Capitolo 5 - More e Lamponi
I giorni passavano ed io divenivo sempre più irrequieto e nervoso. Il ristorante come al solito era strapieno. L'articolo uscito qualche giorno prima su: " Chef d'autore", mi aveva reso il ristorante più famoso negl'ultimi tempi. Tre stelle michelin e un cuoco che sapeva deliziare le papille gustative di ogni singolo cliente. Così, disse: il critico più rinomato di Londra. "Louis Albert". Mi aveva descritto nell'articolo, come una persona con un talento eccezionale e con una sapienza culinaria mai vista. Ed io, ne ero veramente entusiasta. Talmente tanto, che avrei scopato anche lui. "Se solo fossi stato bisex." Beh, non lo ero. Negl'ultimi giorni la mente era leggermente occupata su altro. Anzi da qualcun' altro. Il suo nome risuonava dentro la mia mente, come una melodia. Dolce e sensuale. "Allie". Oddio non potevo essere così cotto di una ragazza, di cui per la precisione, avevo conosciuto solo il nome e un marito stronzo.
Giorni dopo l'evento, chiesi a Meg se conoscesse qualcosa in più sul suo conto, ma l'unica cosa che seppi fu nome e cognome di quel bastardo.
" Robert Wilson". Vorrei capire, come quell'uomo sia riuscito a catturare quel tenero pulcino indifeso; ed infine come abbia deciso di farla divenire sua moglie.
<< CHEF! >> Pedro richiama la mia attenzione e noto che le capesante stanno quasi per bruciare.
<< Cazzo! Pedro passami un po' d'acqua e un coperchio dobbiamo cercare di alleggerire la situazione. MUOVITI! >> Sbraito. Anche se la colpa non era proprio sua.
<< Si, Chef! Subito! >>
Prendo un cucchiaio e giro le capesante in maniera uniforme così da creare quel sughino delicato e saporito. Poi raccolgo un poco di sugo per assaporarle sulle labbra e sentire quel poco che mi basta per sentire la giusta quantità di sale. << Pedro! Per fortuna siamo riusciti a non farle bruciare. Ottimo lavoro.>>
<< Grazie, Chef. >> Dice, sorridendomi e tirando un sospiro di sollievo.
Prendo un piatto e lo decoro con qualche foglia di erbe aromatiche e al lato due spicchi di limone. Infine posiziono le capesante come un piccolo e delicato fiore e per concludere aggiungo il sughino sopra per bagnarle un po'. Con un panno pulisco i residui di gocce e orgoglioso suono il campanellino di chiamata.
<< ORDINE! >>
Liv, arriva con passo deciso e quella coda bionda che ondeggiava ad ogni suo passo. E' veramente una ragazza da scopare, peccato che lavori per me e anche molto bene. Prese il piatto e senza batter ciglio sparì dalla cucina in men che non si dica. Purtroppo ho una regola da rispettare. "Io e le mie politiche."
Più che regola è il motto per poter riuscire a sopravvivere." Mai mischiare piacere e lavoro."
In effetti non è così sbagliato. A ripensarci oggi, la prima ed ultima volta che mi sono fatto qualcuna con cui lavoravo, non è andata nei migliori dei modi. "Sposato, due figli e una ex moglie che forse ami ancora." Evitiamo.
Mentre scolo la pasta del tavolo ventuno Liv torna in cucina allarmata.
<< Chef, abbiamo un problema al tavolo venticinque. >>
<< E sarebbe? >> Rispondo serio e fermo.
<< Il tavolo in questione aveva richiesto una torta per la festeggiata e il pasticcere ha dimenticato l'ordine. >> Dice allarmata.
<< Cristo! >> Impreco e sbuffo subito dopo.
<< Bene. Ci pensiamo noi. Tu porta al tavolo uno spumante offerto dalla casa e dei biscotti con glassa. Inoltre scusati a nome del pasticcere. Verrò più tardi, personalmente, a fare le mie scuse e portare il dolce io stesso a fine portate. >>
<< Si! Subito Chef. >>
<< Liv, informati sul nome della festeggiata. Subito! >>
<< Sì Chef, ma non è un compleanno. Penso che la donna stia festeggiando il proprio divorzio. >> Dice con un leggero sorriso.
<< Beh, allora festeggiamola come si deve. >> Dico, ricambiando il sorriso e tornando a lavoro.
Mezz'ora dopo la torta di more e lamponi veniva decorata da glassa al cioccolato bianco e succo di lamponi. Era veramente deliziosa agli occhi e al palato. Si poteva sentire nell'ammirarla, le proprie papille gustative, in piena esplosione.
<< Chef! Cosa possiamo scrivere. >>
<< Uhm..... Pensiamo a qualcosa di divertente. Così riusciremo a far ridere almeno per un po', la cliente.>>
Riflettendo su parole e frasi con un po' d' impatto. Mi venne alla mente qualcosa di bello e forse significativo.
<< Mmh... Ecco! Ci sono. >> Prendo la saccapoche e inizio a scrivere sulla torta.
"La vita è appena iniziata, vivila a pieno! Esplorala, scoprila e divertiti con essa. In bocca a lupo." Chef Lucas.
<< Ecco fatto. >> Dico soddisfatto.
Prendo il dolce e mi incammino verso la sala. Il tavolo venticinque pullula di donne alticce e allegre, con buffi peni dondolanti sulle loro teste. Più che un divorzio sembrava un addio al nubilato, però sono state carine a festeggiare per quella povera ragazza. In fin dei conti è proprio vero che la vita continua anche se ti getta merda addosso. Basta sapersi rialzare.
Arrivo dinnanzi a loro e molto eccitato e allegro mostro la torta ad ognuna di loro.
<< Buonasera belle donne, scusandoci per l'inconveniente mi sono permesso io di prepararvi un dolce di mia iniziativa. Che ne pensate? >> Dico altrettanto soddifatto.
<< WOW ! E' bellissima. >> Esclamano in coro.
<< E chi sarebbe la festeggiata? >> Aggiungo. Rivolgendomi ignaro ad ognuna di loro.
<< Lei! >> Risponde un ragazzo truccato lievemente e con un completo rosa e sciccoso.
<< Allie! Forza ringrazia lo Chef. >> Dice il ragazzo, obbligandola a guardarmi ed alzare lo sguardo verso di me.
<< Ehm... Grazie Mille. >> Risponde la ragazza e poi voltandosi verso di me, fu in quell' istante che i nostri sguardi s'incontrarono. Si posarono per un breve istante l'uno nell'altro, ammaliati dal tanto stupore e forse desiderio.
<< Allie... Sei tu? >> Pronuncio ancora scosso ed eccitato da tale stupore.
<< Lucas... Ma... E' il tuo ristorante? >> Risponde con lieve sorriso.
<< Già, sorpresa? >> Rispondo sorridente.
<< Niente affatto. Anzi è straordinariamente bellissimo. Che coincidenza! Non credi? >> Arrossisce sull' ultima frase.
<< Veramente una bellissima coincidenza. Allora... Ti piace? >> Dico, non lasciando i suoi occhi bellissimi, fissi nei miei.
<< Ehm... L'hai fatta tu la torta? >> Domanda. Il suo sorriso timido aleggia attorno al tavolo, ma io non smetto di lasciare il mio sguardo nel suo. Provocarla era diventata la mia missione.
<< Si! Cosa ne pensi? >>
<< Che la sua bellezza, sarà anche deliziosa. >> A quell'affermazione mi stupisco e mi crea un eccitazione al basso ventre, non adatta alla situazione attuale. Non smette neanche lei, di staccare quei magnifici occhi dai miei. Ormai i nostri sguardi, sono famelici. Ed io, la desidero ancora di più.
<< Allora, ti auguro di potertela gustare al meglio e assaporare ogni suo retrogusto. Buon appetito, Allie! >> Rispondo e le faccio un occhiolino di circostanza. Poi senza aggiungere altro mi volto lasciandola lì, assieme alle sue amiche che subito si girano verso di lei curiose.
Mentre tornavo in cucina divertito, le immaginai su di lei a porle frasi di contorno o a spettegolare su chi fossi e dove mi avesse visto. A quell'idea sorrisi ancora di più e mi passai una mano sulla bocca mentre continuavo a pensarla.
A fine serata, sistemo gli ultimi tavoli con un sorriso stampato in faccia da ebete "innamorato". Rimangono le ultime padelle in stoviglie e con il panno lucido il bancone in acciaio. Ma l'attenzione torna a quella splendida ragazza.
È soltanto la seconda volta che io ed Allie ci siamo scambiati qualche frase e l'unica cosa che sono riuscito a pensare, era poterla ammirare nuda. Sotto di me e sopra di me, sul banco della mia cucina, che attualmente strofino e lucido con ardore.
Voglio poter assaporare il suo corpo e sentirla fremere e gemere per me, ad ogni mio tocco. Ma devo però smetterla con questi pensieri perversi, perché non sono adeguati "dato il mio lavoro."
Forse, ormai da tempo, non avevo più una sottomessa e certi bisogni iniziavano a farsi sentire e a dover essere da soddisfatti. Quindi molto probabilmente era il motivo di tanta voglia esplorativa e sessuale. Forse era giunto il momento di trovare una nuova sottomessa.
Finito di lavare le ultime scodelle di fine servizio, mi tolgo il grembiule e prendo l'ultima sigaretta rimasta. Esco sul balcone e l'aria frizzante, si fece sentire subito sulla pelle. L'accendo e ad ogni boccata che aspiravo ripensavo ai suoi occhi color nocciola pressanti nei miei. Sento le mie parti intime, leggermente gonfiarsi a quel recondito ricordo e con la sigaretta ancora in bocca, la mia gola emette un suono gutturale e di ulteriore bisogno.
L'aroma e il sapore nella mia bocca mi avevano ormai trascinato in un altro universo. Un mondo parallelo, dove potessi essere con Allie e nessun'altro. Scoparla e farla mia, in ogni superficie, di quel vasto ed immenso universo. Godermi ogni suo respiro affannato e ogni suo umore.
Nonostante quelle poche frasi di circostanza percepisco adesso in me, un eccitazione mai provata prima. Che forse per nessuna avevo mai sentito. Nemmeno per Meg o per Olivia.
"Sul serio? Nemmeno per la tua ex moglie?"
<<Cristo!>> Lo dico ad alta voce e mi rendo conto che qualcosa stava cambiando in me. Aver rivisto quella meravigliosa donna, mi aveva accecato. E non mi stavo rendendo conto che l'obbiettivo a cui miravo stava prendendo un altra direzione. No! Non voglio pensare. Non ora. Non so cosa mi spinga verso di lei. Non so perché voglio possederla o persino averla, ma desidero ardentemente sentirla tutta. Solo per me. Ed è quello che farò. Averla.
Mentre mi gustavo l'ultimo tiro, Liv mi distrae da quei pensieri.
<< Scusi Chef, ma una ragazza chiede di lei. Penso si tratti del tavolo venticinque. Penso voglia semplicemente ringraziarla. Posso dirle di passare? >> Dice, con un flebile sorriso.
Subito penso ad Allie. Così mi fiondo all'istante direzione cucina, sorpassandola e non curandomi di darle alcuna risposta. A passo svelto eccitato e felice come un ragazzino delle superiori, mi soffermo a pensare. Così decido di rallentare e dico a me stesso: "Stai calmo! "
Entro in sala cercando di contenermi e raggiungo " calmo" Pedro, che conversa allegramente con il ragazzo sciccoso.
<< Tu sei l'aiuto Chef. Wow... Allora devo ringraziare anche te per avermi fatto andare inestesi questa sera. Con tutte le cose buone mangiate ho avuto un orgasmo. >> Dice il ragazzo strizzando l'occhiolino verso Pedro.
Mi metto a ridere a quell'affermazione e appoggio una mano sulla spalla di Pedro come a dire: "Ottimo lavoro, ragazzo mio."
Pedro imbarazzato risponde pacato e non mostra nessun lato che potesse compromettere il momento.
<< Sono soltanto all'inizio. Ma adoro questo lavoro e amo cucinare e tutto grazie al mio maestro. >> Dice rivolgendosi a me, arrivato alle sue spalle e restando in silenzio, ma attento alla conversazione.
<< Perciò io ed Allie dobbiamo ringraziare solo voi per la serata. Giusto? >> Si volta verso di lei sorridendogli maliziosamente.
Ma lei non risponde. Fa soltanto un cenno di capo per confermare ciò che l'amico aveva detto.
"Oddio è così carina e dolce."
<< Chef Lucas, dica alla mia amica che non bisogna essere imbarazzati. Insomma al giorno d'oggi si separa chiunque. No? >> Dice eccitato e ansioso di una mia risposta.
Sorrido e prima che potessi rispondere, Allie spiazza tutti.
<< SMETTILA ! >> Urla rabbiosa e alquanto indispettita. Poi imbarazzata per quello scatto, distolse subito lo sguardo.
L'amico aveva esagerato e nonostante la sua timidezza sotto quel volto spaurito, sapevo che presto avrei scoperto qualcosa di eccezionale ed unico. Solo che ancora non ero arrivato a capirlo.
<< Allie... Scusami ... Insomma sei una ragazza bellissima e quello stronzo non ti meritava. Stasera volevo soltanto farti sorridere ed invece ... >> Non aggiunse altro il ragazzo. Ma il volto amareggiato e pentito, assunse una tristezza lieve intorno. Quella domanda così indiretta e detta d'istinto, aveva reso il tutto un po' troppo personale e sconveniente alla situazione. Capivo Allie come potesse sentirsi. Dopo un matrimonio è normale avere un momento di smarrimento e attraversare la fase di abbandono. Inoltre, non ci conosceva e tutta la situazione l'aveva portata alla fine a scattare. Adesso aveva solo bisogno di staccare la spina e non pensare. Ne alle conseguenze ne a nient'altro. In quel momento senza riflettere sul quel gesto, le presi la mano e la portai in cucina. Lasciando Pedro e l'amico stupefatti e scioccati.
Entro senza rendermi conto, dell' atto compiuto così facilmente. Retraggo la mia mano dalla sua e restiamo in silenzio. Liv era ormai andata via e notando il suo grembiule attaccato dietro la porta, pensai che in quella stanza ormai eravamo rimasti solo noi. Io e Allie, nessun'altro. Poi senza curarmi di una possibile reazione, prendo a parlare e interruppi il silenzio che aleggiava intorno a noi.
<< Hai paura?>> Dico appoggiando i miei occhi eccitati nei suoi.
<< Un po'. >> Risponde tremante e incerta sulla prossima mossa.
<< Di cosa? >>
<< Essere soli spaventa. >> Sbuffa a quell'affermazione. Sembra che per tutta la sera abbia dovuto trattenere il fiato e adesso sia finalmente libera di potersi esprimere. Tranquilla di poter lasciar cadere, il peso che portava al petto da troppo tempo.
<< Sai... Anche io lo sono stato per tempo. Avevo paura di essere libero e di rimanere solo, soltanto con le mie piccole debolezze. Ma alla fine, era la cosa giusta da fare. E per la prima volta, mi sono sentito libero di essere me stesso. >> Allie è rimasta lì ad ascoltarmi attenta e curiosa e adesso era più tranquilla e meno imbarazzata.
<< Cosa ti ha fatto cambiare? >>
<< Essermi concentrato su me stesso. Aver messo il controllo dove mi sentivo che fosse necessario metterlo. Ed infine l'esigenza di poterlo sentire scorrere dentro. Nelle vene. Mi sono messo in gioco e ho cambiato la mia vita, in meglio. >> Rispondo orgoglioso e mi appoggio al bancone divertito, in attesa di una sua risposta. Noto il vestito con gli spacchi laterali che porta e di nuovo il mio basso ventre fremette, a quella vista paradisiaca.
<< E adesso? Stai bene? >> Dice, con sguardo attento.
<< Si, adesso mi sento bene e felice di poter essere ciò che voglio. >>
<< Sei divorziato? Oppure ... >> Risponde imbarazzata e sistemandosi un ciuffo ribelle dietro l'orecchio.
<< Non sono sposato, ma separato. E inoltre non è esattamente questo il motivo che mi ha spinto a pensarla in quest'ottica. >> Rispondo nuovamente orgoglioso. A quel punto mi spostai dal bancone e mi avvicinai a lei, così da poter sentire il suo respiro vicino. Con passo felpato e sinuoso mi posiziono dinnanzi a lei e le afferro il volto, in modo da riuscire a guardare quello sguardo così enigmatico. Per l'ennesima volta, mi perdo in quei suoi occhi, così, dannatamente belli. Con la mano le accarezzo una guancia e per la prima volta riesco a toccare e sentire la sua pelle così morbida e delicata, come sempre me l'ero immaginata. La vedo arrossare nelle guance e mordersi il labbro per l'imbarazzo. Poi riprende incerta:
<< Al-lora cosa ti ha spinto a pot-er cambiare? >>
A quella domanda sorrido e senza indugiare risposi: << Dominare. Ecco questo mi ha spinto. Essere libero e potermi esprimere come realmente mi sentivo di essere. Sono un dominatore. >>
I suoi occhi si sgranano e per un breve istante mi chiesi se fosse stato un bene essere così sincero. Soprattutto con una ragazza così "sensibile." Ma ancor prima che potessi replicare, lei mi rispose:
<< Ti andrebbe di liberarmi da questo peso? >> Chiede imbarazzata.
La fisso e deglutisco. "Cazzo veramente sta succedendo? Sul serio, mi ha chiesto di essere scopata?" Riprendo a parlare.
<< Prima cosa: Hai capito, che sono un dominatore, vero? Sei sicura? In fin dei conti, non mi conosci e non so se ti rendi conto che non pratico sesso normale. >> Dico, tutto d'un fiato passandomi una mano tra i capelli nervoso ed eccitato allo stesso tempo.
<< Te l'ho chiesto io. Oppure non vado bene ? Non so come si gioca, ma sono sicura che ci saranno delle regole. No? >> Dice, seriosa e torturandosi il labbro nervosamente.
Scoppio a ridere alle sue domande e riprendo divertito.
<< Beh, si ci sono delle regole, ovviamente. Seconda cosa, se dovessi avere paura sei libera di andartene. Dico, accarezzandole il viso. Annuisce e s'inumidisce le labbra, in mia risposta. " Oddio, quanto mi eccita".
Terza cosa: Se accetti di essere la mia sottomessa, dovrai smetterla di essere spaventata e comunicare con me solo se ti è concesso. Aprirai la bocca in mia presenza, solo per gemere. Oppure, semplicemente se il tuo signore, ti pone una domanda. Ci siamo capiti? Inoltre il tuo ex marito è una testa di cazzo. Un gioiello così prezioso e delicato come te, si costudisce gelosamente, non lo si lascia in giro così. La osservo mentre cerca di scrutare ogni mio possibile movimento. Lo sai Allie? Ci sono buoni intenditori. Ed io, mi duole dirlo, ma me ne intendo. >> Ormai vicinissimi, e in piena eccitazione, le afferro i capelli scoprendo il collo e appoggiando le mie labbra bramose. A quel tocco geme e finalmente sento la sua voce dolce, espandersi per la primissima volta, realmente nella mia cucina. "Non è più un sogno. E' qui. La senti Lucas? "
Mi sposto e voglioso faccio mie quelle labbra carnose e rosee che tanto desideravo. Ormai le nostre lingue danzano e si muovono frenetiche. Si cercano e quel bacio che diviene subito focoso e passionale, scaturendo ad entrambi, piaceri che nemmeno avrei pensato.
Desideravo così tanto poterla sentire e fremere al solo mio lieve tocco. E adesso, appoggiati al frigorifero eccoci qui. Il suo esile e piccolo corpo si muove avvinghiato al mio, e sotto i suoi vestiti posso comunque riuscire a sentirlo. Voglioso, bruciante e sedotto anch'esso, di avere il mio.
Alzo il vestito e scopro che sotto quell'esile stoffa, porta autoreggenti velate e mutande in pizzo.
<< Allie... Cristo! Vai a giro così? Cazzo tu sei una droga lo sai? >> Grugno nella sua bocca. Lei per un breve istante si ferma e mi guarda confusa. << I-in che senso? >> Sorrido e riprendo a baciarla con passione. Le mie mani appoggiate ai suoi fianchi, si spostano e raggiungono le mutandine ormai bagnate e umide dai tanti umori. Mi immaginano che tutta quell'eccitazione che sente dentro di lei, è dipeso dalle mie parole. E immagino che tutto questo in lei, hanno scatenato un eccitazione tale, da non riuscire più a capire, chi fosse o dove fosse. Quel pensiero aumenta la mia presa, spingendomi ad infilarle un mio dito dentro. Le sue labbra si allargano e inizio a spingere sempre più dentro. A quei tocchi frenetici geme nuovamente. La sento spingere contro le mie dita sempre più affondo e la sua voce supplicante ormai risuona in me, come melodia. Lei è la mia schiava ed io il padrone che la incita a cantarla per me. Presi in quell'atto pienamente erotico Allie mi spinge via di colpo, urlando ansimante: <<B-ASTA!>>
Si stacca di colpo da me, rimanendo senza più fiato per qualche istante. Con il viso che guarda in basso e ancora vogliosa, si sistema il vestito. Poi senza aggiungere nient'altro, si appoggia nuovamente al frigorifero e scoppia di colpo a piangere. Rimango lì, confuso e ancora eccitato dinnanzi a lei. Mai prima avevo permesso a nessuno di trattarmi così, e poi arriva lei e tutto cambia.
"Ma che cazzo succede?" Ancora un po' ansimante, si asciuga le lacrime e senza aggiungere una parola se ne va. Confuso ed eccitato rimango a fissare la porta. "Perché non ho detto nulla?"
Mi accascio al pavimento freddo e preso a pensare da quella reazione così strana. Dopo un po' mi sollevo da terra prendo le mie cose. Spengo le luci e mi cambio. Senza rendermi conto, avevo assunto un aria triste e forse delusa. Le tante aspettative erano sfumate. Lei era sfumata, dissolvendosi si colpo dalle mie più folli fantasie. Chiudo il ristorante e salgo sulla mia moto. Immergendomi nella strada ormai buia, sentii nuovamente quel freddo, dentro di me. Ed infine compresi un qualcosa di ancora più triste, Ma non era stata tanto quella reazione così confusa e strana, ma quell'unico pensiero che dal primo istante mi aveva colpito in pieno e mi rendeva ancora più confuso. Dal primo momento che io l'avevo vista, che i miei occhi famelici, avevano visto Allie, desideravo ardentemente ogni centimetro della sua pelle; ripetendo come un disco rotto a me stesso, solo questo:
"Deve essere mia. Ad ogni costo!"
Buongiorno 🌹
Ecco un nuovo capitolo tutto per voi.
Spero apprezziate e vi auguro una buona lettura.
Gessica C.
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