Capitolo 4- "Just" a kiss
Passai le mani graffiate e insanguinate sotto all'acqua gelida della fontana della piazza.
Mi sentivo gli sguardi delle persone addosso, ma questo piú di tanto non m'importava.
«Stai bene?» mi chiese un ragazzo alto, moro e con gli occhi verdi.
«Su grazie, non preoccuparti...piuttosto vai ad ammazzare quel coglione» risposi allo sconosciuto
«Non sono cosí violento» rise
«Comunque mi chiamo Leonardo, piacere...ah giusto»
Mi aveva teso la mano ma poi l'aveva ritirata accorgendosi che era meglio non toccarle.
«Io sono Alessia» risposi distrattamente
Era successa di nuovo un' ennesima stupidissima litigata con Ostuni.
Da circa un mese non facevamo altro che urlarci dietro e, se capitava, ci picchiavamo a vicenda. Il mio punto forte erano gli attacchi di rabbia che mi impedivano di sentire dolore, o meglio...non ci facevo caso.
La rissa di quel giorno era scoppiata nella piazzetta della cittá.
Diciamo che lui non voleva farmi male, ma cercava di difendersi dalle mie crisi isteriche e alla fine aveva dovuto darmi uno spintone per evitare che gli facessi davvero male.
Il litigio venne interrotto da questo suo amico di nome Leonardo che si era messo in mezzo.
«Ma perchè vi stavate menando così?»
«Perchè lui mi molesta e mi tratta da "schiavetta". "Fiolli levati", "Fiolli dammi i compiti", "Fiolli stai zitta"...e lo dice in modo violento. Nell'ultimo mese è come se fosse nervoso e arrabbiato per qualcosa. E continua a fumare manco fosse un treno»
«Ci parlo io vah» mi rassicurò Leonardo, lasciandomi sola con la fontana.
Stavano discutendo ad alta voce e sinceramente mi sentivo un po' in colpa: Leo non c'entrava nulla.
Perchè il Lorenzo che non mi cagava mai d'un tratto era diventato un Lorenzo che non mi dava tregua?
La mattina dopo, salii nel pullman evitando chiunque.
Ero arrabbiata, sia per il ciclo che per tutto il caos che mi ronzava intorno. Persino la musica mi infastidiva, infatti staccati dopo circa un minuto le cuffiette dal cellulare.
«Scusi signorina, il cartellino dell'abbonamento» mi disse un uomo anziano
«Tenga» dissi annoiata consegnandogli il cartellino estraendolo dalla tasca dello zaino.
Lo esaminò attentamente per poi riconsegnarmelo.
«Ragazzi seduti! Non voglio casino in questo pullman!» urlò poi ai ragazzi in piedi
«Tu ragazzino, siediti qui e tu vai li!» ordinò disperato
Guardai fuori dal finestrino senza fare caso a chi si fosse seduto accanto a me, finché non sentii un lieve "Ehi" richiamarmi.
Mi volta i tranquillamente per poi assumere un'espressione disgustata.
«Madò proprio tu Ostuni? Cosa vuoi?» esclamai irritata
«Mi ha costretto il controllore a sedermi qui» ribatte lui
«Va bene ma non rompere» dissi tornando a guardare fuori dal finestrino.
Rimase in silenzio per qualche minuto ma poi cercò di nuovo la mia attenzione.
«Alessia» disse il moro guardando in basso.
Momento. Da quando mi chiamava con il mio nome?
«Mh?»
«Senti...non so cosa mi sia preso ultimamente, volevo ehm...»
«Dai continua»
«Scusarmi. Si, volevo scusarmi per tutte quelle volte in cui ci siamo dati a botte» disse imbarazzato
«Ma smettila, non ti credo manco se fossi sotto tortura. Tu che ti scusi? Non farmi ridere»
«Io ci ho provato» concluse lui concentrandosi nel suo cellulare
Dopo circa un quarto d'ora, scesi dal pullman con un mal di testa incredibile, il ciclo che mi tormentava e una strana sensazione addosso. Perchè stavo andando a scuola?
Mi avvisi verso la zona "nascosta" dell'entrata della scuola, dove di solito andava Anne.
La stavo ricercando con gli occhi, quando vidi tutto girare in modo strano. "Oh cazzo i cali di zucchero...e non ho le pastiglie!" pensai poco prima di barcollare.
La vista si fece sfocata e le gambe iniziarono a cedere. Non capendo nulla, non riuscii a trovare un punto di riferimento su cui appoggiarmi.
Prima di cedere definitivamente, sentii qualcuno sorreggermi per i fianchi...poi il vuoto.
Quando riaprii gli occhi, vidi un lampadario bianco sopra di me che mi accecava. Mi bastarono pochi secondi per capire che mi trovavo nella squallida infermeria della scuola.
Girai appena la testa e sussultai.
«Ostuni cosa ci fai qua?» chiesi quasi sussurrando
«Minghie ti ho portata io qui» disse sorridendo
«Non ti ho mai visto così gentile»
«Ok, la prossima volta ti lascio lí»
«Ci ha visto qualcuno?» chiesi preoccupata
«Beh...ti ho portata dentro alla scuola per l'entrata sul retro della scuola» disse sistemandosi nella sedia accanto al mio lettino.
Provavo a muovermi, ma ogni movimento sembrava impossibile.
Riuscii solamente a mettermi seduta appoggiata al cuscino.
«E mi hai portata...»
«...In braccio» concluse lui.
«Ma io peso!» protesta i a bassa voce
«Ma no, hai solo un po' di fianchi» commentò strizzando un occhio «e non è una cosa negativa» aggiunse vedendo la mia faccia sconvolta.
«Dillo pure, tanto io e la mia autostima non andiamo d'accordo»
«Ma piantala»
«Non puoi farci nulla se mi faccio schifo»
«Ti faccio cambiare io idea»
«Ah si?»
In quel momento entró una bidella che mi chiese se stavo meglio e se avevo bisogno di qualcosa da mangiare o da bere.
«No grazie, sono a posto»
«Mancano venti minuti alla seconda ora, tanto vale che aspetti un altro pochino finchè non suona»
«Va bene»
«Anche tu ragazzino...stai con lei, io vado a sistemare quel disastro nel bagno delle ragazze. Trucco ovunque!» urlò mentre se ne andava.
«Minchia oh» esclamai mettendomi una mano nella fronte.
«Ok forse ho capito...stai male per conto tuo, hai mal di testa e il ciclo» disse ridendo «Una soluzione c'è...Moment Capsule Molly! Anche se forse son meglio Dury per una ragazza...»
Feci una risatina cercando di evitare i dolori alla testa.
Per dieci minuti rimase muto a fissare fuori dalla finestra un punto indefinito dell'orizzonte: la luce bianca gli schiariva ancora di piú il volto pallido e gli occhi luccicavano come due stelle.
«Ost...Lorenzo?» chiesi nominando il suo nome per la prima volta.
«Mh?» chiese con un tono sorpreso sempre fissando la finestra.
«Ma tu fumi ancora?»
Le parole uscirono di bocca come se vivessero di vita propria. Perchè glielo avevo chiesto? Dopotutto, poco mi importava.
«Avevo smesso, ma poi ho ricominciato. Due o tre al giorno, meno di qualche mese fa per fortuna»
Dopo queste parole, si morse le labbra insistentemente, come se quella situazione lo stesse mettendo a disagio.
«Beh» dissi per rompere il silenzio imbarazzante «Tra pochi minuti suona, quindi tanto vale avviarsi. Cosa abbiamo adesso? Geometria? Allora dobbiamo andare verso l'aula di disegno»
«Tesoro dove vuoi andare se non sai nemmeno reggerti in piedi?» disse aggrottando le sopracciglia
«Uhm...»
«Toh, questa va bene?»
«Da quando hai le Stripes in tasca?»
«Da sempre» disse porgendomene un paio
Andando verso l'aula di disegno, mangiai le caramelle con i colori dell'arcobaleno coperte di zucchero facendo varie smorfie per la loro acidità.
L'aula era vuota e i tavoloni ancora vuoti. La mia cartellina giaceva in un angolo sotterrata da altre buttate li a casaccio.
«Adesso stai meglio?»
«Si dai...»
«Ohw...sei piena di zucchero»
«Ah se? Dove?»
«Proprio qui...e qui...»
Mi passò il pollice nelle labbra e io lo guardai torva e con disapprovazione.
«Lorenzo dái...» dissi spostandogli la mano.
Tutto accadde in pochi secondi: si abbassò leggermente giusto per riuscire ad afferrarmi da dietro le cosce e ad alzarsi facendo strusciare la mia schiena contro la parete dietro di me.
Mi trovavo in braccio a lui, spiaccicata tra il muro e il suo busto.
Mi guardò come per chiedere un permesso e io, senza tanto riflettere, accettai subito.
Poggiai i palmi delle mani ai lati del viso del moro e attorcigliai le dita nelle ciocche leggermente ricce.
"Sei una troia. Prima ti lamenti di come ti tratta e poi lo lasci fare.
Cara coscienza, fatti un po' i cazzi tuoi. Sei solo invidiosa. Ma dai...a chi non piacerebbe? E poi ora è così dolce..."
Ci fissammo un'ultima volta prima di unire le nostre labbra in un unico bacio sempre piú..."infuocato".
Mi mancava il fiato e a lui la forza nelle braccia.
Arrossi quando mi resi conto che stavo leggermente ansimando.
Mi mise giù, ma disse "Vieni, sta per arrivare la classe", trascinandomi verso lo stanzino vicino al bagno dei ragazzi.
Era famoso per tutte le coppie beccate a limonare o a fare di peggio.
"Ma aspetta... Ci stai entrando con il tipo che detesti e che ti sta slinguando. Sei fregata Ale"
Grazie coscienza per il tuo aiuto.
Vi tengo sulle spine muahahaha...vi vi bí♡
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