Capitolo 7 - Compromesso
Arriviamo davanti al mio appartamento ed Allie ancora infreddolita mi guarda un po’ confusa. In effetti non avevo proprio detto dove saremmo andati, ma sapevo per certo, che lei avesse pensato ad una caffetteria più che all'appartamento di uno sconosciuto qualsiasi. Mi volto e guardandola noto che la mia giacca l’avvolge completamente. Un sorriso aleggia sul mio viso e penso a che cosa tenera sto assistendo. Poi interrompendo il silenzio le dico: << Questo è il mio appartamento. So perfettamente che può sembrare azzardato ma è l’una di notte e un buon thè a quest’ora è impossibile da bere. Però se vuoi possiamo trovare qualcosa. >> Dico un po’ imbarazzato.
<< Mi dispiace per la mia irruzione improvvisa. Ma volevo scusarmi con te. Il mio comportamento di l’altra sera, è stato riprovevole e volevo solo vederti, per poter chiarire la faccenda. >> Il suo volto si abbassa nell’ultima frase e noto imbarazzo e totale vergogna. Aver avuto il coraggio di venire al mio ristorante è la prova che Allie è veramente speciale. Nessuna. Nemmeno Meg nei nostri peggiori litigi, mi ha mai chiesto scusa. Ed io sentendo quelle parole, mi colmo d’immensa gioia e gratitudine per quanto coraggio e fegato abbia avuto. << Anche io, devo scusarmi. In fondo non sei l’unica ad aver sbagliato. Entrambi eravamo lì. E anche se ci conosciamo appena, è stato bello averti baciato e che tu mi abbia chiesto di farlo. Seppur non in maniera così esplicita. >> Sorrido ed entrambi ci guardiamo ammaliati per qualche istante. Il volto di Allie è più sereno e le sue guance hanno acquistato quel poco di colorito che si era nascosto dal freddo sprizzante. Rimaniamo in silenzio senza dirci nulla e poco dopo Allie afferma: << Beh, i bar non sono aperti, ma la tua casa sì. Perciò senza secondi fini ti andrebbe di offrirmela tu una tazza di thé? >> Dice sorridente e imbarazzata al tempo stesso. Ricambio il suo sorriso e appoggiandole una mano sulle spalle la sprono ad entrare.
L’ascensore è così lento e per smorzare quei silenzi alquanto imbarazzanti, inizio a porle qualche domanda di circostanza.
<< Tu sei una vera londinese? >>
<< Direi di sì. Anche se la mia famiglia è di origini italiane. Mia madre viene da Roma e mio padre è puro inglese di sangue. Si sono trasferiti in Inghilterra un anno prima che venissi al mondo. Mio padre lavorava per una compagnia di macchine industriali e mia madre, beh, era la classica casalinga. >> Sorride a quel ricordo e in mia risposta rimango alquanto stupefatto dalla coincidenza che ci lega. La guardo ammaliato e poi le rispondo: << Anche io, sono di origini italiane. >> Mi volto e mi guarda esterrefatta.
<< Ma dai. Sul serio? Che cosa buffissima. Abbiamo una cosa in comune. >> Sorride nuovamente ed anch'io non posso farne a meno. Quel qualcosa che ci lega mi rende ancora più vicino a lei di quanto potessi credere.
In ascensore, continuiamo a parlare di cose comuni, come: i nostri studi, hobby e sogni. È così naturale parlare con Allie. Con lei, mi sento in qualche modo inspiegabile, libero. Una specie di libertà che posso finalmente sentirmi capace di aprirmi a qualcuno. Dopo Meg, non ci ero riuscito più con nessuno e dopo tanto tempo era stimolante poter parlare un po’ di tutto; assieme ad un altro essere umano. Beh, eccetto la mia tartaruga.
Entriamo in casa ed Allie toglie la mia giacca, che non aveva lasciato neanche per un istante, da quando l’aveva indosso. Era così gratificante e consolatorio che nel momento in cui se ne fosse andata, avrei potuto annusarla e sentire il suo odore e farlo mio. Le faccio strada, facendola accomodare su uno degli sgabelli davanti alla penisola, poi prendo il bollitore e lo riempio dalla cannella. Infine, accendo i fornelli e lo lascio lì. Attendo fare il suo corso, in attesa del fischio e la raggiungo.
<< Senti Lucas… Posso farti una domanda? >> Dice torturandosi le pellicine.
<< Si certo. >>
<< Come… Cioè …Come sei diventato un dominatore? >> La guardo stupito. Però non mi intimidisco affatto, anzi a quella domanda, le mie labbra sorridono e il mio cuore perde un battito. Ma in fondo, ero stato io a confessarglielo e quindi era normale la sua curiosità. Così senza indugio, prendo a raccontare.
<< Beh, non so spiegartelo con precisione. Ero da poco sposato con Meg, all’epoca ero ancora un cameriere con mille sogni nel cassetto e il primo figlio richiede più attenzioni del dovuto. Così navigando su internet mi imbattei in una pubblicità alquanto spinta. Di solito eviti gli spam, ma quella pubblicità spinse in me una certa curiosità così l’aprii. Era una chat dove si parlava di ogni qual tipo di genere o esperienza sessuale. Ognuno di loro raccontava le proprie esperienze, le proprie fantasie e le proprie paure. Così incuriosito scoprii il mondo vasto del bdsm. Al principio ero solo incuriosito dai tanti racconti che le persone avevano voglia di raccontare, ma con il tempo mi resi conto che avrei avuto piacere nel provare a sperimentare. >> Allie è alquanto presa dal racconto, e dai suoi occhi, sprizza una curiosità alquanto insolita e divertente da vedere. Così, indugiare troppo continuo la mia storia.
<< Un giorno tornato a casa decisi di provare un po’ di trasgressione con Meg, ma a quel tempo non mi resi conto che quel mio lato l’avrebbe terrorizzata. Dovevo prima trovare una comunicazione, ed invece, la voglia di tentare era più forte di quanto potessi realmente pensare. Insomma al suo rientro, ricordo che avevo preparato una cenetta speciale; solo per noi. Poi una volta messo al letto il nostro piccolo incominciai a flirtare un po’. All’inizio era molto eccitante e molto erotico ma arrivati all’atto carnale… >> Deglutisco e quella storia mi fece riportare a quella dannata sera. La stessa sera in cui Meg, mi ha lasciato.
Le spingo la testa in avanti e senza indugiare mi insinuo dentro di lei. Inizio a spingere dentro di lei come un dannato e senza ascoltare le sue suppliche. Una bestia si è impossessato del mio stesso corpo e non riesco a fermarla. << Lucas rallenta. >> Mugola Meg. Io però continuo e non mi fermo nemmeno per un istante la foga dentro di me è talmente tanta che non riesco a rallentare. Esco da lei e inizio a sculacciarmi. Sento i suoi mugolii risuonare nella stanza e questo mi spinse a sculacciare ancora più forte. Sempre di più. Le afferro i capelli come fosse uno chignon e mi risistemo dentro di lei. Il mio membro pompa e spinge sempre di più. Sempre più forte. Voglio che senta tutto me stesso ma quell’ultima azione che io reputavo erotica, e che mi spinse al puro piacere, fece di Meg la sua peggior nemica. Si voltò e mi inizio a schiaffeggiarmi tra le lacrime. Era inorridita ed io confuso.
<< Quella sera, spiegai a Meg il mio desiderio, ma purtroppo non comprese quel bisogno. Fu l’ultima volta che i nostri corpi si sono cercati e l’ultima in cui ci amavamo. O almeno per lei. >> Allie continua a guardarmi e sul suo volto non c’è alcun odio o spavento, ma soltanto stupore e forse un velo di tristezza.
<< Mi dispiace. Veramente. >> Il suo viso è triste e non posso che pensare a quanto sia fottutamente speciale la ragazza che ho di fronte. Qualsiasi persona “normale” sulla faccia della terra, sarebbe fuggita da quella storia, ed invece a lei dispiace. “Cristo! E’ sempre più sexy.”
<< Beh, è il passato. Non ci pensare. Le cose ormai sono cambiate. Inoltre per il bene dei nostri figli cerchiamo di mantenere un rapporto stabile, quindi è finita così. >> Dico tristemente.
<< Adesso hai qualcuno? >> Sul serio me lo chiede. Pazzesco è in casa mia all’una e mezzo di notte e mi chiede se ho una donna.
<< Tu cosa credi? >> Dico malizioso e curioso della sua risposta.
<< Beh, sbuffa. Io non lo so. In fondo sarebbe normalissimo. Tu, Lucas… Sei un uomo affascinante ed è normale che le donne cadono ai tuoi piedi. Non credi? >> Scoppio a ridere fragorosamente ed Allie mi guarda stupita da sotto quelle lunghe ciglia da innocente bimba.
<< Sai… Adesso vorrei che solo una donna cadesse ai miei piedi. >> Mi sposto dal bancone e la raggiungo. Il suo respiro diventa un po’ irregolare e arrossisce alla mia vicinanza. Mi schiarisco la gola e continuo. << Quella donna sei tu, Allie. >> Le appoggio una mano sulla coscia e l’altra le accarezzo una guancia ormai accaldata. Mi avvicino un po’ di più e la bacio. Il bollitore fischia ma noi rimaniamo avvinghiati per un po’ senza staccarci l’un l’altro. Poi riprendiamo fiato e prima che le nostre bocche riprendono il bacio focoso, Allie mi spiazza. << Posso essere la tua sottomessa? >> Rimango un istante stupito da quella domanda. Non mi aspettavo che il thè divenisse un compromesso di sottomissione. Ma senza staccare gli occhi dai suoi le rispondo deciso. << Se dico di sì, tu accetterai ad essere soltanto mia? >>
<< E tu? Sarai solo mio? >> Sorrido e poi senza indugiare ulteriormente le rispondo di sì. Mi avvicino per baciarla ma mi respinge e aggiunge: << Questo è un compromesso solo nostro, va bene? >>
<< Un compromesso che ci lega. >> Sorridiamo ed infine ci ri- impossessiamo delle nostre bocche ardenti e vogliose di esplorarsi.
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