E finalmente il capitolo 8

STELLA

"Stella Stellina, la notte si avvicina" canticchiò una voce.

"C'è nessuno? Ehi, chi è che canta?!" chiamai guardandomi intorno alla ricerca della persona che cantava.

"Stella Stellina, la notte si avvicina" continuava la voce facendomi accapponare la pelle.

"Chi sei?!" gridai.

Ero in un paesaggio grigio ed arido, il cielo nero e le rare piante quasi tutte morte.
Camminai verso quello che mi sembrava un laghetto e mi ci specchiai.
Il volto non era il mio, era quello di una figura femminile in penombra.
Allungai la mano per toccare il riflesso, ma quando sfiorai la superficie del lago l'acqua diventò catrame.
Gemetti mentre la sostanza nera vischiosa mi risaliva sul braccio e provai ad allontanarmi, ma quella robaccia mi trascinava verso il centro del laghetto.

"Stella Stellina, la notte si avvicina." udii canticchiare la voce.

"Aiutami! Aiuto!" gridai mentre la cosa nera mi arrivava al seno.

In lontananza vidi una figura avvicinarsi e guardai speranzosa verso di lei.
Quando mi fu vicino scoprii sollevata che era Robin.

"Robin, aiutami!" esclamai.

"Come posso aiutarti se non sono sincero con te? Non mi fido di nessuno, tu non puoi fidarti di me." commentò con voce roca.

"Ma che morbok stai dicendo? Tirami fuori, ti prego!" lo supplicai dimenandomi.

"Ti ho mai mostrato i miei occhi? Come puoi leggermi dentro se non puoi guardarmi negli occhi?" mi domandò con voce curiosa.

"Cosa stai dicendo?! Sai bene che non mi serve guardarti negli occhi per leggerti dentro!" strillai mentre il catrame mi avvolgeva il collo.

"Voglio farti vedere. Voglio mostrarti cosa non hai mai visto di me." disse portandosi le mani alla maschera.

Smisi di divincolarmi, rapita dal gesto che stava compiendo. Stava per togliersi la maschera? Avrei finalmente conosciuto Dick, il ragazzo che si nascondeva dietro lo sguardo di Robin?
Levò lentamente la maschera e rimasi inorridita da quello che vidi. Le cavità oculari erano vuote e completamente scure, lacrime nere scendevano sul suo volto e un sorriso malato gli deformava la bocca.

"Ti piace quello che vedi, Stella?" mi domandò con voce stridula.

"Robin..." bofonchiai mentre la roba mi tappava la bocca.

"Stella Stellina, la notte si avvicina!" cantò allegramente spingendo la mia testa sotto la superficie del laghetto.

Urlai senza voce, lasciando che tutta quella robaccia mi entrasse in bocca, nel naso, mi togliesse il respiro.
<<Adesso muoio. Smetto di respirare e basta. Dovrebbe essere facile.>> pensai mentre una fitta mi bloccava l'addome.
Sentivo la nausea, il dolore e la paura farsi strada dentro di me. Ma il buio non arrivava.

Mi svegliai di soprassalto scossa da brividi e con le lacrime agli occhi.
Iella dormiva accanto a me e Raven non c'era. Mi alzai barcollando e tremando febbrilmente, con le lacrime che mi pizzicavano gli occhi.

"Stella, che succede?" mi domandò Cyborg alzandosi e avvicinandosi a me.

Lo trascinai via per una mano e lo portai nel corridoio che conduceva alla cabina del pilota.

"Si può sapere che hai?" mi chiese allarmato.

Io lo guardai negli occhi e scoppiai a piangere.
Mi abbracciò confuso e mi accarezzò i capelli dolcemente.

"Stai tranquilla, sei con un amico." mi disse.

RAVEN

E adesso anche Sunny?!
Avevamo Niall alle calcagna, mio padre appostato da qualche parte in attesa di venir fuori ed ora anche le mie emozioni che facevano di testa loro e formavano un'entità corporea?
Ma l'universo mi vuole male.

(Potrebbe essere colpa mia, scusa universo.)

"Sì, mi ha baciato... ma sono le tue emozioni..." provò a dire.

"E tu ti sei lasciato baciare così?! Non hai pensato che forse sei già fidanzato?" sibilai.

"Ah, quindi sarei fidanzato? E con chi, di grazia?" mi domandò.

"Con me! Tu sei il mio ragazzo, non può arrivare nessuno ad affermare il contrario!" sbottai.

Quando vidi il suo sorriso idiota spuntargli sulla faccia mi tappai la bocca stupita.
Avevo davvero detto una cosa del genere? Mi sentii stupida per non aver colto la provocazione nella domanda di BB. Si divertiva a vedere che non sapevo come gestirmi senza le mie emozioni.

"Vedi? Hai detto quello che provavi, ti sei arrabbiata e non è esploso niente! È fantastico!" mi fece notare.

"Già, fantastico..." borbottai.

In realtà stavo cercando di capire se era effettivamente una cosa positiva. Possibile che, finalmente, fosse accaduto qualcosa in mio favore?

"Passeggeri allacciate le cinture, stiamo per arrivare a Londra." annunciò la voce metallica di una registrazione.

ROBIN

Non avrei mai immaginato che ritornare alla villa fosse tanto strano.
Quando arrivammo davanti al cancello di ferro un senso di oppressione mi schiacciò l'addome.

"Forza! Non vedo l'ora di buttarmi sul letto a baldacchino." esclamò BB che da quando eravamo scesi dall'aereo aveva ripreso la sua solita euforia.

"Posso rassicurarla dicendole che il signor Wayne vuole ricevervi prima di cena. Avrà tutto il tempo di godersi la sua stanza." disse Alfred facendo cenno all'autista della limousine di andarsene.

"Ci sono dei computer, o dei videogiochi là dentro?" chiese il piccoletto verde.

"Disponiamo della più avanzata sala della realtà virtuale, nonché provvista del gioco Zombie's Death." spiegò Alfred.

"Oh, Alfry, noi andremo d'accordissimo!" esclamò Cyborg dandogli una pacca sulla schiena.

Prendemmo le nostre valige e seguimmo i domestici che ci portarono in punti diversi della villa. Quando tutti gli altri ebbero preso una direzione diversa dissi alla cameriera che conoscevo la strada.
Risalii le scale fino al secondo piano e svoltai verso il corridoio di sinistra.
Mi trovai davanti alla porta di legno scuro che avevo attraversato tante volte.
L'aprii ed entrai nella stanza spaziosa, dove il camino era già acceso e il letto fatto.
Appoggiai per terra la valigia e feci scorrere lo sguardo tra le pareti rivestite di carta da parati rossa e le fotografie appese.
Ne presi in mano una, era il giorno del mio undicesimo compleanno e Bruce mi aveva regalato un birdarang di cioccolato.
Nella foto Alfred mi guardava scocciato mentre mangiavo il regalo con voracità e Bruce faceva un sorrisetto divertito.

"Ricordi, vero?" disse una voce alle mie spalle.

"Certo che me lo ricordo. Alfred mi avrebbe strangolato per non aver indossato lo smoking." risposi mettendo giù la foto.

"Sai, mi è mancata un po' la tua presenza." disse.

Mi voltai verso Batman scettico. Il volto era inespressivo, come la voce e i gesti. Ma gli occhi sembravano voler dire: 'Hey Dickie, bentornato a casa.'






Perché io mantengo le promesse.
Quindi amatemi.
Pretendo una medaglia.
Scherzo.
Forse.

Lettore: Alleluuuuuuuia!

Io: Atzé apost?

Lettore: Che dialetto sublime. Comunque, , ora sono contento.

Io: Perfetto.

Ciaoo

Ella

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top