Capitolo 21
BEASTBOY
"Dai, sbrigati! Hai preso tutto?" chiese impaziente Raven scostando la tenda e guardando fuori.
"Faccio il più in fretta possibile, ma non trovo la cintura!" risposi infilandomi la scarpa.
"Per l'amor del cielo..." sbuffò Raven e chiuse gli occhi. "Azarath, metrion, zinthos!"
La stanza si colorò interamente di nero e da sotto il letto sbucò la mia cintura.
Tutto tornò normale e Raven riprese a guardare fuori con aria grave.
Nel giro di trenta secondi dall'avvistamento della nave di Niall Robin aveva elaborato un piano e ci aveva ordinato di indossare i nostri costumi, indumenti che mi erano un po' mancati in quelle ore.
Il suo arrivo avrebbe mandato tutto il progetto a monte e potevamo non riuscire a portare a termine il nostro compito.
Lasciai che lo sguardo mi cadesse su Raven, appoggiata alla colonna che sbirciava attraverso le tende.
Era così bella... Avevo finto che tutto andasse bene, ma niente andava bene. Questa cosa del matrimonio mi faceva impazzire. Okay, sarebbe stato tutto finto, ma mi stava uccidendo. Cosa succede ai matrimoni, di solito? Sbaciucchiamenti a palate tra i due felici sposini. E nessuno poteva baciare Raven. A parte me, ovviamente.
"BB. É arrivato. La navicella si é fermata fuori dalle mura della città." mi avvisò Raven, indietreggiando come se le tende di seta bianca l'avessero scottata.
Mi precipitai verso di lei e la strinsi a me, sentendo che appoggiava la testa sul mio petto e faceva un respiro profondo.
"Andrà tutto bene." la rassicurai accarezzandole i capelli.
Lei si staccò scoppiando in una risata amara, priva di allegria.
"Che cosa andrà tutto bene? Tutta questa cosa di salvare l'universo? O noi, Beastboy? Tu stai pensando a noi due, vero?" mi domandò, furente. "Per una volta potresti anche ammettere che abbiamo sbagliato a stare insieme. Rischiamo di perderci ogni giorno, come possiamo essere tanto egoisti? Non vedi come continua a finire? Sofferenza e basta."
Capivo che stava dando sfogo alle sue paure, ma provai a controbattere, nonostante molte di quelle cose le avevo pensate anch'io. E comunque, cosa le diceva che io parlassi del nostro rapporto? Non c'entrava nulla con quella discussione. Non dico non fosse vero... Ma lei che ne sapeva?
"Per me non é una sofferenza! Io amo stare con te, starti vicino, e questo basta perché vada tutto a posto!" esclamai.
"Smettila, é tutto sbagliato e lo sapevamo sin dall'inizio. Non dovresti continuare a fare finta che vada tutto bene." replicò piccata.
La guardai intensamente e sul mio volto provai a dipingere il più idiota dei sorrisi idioti. Quelli che di solito nei film fanno cadere le pupe ai piedi dei protagonisti.
"Dimmi perché non dovrei." dissi.
E lei, non trovando nessun argomento con cui controbattere, si lasciò abbracciare.
Pensavo si sarebbe abbandonata per farsi rassicurare, ma fu lei a stringermi, come se avesse paura che mi potesse succedere qualcosa e non volesse perdermi.
"Potresti fare qualcosa per me, comunque." sussurrai.
Lei alzò lo sguardo verso di me.
"Cosa?"
Le baciai delicatamente la fronte.
"Smettila di rendermi così felice, sta diventando seriamente una dipendenza." esclamai.
Lei ridacchiò appena, dolcemente e con semplicità. Era bello vederla così.
Fummo interrotti da qualcuno che era entrato nella stanza spalancando la porta.
"Ragazzi, dobbiamo... Ops. Ho interrotto qualcosa?" domandò Terra trafelata ed imbarazzata.
Stavo per dire di sì, quando Raven sembrò risvegliarsi.
"É arrivato?" chiese.
La bionda annuì e Rae la seguì fuori dalla porta, lasciandomi come uniche opzioni quella di andare con loro o rifugiarsi nell'armadio aspettando che tutto passasse.
CYBORG
Amalia aveva preparato le guardie davanti alle mura della città, con lo scopo di difenderci nel caso ci fosse stato un attacco. Ma non ce ne fu bisogno, dato che Niall non si era nemmeno presentato.
"Il nostro Signore ci ha ordinato di consegnare con la massima urgenza questo pacco." disse l'uomo schioccando le dita e facendo avanzare un paio dei suoi soldati. "E ha anche detto di riferire alla regina di Tamaran che esige un colloquio con lei al più presto. Nel frattempo, noi ci sistemeremo a palazzo, in attesa di altri ordini."
Odiai subito quel tipo. Aveva un ghigno famelico stampato sulla faccia con il quale aveva squadrato Amalia, come se...
<<Quello é un maniaco.>> riconobbi ed istintivamente mi avvicinai a Iella, che aveva già provveduto a ribattere.
"Senti, potete anche sloggiare se credete che potrete rimanere qui..." fece, indignata.
Amalia la bloccò con un gesto.
"No Iella, quest'uomo ha fatto appello alla trentaduesima legge di Tamaran. Chiunque venga per portare un messaggio può rimanere fino a che non avrà una risposta. E finché non otterrò quel colloquio... Rimarranno qui." spiegò.
"Già, i miei uomini possono sistemarsi subito. Io sarei molto felice, invece, se Vostra Maestà volesse accompagnarmi in un tour del castello." aggiunse, squadrando da capo a piedi Amalia.
La vidi rabbrividire per il disgusto e notai la sua mano che si stringeva come per non prendere a pugni quell'essere.
"La regina sarà felicissima di mostrarle il palazzo, signore." intervenni. "Vi accompagnerò anch'io, per darvi ulteriori delucidazioni."
Alla sua smorfia carica d'odio risposi con un sorriso poco amichevole. Ero il doppio di lui e credo che capì di doversi arrendere. Intanto Amalia mi guardò con gratitudine e mi fece cenno di seguirla.
ROBIN
Ero teso e nervoso a causa della presenza di quegli uomini. Che poi non erano esseri umani, erano più alti di un essere umano nella media, ma erano esili e fragili. La pelle era color acquamarina e le orecchie leggermente a punta.
"Ehi fratello, ma quelli sono Avatar?" mi sussurrò BB nell'orecchio.
Ridacchiai appena, prima di tornare serio.
Stella aveva ordinato che i cuochi, nonostante l'ora tarda, preparassero sotto richiesta un banchetto per i non graditi ospiti, che al contrario di noi Titans apprezzarono enormemente le portate tamariane. Feci per uscire quando mi ricordai del pacco, che Stella aveva tenuto stretto a sé fino ad allora.
"Stella, vieni con me." le dissi prendendola per un polso e trascinandola fuori dal salone.
Al contatto della mia mano con la sua pelle sembrò irrigidirsi, ma non ci feci caso.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi piazzai davanti a lei, notando ridicolmente e con una strana nota di sollievo che mi ero alzato un po'.
"Hai già aperto il pacchetto che ci hanno consegnato?" chiesi.
Lei fece come se si fosse risvegliata da uno stato di trance e scosse la testa.
"No, non ce n'è stato il tempo, con tutti questi tizi da tenere d'occhio... Per tutti i glibnorb, quanto odio non poterli cacciare dal castello!" esclamò esasperata.
Mi scappò appena un sorriso, piccolo piccolo.
"Già, ma dobbiamo dargli un'occhiata. Non se ne andranno finché Amalia non avrà dato una risposta a qualcosa e l'unica cosa che possiamo fare per accelerare le cose é scoprire cosa contiene questo pacchetto." dissi.
Mentre mi allungava la scatolina e me la lasciava afferrare le nostre mani si toccarono, facendomi attraversare da un brivido.
Nel giro di una frazione di secondo mi aveva buttato le braccia al collo ed aveva appoggiato il mento sulla mia spalla, abbandonandosi.
Come un automa portai le braccia dietro la sua schiena e la strinsi, affondando la faccia nei suoi morbidi capelli. Sapevano di fragola, come sempre. La tenni stretta cercando di placare il mio desiderio di averla vicino, abbracciarla e proteggerla, sentendomi per un attimo veramente felice.
"Mi dispiace essere stata distante. Ti devo raccontare un paio di cose, ma prima dobbiamo controllare cosa contiene la scatolina." sussurrò Stella staccandosi.
Gemetti e la guardai negli occhi, senza ricordarmi che lei non poteva vedere i miei.
"Dobbiamo?" mugolai.
Mi sorrise e mi stampò un bacio sulle labbra, costringendomi ad accontentarmi.
Ci sedemmo a terra a gambe incrociate e raccolsi la scatolina, che poco prima mi era caduta. Strappai via la carta bianca che la ricopriva e sollevai il coperchio di cartone, rivelando un biglietto piegato più volte.
Stella lo prese, lo dispiegò e lo lesse, passandolo poi a me con un'espressione confusa.
Come si può lottare con tutto sé stesso se si é solo la metà di sé?, diceva.
IO.ORA.UCCIDO.QUALCUNO.
Spiderman: Wattpaddiani, correte via! Scappate! *si copre la testa con le mani*
NON É POSSIBILE CHE WATTPAD SI METTA A CANCELLARMI CAPITOLI A RANDOM, COSÌ CHE IO DEBBA RISCRIVERLI TUTTI DA CAPO! E COMUNQUE SPIDEY, CHE COSA CI FAI QUI?
Spiderman: Oh, nulla, solo che ho saputo che Lettore é partito per chissà dove e volevo sostituirlo per un po'.
Io: AH, OKAY.
Spiderman: Sì, però calmati.
Io: Sì, scusa. Meglio se non commento per oggi perché potrei nominare invano qualche Zeus.
Adieu
Ellllllllllly
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