Capitolo 2- Dipendent
«Fiolli stia attenta!» gridò la prof di lettere
Alzai lo sguardo di colpo dal foglio stropicciato su cui stavo disegnando.
«Che ne dice di leggere il suo tema?»
Alzai un sopracciglio e la prof cambiò del tutto idea. Sapeva che era inutile tentare di correggermi. Quindi chiamò Ostuni.
«Certo prof» disse tranquillo. Si chinò nello zaino e si girò mezzo secondo guardandomi negli occhi.
Prese il foglio che gli avevo consegnato alla mattina e iniziò a leggere.
Ascoltai semi-addormentata le parole che avevo scritto la sera prima.
«Leopardi nacque a...» si interruppe.
Sembrava decifrare la parola.
Avendocelo nel banco davanti, sbirciai nel foglio e mi misi una mano davanti alla bocca.
Dopo qualche riga di testo, si potevano notare frasi di canzoni di Melanie Martinez.
Eppure a me la sera prima era sembrato tutto normale...
«Fiolli che c'è?» disse la prof notando la mia espressione scoinvolta.
«Ehm...non mi sento bene, credo di avere un calo di zuccheri, posso uscire?» dissi cercando di essere piú credibile possibile.
«Certo...Ostuni vada avanti. O vuole un tre diretto?» disse mentre uscivo dall'aula.
Me l'avrebbe fatta pagare, mi avrebbe picchiata a sangue. Mmh forse ero un po' troppo paranoica.
Mi avrebbe tirato dietro qualche bestemmia, questo era sicuro.
Entrai in bagno e mi guardai allo specchio. Qualche puntino rosso era comparso nelle guance...uff quanto mi odiavo.
L'ansia svaní in pochi secondi.
Feci per uscire, quando una ragazza aprii la porta, o almeno, pensavo lo fosse.
Chiuse la porta a chiave e mi guardò.
«L'hai fatto apposta, vero?»
«No, ti giuro, non so perchè ho scritto le frasi della canzone e...»
«E mi hai fatto prendere tre»
«Mi dispiace, posso rimediare se vuoi, parlo io con la prof...»
«Puoi rimediare senza parlare con la prof» disse avvicinandosi a me pericolosamente.
Indietreggiai, fino ad incollarmi alla porta del wc.
«Vedo che hai paura tesoro...te la risparmio dai. Solo un bacio »
Eh!?
Che senso aveva? Beh dai, solo un bacio...non avrebbe fatto male, quindi feci le spallucce.
«Non a stampo» mi sorrise
"Ma brutto stronzo" pensai arrabbiata.
Mi raddrizzai come per accettare la sfida, non mi arrendevo mai facilmente.
Mi prese per i fianchi e appoggiò le sue labbra nelle mie, senza però ottenere ciò che voleva.
«Un po' di collaborazione no eh?» disse accorgendosi della mia posizione scassata.
Sbuffai e feci ciò che voleva...prima finiva, meglio era.
Gli presi il viso tra le mani e lo baciai per qualche secondo.
Insistette una, due, tre volte...
«Ostuni basta adesso» dissi arrabbiata
Sembrava non ascoltarmi, stava peggiorando la situazione.
«Puttana troia ho detto basta, ma sei sordo o hai problemi di apprendimento? » dissi piano.
Mi feci odiare in quel momento.
«Calmati eh»
«Ma levati»
«Oi non farmi arrabbiare, lo sai che non ti conviene»
Gli risi in faccia. Per me poteva anche arrabbiarsi, picchiarmi, urlarmi addosso, ma la mia ira non la bloccava.
«Dai picchiami, urlami in faccia, vediamo cosa sai fare» dissi facendo la stronza.
Fece la cosa peggiore: mi ignorò.
«La prof ti aspetta» disse uscendo dal bagno.
Lo seguii ripensando a quello che era accaduto poco fa.
L'avevo lasciato giocare con il mio corpo...ma io non li odiavo? Eccome!
Che stupida ero stata...
In classe, Salvatore mi guardò e mi chiese: «Hai il raffreddore?»
«No, perchè?» chiesi curiosa
«Ohw beh, hai tutte le labbra rosse e umide...»
In quel momento, caddi nell'imbarazzo piú totale.
Durante l'intervallo, raccontai tutto ad Anne, tenendo le distanzs da Ostuni.
«Alessia, sei seria?» mi chiese sconvolta
«Ti giuro! Ma la cosa strana è che l'ho lasciato fare...»
«Mah, forse ti piace »
«AHAHAHAHAHAH NOH»
Non capivo il mio comportamento. Lo odiavo fin dall'inizio delle superiori.
Non potevo amarlo...nel mio cuore c'era ancora Lui, anche se ormai non mi cercava piú.
LORENZO'S POV
Uscendo da scuola, mi accorsi di avere ancora le cuffiette nella tasca. La vidi e feci per chiamarla quando qualcuno mi diede una pacca nella spalla, facendomi quasi male.
«Ci si rivede Ostuni!» disse Johan sorridendo, seguito dal suo amichetto di cui non avevo mai capito il nome
«...Ah sei te» dissi inquieto
«Sei libero stasera?» chiese senza tanti complimenti.
Sapeva già la risposta, per questo continuò il discorso.
«Vorrei vederti vicino al parcheggio della piazza, piú precisamente vicino al parchetto...ti aspetto eh» disse tranquillo.
Dovevo proprio andare? Tanto prima o poi mi avrebbe beccato di nuovo in giro.
Tornando a casa, passai davanti alla stradina in cui abitava Alessia.
Passai automaticamente la mano nella tasca, estraendo le cuffiette. Non avevo tutta questa voglia di consegnargliele di persona, non in quel momento in cui ero cosí stressato.
Forse nemmeno lei voleva vedermi, cosí le lasciai sopra al muretto dell'abitazione sperando non piovesse.
A casa, guardavo continuamente l'orologio picchiettando le dita nella scrivania cercando di finire matematica.
"1+1 fa 2. Al numero 2, sottraggio 1 e aggiungo 3. Calcola la massa di Saturno"
Chiusi il libro con la solita scusa "li finisco domani mattina".
Allontanai la sedia dalla scrivania e mi alzai di scatto, prendendo il cellulare e il cappotto dal letto.
Uscii quasi di corsa dalla fretta che avevo. Non che ne volessi avere, ero in qualche modo "costretto" ad andare di fretta.
Erano solo le sei e faceva giá buio.
Arrivai alla piazza a testa alta, incrociando le braccia, non volevo dimostrare timore.
«Eccoti qua amico!» disse Johan sorridente con una sigaretta tra le labbra.
«Ascolta, ho un buon affare per te. Ti do due e paghi uno, però la qualità è meno del solito, ma credo...»
«Johan smettila, lo sai che ho chiuso con il fumo da sei mesi. Inutile che mi provochi»
A queste parole, parve deluso ma allo stesso tempo divertito.
«Nemmeno l'ultima? Dai, poi non ti stresserò piú»
Che dovevo fare? Sapevo che se avessi accettato, non sarebbe stata l'ultima, ma avevo dimenticato quanto fosse antistress e in realtá ne avevo proprio bisogno in quel periodo. Un monosillabo dovevo dire. Si o no?
Rimasi a riflettere alcuni secondi per poi arrivare alla conclusione.
«Tu non hai visto nulla»
«Cosí ti voglio, Lorenzo!» esclamò entusiasta
«Ma ascoltami...quella che ti propongo oggi è roba pesante» disse guardandosi intorno «Crea abbastanza dipendenza ma ti rilassi in un modo assurdo»
«Fammi provare dai» dissi rapito dalla tentazione.
Prese un pacchetto dalla tasca e ne estrasse una sigaretta con uno strano marchio sopra.
La accese e prima di consegnarmela mi invitò a sedermi nella panchina con lui.
Appena feci un tiro, mi sentii invaso da un'aria aromatica e strana che lentamente mi soffocava i polmoni.
La feci uscire lentamente dalla bocca e mi sentii subito meglio, sia fisicamente che moralmente. Avevo dimenticato che sensazione si provava.
«Com'è?» chiese Johan sorridendo
«Mi spacca a merda» dissi dopo qualche minuto, chiudendo gli occhi mantenendo un ghigno tra i denti
«Rilassa un bel po'» confermò lui.
Ore 02.33
Non riuscivo a dormire. Il rilassamento l'avevo avuto solo durante quel quarto d'ora con Johan. Lo stress era aumentato anziché diminuito.
Lorenzo- 02.34
Oi, ci sei?
Johan- 02.36
Si eccomi
Lorenzo- 02-36
Domani, stessa ora, stesso posto?
Johan- 02-37
Lo sapevo...come vuoi \°^°/
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