CAPITOLO 15- Love

LORENZO'S POV

«Che cazzo hai!?» le sbraitai addosso riprendendo il polso della mano con cui mi aveva colpito.
La feci andare contro ad un albero lí vicino e chiusi gli occhi tenendole il viso vicino.
Dovevo stare calmo, non perdere il controllo.
Tentò di abbracciarmi ma la scansai da me e le bloccai entrambe le mani.

«Stai ferma e non ti azzardare a...»
«Ho capito» disse con gli occhi lucidi
«Cosa?» le domandai ancora in preda alla rabbia
Lei sorrise ma i suoi occhi si erano come svuotati, sembrava cambiata, non era la solita Alessia.
«Ascoltami Lorenzo...ogni volta che sei nervoso, arrabbiato, preoccupato, triste o altro...sfogati con me, ma ti prego, non fumare»
«Cosa intendi?» chiesi perplesso lasciandola andare
«Sfogati con me: usa il mio corpo come vuoi, fai quello che vuoi, dove vuoi, quando vuoi» disse alzando le spalle «sono tua»
«Tu sei matta» dissi lasciandola perdere
«Ok, allora...ogni volta che fumi mi faccio un taglio in un punto diverso»
«Sei scema? Lasciami stare, non dire cose stupide»
«No. Io ci tengo a te»
«Anche io a te, non voglio che tu tu faccia male»
«Nemmeno io voglio vederti morire»
«Perchè? Ho capito che tieni a me, ma perchè fino a questo punto?»
«Perchè io credo di amarti nonostante tutto» disse ad alta volce.
Dopo queste parole, si coprí la bocca come se avesse sbagliato a parlare e cercò una via di fuga.

«Alessia, penso che...»
«No no scusami, n-non intendevo in quel senso...cioè io volevo dire un'altra cosa»
«Anche io penso di amarti, ma nob può funzionare se ci facciamo del male a vicenda»
Lei annuí e si avvicinò a me timidamente.
«Scusa» sussurrò accarezzandomi la guancia in cui aveva tirato lo schiaffo
«Figurati, hai fatto solo bene»

Sospirò e si guardò attorno.
«Domani mattina si torna a casa?»
«Yess» risposi prendendole la mano.
A questo gesto sorrise e ci incamminammo verso le altalene del piccolo parco dietro all'hotel.

«Lore cosa porti agli esami?» chiese d'un tratto.
«Eh? Agli esami? Non ne ho idea, è presto...»
«Manca poco ad aprile...io comunque pensavo di portare o io Futurismo o i computer»
«Ok...come mai questa domanda?» domandai curioso
«Volevo aiutarti a costruirti il programma, so che sei uno che fa le cose un po' a caso...»
«Ah grazie!» feci il finto offeso
«È un aiuto quello che ti sto dando, banana» rise dandomi un leggero spintone.

Iniziò a fare freddo e cosí decidemmo di rientrare: dopo esserci sistemati, andammo a dormire guardando un film col computer.

«Che vuoi guardare?» le chiesi
«Hai mai visto Hackiko?»
«No, di cosa parla?»
«Eheheh tieniti pronto i fazzoletti»
«Aaah è un porno!»
«Cretino!» esclamò dandomi uno schiaffo nella nuca.

Il film era davvero triste, infatti alla fine Alessia piangeva come una fontana.
(Hackiko è la storia vera di un cane, guardate questo film perché merita davvero! e.e)

Dopo aver sistemato il pc, tornai sotto alle coperte trovandomi i suoi capelli in faccia.
La abbracciai da dietro e mi addormentai cosí, senza tanti pensieri.
Da quanto non ero così dolce?

*

7 aprile

«AMOREEE!» sentii urlare da dietro di me.
Mi voltai e vidi Alessia intenta a liberarsi dello zaino per poi saltarmi addosso.
«Auguri Lori!» esclamò per poi stamparmi un bacio sulle labbra
«Grazie tesoro» le sussurrai cercando di non finire soffocato.
«Il regalo te lo do oggi pomeriggio o stasera, scegli tu quando...»
«Ma ho giá il mio regalo» dissi accarezzandole la testa
«Gnnn che tenereo» rispose sorridendo.

Le ore scolastiche furono come tutti gli altri giorni, soltanto che sembravano essere passate piú velocemente.
Wow, 20 anni. Beh, era solamente una cifra dopotutto.

Al pomeriggio, tornai a casa a piedi da solo passando per la strada più corta.

«Ostuni, buongiorno!» sentii esclamare.
No, lui no. Non poteva essere.
«Quanto tempo?» chiese Johan
«Non eri in America?» domandai iniziando ad essere nervoso
«Oh giá, è solo che per motivi che non sto qui a spiegarti sono dovuto tornare...» spiegò annoiato
«Capisco»
«Senti ma cos'è sta storia che non vuoi le sigarette ordinate tutte insieme?»
«Sto smettendo di nuovo»
«Serio? Non mi duri nemmeno un mese» rise prendendo un accendino dalla tasca
«Lo faccio per una persona che... Che se scopre che lo faccio ancora si fa del male» ammisi fissando a terra
«E se non lo venisse a sapere?»
«Ti ho detto di no, non posso»
«Lorenzo, tieni» disse porgendomi una sigaretta di quelle "speciali"
«No, non farmi ricominciare» brontolai
«Oggi no? Beh, ci vediamo presto allora» disse andandosene e salutandomi «E auguri!»

Mi allontanai senza guardarlo in faccia e lentamente tornai verso casa...forse prendere il pullman era meglio.
Dopo aver pranzato con i miei, salii le scale e mi gettai nel letto assonnato.
Nonostante il mio stato semi-morto, non riuscivo a dormire, mi sentivo nervoso.

"Nel cassetto ci sono le sigarette"

No, non dovevo.
Ma cosa fare?
Alessia, chiamare Alessia.

Presi il cellulare e cercai nella rubrica il suo numero.
"Segreteria telefonica di tre..."
Provai a richiamare due, tre volte. Niente. Nemmeno su Whatsapp. Nemmeno il numero di casa. Nemmeno il numero di suo fratello.

Mi infilai le scarpe, scesi in giardino e mi diressi verso casa sua.

"Oggi è venerdì, al venerdì è a casa da sola" pensai cercando motivazioni possibili del perchè non rispondeva.

Mi bloccai davanti alla sua abitazione. Probabilmente avrei fatto una figura di merda, ma preferivo togliermi il peso.

Presi coraggio e suonai il campanello.
Sospirai appena la vidi affacciarsi alla finestra.

«Lore! Che ci fai qui?»
«Rispondere alle chiamate mai?»
«Oh scusami, ma ho il cellulare scarico e mi stavo facendo la doccia...»
«E quello di casa? Quello di tuo fratello?»
«Oddio, pure su quelli hai chiamato?» rise prendendomi in giro «Quello di casa non funziona da due mesi e mio fratello è in giro» spiegò per poi andare ad aprirmi.

Aveva ancora i capelli umidi ed era in pigiama, sembrava imbarazzata.
«Scusa per il disordine» disse indicandomi il soggiorno un po' sottosopra.
«Non preoccuparti, la mia camera è peggio» la rassicurai.

Mi fece sedere in una sedia del tavolo della cucina e scaldò del tè sul fornello: effettivamente era una giornata un po' fredda nonostante fosse aprile.

«Come mai sei venuto a trovarmi?» chiese prendendo dei biscotti dalla credenza
«Non rispondevi alle chiamate e volevo sentire la tua voce»
«La mia voce? Come mai?»
«Non volevo fumare»

A queste parole sorrise e mi passò la tazza sedendosi di fronte a me.

«È bello sapere che tu preferisca me»
«Immagino sia cosí»

Parlammo un po' e dopo aver finito di fare quella specie di merenda ci dirigemmo verso la sua stanza.
Volevo solo parlare, nient'altro.

Mi sedetti nel suo letto e lei si appoggiò alla scrivania ossrrvandomi.

«Stai bene?»
«Io c-credo di...di si»
«Stai tremando»

Mi guardai le mani: effettivamente aveva ragione, non riuscivo a stare fermo.

«Sei nervoso, cerca di stare tranquillo»
«Facile dirlo» le risposi indietro

Si sedette accanto a me e mi afferrò le mani:
«Respira con clama...bravo. Adesso stendiamoci e stiamo tranquilli un po', va bene?»

Iniziò ad accarezzarmi le mani, il viso e i capelli riuscendo a calmarmi in pochi minuti.

«La sai una cosa? Non ho bisogno delle sigarette quando ho te»
«Quanto posso amarti?» chiese abbracciandomi.

ALESSIA'S POV
Mentre lo abbracciavo, ricordai di dover mettere in carica il cellulare perchè mia madre doveva mandarmi un messaggio su cosa preparare per la cena.
Poco dopo mi staccai e lo misi in carica riaccendendolo.

«Oddio!»
«Cosa?» chiese Lorenzo sobbalzando per la mia esclamazione improvvisa
«Il tuo regalo! Non l'ho nemmeno incartato, perdonami»
«Ma non dovevi nemmeno...»
«Zittati» risposi prendendo una borsetta dal mio cassetto «Ci ho messo anni a scegliere, spero almeno ti piaccia» risi imbarazzata.

Era un braccialetto di spago nero con scritto "Lorenzo" in acciaio argentato. La particolaritá era la parola scritta in giapponese, dato che avevo scoperto che fosse appassionato di quel Paese e degli anime.

Andò avanti dieci minuti col ringraziarmi finché non lo minacciai i riprendermelo se non la smetteva.
Lo aiutai a mettersi il braccialetto e poi ci scambiammo un lungo bacio, uno di quelli davvero belli che valgono piú di mille parole.

«Sai Ale, volevo anche un altro regalo...» disse in tono malizioso
«Te lo devi guadagnare»
«Appunto, oggi è il mio compelanno»
«Vorresti, eh?»
«Perchè, tu no?»

Mi fece di nuovo stendere per poi potersi sistemare su di me senza problemi.
In un secondo mi sfilò la maglia del pigiama e la canottiera, ma volevo si fermasse.

«No, fermati»
«Che succede? Ti stai rimettendo la maglia? Cosa...»
«Ho un problema con me stessa»
«Vai, racconta»
«È molto breve: di fisico faccio schifo. Mi impegno ma niente»
«Non ti capisco»
«Non ho il fisico da modella che tutti si aspettano...»
«E questo sarebbe il problema? Guardati le gambe: sono magre. Idem i fianchi e le braccia»
«Ma non sono piattissima...»
«La pancetta sinceramente non l'ho mai notata. Nessuno te l'ha mai rinfacciata, o sbaglio? E anche se fosse, dove sta il problema? Se tu avessi il fisico di una modella ma non fossi Alessia non sarei nemmeno qui»
«Ma io-»
«Zitta un po' e lascia perdere questi discorsi inutili. Lasciami fare» disse più piano.

L'autostima non era mai stata mia amica, ma dopo quelle parole tornò in me in pochi secondi: incredibile come fosse riuscito a fare questo.

«Che odio i gancetti» disse mentre una mano passava dietro alla mia schiena.
Spalancai gli occhi realizzando cosa stava facendo...tuttavia l'idea mi elettrizzava.

Non ho voglia di correggere gli errori, zorry♥
Ho scritto anche "Roba da Fanvij", se vi va di passare ne sarei feliceh \°^°/
Ah, se volete cercarmi su instagram mi trovate su @/dariafiozzo, @/favijsavedme e @/sheismelmartinez

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