare il suo corpo più vicino al mio.
Separó le labbra dal mio collo e alzò lo sguardo compiaciuto, osservando il mio corpo sotto di lui.
"Stai ferma così" parlò, separando i nostri corpi e scendendo dal letto.
"Stai scherzando?" sbottai. Nessuno si era mai fermato a questo punto. "Cosa devi fare di così importante?"
Lui scrollò le spalle. "Mi fumo una sigaretta" disse con noncuranza, infilandosi la giacca e uscendo in terrazza.
Mi sistemai il vestito e feci per sollevarmi, accorgendomi però che ero troppo ubriaca per mettere assieme dei movimenti così complessi come alzarsi dal letto.
"Vaffanculo" gridai "Sei uno stronzo!"
Mi girai dall'altra parte del letto e chiusi gli occhi, addormentandomi, senza sentire alcuna risposta.

Quando riaprii gli occhi stavo un vero schifo. Come ogni mattina, d'altronde.
La testa mi scoppiava e ricordavo solo a frammenti la serata precedente.
Mi voltai verso il ragazzo accanto a me, che mi fissava serio.
Alla fine ero tornata a casa con questo idiota? E magari ci avevo pure fatto sesso?
Poco alla volta mi ricordai ogni cosa e iniziai a innervosirmi. Non solo ero tornata con lui, ma mi aveva addirittura rifiutata, lasciandomi lì a metà, ubriaca e insoddisfatta, per fumarsi una sigaretta. Ma vaffanculo.

Mi alzai in piedi, ricordandomi di non avere né scarpe né borsa. Ottimo.
"Te ne vai?" parlò, sollevandosi a sedere.
"Si." sputai, cercando di darmi una sistemata ai capelli.
"Sei un grandissimo stronzo." Lo sentii ridere dietro di me.
"Mi stupisce che ti ricordi di ieri sera, considerato quanto avevi bevuto" riprese, afferrando una maglietta bianca e infilandosela, ovviamente dandomi le spalle "Sei sempre così...esuberante?"
"Spiegami qual è il tuo problema!" sbottai.
Ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli.
"Non ho nessun problema" sorrise pacato.

"E allora perché mi hai portata nella tua stanza e poi ti sei fermato a metà?" quasi gli urlai in faccia.
"Ho cambiato idea" disse semplicemente, con non-chalance, alzando le spalle.
Scrutai il suo sguardo, cercando di capire se mi stessi immaginando tutto.
"Sei veramente un idiota allora" dissi alla fine, sbattendomi la porta alle spalle e dirigendomi verso l'ascensore.

"Stai scherzando?" sbottò a ridere Lacey, quasi soffocandosi col cappuccino.
Ma perché ridevano tutti così tanto? Iniziavano a darmi davvero sui nervi.
"Ti ha piantata in asso così? Solo un paio di baci? È strano forte"
"Un coglione totale" mimai le virgolette con le dita, per poi riprendere a mescolare il mio caffè.
"Ci sapeva fare almeno?"
"Si cazzo!" lasciai cadere rumorosamente il cucchiaino sul tavolo "È quello che mi fa incazzare. Baci da dio e ti fermi a metà lavoro? Eh no allora sei proprio uno stronzo."
"Ma ti ha detto qualcosa almeno per difendersi quel..come si chiama?"
"A saperlo. Nemmeno il nome mi ha detto. Si è giustificato dicendo che aveva cambiato idea. Insomma come si fa a cambiare idea? Mi offende!"
Lacey ridacchiò nuovamente, bevendo l'ultimo sorso di cappuccino.
"Può andare male a tutti una volta" disse poi, allontanando la tazza con due dita.
"E a te invece come è andata?" domandai, finendo il caffè.
"Non è che io ricordi un granché, ma quel poco che ricordo era fenomenale. L'ho osservato meglio stamattina e cazzo, sembrava avesse venticinque anni. Assurdo" pronunció ogni parola con uno sguardo a metà tra l'eccitazione e lo shock.
"La prossima volta rimorchiane uno così anche a me" canticchiai, prendendola sotto braccio e uscendo dal bar.

Non mi era ancora passato il nervoso ed ero veramente frustrata. Non mi ero mai sentita così rifiutata.
"Non ho intenzione di fargliela passare, comunque. Questa me la lego al dito" sbottai, suscitando una risatina da parte di Lacey.
"La cosa si fa interessante" mi sorrise maliziosamente, "Stasera si torna al Colossal"
"E niente alcol." finii la frase per lei.

Spazio autrice.
Heilà!
Come state?
Eccomi con il secondo capitolo! (in cui Ashton si rivela davvero uno stronzo)
Spero che qualcuno voti o commenti, fatemi sapere che ne pensate, al prossimo capitolo,
Bacini♡

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