VENTOTTOOOOOOOO (oh raga, qui stiamo finendo)
That moment in cui ti accorgi che Thirteen Reasons Why è solo la versione depressa di 13 buone ragioni di Zucchero e ti sale lo sclero potente.
STELLA
Volevo rimanere in quella stanza per sempre, sentendomi in colpa e basta, restia persino all'idea di mangiare qualcosa e quindi sopravvivere.
Ho sempre avuto incubi riguardanti quello che ho fatto, anche se con il tempo si erano attenuati, ma mai come quello che avevo avuto pochi istanti prima, dal quale ero riemersa in lacrime.
"Lascia che distrugga anche Soraya e tutta questa gente sarà salva." diceva, guardandomi con gli occhi iniettati di sangue.
Niall allora era ancora troppo debole per aprire un varco spaziotemporale che lo conducesse fino a Tamaran, indebolito dagli omicidi che aveva compiuto attraverso la magia oscura che lo aveva infettato. Appoggiai la testa contro la parete della stanza ed inspirai forte.
Scossi la testa, io nel mio corpicino paffutello di bambina di dieci anni, seppur provata dalla schiavitù alla quale ero stata brutalmente sottoposta. Era per quello, infatti, che mi trovavo alla reggia di Niall quando era scoppiato il caos. Avrei seguito il mio padrone, ma lo avevo perso tra la folla ed avevo trovato quella bambina ancora più piccola di me, dai capelli blu e gli occhi argento.
Era talmente confusa e spaventata che avevo dimenticato di esserlo pure io e le avevo afferrato la mano, mettendomi a volare sopra la gente per raggiungere un posto più tranquillo. Invece mi trovavo in mezzo al cielo di Kurtham, con una bambina impaurita in braccio ed un pazzo omicida davanti. Mi aveva appena proposto uno scambio: la vita di tutte le persone sotto di noi per la sua sorellina.
"Una volta che lei sarà sacrificata sarò abbastanza potente da riportarti a casa, piccola, così non dovrai più essere schiava di nessuno." continuò, più dolce e conciliante.
Avevo capito che cosa sarebbe successo se gli avessi consegnato la bambina: mi avrebbe riportato a casa e poi avrebbe conquistato il mio paese ed ucciso la mia gente.
Avevo le lacrime agli occhi, ma continuavo a guardarlo, ostentando spavalderia.
"No, io non sono una schiava. Io sono una principessa e proteggerò la mia gente, come i miei mamma e papà avrebbero fatto al posto mio." esclamai, anche se di quei mamma e papà ricordavo già ben poco.
Tuttavia noi Tamariani abbiamo la capacità di ricordare persino ciò che accadeva nel ventre delle nostre madri, quindi rammento tutt'ora le canzoni che i miei genitori canticchiavano la sera, sapendo che potevo udirli ed essere confortata dalle loro voci.
"Ebbene sia, principessina, ma ricorda, sei stata tu a ucciderli!" ringhiò aprendo le braccia, furioso.
"Stella!" chiamò la voce dell'amica Terra, prima che sfondasse la porta.
"Amici!" esclamai, stupita.
"Presto, Slade ha piazzato un rilevatore dove si trova Cyborg (Saibor, oh my gosh), lui ci aspetta nelle segrete." esordì Sunny svolazzando all'interno della stanza.
"Stella, stai bene?" domandò BB, affacciandosi alla porta, con sguardo preoccupato.
Mi alzai in piedi e corsi ad abbracciare lui e Terra, sollevata.
Poco prima desideravo non aver mai ceduto al sonno e non essere portata via dalla mia lussuosa prigione, in quel momento invece volevo solo che mi allontanassero da quel luogo malvagio.
"Io e lei pensiamo a Cyborg, voi andate a prendere gli altri." disse Terra quando mi staccai.
"Andiamo subito." replicò BB prima di guardarmi con tenerezza e passarmi una mano sulla guancia, asciugandomi le lacrime che non sapevo fossero cadute.
Imbarazzata seguii Terra per il corridoio opposto a quello che gli altri due imboccavano, troppo pensosa per dire alcunché.
Tuoni, fulmini, grida. Fuoco, fumo e fiamme.
Le sentivo ancora così reali dopo tutto quel tempo, e perché mai? Per torturarmi.
Le vedevo le persone che sotto di noi scappavano, urlavano, morivano. E mentre gli edifici prendevano fuoco, i fulmini distruggevano le strade, io stringevo la piccola sempre di più con le lacrime agli occhi, con le guance arrossate.
"Stella?" mi chiamò Terra.
Eravamo ormai entrate nella stanza in cui era stato rinchiuso Cyborg senza che io me ne fossi minimamente accorta.
Lui giaceva lì, i pezzi sparsi sul pavimento e la testa attaccata a una specie di generatore, che lo manteneva cosciente.
"Perché piangi?" mi chiese, preoccupata.
"Perché piangi?" mi chiese, con un ghigno. "Non hai forse scelto tu di farli morire? Non sei stata tu che hai anteposto la vita di una bambina a quella di una città intera?"
Avevo paura e tremavo, ma continuavo a tenere stretta la bambina, spaventata pure lei.
"Cavaliere Coraggioso? Cosa succede?" domandò confusa al fratello, proferendo parola per la prima volta.
Gli occhi rossi di Niall divennero color dell'argento liquido e il suo modo di agire si fece titubante.
Guardò prima lei, poi me, poi la città sotto di noi.
"Oddei... Non posso controllarlo... Non ci riesco..." balbettò per poi tornare a rivolgersi alla sorellina con un sorriso dolce, pescato a forza dai meandri della sua anima. "Il Cavaliere Coraggioso dovrà sparire per un po', ma poi tornerà a prenderti, quando anche tu sarai ancora più coraggiosa di lui. Nel frattempo sarai affidata alla Principessa Temeraria."
Il suo sorriso si spense e guardò dietro di sé, vedendo la nuvola di polvere scura che preannunciava l'arrivo di Trigon.
Era debole e stremato a causa dell'incantesimo, se non gli avessi consegnato Soraya non sarebbe stato abbastanza forte.
"Doveva ucciderli." singhiozzai. "E poi sarebbe stato il più potente di tutti."
"Vai." mi intimò prima di piegarsi in due e gridare, mentre nella frazione di secondo in cui i nostri sguardi si erano incrociati i suoi occhi erano tornati color cremisi.
Volai più veloce di quanto mai avessi fatto fino ad allora, con l'aria fumosa che mi pungeva la faccia, Soraya che piangeva disperata e delle piccole lacrime silenziose che mi scivolavano sulle gote, bruciando come se fossero di fuoco.
"Ma io ne ho fatti morire molti di più perché non raggiungesse il mio regno." continuai, con voce più debole.
"Sarete legate per sempre, per tutta l'eternità, poiché, se una morirà, anche l'altra affronterà il medesimo destino!" gridò, ormai troppo lontano perché io potessi udire le sfumature della vera voce di Lord Voldemort, che nel pronunciare quella maledizione aveva rivelato la sua presenza più di quanto non abbia mai fatto.
"Io ne ho salvata una. Ho salvato il mio popolo. Ma è morto un pianeta intero." mormorai, mentre Cyborg e Terra mi fissavano a occhi spalancati.
Qualcuno irruppe nella stanza e sono abbastanza sicura che se fosse stato un nemico non sarei riuscita ad affrontarlo.
"Stella!" esclamò Robin, entrando seguito da Iella.
È stato un istante, un istante lunghissimo nel quale ci siamo semplicemente guardati. Io avevo smesso di piangere e lui di muoversi.
Capii cosa stava fissando. Le mie lacrime, che si erano bloccate anche loro a metà percorso, lo turbavano. Sapevo che avrebbe aggredito tutti coloro che si trovavano nella stanza con me, giudicandoli colpevoli della mia sofferenza. Si era fermato però a guardarmi negli occhi, come se non ci fossimo visti per un tempo interminabile, come se io gli fossi mancata in quelle ore in cui eravamo stati separati.
Io non potevo guardarlo negli occhi, ma per quella volta non ne fui dispiaciuta, troppo impegnata a guardarlo per pensare ad altro.
"Mi dispiace..." dissi, sapendo che lui non poteva afferrare a cosa mi riferissi e sapendo che avrebbe capito che non era a lui che chiedevo scusa.
Robin capisce della gente più di quanto si pensi.
Mi corse in contro e mi strinse, mettendomi un braccio dietro la schiena ed uno intorno al collo, senza parlare ma con quanta più energia ci sarei riuscita a mettere io.
"Avevo paura che ti avessero fatto del male." disse, mentre io lo abbracciavo.
<<Io ne ho fatto.>> avrei voluto dirgli.
Invece rimasi in silenzio, senza piangere, rimanendo immobile e lasciando che mi stringesse facendomi pensare per un momento che c'era qualcuno a prendersi cura di me.
"Emh, scusate?" si schiarì la gola Cyborg, mentre Iella trafficava attorno al generatore per capire come toglierlo di lì. "Non vorrei disturbarvi ragazzi, siete proprio adorabili, ma preferirei non rimanere più di tanto qui."
Allora, ancora con la faccia contro la spalla di Robin, sorrisi, almeno un po'.
Cosa fanno i vostri nonni di solito? No perché il mio mi manda le foto degli struzzi
Si vede che la normalità è di famiglia.
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